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Pistocchi: “Sarri? Giusto ripartire da lui ma i segnali non sono incoraggianti”

Nel corso di “Si Gonfia la Rete”, trasmissione in onda sulle frequenze di Radio Crc, è intervenuto Maurizio Pistocchi, giornalista di Premium Sport. Queste le sue dichiarazioni:
“Sul piano del gioco quest’ anno non ho visto nessuna squadra superiore al Napoli, forse solo nella trasferta di Udine l’ undici partenopeo ha prodotto di meno; peccato perché si poteva fare certamente meglio in chiave scudetto. Nel sessione invernale di mercato il Napoli aveva quasi concluso l’ affare Andrè Gomes con una cifra intorno ai 15 milioni di euro, attualmente costa il doppio. La forza della Juventus è stata quella di avere in organico panchinari come Cuadrado ed Alex Sandro in grado di offrire diverse soluzioni tattiche a partita in corso.
Sarri? Il Napoli deve ripartire da lui anche la prossima stagione anche se noto che gli ultimi segnali non sono proprio incoraggianti. Per rinforzare la rosa serviranno, poi, giocatori importanti”.

Pedullà: “Il Napoli irrompe su Vrsaljko, l’affare vale 15mln più Zapata”

I dettagli

Il Napoli vuole fare un grande mercato, aspetta la certezza aritmetica del secondo posto, ma ha acceso i motori da un pezzo. Per la difesa avanza Tonelli da settimane, a maggior ragione se la valutazione di Maksimovic dovesse essere sempre oltre i 20 milioni. Mammana è un obiettivo da gennaio, la novità consiste nella forte irruzione – che vi abbiamo anticipato la scorsa settimana – per Sime Vrsaljko. I contatti con il Sassuolo sono partiti in gran segreto da giorni, gli emiliani hanno ribadito il forte interesse per Zapata (ora a Udine, prestito biennale, ma ci sono clausole che consentono di liberarlo con un anno di anticipo). E con il Napoli hanno parlato della valutazione di Vrsaljko: una quindicina di milioni più il prestito oneroso di Zapata con accordi per l’eventuale riscatto. Il particolare in più: nelle intenzioni del Napoli il croato potrebbe essere impiegato sia come esterno basso che come esterno alto, un motivo in più per metterlo in cima alla lista. Su Vrsaljko c’è un vecchio discorso con la Juve, fin qui mai approfondito, e un paio di club inglesi. Ma il Napoli vuole correre… Lo riferisce Alfredo Pedullà.

Altro che festeggiamenti Champions, il Napoli non ha ancora preparato nulla

I dettagli

La Repubblica racconta: “Di festeggiamenti, ovviamente, non se ne parla. La società, per scaramanzia, non ha preparato nulla e aspetterà il post Frosinone per ringraziare Sarri e i giocatori. È sempre valido, invece, l’invito di Hamsik (scattato prima di Napoli-Torino) che stasera cenerà con i compagni”. Una cena per compattare il gruppo in vista della partita che può rendere storica la stagione azzurra.

Auriemma: “De Laurentiis pronto al raddoppio dell’ingaggio di Sarri”

I dettagli

Raffaele Auriemma scrive così sull’edizione odierna del Corriere dello Sport: “Presumibilmente e fuor di scaramanzia, il Napoli dovrebbe arrivare secondo con 82 punti in classifica ed un distacco di non più di 9 punti dalla Juve schiacciasassi. Ottimo risultato, inimmaginabile ad agosto. C’era la scommessa Sarri, accattivante e tutta da verificare, ad allenare calciatori largamente criticati per il quinto posto della sciagurata gestione Benitez. E’ andata bene ed il patrimonio tecnico è stato rivalutato. Eppure, a distanza di 10 mesi, è lecito pensare che qualcosa in più si poteva fare, si dovrà fare. Prima o poi la Juve smetterà di essere un’armata invincibile e gli azzurri dovranno avere lucidità, freddezza e cattiveria per approfittarne. Nella prossima campagna acquisti il ds Giuntoli non dovrà individuare i profili migliori nel rapporto età/prezzo, dovrà sceglierli tra quelli che hanno il veleno in corpo e che sappiano anche ruggire agli avversari, oltre ad avere il talento nei piedi. Chi pensa ad una rottura con De Laurentiis è fuori pista, perché tanto il finale è già scritto: raddoppio dell’ingaggio fino al 30 aprile del prossimo anno, quando De Laurentiis potrà far valere la seconda e probabilmente ultima opzione, per poi permettere a Sarri di firmare un biennale depurato da ogni gravame o balzello”.

Tosel squalifica Albiol: stagione finita per lui

I dettagli

Il Giudice Sportivo dott. Gianpaolo Tosel, assistito da Stefania Ginesio e dal Rappresentante dell’A.I.A. Eugenio Tenneriello, nel corso della riunione del 10 maggio 2016, ha assunto le decisioni qui di seguito riportate:

b) CALCIATORI
CALCIATORI ESPULSI
SQUALIFICA PER UNA GIORNATA EFFETTIVA DI GARA ED AMMENDA DI € 1.500,00

BIGLIA Lucas Rodrigo (Lazio): doppia ammonizione per proteste nei confronti degli Ufficiali di gara e per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; sanzione aggravata perché capitano della squadra.

SQUALIFICA PER UNA GIORNATA EFFETTIVA DI GARA
DIAWARA Amadou (Bologna): doppia ammonizione per comportamento scorretto nei confronti di un avversario.
DORDEVIC Filip (Lazio): per avere, al 45° del secondo tempo, a giuoco fermo, assunto un atteggiamento intimidatorio nei confronti di un calciatore avversario, ponendogli una mano sul collo.
LOBO SILVA Alex Sandro (Juventus): doppia ammonizione per comportamento scorretto nei confronti di un avversario.
VIVES Giuseppe (Torino): doppia ammonizione per comportamento scorretto nei confronti di un avversario.

CALCIATORI NON ESPULSI
SQUALIFICA PER UNA GIORNATA EFFETTIVA DI GARA
ALBIOL TORTAJADA Raul (Napoli): per comportamento scorretto nei confronti di un
avversario; già diffidato (Decima sanzione).

BERARDI Domenico (Sassuolo): per comportamento non regolamentare in campo; già diffidato (Decima sanzione).
BOVO Cesare (Torino): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Decima sanzione).
BUCHEL Marcel (Empoli): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Decima sanzione).
225/612
DEMAIO Sebastian (Genoa): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
HANDANOVIC Samir (Internazionale): per comportamento non regolamentare in campo; già diffidato (Quinta sanzione).
KUZMANOVIC Zdravko (Udinese): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
LETIZIA Gaetano (Carpi): per comportamento non regolamentare in campo; già diffidato (Quinta sanzione).
LOLLO Lorenzo (Carpi): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Decima sanzione).
OIKONOMOU Marios (Bologna): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
PASQUAL Manuel (Fiorentina): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
PERISIC Ivan (Internazionale): per comportamento non regolamentare in campo; già diffidato (Quinta sanzione).
POLI Fabrizio (Carpi): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
ROMAGNOLI Simone (Carpi): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
VALERO IGLESIAS Borja (Fiorentina): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).

Oggi avvenne, 29 anni fa il primo storico scudetto del Napoli

I dettagli

Il giorno 10 maggio il Napoli ha giocato quindici partite, dodici in serie A, due in serie B ed una in coppa Italia, ottenendo quattro vittorie e nove pareggi, con due sconfitte.

Ricordiamo l’1-1 con la Fiorentina nella penultima giornata della serie A-1986/87

Questa è la formazione schierata da Ottavio Bianchi:

Garella; Bruscolotti, Volpecina (87′ Ferrara); Bagni, Ferrario, Renica; Carnevale (89′ Caffarelli), De Napoli, Giordano, Maradona, Romano

I gol: 29′ Carnevale, 39′ Baggio

Il 10 maggio del 1987 è il giorno del primo, storico scudetto del Napoli. A due giornate dalla fine gli azzurri avevano tre punti sull’Inter e quattro sulla Juventus. Con il pareggio contro i viola e grazie al ko dell’Inter a Bergamo e del pareggio della Juventus il Napoli si laureò campione d’Italia con novanta minuti di anticipo.

Reina chiama a raccolta tutti i napoletani

Il Roma

Pepe Reina non è solo il portiere del Napoli. È un giocatore che si presta molto anche per il sociale. E proprio per questo motivo ha ricevuto uno dei premi Fair Play 2016 istituito dall’Ussi Campania. Ieri mattina lo spagnolo è stato presente al Tennis Napoli in Villa all’evento organizzato dal sindacato dei giornalisti della nostra regione. Nonostante fosse il suo giorno libero, non si è voluto perdere questo incontro. La giuria ha deciso di insignire Reina perché di recente si è recato in visita nel reparto di oncologia pediatrica del Policlinico ed ha trascorso un’intera mattinata assieme ai piccoli ammalati, portando con sé una ventata di allegria, di gioia e di speranza in un contesto solitamente contrassegnato da tristezza ed angoscia. «Voglio ringraziarvi per il premio – ha detto Reina nell’affollato salone del Tennis Napoli – che per me non merito assolutamente. Far del bene ai bimbi è una questione umanitaria, giusta, noi calciatori dobbiamo dare l’esempio perché non ci costa nulla regalare mezz’ora a questo tipo di incontri. Quando vedi il sorriso di questi bimbi che vivono momenti difficili con una malattia del genere tutto è più semplice. A volte a mia moglie chiedo di visitare più posti simili, sento sempre di non fare abbastanza. L’unica cosa che posso promettere è di farlo ancora più spesso». Anche se in silenzio stampa, Reina ha parlato della partita di Torino e di quella di sabato prossimo che potrà dare il via alla festa Champions. Sì perché battendo il Frosinone si andrà matematicamente nella fase a gironi dell’Europa che conta. Lo spagnolo, così come aveva già scritto su Twitter, non si è tirato indietro nell’ammettere le colpe sul gol di Bruno Peres. Ma considerato che poi alla fine si è vinto lo stesso meglio pensare subito al futuro chiamando a raccolta tutti i napoletani. «Quando si commette un errore – ha spiegato il numero uno azzurro . bisogna riconoscerelo. L’importante è che siamo ad una sola partita dal sogno che potrebbe rendere ancora più bella questa stagione e sabato vogliamo i tifosi al nostro fianco». Se chiama Pepe Reina bisogna rispondere presente. Stessa cosa aveva fatto anche Maurizio Sarri subito dopo il successo contro il Torino. Sulla carta la sfida con il Frosinone non dovrebbe essere impossibile ma per evitare problemi meglio avere tanta gente dalla propria parte in modo tale da poter incutere timore agli avversari che ormai sono già retrocessi. Ma la storia del calcio è ricca di delusioni all’ultima giornata di campionato. E siccome il Napoli merita l’accesso diretto in Champions League meglio non rischiare cercando di conquistare i tre punti contro i ciociari.

De Laurentiis pronto a tutto per trattenere Higuain

I dettagli

Da lunedì Gonzalo Higuain andrà in vacanza, e lascerà che del suo futuro ne parli il fratello-agente Nicolas che, secondo La Gazzetta dello Sport, “incontrerà Aurelio De Laurentiis: la discussione verterà sul prolungamento e sull’adeguamento economico. Al Pipita verrà offerto uno stipendio di 7 milioni a stagione fino al 2020, con una serie di bonus relativi ai traguardi raggiunti. Basterà per trattenerlo?”.

David López, l’addio è ormai vicino: ecco il sostituto

I dettagli

Secondo Tuttosport, il Napoli avrebbe tracciato i profili dei calciatori che potrebbero aumentare la qualità della rosa in vista della prossima stagione: “per migliorare questa squadra servono “cagnacci”, calciatori animati da rabbia agonistica”. Il quotidiano parla della possibile cessione del centrocampista spagnolo David López ormai più che probabile”, ed al suo posto potrebbe arrivare il centrocampista messicano del Porto Hector Herrera: il profilo è di primo livello e ha anche un buon piede, basti pensare ai 9 gol realizzati quest’anno nella Liga arricchiti da 4 assist”.

Jorginho, l’agente: “Interessa a molti club, anche al Napoli è arrivata qualche voce”

A Rosy Bindi l’elenco dei candidati pro Vozza per il controllo anti-mafia

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Alla c.a. Presidente Commissione Parlamentare Antimafia On.le Rosy Bindi

OGGETTO: INVIO CANDIDATURE ELEZIONI AMMINISTRATIVE CASTELLAMMARE DI STABIA

Egregia Presidente,

la coalizione che mi onoro di rappresentare alle prossime elezioni amministrative di un Comune prestigioso e impegnativo, quale quello di Castellammare di Stabia, mi ha conferito l’incarico di sottoporre alla Sua attenzione e a quella dei colleghi parlamentari che compongono la Commissione Antimafia, l’elenco delle candidature che presentiamo questa mattina per la competizione elettorale del 5 giugno 2016.

Siamo convinti e consapevoli, come andiamo ripetendo da giorni, che la legalità debba essere non solo enunciata, ma soprattutto praticata. In questi giorni, presso la sede del nostro comitato, abbiamo accolto giovani, anziani, famiglie e cittadini che davanti a 2 cancellieri hanno sottoscritto le nostre candidature. Abbiamo seguito la prassi indicata dalla legge perché è l’unico modo che conosciamo per impegnarci nella vita politica ed in quella civile di ogni giorno.

Inviamo le candidature affinché vengano vagliate e controllate dalla Sua Commissione. Siamo già certi che il lavoro svolto da Lei e dai suoi colleghi ci consentirà di offrire alla città liste senza “impresentabili”. Ma qualora, davvero qualcosa fosse sfuggito al controllo, allora sarà nostro onere invitare a non votare chi dovesse essersi macchiato di responsabilità che abbiano un rilievo non compatibile con quello di un amministratore comunale libero, onesto e trasparente.

Castellammare di Stabia è una città tanto meravigliosa quanto difficile. Il tema della lotta alla camorra ed alla criminalità organizzata non può sparire dall’agenda politica e dal dibattito pubblico. Noi riteniamo, invece, che solo garantendo la presenza di una coalizione pulita, senza scheletri nell’armadio e macchie di illegalità, si possa avere la possibilità di chiedere con trasparenza il voto ai cittadini.

Sicuri di ricevere un riscontro, porgo Cordiali Saluti

Salvatore Vozza

Castellammare di Stabia  7 maggio 2016

Di Marzio: “Trattenere Koulibaly è un problema, Bayern e Chelsea su di lui”

Le sue parole

A Radio Marte, durante Marte Sport Live, ha parlato SKY Sport Gianluca Di Marzio: “Sarri? Le parti si ritroveranno dopo la fine del campionato, non so se l’allenatore vorrà cambiare il contratto anche per gli anni successivi dopo l’accordo con le tante clausole unilaterali. Si parlerà con De Laurentiis per trovare soluzioni, non mi risultato colpi di scena. 

Il Milan ha sperato ci fosse una rottura, Galliani si era convinto ma non ci sono margini. 

Ben Yedder? Lo vedo difficile sulla fascia del 4-3-3 di Sarri, mi risulta che piace ma di trattative vere e proprie no. 

Klaassen, Vecino e Mammana, invece, sono trattative in cui si sono fatti passi in avanti con i club.

Trattenere Koulibaly? Secondo me è un problema, il Bayern Monaco è interessato e se vuole un giocatore lo prende. Il Chelsea pure lo segue. Con la Champions aritmetica il rinnovo di Mertens e la trattativa Klaassen possono decollare, si può entrare nel vivo”.

Marinare….. I Pubblici Uffici

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Una volta si usava un particolare verbo quando volontariamente non si andava a scuola : “marinare”, oggi,a distanza di anni, si usa lo stesso termine quando ci si “assenta” con dolo, dai Pubblici Uffici.

Scagli la prima pietra chi durante il proprio iter scolastico, non ha fatto campagnola almeno una volta, uno dei motivi che spingeva gli scolari ad essere “assenteisti”, era quello di non voler essere “intervistati” dal Professore nel posto giusto, ma nel momento sbagliato. Per gli assenteisti del pubblico impiego, allontanarsi dal posto di lavoro, non e’ come marinare la scuola.

Allontanarsi con furbizia dal posto di lavoro, e’ un reato da Codice Penale, questa scaltrezza, puo’ costare il posto di lavoro ai 13 impiegati del Comune di Foggia, colti in flagranza. Uno di essi e’ stato filmato mentre timbrava piu’ cartellini, l’impietosa telecamera piazzata dai Carabinieri ha contati sino a 10. Si sconosce il numero degli impiegati rimasti “illesi” da quest’inchiesta giudiziaria, certamente saranno rimasti in pochi.

Una cosa e’ certa, fra gli impiegati del comune di Foggia, correva buon sangue, erano sempre tanto premurosi nei confronti dei colleghi della stessa specie.

Se l’obiettivo di Matteo Renzi era quello di uno snellimento della Burocrazia negli Uffici Pubblici, i furbetti del cartellino non gli stanno dando certo una mano, visto che a causa dei ripetuti casi di assenteismo, i tempi di attesa per un qualsivoglia certificato saranno a tempo indeterminato.

In ogni Pubblica Amministrazione, tanti impiegati, incuranti del pericolo di licenziamento, commettono sempre lo stesso passo falso, confidano che i loro uffici non vengano mai presi di mira dalle Autorita’ competenti.

In Italia abbiamo milioni di giovani disoccupati, diamo loro i posti di lavoro lasciati liberi dagli assenteisti, bisognerebbe fare in modo che non venissero dati ai soliti fannulloni di Stato.

Pur sapendo di correre il rischio di essere licenziati in tronco, in tanti ancora usano timbrare per i loro amici,

vivicentro.it-opinione / Marinare….. I Pubblici Uffici (Lo Piano Saint Red)

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Ciak Si Gira

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Ciak si gira, la Grecia e’ costantemente sull’orlo di un possibile fallimento, il Primo Ministro Tsipras, ancora una volta sara’ costretto a prendere drastiche decisioni per contenere la spesa pubblica. E’ un copione visto e rivisto che dura da troppo tempo,

Sempre che, le misure restrittive vengano accettate dall’Unione Europea, saranno messi a disposizione del Governo Ellenico altri 5 Miliardi di euro facenti parte di un’altra trance del pacchetto originario di aiuti accordati nel momento in cui la Grecia era nel massimo “splendore” del collaso economico.

Sono 3 i punti cardine della manovra economica del Governo ellenico :

1) Le Pensioni, (non quelle minime),

2) L’ Iva passera’ dal 23 al 24%,

3) Abbassamento delle fasce di reddito esentasse.

In Grecia come in Italia le classi medie sono state cancellate,oggi in entrambi i Paesi ne sopravvivono 2, i tanto poveri e… i tanto ricchi, Non si capisce il motivo per cui si debba ancora una volta spezzare in due il pane dei poveri, queste politiche sono piu’ dittatoriali, che democratiche,
Come in passato, il Popolo Ellenico e’ sceso nelle Piazze: ad Atene migliaia i dimostranti hanno protestato contro queste ulteriori misure restrittive votate dal Governo Tsipras, la Polizia ha compiuto cariche, decine i fermi operati.
La situazione nel Paese e’ quanto mai critica ed esplosiva al tempo stesso, Tsipras inutile nasconderlo, ha bisogno dei soldi della Comunita’, ma al tempo stesso chiede minori misure restrittive per il suo Popolo, e’ come dare un colpo alla botte, e un’altra al cerchio.
La Grecia non puo’ uscire dalla Comunita’, anche se e’ finanziariamente fragile, rappresenta nello scacchiere geopolitico Europeo, una pedina importante, l’Eurogruppo, non puo’ perdere nessun tassello del suo fragile puzzle.
Ieri si e’ svolta a Bruxelles una riunione straordinaria per cercare di trovare altre soluzioni per rimettere in carreggiata la Grecia, Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia, ha rilasciato una dichiarazione dopo la fine della riunione.
Ha parlato di un incontro fruttuoso, verra’ dato al Governo Greco un piu’ ampio respiro per risolvere i problemi di bilancio, si e’ parlato di un dolce smussamento del profilo del suo debito, che trovera’ il suo seguito nei prossimi mesi. Parlando dell’Italia si e’ detto fiducioso che il nostro Paese verra’ promosso per tutte le misure adottate nel complesso pacchetto del piano di stabilita’.
Se il Governo Greco potra’ dormire sonni tranquilli, lo stesso non sara’ per il Popolo ellenico, che ancora una volta’ sara’ chiamato a pagare errori non di loro pertinenza.

vivicentro.it-opinione / Ciak Si Gira (Mauro Lo Piano)

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Milano, la ragnatela dei 49 siti trappola per truffe e furti d’identità

Siti trappola: 10 arresti e sequestri per oltre un milione. Una organizzazione criminale romena che creava falsi portali di e-commerce. L’inchiesta partita da una querela per il mancato recapito di un iPad acquistato su techmaniashop.it. Sono 350 la denunce in tutta Italia

Le indagini sono scaturite dopo la querela, presentata da una delle vittime, per il mancato recapito di un iPad che aveva acquistato sul sito denominato “techmaniashop.it”. Cui poi sono state collegate altre 350 denunce per truffa presentate in tutta Italia. In manette sono finiti i componenti di una organizzazione criminale transnazionale finalizzata alle truffe online, all’utilizzo indebito di carte di credito, alla falsificazione di documenti, sostituzione di persona e furto di identità digitale. Al momento, sono state complessivamente individuate 2.962 transazioni illecite, che avrebbero portato all’associazione un profitto illecito di circa un milione di euro, somma per la quale è stato disposto il sequestro.

Gli arrestati sono dieci cittadini romeni, rintracciati dopo le indagini degli uomini della Polizia postale e delle comunicazioni di Milano in Lombardia, nel Veneto e nel Lazio. Nel mirino degli investigatori, anche un noto dealer della provincia di Como, dove erano state attivate numerose schede telefoniche utilizzate dagli indagati, sotto intercettazione. Ed è ascoltando le conversazioni che è venuto fuori il gergo utilizzato dalla banda: i continui i riferimenti a parole come “bottiglia” per indicare le carte prepagate, “cantiere” per indicare i conti gioco attivati per il riciclaggio del denaro, e “caffè”. Gli interlocutori, dicevano letteralmente “ci vediamo lì al caffè”, che è risultato essere non un luogo fisico o un bar, ma un “luogo virtuale” nella rete internet.

Gli investigatori della Postale, attraverso l’attività di indagine, hanno potuto verificare che il gruppo criminale aveva predisposto in serie ben 49 siti on line fittizi, attestati sul territorio nazionale, pubblicati in maniera sistematica. L’organizzazione era articolata in due gruppi omogenei, uno che operava in Italia per svolgere le attività fraudolente ai danni dei cittadini italiani e l’altro in Romania, dove sono state eseguite gran parte delle operazioni informatiche più complesse, come la creazione di pseudo-siti di e-commerce e le operazioni di phishing mediante furto di dati sensibili e spostamento dei flussi dei proventi illeciti. Nell’occasione, grazie alla collaborazione di Poste Italiane è stato possibile individuare oltre cento documenti di identità falsi, finalizzati all’apertura di altrettante carte prepagate.

Il modus operandi del gruppo criminale che agiva con truffe online soprattutto su prodotti hightech era sempre lo stesso: carpire dati rilevanti (ad esempio la partita Iva, nomi e numeri di telefono) su siti internet di società legittimamente operanti sul mercato, aggiungendo alla loro Url originale suffissi come “shop” “online”, “store”, “elettronica”, in modo da diffondere fiducia nei potenziali compratori. Questi, infatti, effettuando ricerche online sul semplice nome del negozio avrebbero visualizzato commenti positivi. Una volta creati i “siti esca”, l’associazione di truffatori si metteva all’opera. Prima di tutto, si creva un documento di identità straniero contraffatto (danese, finlandese, ungherese, portoghese, e romeno), non facilmente verificabile presso gli Uffici postali; poi otteneva un codice fiscale, presso una sede dell’Agenzia delle entrate, in favore delle identità presentate dal documento contraffatto; quindi si aprivano svariate carte di pagamento ricaricabili del tipo PostePay per la quale è necessaria l’esibizione dei due documenti precedenti.

Il passaggio successivo era il trasferimento delle carte PostePay dall’Italia alla Romania, per essere consegnate nelle mani degli associati incaricati di prelevare il ricavato delle frodi. Il gruppo agiva con prelievi immediati delle somme di denaro caricate sulle carte delle ignare vittime, che pensavano invece di effettuare l’acquisto online.
vivicentro.it-cronaca / Milano, la ragnatela dei 49 siti trappola per truffe e furti d’identità: 10 arresti, sequestri per oltre un milione

Faida di camorra al Rione Sanità, intercettazioni choc: “Uccidete femmine e bambini”

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Strage al rione sanità

L’inchiesta sugli ultimi omicidi al Rione Sanità: le conversazioni registrate dei boss e delle loro donne. Madri e mogli sono perfino più feroci

MADRE e moglie che istigano, pretendono violenza e sangue. Disposte a cercare personalmente un killer a pagamento. Peggio: pronte a fare da esca per uccidere il nemico. Donne attive nella faida del rione Sanità – con l’agguato del 22 aprile scorso al circolo privato delle Fontanelle, due morti del clan Vastarella e tre feriti – per cui l’altro giorno sono stati arrestati dalla squadra mobile del vice questore Fausto Lamparelli mandanti e killer su decreto di fermo della Direzione distrettuale Antimafia.

Mente dell’agguato il boss Antonio Genidoni, erede di Pietro Esposito (ammazzato nel 2015), che organizza il raid mentre è agli arresti domiciliari a Milano. Poi ottiene un permesso di quarantotto ore dal magistrato di sorveglianza ed è a Napoli il giorno dell’agguato. Arrestati con lui la madre Addolorata Spina (della famiglia dei cosiddetti “barbuti”, cacciati dalla Sanità); Vincenza Esposito, sua moglie; il killer Emanuele Esposito, che è anche figlio e fratello delle vittime dell’agguato di tre giorni fa in una officina di Marano. Nelle intercettazioni le donne assumono in pieno il ruolo di forza trainante nella guerra che Genidoni vuole combattere a novecento chilometri di distanza.

Quella guerra, quell’odio per i Vastarella, si esprime in tutta chiarezza proprio nell’appartamento lombardo dove le donne vanno a trovare il boss. I loro discorsi permettono di ricostruire diversi punti dell’intera vicenda. A cominciare dalla strage nel circolo “Madonna dell’Arco” con la morte di Giuseppe Vastarella e del cognato Salvatore Vigna fino all’agguato di Marano (con la morte di Giuseppe e Filippo Esposito) del 7 maggio. Quindi l’organizzazione di una vendetta che non arriva grazie agli arresti della scorsa notte.

Si comincia con il raid alle Fontanelle. Il killer Emanuele Esposito va a Milano (Genidoni è appena rientrato dopo il permesso), gli viene rimproverato che tra i morti non c’è Antonio, figlio del boss Patrizio Vastarella. Lui reagisce: “Qual era il patto?… Una botta? Ne ho fatte cinque! Adesso che vuoi? Mo’ piglio le bombe e gliele butto nelle case sull’anima di Ciro (Esposito, figlio di Pietro, ucciso anche lui). Mo’ prendo le bombe è gli uccido le creature … Mo’ dobbiamo sterminare tutta la famiglia”. Patrizio Vastarella non era nel circolo.

Dice Enza, moglie di Genidoni: “Sfortunatamente non abbiamo preso il perno principale. Dovete colpire al cuore e fargli provare lo stesso dolore”. E Addolorata Spina si offre di trovare un killer a pagamento: “Se tu mi metti a me cinquemila euro sulla tavola io te lo faccio!”. Si lamenta per l’occasione non sfruttata di colpire Antonio Vastarella di rientro dalla gita della Pasquetta: “Mo’ dico io, questo si è spostato? Appostatelo fuori alla tangenziale… Dormite nelle corna, nel cesso, appostatelo, andateci sotto, bum bum bum dentro alla macchina va…”. È disposta a fare da esca: “Devono vedere me… Devono fare una reazione addosso a me e poi devono prendere la battuta addosso… Solo così puoi acchiappare a quelli là…”.

Il 7maggio gli investigatori si ritrovano ad ascoltare in diretta le reazioni, in casa di Genidoni, al raid di Marano con la morte di Giuseppe e Filippo Esposito, padre e fratello del killer Emanuele. Quest’ultimo è lì, a casa del boss a Milano. Arriva un sms a Genidoni che lo informa del duplice omicidio e lui lo dice a Emanuele. Da quel momento lo sfondo alle conversazioni sono il pianto e le imprecazioni di Emanuele. Ha perso due familiari. Esplode la rabbia di Genidoni: “Mo’ e schiattamm ‘a cap’ pur a loro…, mo e pigliamm a tutti quanti… uomini, creature… femmine”. Emanuele: “Mi devi morire tu… mo’ piglio le bombe è gliele butto nelle case sull’anima di Ciro… È inutile che piango… Non ci sta niente da fare”.

E Genidoni: “Devo vedere solo di non farmi arrestare adesso. Qua non posso stare… perché qua sicuramente fanno qualche blitz mo’! È meglio che si tengano anche le creature di quattro cinque anni sopra perché glieli uccido… È meglio che se le tengono sopra… pure le creature se le devono tenere sopra, devono scappare all’estero… Che cos’è, che si va a prendere la gente nelle officine meccaniche… Ma stiamo scherzando….Che cosa è una pazziella… Io se volessi uccidere la gente così ne farei cento morti al giorno… Ma che ci azzecca, un ragazzo con la tuta di meccanico addosso che si alza alle sette del mattino per andare a lavorare, ma che stiamo pazziando? Ma che è, ma così davvero è diventata carne di macello mo’ la camorra? Davvero sono diventati la monnezza della gente… Ti faccio vedere che non fa più il guappone Patrizio Vastarella… Schiatto a terra la testa al figlio e schiatto a terra qualcun altro… Ti faccio vedere come quello la finisce…

vivicentro.it-sud-cronaca / Faida di camorra al Rione Sanità, intercettazioni choc: “Uccidete femmine e bambini” IRENE DE ARCANGELIS

Monaco: uomo accoltella passeggeri nella stazione, un morto e 3 feriti.

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Monaco, Urlava “Allah akbar”. La procura: “Ha agito apparentemente per motivazioni islamiste”. Arrestato dalla polizia, ha 27 anni, è cittadino tedesco. Il ministro dell’Interno bavarese: “L’accoltellatore soffre di disturbi mentali e ha avuto problemi di dipendenza da stupefacenti”. A Capodanno era scattato l’allarme per il rischio di un attentato jihadista

UN UOMO armato di coltello ha aggredito alcuni passeggeri nella stazione di ferroviaria di Grafing, cittadina a sud-est di Monaco di Baviera. Dopo l’attacco aveva tentato di fuggire, ma la polizia lo ha arrestato: è un giovane tedesco di 27 anni di Hessen di nazionalità tedesca, identificato per ora come Paul H. Il ministro dell’Interno bavarese Joachim Herrmann ha dichiarato che “soffre di disturbi mentali ed ha avuto problemi di dipendenza da stupefacenti”. Il primo bilancio è di un morto (una donna) e tre persone ferite in modo grave. Secondo le prime testimonianze, l’uomo urlava Allah akbar, “Dio è grande” in arabo. L’attacco è avvenuto verso le 5 del mattino. La stazione di treni locali è stata chiusa e il traffico interrotto. I pubblici ministeri hanno ordinato il silenzio stampa. “Siamo profondamente scossi”, ha dichiarato Angelika Obermayr, sindaco di Grafing.

La prima vittima in Germania del jihad. ll portavoce della procura di Monaco di Baviera aveva dichiarato in prima battuta che l’aggressore avrebbe agito “apparentemente per motivazioni islamiste”. Il ministro dell’Interno del Land, poi, non aveva escluso altre questioni come “problemi mentali o dipendenza da alcol o da droghe”. Ma se fosse confermato il movente politico islamista, sarebbe la prima vittima in Germania di un attentato terroristico di matrice jihadista. La terza aggressione di ispirazione Is in Germania dallo scorso settembre. Nel mese di marzo, un’adolescente di 15 anni, di origine marocchina, aveva ferito gravemente un agente di polizia nella stazione di Hannover. A settembre, un iracheno di 41 anni, in libertà condizionata dopo un periodo in carcere per affiliazione a organizzazione “terroristica”, è stato ucciso dopo aver ferito un poliziotto a Berlino. A metà marzo obiettivi tedeschi erano stati presi di mira in Turchia. Il 17 novembre 2015 era stata cancellata la partita Germania-Olanda ad Hannover – era prevista la presenza della Merkel – per un allarme attentati proveniente dai servizi segreti.

L’allarme attentati islamisti. Il primo gennaio di quest’anno in Germania era scattata l’allerta proprio per il rischio di un attentato terroristico a Monaco. Allora avevano fatto scattare l’allarme i sospetti che ci fossero “cinque o sette persone che volevano commettere attentati suicidi a Monaco” nel nome dell’Is nella Stazione Centrale e nella vicina località  di Pasing durante la notte di Capodanno. Negli ultimi 15 anni sono stati sventati 11 attentati terroristici in Germania. A raccontarlo è il capo della polizia tedesca, Holger Muench. “Abbiamo constatato che l’islamismo è presente anche qui”.

L’allarme attentati neonazisti. Ma in Germania la preoccupazione per attentati riguarda anche il fronte dell’estrema destra. Il 13 gennaio la procura federale tedesca aveva accusato tre uomini e una donna dell’estrema destra di aver formato un gruppo per pianificare attentati contro moschee e centri di accoglienza profughi.

vivicentro.it-cronaca / Monaco: uomo accoltella passeggeri nella stazione, un morto e 3 feriti ALBERTO CUSTODERO

Golpe, l’ultima tentazione del potere – EZIO MAURO

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La democrazia ha vinto. Ma lo Stato di diritto resta un nemico per le destre
IN PRINCIPIO, naturalmente, c’era il Regno dei Cieli. Ma subito sotto, il primo re nel mondo degli uomini fu Nemrod figlio di Cus che era figlio di Cam, uno dei tre figli di Noè. Lui, gran cacciatore al cospetto del Signore, “fu il primo a esercitare il potere sopra la terra” e il suo regno cominciò a Babel e proseguì in Assiria, dove costruì Ninive e la città grande di Resen. Nelle stesse pagine sacre della Bibbia insieme con il nome del primo sovrano è iscritto il primo colpo di Stato che fu di un figlio contro un padre, quando Assalonne si ribellò al re Davide, lo costrinse a fuggire da Gerusalemme piangendo a piedi nudi con il capo velato, seguito dai familiari con tutti i leviti che portavano l’Arca di Dio: finché in battaglia nella foresta di Efrain l’esercito ribelle fu sconfitto e tre giavellotti colpirono nel cuore Assalonne, uccidendo il primo golpista della storia.
Più che con un “putsch” nel senso classico del termine, dopo il diluvio il mondo della politica cominciò così con un'”intentona”, come in Sudamerica chiamano i golpe falliti. La storia politica dell’umanità è dunque segnata fin dal suo inizio dal sangue versato per rovesciare il sovrano o per difenderlo perché il comando – dalle tribù agli Stati – porta da sempre con sé il volto demoniaco.
Ovvero il lato oscuro di quel trono che si mostra in pubblico ai sudditi illuminato dai bracieri e profumato dagli incensi. In quell’oscurità degli “arcana imperii” si muovono trame, congiure, tradimenti, complotti, giuramenti e presagi, insieme con le ambizioni, le paure, le ribellioni che nei millenni hanno agitato i Principi e il popolo portandoli a temere e concepire il colpo di Stato, strumento comune di lotta politica in ogni era e a ogni latitudine, ben prima che nascesse il concetto stesso di Stato nel senso moderno del termine.
Esattamente, infatti, il colpo di Stato è “un’azione ardita e straordinaria che i principi sono costretti a mettere in pratica per affari senza via d’uscita, con –
tro il diritto comune e senza tener conto di alcun ordine né forma di giustizia”. La diagnosi è del bibliotecario di Richelieu e Mazarino, Gabriel Naudé, che nel 1639 pubblica in dodici esemplari le Considerazioni politiche sui colpi di Stato,un’analisi erudita e libertina degli strumenti eccezionali usati in circostanze particolari per difendere nel sangue il trono o per abbatterlo.
Naudé scrive un secolo dopo il Principe e alla fenomenologia delle congiure di Machiavelli oppone una vera e propria teoria del golpismo, in particolare di quello che si chiamerà poi l'”autogolpe”, cioè l’atto di forza compiuto dal potere sovrano per salvaguardare se stesso. Una teoria completa e sorprendente, che si apre col consiglio di San Tommaso ai tiranni (uccidere i ricchi, i potenti e i sapienti, non permettere scuole e conoscenza, creare scompiglio nel popolo, rendere poveri i sudditi, diffidare degli amici) e finisce con un vero e proprio manuale per l’uso del colpo di mano, dall’individuazione dei congiurati alla tempistica, all’inganno: “La più grande virtù che regna nelle corti è diffidare di tutti e dissimulare con ciascuno”.
Le Considerazioni abbondano di esempi storici che raccontano come il “colpo” sia stato per secoli una risorsa politica comune, che non occorreva né spiegare né giustificare: quando Periandro, tiranno di Corinto, chiede come rendere sicuro il suo regno a Trasibulo, tiranno di Milito, quest’ultimo senza parlare va nel campo e tronca le spighe più alte: Poliandro capisce e fa uccidere i cittadini più illustri di Corinto. Ma spesso il potere e il contropotere insieme con la spada si servono del sacro, fingendo di essersi assicurati il favore del Cielo con inganni, visioni e superstizioni, con Silla che illustra il sostegno di Apollo alle sue azioni, Sertorio che riceve dalla sua cerva il racconto di ciò che si decide nel cenacolo degli dei, Carlomagno che entra in Spagna con la grande chiave caduta dalle mani di un vecchio idolo, come voleva la profezia. Tutte le monarchie, dice Naudé, hanno preso avvio da qualche espediente o soperchieria, “facendo marciare la religione e il miracolo in testa a un lungo seguito di barbarie e di crudeltà “.
D’altra parte, nei “coups d’Etat” è bene che tutto si faccia “di notte, all’oscuro, tra le nebbie e le tenebre ” pregando la dea Laverna di coprire col buio i peccati dei congiurati, occultando le loro frodi. Si deve sentir “cadere il fulmine prima di udire il brontolio del tuono”, scegliendo i mezzi più facili, svelando il piano ai congiurati solo all’ultimo, manipolando intanto il popolo con predicatori o libelli clandestini, in modo “da condurlo per il naso” dove si vuole, diffidando sempre perché il popolo è incostante è variabile, continuamente pronto a approvare e disapprovare insieme, a mormorare, a credere con leggerezza e lamentarsi all’improvviso. Ai congiurati servono “fortezza, giustizia, prudenza”, per sfruttare le minime occasioni propizie, come Druso che riuscì a soffocare una rivolta delle legioni in Pannonia usando lo sconcerto provocato da un’eclissi di luna.
Inganno, sangue, frode. E qui le Considerazioni sfiorano e citano la teorizzazione di Giovanni Botero, che nel 1589, mentre lavora da ex gesuita alla Congregazione dell’Indice nella Curia romana si domanda per primo cosa sia la ragion di Stato e risponde che “è notizia di mezzi atti a fondare, conservare e ampliare un dominio fermo sopra popoli”. Siamo alle soglie della moderna realpolitik, esasperata dalla violenza tipica dei colpi di Stato: la strada di chi detiene il potere – dice infatti il bibliotecario di Richelieu – “è più larga e più libera” di quella dei sudditi a causa della responsabilità che pesa sulle sue spalle. Per questo il sovrano può marciare con passo sbilenco e irregolare, perché “talvolta occorre che nasconda e deformi”. È la teorizzazione della possibilità di trasgredire il diritto comune per il cosiddetto bene comune, valutato spesso a posteriori, da chi ha vinto. È quasi la teorizzazione dello “stato d’eccezione” di Carl Schmitt (il sovrano non è il garante dell’ordinamento ma colui che lo crea a partire dall’eccezione), con Naudé che ammette interventi straordinari fuori dal “diritto delle genti” e dalle leggi ordinarie per un interesse pubblico supremo. D’altra parte, spiega con lo scetticismo dei libertini, bisogna spesso servirsi “di una giustizia artificiale, politica, rapportata al bisogno dei governi, perché essa è abbastanza cedevole e molle da sapersi adattare”.
Ci vuole teoria, sembra dire Naudé, dunque studio e scienza per un buon golpe. Ci vuole soprattutto metodo, risponderà nel 1931 Curzio Malaparte, nel suo insuperato Tecnica del colpo di Stato (Adelphi), proibito all’uscita da Mussolini e da tutte le dittature europee. Il problema della conquista e della difesa dello Stato moderno non è un problema politico ma squisitamente tecnico, dice Malaparte, un’arte specifica che non dipende dalle condizioni generali del Paese come credeva Lenin ma dalla capacità di organizzare l’insurrezione, come capì Trotsky, che infatti mentre Kerenskij difendeva i palazzi di Stato infiltrò con le sue “esercitazioni invisibili” le guardie rosse nei gangli dei servizi tecnici di Pietrogrado, dalle stazioni alle centrali dei telefoni, ai gasometri, ai telegrafi, collassando la città prima del governo. Il puro contrasto militare, come anche l’attacco di massa, non funzionano più: gli Stati si rovesciano e si difendono con una tecnica specifica che ogni dittatore aggiorna a se stesso, con Napoleone che pretende di compiere con la forza delle armi una rivoluzione parlamentare, Mussolini che si impadronisce dello Stato “molto prima dell’entrata delle camicie nere nella capitale” con una tecnica rivoluzionaria violenta che in tre anni porta il fascismo a fare il vuoto intorno a sé cancellando ogni forza organizzata politica o sindacale, proletaria o borghese.
Gli Stati dunque non si salvano e non si perdono con la tattica fondata sui sistemi di polizia, con i quali Cicerone sventò la congiura di Catilina. E in ogni caso conviene tener presente l’ammonimento di Machiavelli, per cui la congiura è “difficile e pericolosissima in ogni sua parte, donde ne nasce che molte se ne tentano e pochissime hanno il fine desiderato “. Si capisce il vincolo quasi sacro che unisce per la vita e per la morte i congiurati, con Catilina che nel racconto di Sallustio “fece girare delle tazze con dentro sangue umano misto a vino” e solo quando tutti ebbero bevuto svelò il suo piano, dopo l'”exsecrationem” rituale con cui si maledicevano i traditori. Il segreto resta il fondamento della congiura, a differenza del mistero e dell’occulto in cui affonda invece il complotto, secondo la distinzione di Alessandro Campi e Leonardo Varasano in Congiure e complotti. Da Machiavelli a Beppe Grillo (Rubbettino) per cui i colpi di Stato avvengono nella storia, con soggetti definiti e individuabili, mentre le cospirazioni complottistiche sono teorie e costruzioni astratte con soggetti indefiniti e entità misteriose. Una distinzione intellettualmente convincente, se non fosse che lo specifico del nostro Paese presenta una storia in cui abbondano negli snodi criminali proprio quei “soggetti indefiniti” e quelle “entità misteriose”, di cui spesso conosciamo solo le sigle e la ragione sociale eversiva, in debito come siamo di verità.
Verrebbe da concludere che nella parte di mondo in cui viviamo la democrazia ha vinto e nessuno pensa più ai colpi di Stato. Ma se guardiamo oggi all’Europa di mezzo, vediamo che la nuova destra considera proprio i valori liberali dello Stato di diritto i principali avversari, non i valori giacobini. E ovunque, in Occidente, la democrazia esausta rischia di ricordare quelle conchiglie di spiaggia perfette nella loro forma esterna, mentre all’interno l’organismo sta morendo. D’altra parte proprio l’uomo di Richelieu ci ricorda che “le leggi ci perdonano i delitti che la forza ci obbliga a commettere”. E non consola nemmeno pensare che c’è poca forza oggi nella politica occidentale, manca una leadership capace di concepire l’inconcepibile in democrazia. Perché vale sempre il monito di Malaparte: le risorse della mediocrità sono inesauribili.

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Fronte Sud l’Italia alla prova

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Sud – La politica estera ha bisogno di realismo e di lungimiranza: dell’uno per affrontare crisi e problemi contingenti, dell’altra per sapere dove vuole andare. Per l’Italia, il realismo si è affacciato ieri quando il ministro Gentiloni ha riconosciuto, per la prima volta, un «ruolo nella transizione» al generale libico Khalifa Haftar che dalla Cirenaica si oppone al governo di unità nazionale di Fayez al Sarraj.

La lungimiranza è il filo conduttore della prima Conferenza Ministeriale Italia-Africa che si terrà a Roma il 18 maggio con la partecipazione di 40 ministri africani.

La misurata apertura a Haftar è subordinata al suo riconoscimento del governo di unità nazionale; la Conferenza è da lungo programmata. La coincidenza è casuale, ma ne potrebbe scaturire l’avvio di una politica italiana per l’Africa. Sarebbe tempo. Le visite, sia degli ultimi Presidenti della Repubblica che del Capo del Governo, sono stimoli importanti ma, senza continuità di seguiti, restano sprazzi.

Perché l’Africa e perché adesso? L’Africa brulica di energie, di spirito imprenditoriale, di voglia di crescere e d’innovare. A lungo guardata esclusivamente o come destinataria di assistenza internazionale o come serbatoio di risorse naturali, promette il prossimo miracolo economico e sociale, motore di capacità produttive e meta d’investimenti, con mercati in espansione e col dinamismo della gioventù demografica. Il XXI secolo è il turno dell’Africa, pur afflitta da un calderone di perdurante povertà, guerre, cambiamenti climatici e potenziali emergenze sanitarie.

Il rovescio della medaglia è l’Africa fonte di minacce alla sicurezza e stabilità internazionale. Verso Nord, le correnti migratorie, i traffici d’ogni genere e le saldature terroristiche di Boko Haram con Isis. Le documenta, su queste pagine, il reportage di Domenico Quirico dal Ciad. Verso Sud, la penetrazione jihadista, ben oltre la fascia sahariana. Le propaggini del proselitismo wahhabita arrivano ormai fino in Congo: solo scuole e servizi sanitari e sociali per ora, ma non è dalle madrasse pakistane e afghane che è cominciato l’indottrinamento di tanti terroristi?

Nordafrica mediterraneo e Africa sub-sahariana si ricongiungono nell’instabilità. Il Sahara non fa più da barriera. E’ diventato in buona parte terra di nessuno, sottratta al controllo degli Stati che se lo dividono. Fino a soli nove anni fa vi passava la Parigi-Dakar. Chi lo rischierebbe oggi? Il rally ha ceduto il passo ai terroristi e ai trafficanti. In paraggi dove ci avventuravamo con tranquillità si viaggia oggi senza rete, a nostro rischio e pericolo.

Il Mediterraneo è confine e ponte verso questa nuova e magmatica Africa. L’Italia, in prima linea, deve pensare a una politica africana senza sempre aspettare l’imbeccata europea. Le crisi e minacce contingenti richiedono un approccio realistico, le potenzialità e il futuro del continente una visione strategica. Fra le emergenze è in testa la Libia. Non basta dire che deve rimanere unita. Se le spinte centrifughe, quali quelle del governo di Tobruk, non vengono imbrigliate, e se la comunità internazionale si spacca fra sostenitori di al Sarraj e di Haftar, come aspettarci che i libici si riconcilino?

Entra qui in gioco la nostra capacità di lavorare sulla crisi libica anche con l’Egitto, malgrado la grave controversia sulla scomparsa di Giulio Regeni. La politica estera richiede talvolta i compartimenti stagni. Russia e Stati Uniti sono ai ferri corti sull’Ucraina, ma collaborano su Iran e Siria. Dopo l’abbattimento del Sukhoi russo da parte turca, Erdogan e Putin, teste dure se mai ve ne sono, hanno sì richiamato i rispettivi ambasciatori, ma li hanno poi rapidamente rinviati in sede e, nell’adottare sanzioni, hanno scientemente evitato quelle reciprocamente più dannose. L’Italia deve imparare.

Avevamo una politica africana quando l’Africa era meno importante. Negli Anni 80 avevamo la cooperazione, con l’iniziativa contro la fame e la desertificazione in Sahel, con programmi avanzati nel Corno d’Africa, in Mozambico, in Senegal, a Capo Verde. Abbiamo seminato, ma non raccolto. Quando l’Africa ha cominciato a crescere abbiamo chiuso i rubinetti e cominciato la miope chiusura di ambasciate: ne abbiamo meno che non negli Anni 70 quando il continente era in letargo postcoloniale. La Conferenza del 18 maggio a Roma, co-presieduta da Moussa Faki Mahamat, ministro degli Esteri di quel Ciad che è crocevia d’immigrazione illegale e di traffici, può segnare il punto di svolta.

Auguriamocelo: è ora che l’Italia abbia una politica africana.

vivicentro.it-editoriale / lastampa / Fronte Sud l’Italia alla prova STEFANO STEFANINI

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Santone subito (VIDEO)

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Ogni volta che inciampo in un comizio del sindaco De Magistris penso con qualche brivido che c’è stato un tempo in cui quel furbo arruffapopolo era un magistrato. Lo spacciatore di rivoluzioni alle vongole che sul palco arringa la folla fingendo di farne parte ha avuto in passato il terribile potere di privare altri individui della libertà. Di sicuro fa meno danni dove sta ora, al governo di una città che non vuole essere governata, ma ammaliata. L’ultimo monologo del tribuno napoletano ha raggiunto vette retoriche da repubblica delle banane. Andate a godervelo sul web, se volete ripassare le ragioni per cui da settant’anni in Italia comandano i democristiani. Perché l’unica alternativa sembra essere questo populismo d’accatto, che specula sulla rabbia degli impoveriti per costruirsi un dominio personale.

Sono ormai abbastanza vecchio per sapere che chi urla in piazza «Potere al popolo!» si immedesima a tal punto nel popolo che il potere lo vuole tutto per sé. E dopo trent’anni di gargarismi leghisti mai seguiti da un atto concreto non mi spaventa un caudillo che incita alla secessione le plebi furenti e minaccia a salve il governo centrale, al grido di «Renzi, cacati sotto». Ma continuo a trovare esilarante e terribile lo sdoppiamento di personalità che porta il santone partenopeo ad annunciare che «dopo le elezioni del 5 giugno tutto cambierà: io uscirò dal Palazzo e governerò in strada!», come se il sindaco uscente fosse un altro e non lui.

vivicentro.it-opinione / lastampa / Santone subito. MASSIMO GRAMELLINI

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