12.5 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 6262

Ds Udinese: “Wdimer? Pochi come lui, mentre Zielinski…”

I dettagli

Nereo Bonato, direttore sportivo dell’Udinese, ai microfoni di Radio Crc, ha dichiarato: Ho un ottimo rapporto con Giuntoli, che conosco da tempo, come anche Pozzo e De Laurentiis. Novità su Widmer? Il Napoli sta definendo una rosa importante, Widmer è un profilo notevole, nel suo ruolo ce ne sono pochi come lui. Si è chiacchierato di tante situazioni per Silvan, tra cui anche il Napoli. Visti i rapporti, noi siamo sempre in attesa. Credo che il Napoli voglia capire come muoversi sul mercato. Incontro con Giuntoli oggi a Milano? No, non l’ho visto e non so se lo vedrò. L’eventualità c’è, ma non abbiamo appuntamenti in programma. Zielinski? Da parte nostra c’è sempre stata apertura, ma il ragazzo sta valutando la soluzione migliore per la sua crescita. Cerca spazio, sta facendo una valutazione serena e noi non lo stiamo pressando. Milan e Liverpool? Ognuno fa le sue valutazioni, serve pazienza, siamo ancora ad inizio mercato. Zapata via? Non temiamo di perderlo, è arrivato qui con grandi motivazioni e siamo convinti che possa darci molto”.

Pereyra ha detto sì, stasera Giuntoli incontrerà il suo agente

Ceccarini su Pereyra

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, Niccolò Ceccarini, esperto di mercato e giornalista per Premium Sport, ha dichiarato: “Quella di Giaccherini è stata un’ottima operazione, perfetta dal punto di vista del cartellino. L’ingaggio dovrebbe essere di un un milione e sei per tre stagione, ci saranno anche dei bonus. Stasera Giuntoli si vedrà con il procuratore di Pereyra, sarà un’operazione importante. Il giocatore ha già detto ‘si’ al Napoli, la società azzurra avrà tutta la voglia di chiudere già oggi l’affare. L’operazione Giaccherini si è fatta in meno di un giorno, perchè evidentemente c’era la volontà di tutti di chiudere subito”.

Ag.Valdifiori rivela: “Mirko è pronto ed incazzato”

Giuffredi su Valdifiori

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, Mario Giuffredi, agente di Mirko Valdifiori, ha dichiarato: “Mirko ha acquisto tanta esperienza a Napoli, e questo vuol dire tanto. Ha imparato a stare in una squadra importante, oggi è molto avanti rispetto ad un anno fa. È pronto e battagliero per riprendersi il posto da titolare dello scorso anno. Mirko, come Sepe, ha uno spirito battagliero. Magari non hanno fatto quanto volevano fare, sono incazzati e pronti a dimostrare di poter dare un apporto importante al Napoli”

Chelsea, 40 mln per Koulibaly: le ultime

Koulibaly, il Chelsea fa sul serio

Koulibaly sempre più lontano da Napoli: l’Inghilterra chiama. Secondo quanto riporta il celebre the Sun, il Chelsea avrebbe pronti 40 milioni di euro da investire per convincere gli azzurri a lasciarlo andare. Non solo l’Everton, quindi: anche Antonio Conte avrebbe individuato nel franco-senegalese il profilo ideale per rinforzare la difesa.

Offerta Higuain: un milione di euro a settimana per convincere il pipita!

Offerta indecente per Gonzalo Higuain

Clamoroso dalla Cina: il Hebei China Fortune avrebbe proposto ad Higuain un ingaggio pazzesco da un milioni di euro a settimana. A rendere nota la notizia, il giornalista di Sky Sports Kaveh Solhekol. L’attaccante, tuttavia, avrebbe rifiutato quest’offerta, preferendo, eventualmente, un trasferimento in Europa.

Allan: “Champions? Vogliamo giocarcela, è importante per noi”

Allan a Mediaset

Ai microfoni di Mediaset, Allan, direttamente dal ritiro a Dimaro, ha dichiarato: “Spero anche quest’anno di fare sempre più gol e di aiutare la squadra. Qui con Sarri siamo cresciuti tutti. Giocare la Champions è il massimo per la squadra e per me, dato che è la prima volta. Vogliamo andare avanti in Europa e far felici i tifosi.

DIMARO LIVE – Sfida balistica per cinque azzurri, ma non è andata bene

Ecco cosa è accaduto a Dimaro

Un’insolita sfida per cinque azzurri sul campo di Carciato: Antonio Negro, José Callejon, Manolo Gabbiadini, Roberto Insigne e David López hanno provato a colpire la traversa ed il palo dal limite del cerchio di centrocampo, ma nessuno di loro è riuscito nell’impresa balistica.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

Ag.Hysaj: “Rinnovo? Presto l’incontro con ADL”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, è intervento l’entourage di Hysaj, Mario Giuffredi, che ha dichiarato: “Penso che arriverà in ritiro domenica sera, Elseid è diventato papà stanotte. Elis è il nome del bimbo. Ieri abbiamo ricevuto la notizia da Giuntoli, c’è disponibilità per rinnovare il contratto e la settimana prossima ci incontreremo con De Laurentiis.”

Pescara: in giro di notte con piede di porco e serpente. Denunciato

0
Denunciato dai carabinieri della Compagnia di Pescara per il possesso di arnesi atto alla scasso, era in compagnia di un rettile.

Strano episodio quello accaduto ieri notte sulle strade vicinali che attraversano le campagne di Pianella, in provincia di Pescara. La pattuglia dei Carabinieri impegnata in un servizio finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati predatori, stava transitando, intorno alle 2 e mezza di notte, in una strada secondaria poco illuminata quando ha notato un’auto che procedeva lentamente. Immediato è scattato il controllo: a bordo del mezzo i militari hanno identificato un 40enne, foggiano, con diverse segnalazioni di polizia per reati contro il patrimonio. Da una perquisizione al veicolo sono usciti tutti gli attrezzi del mestiere del topo d’appartamento: un piede di porco, pinze, cacciaviti, trapano a batteria, spadini e altri attrezzi da “lavoro”. Ma la vera sorpresa è stata quando i militari hanno aperto il bagagliaio: raggomitolato intorno ad un ramo, in una teca di vetro, hanno trovato un serpente, un anilio corallino, meglio conosciuto come falso corallo, lungo circa 70 cm, non velenoso. L’uomo, poi denunciato per il possesso di attrezzi atti allo scasso, ha riferito di essere molto affezionato all’animale e di non riuscire a separarsene mai… neanche durante il “lavoro notturno”.

C.B.

Ag.Giaccherini: “Sarri l’ha voluto, al Napoli non si può dir no”

Giaccherini, le parole dell’agente

Ai microfoni di radio Crc, è intervenuto Fulvio Valcareggi, agente di Giaccherini, nuovo acquisto del Napoli: “Giulio Marinelli sta limando gli ultimi dettagli con il Sunderland. Emanuele è molto contento di venire a giocare al Napoli, una grande squadra che lotterà per vincere. Finalmente riscuote quello che merita, dopo essere stato sottovalutato per anni. Metterà a disposizione il triplo impegno per dimostrare ciò che ha fatto vedere agli Europei. Giaccherini fa 13 chilometri a partita giocando benissimo. E’ una mezzala che può fare anche l’esterno alto, senza dimenticare che arriva davanti alla porta 7-8 volte a partita. Il calciatore ha già parlato con Sarri. Avevamo un accordo con il Torino, ma nel calcio queste cose sono capitate già ed accadranno ancora. Era inevitabile dire sì ad una proposta del Napoli. Pertanto siamo saliti in fretta a Dimaro ed abbiamo conluso in poco più di un attimo. Cairo è una persona di grande livello, ma deve capire che sono cose che capitano. Conosco Sarri da quando era alla Sansovino, vi dicevo di lui quando c’era grande scetticismo l’anno scoros, lui è contento per l’acquisto”.

VIDEO ViViCentro – NCB, Criscitelli: “Vincere è importante, ma serve chiarezza sugli obiettivi”

Clicca sul player per vedere le immagini

Sesto giorno di ritiro a Dimaro, nella Val di Sole. Il Napoli lavora e suda anche se la temperatura è scesa di molto complici le piogge di questi giorni. Abbiamo intervistato, al termine della seduta di questa mattina, il presidente del Club Napoli Bologna Maurizio Criscitelli e queste sono le sue dichiarazioni.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

Clicca sul player per vedere le immagini

Valdifiori: “Sono felice di restare se il club punta su di me. Puntiamo in alto”

Le sue parole

Mirko Valdifiori ha parlato a Radio Kiss Kiss Napoli: “L’annata è iniziata con scetticismo, ma poi abbiamo fatto bene. Abbiamo cercato di portare in campo quel che facavamo in allenamento col mister, i risultati si sono vesti tant’è che abbiamo lottato fino alla fine per il titolo. Purtroppo non siamo riusciti a vincere, ma comunque ci siamo tolti delle soddisfazioni e siamo tornati in Champions League. Ho avuto difficoltà di adattamento, ma è chiaro che a prescindere da tutto bisogna farsi trovare pronti e utile alla causa. Normale che esultavo durante i vari gol, anche se stavo in panchina, siamo un gruppo. Cantare sotto la curva è un qualcosa di davero emozionante, difficile da esprimere se non si vive personalmente. E’ un qualcosa che non potrò mai dimenticare, nemmeno quando smetterò di giocare a calcio. Siamo carichi, abbiamo bisogno dei tifosi per fare una grande annata. La voglia di restare c’è, sono qui e faccio parte del gruppo. Se il Napoli decide di puntare su di me, sarò contento. Se invece se non dovessi far parte del progetto, mi guarderei altrove. I comunque qui sono stato bene e sono felice. Con la mia famiglia mi sono trovato molto bene. Il calore della gente è bellissimo, poi tutti disponibili nell’aiutarti inizialmente. I tifosi ti fermano per strada per delle foto, ma non mi dispiace. Era peggio se non l’avessero chiesto, no? (ndr). Ognuno fa le sue valutazioni, noi però ci siamo trovati molto molto bene a Napoli. Daremo tutto sempre per questa maglia e per portare questa squadra il più in alto possibile”. 

L’Holodomor, finalmente la verità sul genocidio degli ucraini negli anni ’30

0

La verità sull’ immane tragedia, nota come Holodomor, è emersa dai profondi fondali dell’ oblio dopo decenni, almeno mezzo secolo dopo l’olocausto degli ucraini, abbandonati dentro il filo spinato dell’indifferenza e dell’inedia. Ma dietro l’apparente disimpegno di Mosca, negli anni ’30, verso il destino di un popolo che semplicemente voleva vivere alla luce dei propri diritti umani e civili, c’era ben altro.

E’ nota come la grande carestia, in ucraino ‘holodomor’, che significa condannare a morte per fame, per mancanza dei fondamentali mezzi di sussistenza (‘holod’ in ucraino significa fame, e ‘mor’ peste), e fu voluta e tramata dal regime staliniano negli anni 1932-33. Si è stimato che, a causa di queste oscure trame del totalitarismo sovietico, siano scomparse per mancanza assoluta di beni alimentari, intorno ai sei milioni di persone (stime per difetto, dato che diverse fonti ne indicano anche di più), che poi corrisponderebbe a circa un quinto della popolazione dell’Ucraina negli anni ‘30. Alcune regioni di questa estesa nazione furono colpite in maniera particolarmente pesante dalla carestia, e si tratta del Kyiv, Zhytomyr, dove perirono oltre il 50% degli abitanti. Le altre regioni furono il Kharkiv, Sumy, Cherkasy. Il processo avviato da Stalin sulla collettivizzazione forzata delle aree rurali, aveva causato, in Unione Sovietica, circa dieci milioni di morti, in soli 4 anni.  Su queste stime non si va per pressappochismi, dato che fu lo stesso dittatore a confidarlo a Churchill tanti anni dopo. Secondo la Corte d’Appello di Kiev, i decessi per causa da imputare alla carestia, sono stati 10 milioni. Il sud dell’Unione Sovietica sul versante agricolo era l’area più fertile e produttiva, soprattutto per quel che concerne le colture di cereali. E l’Ucraina era in assoluto la migliore, dato che  riusciva a  soddisfare almeno  il 50% del fabbisogno nell’impero sovietico. Stalin dispose che le terre dovessero essere collettivizzate tramite cooperative agricole ( i famosi kolchoz), o convertite in aziende di stato ( sovchoz). Entrambe le strutture dovevano impegnarsi a praticare prezzi imposti dal governo centrale.

Si sanciva così la fine della proprietà privata, in nome di un piano politico basato sulla pianificazione, e sotto il controllo dello stato. L’Ucraina oppose una strenua resistenza a queste direttive imposte da Mosca; i contadini tentarono di rivoltarsi, ma bisogna dirlo: non solo in Ucraina. La risposta del regime fu la ‘dekulakizzazione’, ossia la deportazione in massa dei contadini rivoltosi nelle regioni artiche; agli estremi c’erano le condanne a morte. E le cosiddette ‘purghe’ furono davvero tremende, soprattutto alla fine degli anni ’20 fino agli anni ’30. Questo processo di epurazione non ha riguardato solo i quadri dirigenti del partito Comunista sovietico. I contadini ucraini, per evitare le conseguenze della collettivizzazione e le requisizioni tramite le quote stabilite dal governo di Mosca, abbatterono milioni di capi di bestiame, riducendo le risorse zootecniche alla metà. Ma si argomenta intorno a decine di milioni di capi, tra cavalli, bovini, caprini..

L’impianto strutturale dell’economia pianificata, partiva dalle classi meno abbienti della società sovietica, e utilizzava mezzi drastici e spietati, come la carestia, quale strumento (di ricatto..) per una ‘riforma’ di classe nel mondo rurale. E infatti questo sterminio provocato dalla carestia, indotta e sfruttata dal regime, interessava in modo particolare le regioni a vocazione agricola, con alta produttività di cereali.

Sistemi che rientravano in obiettivi che dovevano portare avanti l’ortodossia del socialismo, secondo intendimenti e applicazioni che nulla avevano a che fare con la giustizia sociale delle classi meno abbienti.  Proprio loro pagarono il tributo più drammatico in termini di vite umane, a questo disegno politico tracciato, già fin dagli esordi, su fondamenta di violenza e oppressione. Stalin, in Ucraina, intendeva prima di tutto reprimere ogni ambizione indipendentista, che anche all’epoca era forte. Si trattava di un piano a lungo termine, che non doveva destare scalpore, e mirava ad impedire che l’Occidente puntasse il dito su Mosca, attribuendo alla politica sovietica la responsabilità del dramma di questo popolo.

Dunque Il governo di Mosca incentivò fenomeni in apparenza naturali, e permise che portassero avanti obiettivi che rientravano in un programma politico  ben preciso. In realtà la degenerazione del fenomeno, determinò una vera e propria ‘Shoah’ nel popolo ucraino inerme, incapace di opporre resistenza a quel finissimo intrico d’intenti, dove a monte vi erano strategie ben calcolate. Impedire al nazionalismo ucraino rivendicazioni e insurrezioni pericolose,  destabilizzanti per la politica economica di Mosca, era fondamentale all’epoca. In Ucraina fermentavano ideali d’indipendenza, che dovevano essere stroncati prima che il fuoco dell’autonomia divampasse. Tenere la situazione sotto controllo, impedendo che qualche miccia innescasse meccanismi che avrebbero potuto creare effetti a catena, anche in altri stati sovietici, era uno dei fini essenziali da perseguire con ogni mezzo; anche con la repressione più brutale.

Agli studiosi, per ovvie ragioni, sono mancati i mezzi d’indagine sulla carestia che interessò gran parte del territorio ucraino (e Caucaso); i veti del regime sulla verità di questa tragedia, hanno sempre impedito a chi intendeva fare chiarezza in occidente, di accedere a documenti importanti per gli opportuni rilievi storici. Tuttavia era noto che in un decennio, l’incremento demografico in Unione Sovietica, dopo il 1925, era stato intorno al 20%, mentre in Ucraina il processo risultò inverso: la popolazione era diminuita di circa il 10%.

Il prof. Giovanni Gozzini, docente di Storia contemporanea e Storia del Giornalismo, scrive nella sua opera ‘Il sistema dei lager in URSS’, che il regime sovietico intendeva colpire i contadini per portare avanti il suo progetto di ‘ingegneria sociale’. Solo in epoca recente, storici e studiosi, hanno potuto avere accesso agli archivi che conservano documenti importanti sui due terribili anni, nei quali la popolazione ucraina era stata messa in ginocchio. La disperazione e la fame aveva causato perfino fenomeni di cannibalismo.

A partire dal 2005, l’Ucraina (ma anche Mosca), ha permesso agli studiosi stranieri la consultazione d’importanti documenti tenuti negli archivi del KGB, che rivelano senza ombra d’equivoco, le tattiche politiche volte a sedare ogni movimento rivoluzionario-indipendentista del popolo ucraino. Da questi documenti, divulgati in tutto l’Occidente, risulta evidente e chiaro, che la carestia è stata favorita e sfruttata volutamente, per piegare ogni possibile protesta nei confronti del governo centrale.

Se ancora oggi gli ucraini nutrono sentimenti di rancore e diffidenza nei confronti della Russia, hanno le loro ragioni, giustificate da una memoria che si porta dietro milioni di vittime, sacrificate ad un regime reazionario e oppressivo, che il popolo non poteva legittimare come fosse la migliore sorte che potesse capitargli.

La carestia dunque,  non era stata propriamente un fenomeno ‘naturale’, era stata indotta con una serie d’interventi che avevano una logica devastante, perché si attuavano con atti coercitivi che finivano in vere e proprie rapine di beni essenziali per la sopravvivenza. L’introduzione delle cosiddette ‘quote’, destinate allo stato con misure di requisizione, ossia di sottrazione di parti consistenti di raccolto, erano insostenibili, insieme a quelle relative ai generi alimentari, al divieto di vendita di generi di prima necessità.  Erano tutti segni eloquenti di un disegno volto a stremare la popolazione. E in tante regioni, l’Ucraina, divenne un grande, immenso lager, controllato peraltro dalle forze armate, che avevano l’ordine di fare applicare le direttive di Mosca. Il governo centrale mirava alla collettivizzazione, che limitava i diritti del singolo e annullava la proprietà privata, strategia fondamentale del regime, che considerava queste misure ‘sacre e intoccabili’. Chi contravveniva alle leggi emanate per tutelare la struttura fondante del socialismo sovietico, incorreva in pene severissime, che finivano in condanne ai lavori forzati, fino alla pena capitale.

L’imposizione delle quote con la requisizione dei beni agricoli, per l’Ucraina era insostenibile, dato che non permetteva al popolo di sopravvivere, lo teneva in uno stato di fame e inedia. E quando per pura reazione di sopravvivenza, in alcune regioni non fu possibile tenere fede al meccanismo perverso delle quote, sul popolo già sofferente, arrivarono le ‘punizioni’ del regime, che incentivò l’entità delle quote e requisizioni. In concreto stremando i contadini ancora di più, fino a rendere un popolo talmente asfittico, da portarlo a morte per l’assenza di beni primari per la vita. L’ultimo atto criminale, di quel movimento di leggi promulgate per un assedio senza scampo, fu il divieto assoluto agli ucraini disperati per la mancanza di risorse alimentari, di spostarsi in altre zone meno colpite, ritenute più ‘virtuose’ dalle autorità politiche. Non si potevano acquistare biglietti per i treni, si bloccarono con le forze armate perfino i sentieri che avrebbero potuto condurre fuori da quell’inferno: si doveva morire. Scelte criminali, firmate non solo da Stalin ma anche dal signor Molotov..

Intanto le esportazioni di grano aumentavano di anno in anno, e continuò anche nel periodo critico di riferimento relativo alla carestia, ossia tra il 1932-33, realtà che di fatto negava davanti agli osservatori internazionali, l’esistenza stessa della carestia.

E infatti la tragedia era ben lontana dall’essere valutata per quella che era, causata direttamente da leggi crudeli, approvate e fatte eseguire da quelle autorità che non si fermavano davanti a nulla, pur di difendere un ideale politico che tutto era tranne che riscatto degli umili.

Un cronista britannico dell’epoca, Gareth Jones, che era riuscito a raccogliere le testimonianze dirette dei contadini ucraini, nei suoi ‘reportage’, riportava questi resoconti: “Il governo centrale ci obbliga a versare troppe tasse, non riusciamo a pagarle, non abbiamo pane né patate, muore il bestiame insieme a noi. Ci stanno ammazzando”.

Impossibile portare avanti con oneri così insopportabili la politica economica di Mosca, basata sulla collettivizzazione. Il cronista britannico si distinse dagli altri giornalisti occidentali, perché egli entrò nella tela del ragno molto da vicino, proprio attraverso le testimonianze della gente disperata, documentò la potenza di quel raggio d’azione deleterio, e ne analizzò le cause senza riserve. E il suo ‘j’accuse’ fu irriverente e senza timore. Il mondo e la storia devono molto a questo intraprendente e coraggioso giornalista, alle sue ricerche meticolose, al suo amore per la verità. Egli parlò delle responsabilità di Mosca, e tracciò una mappa assolutamente attendibile della verità di quell’olocausto, mentre il governo centrale si adoperava per renderlo ancora più crudele, lasciando la popolazione senza soccorso, strappando anche l’ultimo pezzo di pane dai denti della gente che crollava nelle misere case e nelle strade. In pochi anni tante regioni ucraine si riempirono di morti, che non venivano neppure seppelliti, perché non vi erano né forze né mezzi. Un lager a cielo aperto.

Una vergogna infame. Ci sono voluti oltre sessant’anni per venire a capo di una tragedia immane, e solo di recente il Parlamento europeo ha dichiarato la tragedia ucraina ‘crimine contro l’umanità’.

Ma le resistenze contro la verità continuano ancora oggi, la Russia, per esempio, impedisce alle Nazioni Unite di rendere ufficiale la memoria storica relativa al ‘genocidio’ della popolazione ucraina. E la verità è stata negata, o volutamente ignorata anche da grandi rappresentanti della cultura del novecento: scrittori, storici, studiosi. Non tutti sono concordi nell’attribuire a Stalin le sacrosante responsabilità, il sacrificio di milioni di vittime, voluto e calcolato per attuare i piani quinquennali di un’economia pianificata. Economia che non esprimeva alcun progresso in termini economici e sociali; dopo decenni di ortodossa applicazione (sarebbe meglio dire ‘distorta’ applicazione dell’ideologia socialista), del radicalismo socialista. Un programma economico portato avanti da una casta di tecnocrati, che sperperavano risorse ingenti in propaganda, ed erano spinti da parossismi ideologici che sconfinavano nel puro fanatismo.

Lo storico inglese Robert Conquest, è un altro paladino della verità che riguarda il genocidio del popolo ucraino negli anni 30’. Egli ha ricostruito la carestia pianificata da Stalin, che afflisse questo popolo, denunciando anche le responsabilità di tutti coloro che, in Occidente, non avevano fatto abbastanza per avvicinarsi obiettivamente alla tragedia,  intervenendo per limitarne la portata.

Nel 2007 ha pubblicato un saggio ‘I dragoni della speranza’, dove traccia un profilo dei regimi totalitari del novecento, rivolgendo particolare attenzione a quello sovietico. In uno dei capitoli del libro, titolato ‘Un branco d’impostori’, parla proprio delle distorsioni di questa memoria, infangata dal silenzio e dalla reticenza, e perfino della manipolazione della verità che riguarda il dramma del popolo ucraino.

L’Holomodor, ormai ha contorni molto precisi, che non sono analisi storiche fini a se stesse, perché finalmente ci sono i riscontri degli archivi aperti in Ucraina e a Mosca, e l’imponente mole di documenti a testimoniare i fatti,  resoconti di una verità finalmente alla portata di tutti. Purtroppo è una verità giunta in fatale ritardo, quando il destino di troppe vittime si è compiuto davanti all’indifferenza e ignoranza di chi invece avrebbe potuto agire.

Conquest si scaglia contro i grandi intellettuali che, non solo non hanno contribuito alla ricostruzione dell’olocausto ucraino, ma hanno manipolato la verità fino a negarne perfino l’esistenza. Questi personaggi sono niente di meno che Charles Percy Snow, Simone De Beauvoir, John Kenneth Galbrait.  Ma c’è anche di più. Aleksandr Solženicyn, un dissidente che aveva sempre denunciato all’Occidente gli abusi del regime, si allineò nelle fila dei ‘negazionisti’, e non riconobbe mai l’olocausto degli ucraini.

A queste voci autorevoli che seppero denunciare l’ipocrito mondo intellettuale degli ignavi, che tanto male sanno portare a volte alle tragedie umane, se ne aggiunsero altre. In Italia, l’ex direttore del Corriere della Sera, Piero Ostellino – che di Unione Sovietica se ne intende, dato che è stato inviato per il giornale negli anni ’70 – denunciò un certo tipo di ‘editoria della manipolazione’,  in riferimento a questi fatti storici, che da sempre hanno lasciato poco spazio all’incertezza sulle responsabilità del regime sovietico.

I negazionisti nel mondo del giornalismo e della cultura, in occidente, sono stati tanti, un nome esemplare per tutti: Walter Duranty, inviato del New York Times, al quale nel 1932 fu assegnato il Premio Pulitzer..

I cosiddetti negazionisti furono davvero tanti, coinvolti in un vergognoso impegno intellettuale volto a tenere sotto la polvere della storia, fatti sconcertanti. In rotta di collisione contro questa categoria di personaggi della cultura, è stato George Orwell, scrittore inglese, che attraverso le sue opere, ha denunciato questo ‘pilatismo’ pericoloso,  contro ogni logica di coerenza e verità.

Orwell dà un’importante testimonianza della sua lotta in sordina contro il negazionismo storico, sulla tragedia che ha interessato il popolo ucraino, nel romanzo ‘La fattoria degli animali’, nel quale conferma non solo le sue qualità letterarie, ma anche quelle di studioso del fenomeno storico e politico legato al regime staliniano. Orwell ha raccontato in maniera appena allusiva, la tragedia dell’Holodomor, e poiché la verità, quando diventa scomoda e non è condivisa nonostante l’evidenza, è difficile da accettare, egli incontrò ostacoli quasi insormontabili nel versante dell’editoria, per la pubblicazione dell’opera.

Per anni Orwell denunciò la complicità della società inglese, compresi grandi esponenti del mondo della cultura, dell’arte e della politica, con il regime sovietico. Gridò ai quattro venti, con grande sdegno, che si parlava in tutti i giornali della carestia in India, ma non si spendeva una parola su quella tragica che colpiva l’Ucraina, definendola una cospirazione autentica, oltre che complicità colpevole davanti alla storia e all’Umanità.

(di Virginia Murru)

Povera Italia, povera Patria di morti evitabili (mp3)

Linda Laura Sabbadini, statistica italiana nota in particolare come pioniera europea delle statistiche per gli studi di genere e commentatrice, parte dagli ultimi incresciosi casi di morti che si sono succediti nella nostra Povera Italia per tracciare un quadro impietoso della deriva  alla quale sembra essersi abbandonata la nostra nazione consentendo il succedersi di tante, troppe morti assolutamente evitabili in uno stato che si autoproclama civile, industriale ed avanzato. Uno stato dove si muore ancora perché NON si mette mano all’efficienza della sua rete ferroviaria. Uno stato dove si  uore ancora per mancanza di un servizio di elisoccorso ma talvolta anche proprio di un’ambulanza, di un servizio stradale che conseta loro di viaggiare in velocità e sicurezza, di un pronto soccorso decente in ospedale, addirittura di un posto in ospedale e via di questo passo in un lunghissimo esempio di scempio e di inadempienze del quale ci si dovrebbe vergognare ed invece trovano giusto il tempo di un “rimbrotto” già dimenticato nell’arco di un giorno se non di ore.

Ma leggiamo ora l’analisi e la statistica della Sabbadini e meditiamo su come è ridotta questa nostra POVERA PATRIA (ascolta)

È una spia del malessere del Paese LINDA LAURA SABBADINI

Un incidente terribile, ma evitabile in Puglia tra due treni incanalati sullo stesso binario e la vita dei pendolari, lavoratori e studenti appesa ad una telefonata. Non ci si può neanche credere. Sembra un incubo. Un bimbo appena nato che muore in Sardegna per la mancanza di elisoccorso dopo che la sua mamma partorisce prematuramente in traghetto. Che cosa sta succedendo nel nostro Paese? Episodi che non vorremmo vedere. Gli epidemiologi li chiamerebbero eventi sentinella. Sintomi di qualcosa di profondo che non va.

Si tratta di mortalità evitabile che il nostro Paese deve puntare ad azzerare. Per mortalità evitabile si intendono quegli eventi che potrebbero essere contrastati con azioni mirate, soprattutto nell’ambito della prevenzione e della sicurezza, e del potenziamento di servizi e infrastrutture, come in questi casi. E si deve farlo sapendo che su questi fronti i rischi non sono equamente distribuiti. Stiamo parlando di Sud, parte fondamentale del nostro Paese e dell’Europa. In Italia la mappa dei bisogni presenta già alcuni squilibri, perché non coincide con la mappa dei servizi e delle infrastrutture presenti. Gli anziani, ad esempio, sono in peggiori condizioni di salute al Sud, ma hanno minore assistenza sociale e sanitaria. I poveri sono di più, ma ricevono di meno. Attribuire la responsabilità a inefficienze di natura locale o all’incapacità di gestire fondi da parte delle amministrazioni del Sud non aiuta a mettere a fuoco soluzioni efficaci, anzi, si rivela spesso controproducente. Il punto è piuttosto quello di ricostruire opportunità adeguate per la popolazione del Sud, tenendo a mente che le croniche «dispari opportunità» che si sono perpetrate negli anni non permettono di valorizzare le grandi risorse umane e del territorio pur presenti in quelle zone. E’ un gap che va colmato, in fretta, prima che le disparità aumentino ulteriormente, ad esempio con la fuga dei giovani, e prima che i settori più dinamici del Sud siano costretti ad abbandonarlo.

Non si possono fare risparmi sulla sicurezza dei cittadini, né accumulare ritardi sull’assistenza sanitaria, da sempre un pilastro del nostro Paese: si è fin troppo tagliato su prevenzione, sicurezza e sanità, adesso è il momento di investire. La mortalità evitabile al Sud è un fattore che si aggiunge e si sovrappone a un quadro già disagiato. Il disastro ferroviario in Puglia e il mancato elisoccorso in Sardegna colpiscono territori già pesantemente provati, ed è su questo secondo aspetto che bisogna lavorare. Quando si comincerà a investire – più che a tagliare – per ridurre le disuguaglianze di opportunità tra Nord e Sud? Non ci si può lavare le coscienze ricordando le inefficienze e gli sprechi. Il Sud ha bisogno di essere sostenuto nel recupero del gap che lo separa dal resto del Paese. E il nostro Paese deve ritrovare le sue priorità. La crescita dell’Italia è strettamente connessa alla crescita del Sud. Eliminare la mortalità evitabile, puntare sulla prevenzione e sulla sicurezza, partire dai bisogni di coloro che hanno sempre avuto meno, questo è il compito.

 

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati

vivicentro.it/editoriale /  lastampa / È una spia del malessere del Paese LINDA LAURA SABBADINI

FOTOGALLERY ViViCentro – Da Reina in campo al rientro di Chiriches: tanto lavoro!

Questa la fotogallery della seduta di questa mattina

Una seduta molto intensa, quella di questa mattina. Maurizio Sarri ha tenuto tutto il gruppo sulla corda con un lavoro fisico e tattico. A parte Albiol e Tonelli, per Chiriches test atletici e corsa lenta, mentre la lieta notizia e il lavoro, anche se leggero, di Pepe Reina che finalmente è tornato tra i pali.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

CLICCA SULLE FOTO per ingrandirle

DIMARO LIVE – Albiol scende in campo, prosegue il lavoro differenziato, ma Reina…

I dettagli da Dimaro

Non aveva preso parte neanche questa mattina alla seduta di lavoro sul terreno di gioco di Carciato, ma Raul Albiol è sceso in campo da pochi minuti, per dirigersi in palestra e continuare il proprio lavoro differenziato. Pepe Reina, invece, ha ripreso ad allenarsi in campo e finalmente è tra i pali.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

DIMARO LIVE – Errore della linea difensiva, parte il rimprovero di Sarri

Ecco cosa è accaduto a Dimaro

La difesa per Maurizio Sarri è il reparto più importante. Una linea perfetta è la richiesta del tecnico e durante il lavoro tattico di questa mattina, nel quale si prova l’uscita del centrale sull’attaccante che viene incontro per poi buttarsi dentro, qualcosa è andato storto con il giovane Granata che ha seguito troppo, lo stesso attaccante, ricevendo un rimprovero.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino

Juve Stabia, in arrivo Zibert

Molto vicino l’ennesimo colpo importante della Juve Stabia. Il ds Pasquale Logiudice è a un passo da portare a Castellammare Urban Zibert, forte centrocampista sloveno in forza all’Akragas. Nato l’8 maggio 1992 a Lubiana, capitale della Slovenia. Cresce nelle giovanili del Celje prima di passare al settore giovanile della Triestina a gennaio del 2011 e infine in quello del Perugia lo stesso anno. La prima esperienza da professionista è con la maglia del Luka Koper, club del massimo campionato professionistico sloveno, nel quale resta per quattro stagioni diventando un perno fondamentale nello scacchiere tattico della formazione slovena, con la quale disputa anche le qualificazioni all’Europa League. Con i suoi 183 cm d’altezza, può contare anche su una discreta forza fisica oltre che su una tecnica niente male. Arriva in Italia grazie alla Reggina che lo porta in Lega Pro il 30 gennaio 2015 e pochi giorni dopo sfodera una grandissima prestazione contro la Juve Stabia di Pancaro al Granillo. A causa della retrocessione della Reggina, passa un anno fa alla neopromossa Akragas con la quale si consacra definitivamente disputando 30 presenze condite da 5 gol e 4 assist. Come se non bastasse, conta anche 13 presenze con la nazionale U21 del suo paese. La trattativa è ormai agli sgoccioli e dovrebbe portare lo sloveno nella città delle acque e Gomez, Carillo e Carrotta nella valle dei Templi. Applausi per il ds Logiudice, abile ad inserirsi sul giocatore nonostante sembrava ormai fatta per il giocatore al Catania. Il direttore ha sfruttato la fase di stand- by della trattativa tra Catania e giocatore ed è riuscito a portare a Castellammare l’ennesimo colpo di questo calciomercato da lui condotto, dopo aver portato alle vespe il portiere Russo, il terzino Liviero e due centrocampisti importanti come Capodaglio e Salvi. E non è finita qui…

SSC Napoli, la radio ufficiale: “Accordo col Sunderland, Giaccherini firma alle 12”

I dettagli

Emanuele Giaccherini giocherà nel Napoli nella prossima stagione. E’ arrivata la fumata bianca dal Sunderland per il secondo acquisto degli azzurri. Su Twitter, i colleghi di Radio Kiss Kiss Napoli, annunciano l’accordo per 1 mln e 550mila euro da versare nelle casse del club inglese. Alle 12 italiane sono previste le firme.

DIMARO LIVE – Ancora lavoro a parte per Reina e Tonelli

I dettagli

Seduta cominciata con ritardo questa mattina. Il Napoli si allena sotto gli occhi attenti di Sarri, ma ci sono ancora alcune defezioni: sia Reina che Tonelli continuano il lavoro a parte: prima in palestra e poi con corsa lenta in campo.

dal nostro inviato a Dimaro, Ciro Novellino