La conferenza dell’incontro “Castellammare nell’immaginario letterario” [VIDEO ViViCentro]

Nell’ambito della VI Edizione dello Stabia Teatro Festival Premio Annibale Ruccello 2018, si è tenuto...

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Nell’ambito della VI Edizione dello Stabia Teatro Festival Premio Annibale Ruccello 2018, si è tenuto l’incontro il cui tema è stato “Castellammare nell’immaginario letterario”

Castellammare di Stabia – Nella sala conferenze della Banca Stabiese, in occasione della VI Edizione dello Stabia Teatro Festival Premio Annibale Ruccello 2018, si è tenuto l’incontro il cui tema principale è stato “Castellammare nell’immaginario letterario“, dall’antichità ai giorni nostri.

Ad aprire la conferenza è stata la presidente dell’Associazione “Achille Basile. Le ali della lettura”, Maria Carmen Matarazzo che ha introdotto gli ospiti “due stabiesi doc”: Matteo Palumbo e Raffaele Ragone. Durante il suo intervento ha presentato la kermesse letteraria e teatrale giunta alla sesta edizione, a cui nel corso degli anni si sono aggiunte sempre più associazioni.

Dopo le presentazioni ha preso la parola il poeta e chimico stabiese Raffaele Ragone che ha spiegato il motivo per cui è stato scelto come tematica “Castellammare nell’immaginario letterario”, soffermandosi in particolare sul passato secondo cui: “Castellammare nel passato era un luogo di vita culturale, una culla, ma oggi non più così”. Ragone ha poi raccontato la storia dell’origine del nome della città: “In nome appare per la prima volta nel 1086 Dopo Cristo, la città era chiamata Castellamare, con una emme. Dal 1863 il nome divenne Castellammare, ma soltanto nel 1912 si avrà il nome attuale”.

E’ stato poi il turno del professore di letteratura italiana alla Federico II, Matteo Palumbo che si è soffermato su come Castellammare si divenuta un mito letterario: “Diversi scrittori e viaggiatori hanno scritto sulla nostra città. Leggiamo di Castellammare in Flaubert e se andiamo più indietro nel tempo la troviamo anche nel Decameron di Boccaccio, precisamente nella sesta novella del 10° giorno in cui si parla di virtù. Nella novella Castellammare è descritta come un locus amoenus, ovvero un luogo paradisiaco che ispira bontà e virtù. Grazie a questo racconto che la città è entrata nel mito che è giunto fino ai tempi di Gustave Flaubert, ovvero nel 1800. Infatti nell’opera Madame Bovary Castellammare viene inserita tra le mete come Roma, Tivoli. Nel romanzo, in particolare viene proprio descritta la zona di Quisisana dove i nobili si rifugiavano per sfuggire al calore cittadino. Da come si legge nelle pagine di Madame Bovary, Flaubert trasforma Castellammare in un’immagine di luogo stupendo”.

Tuttavia la città stabiese inizia a perdere il suo ruolo in seguito al terremoto degli anni ’80, “come se si fosse venuto a creare uno squarcio, come se fosse venuto a mancare qualcosa, cosa non saprei”, come sottolinea il professor Palumbo. Quest’ultimo per evidenziare il concetto cita il gioco di parole “Castellammare di Scabia”  presente nell’opera “Il ritorno di Scaramouche” di Leo de Berardinis. “Un gioco di parole che possiamo definire beffardo” spiega Palumbo.

A concludere l’incontro  sulla scia delle parole di Palumbo, Raffaele Ragone che ha lanciato un messaggio forte: “Da Stabiae a Castellammare di Stabia fino a Castellammare di Scabia, come scrisse Leo de Berardinis nel suo «Il ritorno di Scaramouche», o Scabbia come a volte capita di dire, è dovuto al depauperamento delle acque, simbolo della nostra città”.

A cura di Antonio Gargiulo

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