Un altro grande interprete domenica scorsa sul palco del Teatro Supercinema: l’attore Leo Gassmann, che in “Ubi Maior” ha dimostrato di essere un attore carismatico, evidenziando temperamento e forte presenza scenica.
Dopo i successi di Sanremo e quelli del film Rai “Califano”, Leo Gassmann sta ottenendo, infatti, notevoli riconoscimenti anche come attore teatrale, con performance che hanno stupito il pubblico e la critica.
Leo, all’anagrafe Leonardo, figlio degli attori Alessandro Gassmann e Sabrina Knaflitz, e nipote del grande Vittorio Gassmann, pur essendo figlio d’arte, sta costruendo una propria carriera autonoma, dimostrando notevole maturità e versatilità.
Nella commedia “Ubi maior” interpreta Tito, un giovane campione olimpico di scherma costretto ad affrontare un problema familiare, che lo costringe ad una scelta.
Lo spettacolo, scritto da Franco Bertini e diretto magistralmente da Enrico Maria Lamanna, vede la partecipazione dei bravissimi attori Sabrina Knaflitz, sua madre anche nella finzione scenica, Barbara Begala e Matteo Taranto.
Il testo è un dramma familiare che esplora Il conflitto tra la fedeltà ai propri valori e la necessità di compiere scelte difficili per proteggere la famiglia.
Cosa siamo disposti a sacrificare per la famiglia? Il suo valore risiede nell’amore, nel supporto, nel rispetto e nella responsabilità reciproca.
Per salvare e proteggere un membro della famiglia, le persone sono disposte a mettere in gioco le proprie risorse economiche, i propri desideri, a volte persino i propri principi, specialmente in situazioni critiche.
In genere sono i genitori che corrono in soccorso dei figli quando a causa di qualche leggerezza si ritrovano in situazioni difficili.
Qui i ruoli sono invertiti: Tito, il figlio ventenne, è il personaggio saggio, il campione olimpico equilibrato, mentre i due genitori sembrano essere in piena fase adolescenziale: dipendenza dai social, abuso di alcol, gioco d’azzardo, persino problemi legati all’autostima e all’identità di genere.
Sotto accusa la fragile famiglia moderna in cui i genitori derogano dal loro ruolo educativo, sentendosi eterni adolescenti con le loro insicurezze e la continua ricerca di nuove esperienze.
Nella commedia Matteo Taranto è il padre in crisi, un giornalista che è stato schiaffeggiato da un avversario durante una trasmissione televisiva e vuole vendicarsi; Sabrina Knaflitz è la madre che ha perso al casinò una cifra notevole ed è ricattata da un criminale, lo slavo Dragan.
Anche le dinamiche di coppia sono messe in discussione: la donna ha una relazione sentimentale con una sua amica, il marito lo sa, ma non è minimamente turbato.
Lo slavo Dragan, in cambio del condono del debito della madre, chiede a Tito di fargli da testimonial per l’azienda di olio di oliva di cui è titolare. Il giovane accetterà?
Di forte impatto la messa in scena. L’efficace combinazione delle luci cinematografiche, di Pietro Sperduti, e la colonna sonora di Adriano Pennino creano un’esperienza coinvolgente. Anche le scene di Fabiana Di Marco e i bei costumi di Teresa Acone contribuiscono a definire l’atmosfera generale dello spettacolo.
Un plauso al direttore artistico Luca Nasuto, che sul palco del Supercinema di Castellammare con “Ubi maior” è riuscito a portare bravissimi interpreti, tra cui uno degli attori più interessanti del panorama teatrale italiano, Leo Gassmann, in un’esibizione carismatica, che ha catturato l’attenzione del pubblico.





