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Collisioni record nell’Lhc, sono una porta sull’ignoto

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Collisioni da record. Verso fenomeni nuovi, da materia oscura a nuove dimensioni

Prime collisioni da record nell’ acceleratore più grande del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, dove fasci che contengono 300 ‘pacchetti’ di particelle scorrono stabilmente nell’anello di 27 chilometri all’energia di 13.000 miliardi di elettronvolt (13 TeV).
Scontrandosi, fasci del genere possono produrre particelle finora sconosciute, alzando il sipario su fenomeni fisici inediti, come la composizione della materia oscura che occupa il 25% dell’universo o l’esistenza di più dimensioni.

“Una grande emozione”: per il direttore del Cern, Fabiola Gianotti, veder ripartire l’acceleratore più grande del mondo è sempre straordinario, ma quest’anno è davvero un’occasione unica: “con i dati che potranno raccogliere nel 2016, gli esperimenti permetteranno di ottenere misure più precise del bosone di Higgs, come di altre particelle e fenomeni noti”, ha osservato in una nota del Cern.
Nello stesso tempo, ha aggiunto, i dati “ci permetteranno di guardare ad una nuova fisica, con un accresciuto potenziale di scoperta”

“La nave è salpata verso terre sconosciute“: per il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) con le collisioni record avvenute nell’Lhc la fisica ha ormai cominciato il viaggio più avventuroso di sempre, che potrebbero portarla a toccare territori completamente sconosciuti.

“La macchina sta funzionando, nonostante le faine”, ha detto Ferroni riferendosi all’incidente a un trasformatore provocato da una faina, che ha provocato qualche giorno di ritardo. “Sono state raggiunte le collisioni di particelle all’energia più alta cui abbia mai funzionato una macchina, adesso – ha aggiunto Ferroni – dobbiamo avere pazienza e sperare che la natura abbia deciso di darci una mano”.

Il primo compito dell’acceleratore, importantissimo, è studiare nei dettagli il bosone di Higgs“, la particelle grazie alla quale ogni cosa ha una massa scoperta nel 2012. Ma la speranza, ha concluso, è di riuscire a vedere fenomeni completamente nuovi.

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