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L’immobile del commissariato era del clan. Con il permesso di tirare la vara evade

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In Sicilia: sequestrato l’immobile del commissariato, era del clan; un detenuto ottiene il permesso di tirare la vara, evade.

La Guardia di Finanza ha sequestrato l’immobile dove ha sede il Commissariato di Polizia di Vittoria in provincia di Ragusa. L’operazione delle Fiamme Gialle rientra nell’ambito del sequestro dei beni alla famiglia Luca di Gela “Arrestati degli imprenditori per riciclaggio dei capitali del clan”.

Vittoria in questi giorni è stata al centro delle cronache per la tragica morte dei due cuginetti, Alessio e Simone, falciati da un’auto pirata condotto da un figlio di capo mafia e tre appartenenti a quest’ultima ed il cui guidatore aveva assunto cocaina e alcol. Dramma raccontato nei seguenti articoli “Due cuginetti, cui uno morto e l’altro grave, sono stati travolti da un suv davanti all’uscio di casa” e “È morto anche l’altro cuginetto, il piccolo Simone.

In sostanza una quota parte del 50% della sede del commissariato di Vittoria in via Emanuela Loi

(

Emanuela Loi era la poliziotta morta nella strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992 in cui fu ucciso dalla mafia il Magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta e della quale faceva anche parte la Loi che è stata la prima agente donna della Polizia di Stato a rimanere uccisa in servizio)

apparteneva a Rocco Luca, figlio di Salvatore, finito in carcere assieme allo zio con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il Ministero dell’Interno ogni anno paga ai proprietari 105 mila euro. I Luca, a cui fa capo il gruppo Lucauto di Gela, sarebbero subentrati al 50% nella proprietà dell’immobile dopo che lo stesso era stato posto in vendita all’asta dal Tribunale di Ragusa nel 2012. La rimanente parte dell’edificio è di un commerciante di Vittoria.

A fare i nomi dei Luca di Gela portando agli arresti sono stati alcuni collaboratori di giustizia. I contatti dei Luca con la criminalità organizzata si sarebbero estesi ad alcune famiglie mafiose di Catania, quali i Mazzei, i Carateddi ed i Santapaola. Le indagini del Gico di Caltanissetta della Guardia di Finanza hanno trovato conferme alle rivelazioni dei pentiti e accertato il sistema di lavaggio del denaro sporco attraverso spostamenti di capitali tra i conti dei vari componenti della famiglia e delle imprese che avevano avviato, ma anche tramite “scontrini vincenti” del gioco del lotto.

Un funzionario di polizia, in servizio a Gela, poi a Caltanissetta e ad Agrigento, sarebbe stato una sorta di “talpa” al servizio dei Luca.

Nel corso dell’operazione degli inizi di luglio sono stati sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Caltanissetta e Ragusa per il reato di riciclaggio Francesco Gallo, genero di Salvatore Luca e gestore di alcune imprese di famiglia, Concetta Lo Nigro, moglie di Salvatore Luca e rappresentante legale di diverse aziende, Emanuela Lo Nigro, sorella di Concetta e prestanome della famiglia Luca, e Maria Assunta Luca, figlia di Salvatore e socia in molte aziende della famiglia. Sono state inoltre sequestrate, tra Gela e Ragusa, sette aziende, oltre a disponibilità finanziarie e beni immobili riconducibili all’impero economico e finanziario della famiglia Luca, per un totale complessivo stimato in 63 milioni di euro.

 

Un’altra vicenda, nelle stesse ore in Sicilia, riguarda l’evasione di un detenuto dell’Ucciardone di Palermo che era impegnato nella realizzazione del carro per il Festino della Festa di Santa Rosalia, la Patrona della città.

(il Festino della Patrona della città, Santa Rosalia si svolge la notte tra il 14 e il 15 luglio e in cui migliaia di palermitani accompagnano la lunga marcia del Carro della Santuzza che quest’anno, si legge, si dovrebbe muovere dalla Cattedrale e al Foro Italico, passando prima per piazza Bologni, Quattro Canti e Porta Felice, porta è l’ingresso dal lato mare al quartiere Cassaro. Un mix di folklore e religione che trova il suo culmine nei tradizionali fuochi d’artificio che illuminano a giorno il foro Umberto I fino alla Cala).

L’evaso si chiama Alessandro Cannizzo, ha 44 anni ed è di Messina. Ieri era in permesso per le prove del Festino, avrebbe dovuto fare ritorno all’Ucciardone, ma è sparito. La notizia è venuta fuori durante la lunga notte di omaggio alla Santuzza. Cannizzo era in carcere per reati contro il patrimonio.

In questi mesi all’Ucciardone era stato volontario in biblioteca, ma anche impegnato nelle attività teatrali con la compagnia di Lollo Franco (un attore, regista teatrale e scenografo di Palermo). Aveva lavorato anche nella nuova sartoria, progetto avviato all’Ucciardone.

Un detenuto modello la cui scelta ha sorpreso tutti, anche gli altri detenuti che hanno partecipato al Festino e che durante la diretta di Tgs hanno commentato: “Questa è stata un’esperienza di vita, esperienza bellissima. Siamo nella legalità ed è una grande emozione. Sentiamo il cambiamento”. Qualcun’altro evidentemente, per cambiamento intendeva l’evasione.

Adduso Sebastiano

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