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Castellammare di Stabia

AI e Project Management, la trasformazione è in corso, ma il fattore umano resta decisivo

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L’Intelligenza artificiale corre sempre più velocemente, interi reparti di ricerca e sviluppo, istituzioni sono impegnati nel miglioramento costante di questa nuova tecnologia che, ormai, è entrata a pieno titolo nella quotidianità di ogni individuo.Se fino a qualche anno fa, l’implementazione dell’IA era appannaggio solo delle startup più visionarie o i colossi tech, che si impegnavano a integrarla nei propri processi, oggi, ogni comparto di qualunque impresa ha avviato come minimo un processo di automazione governato dall’AI.

In questo senso non ha fatto sconti neanche il settore del project management, che sta vivendo una trasformazione strutturale, dove l’adozione di strumenti basati su AI sta riscrivendo il modo in cui si pianificano, si monitorano e si portano a termine i progetti.Il punto di partenza è chiaro, d’altronde, l’intelligenza artificiale si presenta come alleato nella gestione delle complessità, in quanto offre supporto in attività ripetitive, analisi predittive e gestione delle risorse.

Al contempo, però, il project manager non viene sostituito.Tutt’altro, il suo ruolo si arricchisce di nuove competenze e responsabilità.

A monte serve sempre chi sappia leggere i dati, interpretarli e trasformarli in scelte operative.Tra gli ambiti di impatto più immediati, c’è la capacità dell’AI di migliorare la pianificazione grazie a strumenti predittivi che calcolano con maggiore accuratezza tempi, costi e rischi.

Ma non si tratta solo di automatizzare.L’intelligenza artificiale sta offrendo nuove possibilità anche sul fronte della comunicazione interna e della gestione dei team, ottimizzando i flussi e anticipando potenziali colli di bottiglia.

È quindi evidente che la figura del project manager sta mutando pelle.

L’efficacia di questo ruolo dipenderà sempre da competenze tecniche e soft skill, ma anche dalla capacità di relazionarsi con tecnologie avanzate, comprenderle, sfruttarle e, più di tutto, controllarle.Un project manager che padroneggia i fondamenti dell’AI e che sa come integrarla nei processi è destinato ad avere un vantaggio competitivo concreto e crescente.

Chi si limita a subire il cambiamento, rischia invece di restare indietro.Per questa ragione, non bisogna attendere tempi migliori per aggiornarsi o proseguire la propria formazione in questo senso, poiché il futuro è già attivo in molte realtà organizzative.

Riuscire ad aggiungere una certificazione specifica, sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale, nel proprio CV, vuol dire inserire un booster essenziale per il proprio avanzamento di carriera.Davanti a questo scenario in continuo mutamento, il Master in Project Management di 24ORE Business School si distingue per la sua capacità di allineare i contenuti didattici alle sfide attuali e future del settore.

Uno degli elementi più coerenti con quanto emerso nella riflessione sull’AI è il forte orientamento del master all’innovazione metodologica.Il percorso, infatti, integra approcci tradizionali, come il PMI® e PRINCE2®, con moduli focalizzati sulle tecnologie emergenti, intelligenza artificiale inclusa.

L’aspetto più rilevante è che non si limita alla teoria, le metodologie didattiche sono improntate alla pratica, con simulazioni di progetto, casi aziendali e project work, il tutto supportato da un corpo docenti composto da professionisti di alto profilo.Per chi desidera diventare un project manager capace di gestire non solo il presente, ma anche ciò che ancora non si vede all’orizzonte, dunque, si tratta di un’opportunità reale di crescita e posizionamento come poche.

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