“A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.” diceva Oscar Wilde in una delle sue massime più famose. Parole che si agganciano, a ben vedere, nelle dinamiche e nel contesto in cui la Juve Stabia ha trionfato conquistando la Serie B. Fin dalle primissime giornate di campionato, infatti, le Vespe si sono trovate al centro di tanti discorsi, anzi monologhi, di esponenti, sia addetti ai lavori che tifosi o meri appassionati, provenienti da molte piazze rivali per le prime posizioni della classifica.
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nzi, le chiacchiere sono iniziate ben prima del calcio di inizio della stagione, con la Juve Stabia indicata quale semplice comparsa di metà classifica, che nessun acuto avrebbe potuto produrre in campionato. Una compagine piazzata al nono/decimo posto nelle griglie che anticipavano la stagione, pronosticandone la classifica finale, su quotidiani sportivi e siti specializzati. Giudizi che, probabilmente, sarebbero stati idonei per una squadra rivoluzionata e/o smantellata rispetto alla stagione precedente, non per una cambiata solo per tre elementi, tutti in difesa (Bachini, Nava e Crialese), rimpiazzati da elementi del calibro di Troest e Vitiello. L’organico così composto, è stato puntellato da giovani dal futuro assicurato, nuovi arrivati o esplosi dopo un anno di apprendistato (Elia e Calò), da un calciatore universalmente geniale (Max Carlini) e dai rinnovi di due colonne come Mastalli e Canotto.
Paradossalmente le vittorie della Juve Stabia non hanno zittito le parole non obiettive, e chiaramente inficiate di invidia, dei vari competitors, che anzi sono aumentate di pari passo ai punti in classifica di Caserta e dei suoi ragazzi. Con l’obiettivo di celare i propri pacchiani errori, palesati da una continuità mai realmente trovata, in tanti non hanno resistito alla tentazione di bollare nei modi più disparati, e disperati vista la propria situazione, il pazzesco ruolino di marcia delle Vespe: sono aiutate dalla fortuna; gli arbitri con loro sono compiacenti; hanno un gioco vecchio e non innovativo. Queste sono state le cantilene, recitate a memoria a mò di poesia da scuola elementare, che hanno accompagnato le prestazioni della Juve Stabia. Per rendere completo il dibattito sul campionato stabiese, non è mancata qualche sana “gufata” mista a proiezione finale: vedrete che anche la Juve Stabia avrà il suo momento di flessione; non sono invincibili; le sta girando tutto bene ma non durerà; nei prossimi mesi vedrete chi sarà avanti.
Addirittura, culmine della corrente anti Juve Stabia, le tragicomiche segnalazioni anonime con cui si gettavano macchie sulla gestione societarie stabiese, pochi mesi prima passata al vaglio dagli organi di Lega che ne avevano avallato senza alcun dubbio l’iscrizione al campionato. Lettere anonime che, ovviamente, sono finite nel cestino come finivano in rete i palloni calciati da Carlini, Paponi e compagni. Il tutto, ovviamente, mentre altrove era in corso un turbinio di risultati deludenti, cambi in panchina e contestazioni varie.
Chiacchiere, illazioni, scorrettezze cui Franco Manniello e Fabio Caserta non hanno mai risposto, usandole anzi come stimolo dare sempre di più in campo, unico settore in cui conta “parlare”. Probabilmente sentirsi sulla bocca di tutti e vedendo le esultanze di buona parte del girone C che accompagnavano il proprio, brevissimo, periodo di flessione, deve aver iniettato ferocia assoluta nella squadra di Caserta, che ha divorato gli avversari nelle ultime e decisive gare della stagione.
Allora grazie a tutti coloro che quest’anno hanno gettato fango sulla Juve Stabia. La vittoria, ottenuta col sudore e coi fatti, dai gialloblu è senza dubbio frutto anche delle tante parole ascoltate in questi mesi.
Foto: Antonio Gargiulo – SS Juve Stabia