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Il Governo 5stelle-pd-leu impugna le recenti norme regionali siciliane

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Il Governo giallo-rosso Conte2, su proposta del Ministro per gli affari regionali, ha deliberato di impugnare la legge siciliana che apriva a diverse spese.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, ha esaminato quindici leggi delle Regioni e delle Province Autonome, tra le quali quelle della Regione Siciliana e ha deliberato di impugnare la legge della Regione Sicilia n. 13 del 19/07/2019, recante “Collegato al DDL n. 476 ‘Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2019. Legge di stabilità regionale’, in quanto una norma riguardante le gare d’appalto invade la competenza esclusiva riconosciuta allo Stato dall’articolo 117, secondo comma, lett. e), della Costituzione, in materia di tutela della concorrenza; un’altra norma in materia di concessione di servizi di trasporto pubblico locale eccede dalle competenze statutarie, e non rispetta i vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, invadendo altresì la competenza riservata allo Stato in materia di tutela della concorrenza, in violazione dell’art. 117, primo comma, e secondo comma, lett. e), della Costituzione. Altre norme di carattere finanziario infine violano il principio di copertura finanziaria, di cui all’art. 81, comma terzo, della Costituzione, nonché i principi di armonizzazione dei bilanci e di coordinamento della finanza pubblica di cui all’art. 117, secondo comma, lett. e), e terzo comma, della Costituzione.

In sostanza il Governo nazionale ha impugnato la norma siciliana per la quale non c’erano le coperture per stessa dichiarazione del Governo regionale Siciliano “Il Governo regionale siciliano in difficoltà finanziarie”, con cui la Sicilia scongelava le risorse per numerose categorie, dal trasporto pubblico, ai forestali, passando per teatri ed enti-pararegionali.

Il Governo centrale ha impugnato il “Collegato generale”, ovverosia ciò che riguarda gli appalti, quello che ha prorogato le concessioni per le tratte del trasporto pubblico locale, la norma che si occupa di dismissione del patrimonio sanitario, quella che eroga 250 milioni alle ex province e soprattutto la norma che aveva scongelato i fondi che, durante la Finanziaria, in attesa dell’accordo con lo Stato, erano stati bloccati.

“Al momento le categorie riguardate dalla spesa congelata e recentemente sbloccata non hanno da temere. La posizione del Ministero – afferma l’Assessore all’Economia e vicepresidente della Regione Gaetano Armao – è una posizione autorevole tanto quanto la nostra e per questo resisteremo davanti la Corte Costituzionale.

“Il 18 giugno – aggiunge il Vicepresidente della Regione Siciliana, Armao – la Commissione paritetica ha varato una disposizione che consente alla Regione di spalmare in dieci anni il disavanzo calcolato a seguito da un nuovo riaccertamento straordinario. La disposizione è al momento al vaglio delle sezioni riunite della Corte dei conti e con il suo via libera sarà possibile ripianare il disavanzo in dieci anni piuttosto che in quattro”.

“L’impugnativa del Consiglio dei Ministri è la conferma del fallimento del metodo dei ‘collegati’ voluto dal governo Musumeci e dalla sua maggioranza” dichiara Giuseppe Lupo, capogruppo del PD all’Ars “Alcune ‘censure’, come quella sugli appalti, – prosegue – erano più che prevedibili. In altri casi il Pd aveva sollevato già durante il dibattito d’aula profondi dubbi, ma il governo ha voluto comunque tirare dritto per la propria strada con il risultato che adesso si aggrava la paralisi del Bilancio ed anche un settore fondamentale come quello del trasporto pubblico locale rischia pesanti conseguenze. La responsabilità di questa situazione è solo del governo regionale, ed il presidente Musumeci farebbe bene ad assumersi le proprie responsabilità invece di continuare scaricare la colpa su altri”. Proprio in relazione all’impugnativa del Consiglio dei Ministri, il Pd all’Ars ha presentato una interrogazione parlamentare. “Il presidente della Regione dica cosa intende fare adesso – conclude Lupo – se ricorrere alla Corte Costituzionale, con tutte le possibili conseguenze che questa decisione potrebbe provocare, o rendersi conto dei propri errori ed evitare di perseverare con un metodo sbagliato che fa solo danni alla Sicilia”.

L’Assessore all’Economia e Vicepresidente della Regione Sicilia Armao, al convengo del Ppe-FI a Viterbo è ritornato sulla questione “Non può più essere rinviato un Piano straordinario, anzi uno Straordinario impegno dello Stato per la Sicilia, senza il quale c’è il baratro. Non ci stiamo ad amministrare l’agonia.

La Sicilia – ha affermato Armao – chiede investimenti produttivi non trasferimenti clientelari a pioggia che, ricordando un vecchio detto cinese, forniscono a chi ha fame il pesce e non la canna da pesca che può renderlo autosufficiente. Gli ingenti investimenti nell’infrastrutturazione digitale, ad esempio, cominciano a manifestare i primi effetti: faccio riferimento alle splendide realtà di BaxEnergy a Catania, che occupa più di 200 ingegneri e rappresenta una delle punte avanzate dell’industria digitale italiana ed alla piattaforma commerciale digitale di Giglio, con un fatturato di 40 milioni di euro a Palermo”.

“Le imprese del Nord – ha detto Armao – hanno una doppia convenienza all’incremento degli investimenti nel Mezzogiorno. Su cento euro investiti nel Sud – lo confermano i dati della Fondazione Banco di Napoli – circa il 50% ritorna nel Nord per la fornitura di beni e servizi, quindi le imprese del Nord trarrebbero un tangibile beneficio in termini di fatturato diretto da un grande piano di investimenti”.

“Peraltro – ha concluso il Vicepresidente della Regione Sicilia – la ripresa economica del Mezzogiorno, consentendo la fuoriuscita da un tunnel recessivo, confermato da tutti gli istituti di ricerca economica (da ultimo la Cgia di Mestre), potrà avviare un percorso di riequilibrio e di recupero del crescente divario economico-sociale che negli anni delle politiche di austerità si è aggravato e rischia di spaccare un Paese già pesantemente diviso. Stiamo potenziando (Irfis, Fondo di garanzia) e semplificando (concentrazione Crias-Ircac, da cui nasce Irca) le strutture e le misure per il sostegno alle imprese e rafforzando gli strumenti per l’attrazione degli investimenti (Zone economiche speciali) e nella prossima legge di stabilità ne rafforzeremo l’attrattività fiscale utilizzando le prerogative speciali. Abbiamo introdotto una semplificazione amministrativa che costituisce la disciplina più innovativa del Paese, procediamo nella digitalizzazione di un territorio che nel 2021 sarà tra i più infrastrutturati del Paese. L’obiettivo la trasformazione digitale della Sicilia diminuendo i divari socio-economici e di competitività dell’Isola”.

L’opinione.

S

e si vanno a rileggere o risentire le dichiarazioni degli anni precedenti, di estrazione e governi diversi, nazionali e regionali, parrebbe in ogni tg, quotidiano e talk show odierno, di vedere o ascoltare, da un lato e dall’altro, la reiterazione delle affermazioni di allora. Insomma le decennali ritritate retoriche all’italiana e siciliana. Non si può e non si vuole dire e ammettere, eludendolo ad ogni occasione con sistematiche esibizioni e battibecchi, che l’annoso cancro della Sicilia, ma come pure dell’Italia, si chiama innanzitutto: SPARSA E TRASVERSALE CORRUZIONE, spesso legalizzata da norme ingannevoli, propugnate da Governi e Maggioranze parlamentari, nazionali e regionali, interiormente deviati e le cui leggi sono state ulteriormente affinate in senso misantropo e feudale da blasonati giuristi assoldati e Giurisprudenza altrettanto allineata. A cascata, segue conseguentemente e ad ogni casta e classe sociale, nessuna risaputamente cristallina, il favoritismo, il clientelismo, il voto di scambio, il mercimonio, nel Parlamento, Istituzioni, burocrazia, corporazioni, scuola, categorie, professioni, imprenditori, sindacati, associazioni e cosiddetta società civile. I debiti pubblici, il depauperamento dell’economia reale, l’evidente sfaldamento tra le generazioni, i molti disagi socio-economici sempre più diffusi tra cittadini, famiglie, ecc. sono il risultato di questa lampante quanto dissimulata falsità mentale generalizzata, nello Stato, Regioni e Comuni con rispettivi propaggini, a cui notoriamente fa da porpora certa commerciabile informazione e media. La delinquenza, la criminalità e le mafie non possono che sguazzarci in tale putrido acquitrino nazionale e isolano. Come se ne esce ? Se questo neoGoverno cosiddetto giallo-rosso non interviene e sollecitamente con riforme chiare, serie, efficaci e severissime, ma nei confronti di tutti, nessuno escluso, dallo scranno più alto all’ultimo sgabello, stiamo solo continuando lentamente, con anche ‘panem et circenses’, a dirigerci verso il precipizio socio-economico, ammesso ottimisticamente che non siamo già prossimi o peggio sulla soglia di non ritorno.

Adduso Sebastiano

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