Un silenzio carico di rispetto e commozione ha avvolto ieri l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Statale “Luigi Sturzo”. In occasione della Settimana della Cultura, la comunità scolastica si è fermata per ascoltare una voce che parla di dolore, ma soprattutto di amore e giustizia: quella di Filomena De Mare, madre di Santo Romano.
Il diciannovenne è rimasto vittima di una violenza cieca e assurda nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio, ucciso per un motivo tragicamente futile: un paio di scarpe sporcate.
Un incontro nato dal cuore degli studenti
L’evento non è stato solo un appuntamento formale, ma il frutto di una volontà precisa dei Rappresentanti d’Istituto e di tutti gli studenti, che hanno sentito il bisogno di confrontarsi con una realtà così cruda e vicina. Una proposta accolta con estremo favore dalla Dirigente Scolastica, Cinzia Toricco, che ha coordinato l’incontro insieme alla professoressa Mariella De Simone, sottolineando il ruolo della scuola come presidio di legalità e umanità.
Il racconto di una vita spezzata
Durante la mattinata, la signora De Mare ha condiviso con i ragazzi ricordi intimi e riflessioni profonde, restituendo dignità alla figura di Santo. Non solo una vittima della cronaca, ma un giovane con sogni, valori e un percorso umano profondo. Con estrema forza e dignità, Filomena ha ripercorso la crescita di suo figlio e le sue aspirazioni, fino a quel tragico istante in cui la sua vita è stata brutalmente interrotta. Le parole della famiglia hanno trasformato il racconto in una testimonianza viva, toccando le corde più profonde dell’anima di ogni studente presente.
Un monito per le nuove generazioni
L’incontro ha lasciato un segno indelebile. Gli studenti dello Sturzo non hanno solo assistito a una narrazione, ma sono stati invitati a una riflessione collettiva sul valore inestimabile della vita e sulla necessità di un impegno civile quotidiano per contrastare la cultura della violenza.
In un’epoca in cui la rabbia sembra esplodere per nulla, la testimonianza di Filomena De Mare ha ricordato a tutti che la memoria è un dovere e che la gentilezza è la forma più alta di resistenza.





