Catania sempre più in difficoltà. I sindacati invocano il governo nazionale

Il male di Catania, come di tanti altri comuni siciliani, appare vecchio di anni e...

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Il male di Catania, come di tanti altri comuni siciliani, appare vecchio di anni e senza evidentemente controlli della Regione siciliana che in materia di Enti locali è a Statuto autonomo.

Il nuovo anno si aprirà a Catania con uno sciopero generale indetto da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Una «protesta ampia e non simbolica». Lo hanno detto i sindacati alla fine di un incontro unitario, aggiungendo che «l’obiettivo è duplice: chiedere se e come il governo nazionale interverrà a sostegno della città con i fondi richiesti dalla giunta Pogliese e dalle forze sindacali e sociali, conoscendo gli esatti importi e i tempi di erogazione» e «capire come l’amministrazione comunale vorrà concretamente affrontare il Piano di risanamento e recuperare l’evasione fiscale».

La preoccupazione dei sindacati è che «Il dissesto non durerà poco ma tutto il tempo necessario per ottenere nuove liquidità e studiare misure di recupero che coinvolgeranno un terzo dell’economia cittadina, in primis quella sociale, ma anche delle imprese, dell’impiego pubblico, delle partecipate, e del mondo culturale». E pertanto «urgente prevedere una razionalizzazione complessiva della spesa evitando danni lineari e macelleria sociale».

E concludono che «Lo sciopero generale non è considerato un obiettivo finale – dichiarano i quattro segretari, Giacomo Rota, Maurizio Attanasio, Enza Meli e Giovanni Musumeci – ma di partenza per una seconda fase più dura e consapevole di una lotta sindacale e sociale. Ci sono molte domande che attendono risposta: al netto dei contributi cosa accadrà da gennaio in poi? Quanto i catanesi sono veramente consapevoli delle conseguenze che si consumeranno sulla propria pelle? Il rischio rimozione potrà solo peggiorare l’impatto finale. Ecco perché rimanere uniti, insieme ai lavoratori e ai cittadini tutti, è l’unica possibilità per fare il bene di Catania».

L’Opinone.

Sulla Rete si trovano ancora degli articoli di diversi anni addietro riguardanti Catania e che di tutta evidenza dovevano quanto meno già allarmare le Istituzioni amministrative e contabili: “2008 Il governo interviene per sanare il buco dei conti comunali. Il procuratore: l’ombra della mafia. Grandi manovre per recuperare altri fondi: si parla di aree agricole rese edificabili. Il Cavaliere salva Catania con un regalo da 140 milioni”; “2009 Catania, 850 milioni di euro sprecati per opere mai finite”; ecc. Purtroppo il pre o dissesto oppure anche il propagandato virtuosismo con le aliquote al massimo, è il generale quanto notorio andazzo nei Comuni siciliani (figli della degna madre Regione Siciliana). Milioni di debiti spesso dissimulati o mimetizzati che sommati diventano miliardi di euro. Un baratro socio-economico di cui i siciliani non hanno molta consapevolezza oltre che neanche una chiara e comprensibile informazione (e figurarsi nella Sicilia pubblico-politica legalmente “assoggettante”). Questo neoGoverno nazionale 5stelle-lega se vuole salvare la Sicilia dal precipizio, riveda urgentemente le leggi, rendendole sovrastanti, chiare, non troppo interpretabili dalla Giurisprudenza e specialmente che siano serie e severissime, quindi con pene (non senza sanzioni come molte attualmente) crescenti in modo gravoso con l’aumento del livello di responsabilità amministrativa. Diversamente si continuerà come prima e fino alla soglia di non ritorno.

Nell’immagine il Comune di Catania con in prima vista il simbolo della città, l’Elefante (una statua di un elefante che sorregge un obelisco egizio).

Adduso Sebastiano

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