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a convenzione doveva essere firmata da un anno: il Palazzo Reale di Quisisana doveva essere affidato al Parco archeologico di Pompei per aprire (finalmente) il Museo dell’antica Stabiae e una scuola di formazione in beni culturali. Ma fino a ora nessuna risposta è venuta dal Comune di Castellammare di Stabia, proprietario della reggia. Tanto che il Parco archeologico di Pompei dice addio al museo a Quisisana, allontanando la possibilità di aprire a Castellammare di Stabia anche la scuola.
“Stabiae e il suo territorio meritano un museo e una scuola di specializzazione di alto livello – dichiara il direttore generale del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna – e la direzione del Parco archeologico, con il pieno sostegno del ministero dei beni e delle attività culturali, si è mossa da tempo in questa direzione per definire un accordo con il Comune di Castellammare di Stabia, individuando nella Reggia del Quisisana una location di prestigio per i tanti reperti stabiani, oltre che logisticamente opportuna. Devo, tuttavia, constatare con delusione che a oggi aggiunge Osanna – nonostante i nostri continui solleciti, non si è ancora giunti alla firma della convenzione da tempo programmata “.
Di qui lo stop al progetto – inseguito da anni – di trasformare l’ex residenza borbonica in museo per esporre gli straordinari affreschi romani provenienti dalle ville di Stabiae e la collezione dell’Antiquarium stabiano, chiuso dal 1997. Un progetto per il quale Osanna ha previsto un impegno di due milioni di euro, ma che per il terzo anno consecutivo rischia di saltare. Ma non è solo il progetto di valorizzazione dei reperti dell’antica Stabiae che va in fumo, ma anche la scelta – condivisa dal ministro Dario Franceschini – di portare nelle stanze del Quisisana studenti da tutto il mondo per formarsi in beni culturali e turismo.
E se la Reggia di Quisisana resterà vuota, rischia di impantanarsi definitivamente anche il rilancio del sito archeologico di Stabiae, con le due ville di Arianna e di San Marco aperte al pubblico, e una gran parte di città antica ancora da scavare. Anche qui Osanna usa parole dure contro il Comune stabiese: “Per la collina di Varano non ci sono stati, nonostante i nostri appelli, segnali di seri di interventi a favore della lotta
all’abusivismo e del recupero del territorio su cui insistono le aree archeologiche. La nostra volontà – denuncia Osanna – nel voler restituire dignità al ricco patrimonio archeologico di Stabiae, per quanto forte, incontra dei limiti che vanno oltre la nostra gestione. E purtroppo senza una sinergia consapevole tra le forze del territorio, che in altre situazioni hanno risposto in maniera proficua, non si può raggiungere alcun obiettivo concreto di rilancio”.
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