Sant’Agnello, sono tornate in chiesa le statuine rubate nel 2000 dal presepe

Il 16 dicembre troveranno posto sul nuovo presepe Il prossimo 16 dicembre saranno ricollocate nel...

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Il 16 dicembre troveranno posto sul nuovo presepe

Il prossimo 16 dicembre saranno ricollocate nel presepe parrocchiale a Sant’Agnello dal quale erano state trafugate. Nel frattempo, per una parte delle 33 statuine rubate nel 2000 e ritrovate dai carabinieri tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2018, si è concluso il primo intervento di restauro. A eseguire l’operazione, per conto della parrocchia dei Santi Prisco e Agnello, è stato l’artigiano metese Federico Iaccarino che ha già riportato all’antico splendore sei cosiddetti ‘pastori’ più un cavallo e una mucca.

Si tratta di pezzi realizzati artigianalmente all’inizio dell’Ottocento, acquisiti dalla parrocchia a partire dal 1982 e misteriosamente spariti nel 2000. Alle opere d’arte appena restaurate se ne aggiungono circa altre venti: in totale sono 33 quelle recuperate dai carabinieri del nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli nell’ambito di una maxi-inchiesta coordinata dalla Procura di Isernia. All’appello, però, ne mancano ancora diverse decine, visto che le statuine rubate quasi 19 anni fa furono circa 80. A contribuire al restauro è stato il Rotary Club che, attraverso l’Interact, ha pure provveduto alla realizzazione di un opuscolo informativo in distribuzione a partire dal prossimo 16 dicembre, quando i “pastori” ritroveranno ufficialmente posto nel presepe nel corso di una cerimonia presieduta dall’arcivescovo Francesco Alfano.
Nel gennaio del 2000, servendosi di una scala colonica trovata in un giardino nei pressi della chiesa dei Santi Prisco e Agnello, i ladri salirono sul campanile e qui segarono le sbarre esterne della cupoletta in ferro antico. Rimossero il vetro e, attraverso uno spazio di appena 34 centimetri per 50, calarono una seconda scala riuscendo così a penetrare in chiesa e a raggiungere il presepe. Per realizzare il colpo, avvenuto di notte, impiegarono almeno un’ora e si servirono probabilmente di un basista che ben conosceva la zona. Poi, a distanza di quasi 18 anni, il clamoroso ritrovamento di parte della refurtiva, il cui valore si aggira intorno ai 100mila euro, per la quale è già partito il restauro.

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