La vicenda, accaduta qualche mese fa in un famoso atelier di Scafati, rischia di arrivare in tribunale. Per l’avvocato si tratta di un caso di discriminazione
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er risolvere una brutta storia di discriminazione, avvenuta lo scorso dicembre in un noto atelier di Scafati (provincia di Salerno) si è quasi dovuto ricorrere alla mediazione del Tribunale.
«Sua figlia ha bisogno di perdere peso. Deve perdere almeno 15-20 chili altrimenti non posso confezionarle l’abito scelto». Sarebbe questa, secondo quanto riportato da Metropolis, la risposta che avrebbe sconvolto una cliente piuttosto in carne, sui 30 anni, mentre sceglieva il proprio vestito da sposa. La vicenda si sarebbe risolta solo grazie all’intercessione dell’avvocato Ludovico Fattoruso che era pronto a ricorrere al Tribunale.
«AvvocaÌ€ io pago e pago bene, come puoÌ€ l’atelier rifiutarsi di confezionare un abito. Mia figlia eÌ€ stata discriminata». A chiedere l’intervento del legale scafatese, tramite queste parole, eÌ€ stato il padre della sposa, un ex commerciante di carni di Scafati, oggi in pensione e residente da qualche anno in un comune limitrofo. L’uomo, sconvolto dalla decisione dell’atelier di non confezionare l’abito dei sogni di sua figlia, ha vissuto l’esperienza come un affronto alla dignità personale, oltre che come un atto discriminatorio.Â
Purtroppo, vicende simili continuano a verificarsi e l’opinione pubblica si interroga se le istanze del personale dell’atelier fossero del tutto discriminatorie o frutto dell’inadeguatezza dei macchinari con i quali avrebbero dovuto portare a termine l’abito, di misure inconsuete, commissionato dalla cliente.
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