La Sicilia, cambia la gestione del 118 siglando un protocollo con la Regione Lombardia da cui nascerà una nuova agenzia pubblica, Areus, sul modello di quella lombarda. Ma i cittadini e i comuni siciliani protestano.
Il 22 di ottobre a Palermo nel Palazzo della Presidenza della Regione siciliana, Palazzo d’Orleans, c’è stato un protocollo d’intesa e collaborazione con la Regione Lombardia per l’avvio del nuovo sistema di emergenza-urgenza siciliana 118. A sottoscrivere l’accordo il presidente lombardo Attilio Fontana e quello siciliano Nello Musumeci, affiancati dai rispettivi assessori della Sanità, Giulio Gallera e Ruggero Razza e dal direttore generale dell’AREU lombarda, Alberto Zoli.
L’AREU lombarda (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) è un’Azienda regionale attivata il 2 aprile 2008 (delibera n° VIII/6994 della Giunta regionale) con il compito di promuovere l’evoluzione del sistema di emergenza e urgenza sanitaria (SSUEm 118) sviluppando l’integrazione a rete dell’assistenza intra ed extraospedaliera e fornendo valore aggiunto alla gestione delle patologie acute e complesse (infarto del miocardio, ictus, trauma cranico, ecc.). La sua mission è quella di garantire, implementare e rendere omogeneo, nel territorio della Regione, il soccorso sanitario di emergenza urgenza, anche in caso di maxiemergenze; ha inoltre il compito di coordinare il trasporto di persone, organi e tessuti, le attività trasfusionali, di scambio e compensazione di sangue ed emocomponenti.
L’intesa di ottobre scorso tra Sicilia e Lombardia vorrebbe rivoluzionare il sistema di gestione dell’emergenza urgenza nell’Isola, attraverso la trasformazione dell’attuale S.E.U.S. Scpa (Sicilia Emergenza-Urgenza Sanitaria, cioè la società consortile per azioni a capitale interamente pubblico che gestisce il 118) in una nuova agenzia pubblica l’Areus (Azienda Regionale Emergenza Urgenza Siciliana) sul modello di quella lombarda che avrà un ruolo di coordinamento di tutte le attività e vertici propri. In sostanza l’AREUS diverrebbe un nuovo 118 siciliano a “trazione lombarda”.
In merito a tale protocollo d’intesa, tra il governatore lombardo Attilio Fontana e quello siciliano Nello Musumeci, quest’ultimo aveva dichiarato che “La Regione Lombardia sul fronte dell’emergenza sanitaria ha dimostrato eccellenza, lungimiranza, e noi sappiamo quanto in Sicilia ci sia il bisogno di fare una riorganizzazione in termini di efficienza ed efficacia in questo settore con un’agenzia che deve essere altamente specializzata”.
Il nodo da sciogliere rimane intanto il personale Seus (3.200 autisti soccorritori) che non è stato arruolato attraverso un pubblico concorso e quindi non può transitare direttamente nella nuova società totalmente pubblica. Al riguardo l’assessore alla Salute Ruggero Razza aveva spiegato che “Il personale è inquadrato a livello contrattuale in modo tale da non poter svolgere altre mansioni. Se non ci pensiamo oggi, tra quattro anni, quando molti dei dipendenti saranno over 60, potrebbe essere un problema ricollocarli”. Allo studio c’è la possibilità di cedere la partecipazione della Seus alla nuova Areus, in modo da creare quel sistema che Razza definisce ad ascensore: gli autisti non più adatti al ruolo potrebbero così essere impiegati in altri ruoli all’interno di Areus.
Una riforma che richiederà un disegno di legge da sottoporre all’Ars. In questa fase ci sarà una modifica dello statuto del SEUS che preveda la costituzione di un consiglio di amministrazione e un presidente al posto dell’amministratore unico che attualmente è Roberto Colletti. Al suo posto dovrebbe arrivare Alberto Zoli, che guida l’Area lombarda e sarà il nocchiero della trasformazione. Una scelta che genera maldipancia nella maggioranza: Forza Italia, in particolare il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, vorrebbe su quella poltrona l’avvocato Giuseppe Di Stefano. Come sempre la generale politica in Sicilia fa e disfà, preoccupandosi di chi dei suoi deve mettere a capo e non di ciò che pensano i siciliani.
Ma subito sono state evidenziate delle problematiche e non di poco conto soprattutto per i cittadini. Ad esempio, come sottolinea il deputato regionale del Pd. Franco De Domenico: «In particolare sul servizio di emergenza del 118 è aleggiato un pericolo: sembrerebbe che nel documento metodologico, inviato al Ministero per la riorganizzazione del Sistema di rete dell’emergenza-urgenza, siano previste per l’Azienda sanitaria di Messina due ambulanze in meno (gli unici con Palermo a subire una riduzione) e soprattutto la demedicalizzazione di altre 2 ambulanze, una a Messina, ex Margherita, e una a Saponara».
Più determinata la consigliera comunale Violetta Ferraro di Furci Siculo in provincia di Messina, che ha chiesto al presidente del consiglio dell’Unione dei Comuni delle Valli Joniche e Peloritane, Carmelo Saglimbeni, la possibilità di sensibilizzare le municipalità della riviera jonica messinese e trovare le soluzioni da proporre alla giunta Musumeci per la riorganizzazione del sistema Regionale di emergenza-urgenza sanitaria extra ospedaliera (118 Messinese), che non siano quelle attualmente proposte atte a ridimensionare un sistema già funzionante.
Conseguentemente è stata indetta una seduta straordinaria e urgente per sabato 10 novembre, alle ore 10.30, presso la sede del consiglio comunale di Santa Teresa di Riva di Villa Ragno, con all’ordine del giorno l’istanza di revoca della delibera di Giunta regionale con la quale è stato approvato il protocollo di intesa in ambito sanitario e tecnico tra le Regioni Sicilia e Lombardia e la convenzione per il supporto alla riorganizzazione del sistema regionale dell’emergenza-urgenza sanitaria extraospedaliera tra Areu Lombardia e Seus.
Ci sono infatti due punti che preoccupano in questa riforma del 118 voluta dalla Regione Sicilia. Come esplicitato dalla consigliera Ferrano di cui sopra, il modello lombardo non è attuabile in Sicilia soprattutto perché prevede l’assenza del medico a bordo dell’ambulanza e nelle nostre zone ciò non è concepibile. In Lombardia grazie anche all’efficienza della rete stradale i mezzi di soccorso riescono a raggiungere velocemente gli ospedali, mentre da noi può passare anche un’ora, soprattutto se si tratta di interventi in centri collinari e montani, con elevati rischi per il paziente a bordo. Secondo la consigliera furcese, che evidenzia come fortunatamente non sia stata prevista la soppressione della postazione 118 di S. Teresa, si corre il rischio di dover ricorrere ad ambulanze private.
Alla seduta consiliare dell’Unione di sabato 10 novembre sono stati invitati anche il sindaco Danilo Lo Giudice, rappresentanti del 118 e del sindacato Snami, che negli ultimi giorni sta in maniera attiva a garanzia sia dei medici ma anche degli utenti, che hanno diritto ad una assistenza capillare, tempestiva e adeguata alle richieste su tutto il territorio regionale. Il sindacato continuerà a proporre all’assessore regionale alla Salute la organizzazione del 118 di Messina, che per le reti tempo dipendenti è stata riconosciuta ottima a livello nazionale.
L’opinione.
Un aspetto che tra l’altro ci lascia perplessi su questa riforma, è la “demedicalizzazione”, ovverosia l’assenza di medico a bordo dell’ambulanza. Sul punto un comitato di cittadini della Riviera Jonica messinese, ad aprile 2017 aveva scritto anche all’Assessorato Regionale Siciliano alla Salute, ponendo le seguenti domande: “Cosa succede se chi chiama il 118 non riesce, perché in preda al panico o solo perché non riesce a focalizzare il problema, a dare le giuste indicazioni sulla gravità del paziente? Quali sono i concreti presupposti perché venga inviato sul posto un mezzo di trasporto di primo soccorso privo di medico a bordo invece di uno medicalizzato? Un’ambulanza senza medico a bordo rappresenta sicuramente un rischio per i pazienti: E se l’operatore del 118 dovesse sottovalutare l’emergenza, rischia conseguenze e responsabilità? Il personale infermieristico può sostituirsi alla professione medica? Riguardo a queste due ultime domande si ritengono eloquenti le sentenze di Cassazione n. 40036/2016 del 27.09.2016 (“Responsabile l’operatore del 118 che sottovaluta la situazione di urgenza lamentata dal malato e tarda nell’invio dell’ambulanza”) e n. 2060 del 18.01.2012 (“La guardia medica chiamata d’urgenza dal paziente deve obbligatoriamente essere presente sull’ambulanza)“.
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ell’immagine in copertina la postazione del 118-PTE (presidio territoriale di emergenza, con medico a bordo) nel Comune di Santa Teresa di Riva (ME) con l’ambulanza pronta per soccorrere le diverse migliaia di cittadini del comprensorio della Riviera ed Entroterra Jonico messinese.
Adduso Sebastiano
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