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31 luglio 2016, Guardia Costiera: salvati 1100 migranti (VIDEO)

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Sono oltre 1100 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, in 6 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nei soccorsi – in favore di quattro gommoni, un barcone e un barchino – sono intervenute Nave Corsi della Guardia Costiera, Nave Vega e Nave Grecale della Marina Militare italiana, le unità Topaz Responder dell’ong MOAS e Iuventa dell’ong Jugend Rettet. Nel corso delle operazioni sono state recuperate anche cinque vittime.

VIDEO in allestimento

NOTE sulla Guardia Costiera:

La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.

Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.

Attività e competenze

Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.

In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.

In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.

(note da: wikipedia)

vivicentro.it/isole/cronaca

Salvataggio delle Banche e Banca 121

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”Sul salvataggio delle Banche dopo il 2013, e’ complicato anche parlarne. Per quanto riguarda gli errori commessi dai politici, dai banchieri del passato, dagli speculatori di professione, non e’ giusto che oggi paghino i Cittadini Italiani”. Queste le parole pronunciate ieri in una intervista a Repubblica, dal Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi.

Il discorso non fa una piega, e’ come mettersi sotto le bandiere, essere paladino degli altrui errori, e’ quantomai conveniente dal punto di vista politico. Poi ha aggiunto che, la causa principale del disastri bancari di questi ultimi anni e’ dovuto a una parte politica della sinistra romana e senese,ritenuta incapace sia a livello  territoriale che nazionale di gestire il sistema.

Qualcosa in questo discorso gli sara’ sfuggito, sicuramente la certezza che nessuno paghera’ mai per gli errori commessi, non si andra’ mai a scavare nei forzieri dei Paperoni della Politica presente, passata e  futura.

Renzi, continuando nel suo solito monologo, si e’ dimenticato di porre la dovuta attenzione sulla Banca 121: non tutti sanno che questa Banca non e’ altro che una vecchia appendice della Monte dei Paschi di Siena.Quindi e’ una Banca simile alle 4 famigerate banche ( Etruria, Marche, Carife e Cari Chieti ), gia’ messe sotto la lente d’ingrandimento di varie Procure Italiane.

 Dopo la sentenza del Tribunale di Firenze, con la quale e’ la 121, stata condannata per le modalita’ con le quali sono stati venduti prodotti finanziari spazzatura denominati ”FOR YOU”. In aggiunta ha avuto una supermulta di 3 milioni di euro, inflitta dalla Consob ai vertici della suddetta Banca, per la vendita di altri prodotti bidone quali i MY WAY, VISIONE EUROPA, BTP tel, INDEX, OPTION, inutile nominarli tutti, neppure una differenziata li potrebbe contenere tutti.

Dovere di Cronaca :

Numerose e particolarmente rilevanti sono le violazioni accertate dalla Commissione di Vigilanza :

1) Nessuno dei venditori parlo dei dipendenti e dei promoters della Banca 121, aveva un’adeguata conoscenza dei prodotti “offerti” alla clientela.

2) I risparmiatori non sono stati adeguatamente informati, sono stati consigliati male per operazioni non adeguate al loro livello di conoscenza e valutazioni del rischio. 

Cosa dire ancora? e’ evidente che dietro tutto cio’ vi e’ stato un piano criminoso, con partecipazione di piu’ soggetti a vari livelli, pagheranno mai per aver indotto migliaia di risparmiatori a investire….contro il muro?  

Matteo Renzi alla fine dell’intervista ha ribadito che il suo Governo si ritrova a fronteggiare l’ennesima battaglia, ha parlato di trappole attuate da Monti e Letta, sulle vecchie finanziarie, cosa volesse dire lo sa solo lui.

Per finire in bellezza, ha scongiurato che l’Iva non aumentera’, e le tasse continueranno a scendere, perche’ sara’ tagliata anche l’Ires. Le belle notizie, guarda caso, arrivano sempre nei periodi pre-elettorali e pre-referendari.

Soccorso del 29 luglio di Nave Dattilo CP940

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Nella mattinata di oggi, domenica 31 luglio, nel porto di Palermo è approdata la nave Dattilo CP940 della Guardia Costiera con a bordo 655 migranti soccorsi nella giornata del 29.07.2016 nelle acque del Mediterraneo. Ad accoglierli i medici dell’Asp di Palermo ed i volontari della Croce Rossa e della Caritas Diocesana.

NOTE sulla Guardia Costiera:

La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.

Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.

Attività e competenze

Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.

In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.

In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.

(note da: wikipedia)

vivicentro.it/isole/cronaca

Pescara – Pineto 4 – 1

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Finisce 4 – 1 per il Pescara l’ultima amichevole del Pescara nel ritiro di Palena.

Poker del Pescara, che con il punteggio di 4 – 1, e denotando ancora troppa pesantezza nelle gambe e nella testa, batte un coriaceo Pineto, formazione allenata dall’ex tecnico del Pescara, Aldo Ammazzalorso, e neopromossa in serie D, che non ha per nulla sfigurato al cospetto dei più blasonati avversari. Dopo 6′ Pescara subito in vantaggio con Nicastro, ma i pinetesi non demordono, e sfiorano la rete del pari in almeno un paio di circostanza. Il Pescara trova la rete del 2 – 0 con Benali al 40′, punteggio con il quale termina la prima frazione.

Nella ripresa, solita girandola di sostituzioni, con il Delfino che non riesce a fare valere in pieno tutta la sua superiorità tecnica. Tuttavia, al 67′, Manaj trova la rete del 3 -0. Più tardi, e per la precisione all’83’, arriva la meritata rete della bandiera del Pineto, griffata Antonini. Sul fischio di sirena ci pensa Caprari  a fissare il punteggio sul definitvo 4 – 1. Oddo, nella conferenza stampa pre – gara, ha detto di essere preoccupato e che servono rinforzi. Probabilmente, a ragion veduta…

Pescara. Primo tempo: Pigliacelli (Aldegani), Zampano, Coda, Diallo, Mazzotta, Memushaj, Selasi, Bulevardi, Benali, Mitrita, Nicastro.

Pescara. Secondo tempo: Aldegani (Aresti), Maloku, Zuparic, Biraghi, Crescenzi, Cristante, Verre, Selasi (Benali), Del Sole, Caprari, Manaj

Pineto. Primo tempo: Mazzocchetti, Cichetti, Di Rosa, Marfia, Stacchiotti, Micolucci, Di Giorgio, Logoluso, Antenucci, Cacciatore, Ciarcelluti.

Pineto. Secondo tempo: Parente, D’Antonio, De Fanis, Marfia (Di Remigio), Giammarino, Assogna, Di Giorgio, Logoluso, Di Sante, Di Remigio, Di Sante, Emili, Ciarcielluti (Antonini). Allenatore: Ammazzalorso.

Reti: 6′ Nicastro, 40′ Benali, 67′ Manaj, 83′ Antonini , 89′ Caprari.

CHRISTIAN BARISANI

ESCLUSIVA – Juve Stabia, Panico: “Turi è il mio maestro, con lui per crescere. Liguori? Grande amico, pronto alla battaglia”

Queste le sue prime dichiarazioni in esclusiva per Vivicentro.it

L’amore resta, la voglia di crescere anche ed è stato così per mister Domenico Panico che, dopo la parentesi nel settore giovanile del Napoli, è ritornato alla Juve Stabia. Comincia per lui una nuova avventura, alla guida della Berretti. Noi l’abbiamo raggiunto in esclusiva e queste sono le sue dichiarazioni:

L’emozione di ritornare nuovamente a Castellammare e alla Juve Stabia

Quando ho saputo con certezza che la porta con il Napoli era chiusa, il direttore Turi mi ha fatto capire che quelle della Juve Stabia erano spalancate. C’era la possibilità ed è stata la mia priorità. Non mi sono guardato intorno e ho aspettato la fumata bianca. Già 4 anni fa mi ero trovato bene”.

Come Nicola Liguori, proveniente dal Napoli, anche tu prendi in mano la Berretti con l’obiettivo di fare bene in questa stagione

Nicola (Liguori, ndr) è un mio carissimo amico. Mi dispiace subentrargli ma ha avuto problemi di natura personale. Per me è un piacere prendere in mano una sua squadra visto che abbiamo concetti di calcio molto simili. Sarà per me molto più facile avviare il lavoro. Vogliamo fare bene”.

Al di là dell’obiettivo finale, l’importante è far crescere questi ragazzi che devono essere serbatoio per la prima squadra

E’ quello che deve fare il settore giovanile e in particolare la Berretti che è l’anticamera della prima squadra. Noi dobbiamo lavorare per quello: far crescere questi ragazzi anche mentalmente, oltre che dal punto di vista tattico e tecnico. Devono tutti allenarsi con l’obiettivo di arrivare in prima squadra. Giocare al Menti davanti a questi straordinari tifosi deve essere un sogno da realizzare. Voglio dare a mister Fontana ragazzi pronti”.

Modulo 4-3-3 o 4-3-1-2, senza scendere nel dettaglio dei nomi, l’orientamento è questo…

Prendo una squadra che giocava con il 4-3-3 e il suo modo di giocare è incredibile. Liguori è il migliore in questo senso. Anche Fontana dovrebbe giocare così. Vedremo, l’idea di massima è continuare il lavoro del mio predecessore, ma anche due trequartisti alle spalle di una punta potrebbe essere la soluzione giusta”.

A Castellammare ormai da diversi anni c’è un maestro di calcio giovanile, colui che ha fatto esplodere tanti ragazzi e che ti ha voluto fortemente sulla panchina stabiese. Che rapporti hai con il direttore Alberico Turi?

Rapporto eccezionale. Ci siamo lasciati quattro anni fa, ma siamo sempre stati in contatto. Ho sempre ricevuto da lui suggeriemnti e consigli. Gli voglio molto bene anche fuori dal campo. C’è tanto affetto e stima. Mi sprona anche con forza, ma so che lo fa per il mio bene, mi farà molto bene lavorare ancora una volta con lui”.

a cura di Ciro Novellino

RIPRODUZIONE RISERVATA

F1 Gp Germania: strepitoso Hamilton che vince, a seguire le Red Bull!

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F 1 GP Germania – Ad Hockenheim, pista di casa per i piloti tedeschi, Rosberg effettua una pessima partenza nonostante la pole. Ha concluso solo quarto, seguito dai ferraristi Vettel e Raikkonen. Bellissima gara delle Red Bull, che chiudono al secondo e terzo posto e conquistano la seconda posizione nella classifica costruttori (sorpassando la Ferrari).

Hamilton vince il GP di Germania, pista di casa di Rosberg, conquistando il comando della classifica piloti con ben 10 punti di vantaggio. E pensare che in sole quattro gare Lewis ha recuperato uno svantaggio di 43 punti. Rosberg nonostante la pole è partito malissimo perdendo la prima posizione e facendosi sorpassare anche dalle due Red Bull.

Niente di meglio per l’inglese Hamilton che ha colto la palla al balzo conquistando la quarta vittoria consecutiva ed il sesto nelle ultime sette gare. Altra cosa poco piacevole per la casa di Stoccarda, è dovuta al fatto che Rosberg mancando almeno il secondo posto, ha lasciato sfumare la doppietta che avrebbe molto gradito il pubblico tedesco (la sede principale della Mercedes si trova a soli 100 Km. da Hockenheim).

Ma chi ne esce seriamente sconfitto da questa gara è la Ferrari. Le rosse di Maranello sono lontane dalle prestazioni di Mercedes e Red Bull, un divario che bisogna a tutti i costi annullare. Negli ultimi 5 anni ha conquistato una sola pole, troppo tempo. Sono tre gare che i piloti della Ferrari non salgono nemmeno sul podio, l’impegno della squadra è alto, cambi di strategia, di gomme, di soste velocissime. Tutto questo non ha portato ancora a niente o molto poco. Ormai l’obiettivo per la Ferrari non è più il mondiale ma rimanere almeno seconda nel campionato costruttori. Al momento anche questo sembra difficile, la Red Bull è tornata e sembra molto forte.

Vettel è arrivato quinto seguito da Raikkonen sesto, la Ferrari ha perso così il secondo posto in classifica costruttori.

Settimo posto per Hulkenberg della Force India, ottavo Button della Mc Laren, nono Bottas della Williams e decimo posto per Peres della Force India.

Infine, sul podio, un bellissimo gesto di Hamilton che ha dedicato l’inno tedesco (suonato per la Mercedes) al figlio di Michael Schumacher, che seguiva le premiazioni nei pressi del podio. Un tempo lo stesso inno ha suonato centinaia di volte per il grande Michael… brividi!

PROSSIMO APPUNTAMENTO QUINDI IL 28 AGOSTO PER IL GP DEL BELGIO

Ordine d’arrivo

  1. Lewis Hamilton (GBR/Mercedes) i 306,458 km in 1 h 30:44.200 (media: 202,647 km/h)
  2. Daniel Ricciardo (AUS/Red Bull-TAG Heuer) a 6.996
  3. Max Verstappen (NED/Red Bull-TAG Heuer) a 13.413
  4. Nico Rosberg (GER/Mercedes) a 15.845
  5. Sebastian Vettel (GER/Ferrari) a 32.570
  6. Kimi Räikkönen (FIN/Ferrari) a 37.023
  7. Nico Hülkenberg (GER/Force India-Mercedes) a 1:10.049
  8. Jenson Button (GBR/McLaren-Honda) a 1 giro
  9. Valtteri Bottas (FIN/Williams-Mercedes) a 1 giro
  10. Sergio Pérez (MEX/Force India-Mercedes) a 1 giro
  11. Esteban Gutiérrez (MEX/Haas-Ferrari) a 1 giro
  12. Fernando Alonso (ESP/McLaren-Honda) a 1 giro
  13. Romain Grosjean (FRA/Haas-Ferrari) a 1 giro
  14. Carlos Sainz Jr (ESP/Toro Rosso-Ferrari) a 1 giro
  15. Daniil Kvyat (RUS/Toro Rosso-Ferrari) a 1 giro
  16. Kevin Magnussen (DEN/Renault) a 1 giro
  17. Pascal Wehrlein (GER/Manor-Mercedes) a 2 giri
  18. Marcus Ericsson (SWE/Sauber-Ferrari) a 2 giri
  19. Jolyon Palmer (GBR/Renault) a 2 giri
  20. Rio Haryanto (INA/Manor-Mercedes) a 2 giri

 

Classifica mondiale piloti

1   Lewis Hamilton 217

2    Nico Rosberg 198

3    Daniel Ricciardo 133

4    Kimi Räikkönen 122

5    Sebastian Vettel 120

6    Max Verstappen 115

7    Valtteri  Bottas 58

8    Sergio Perez  48

9    Felipe Massa 38

10    Nico Hulkenberg 33

 

Oddo: “Servono rinforzi”

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Dal nosto inviato da Palena, CHRISTIAN BARISANI

Conferenza stampa del tecnico Oddo prima della gara amichevole contro il Pineto.

Presso l’hotel “Casa dell’Orso” di Palena, il tecnico del Pescara, Massimo Oddo, ha fatti il punto della situazione in casa Pescara, prima di scendere in campo, alle ore 17:00, nell’ amichevole contro il Pineto.

“Non c’è una squadra titolare, e per questo nelle varie amichevoli fino a qui disputate ho provato tutti i miei effettivi in rosa: di settimana in settimana potrò rendermi conto di quali saranno i giocatori che potrò schierare titolari nel corso degli impegni ufficiali. Nel mio gruppo voglio grande competitivà: le gerarchie si faranno più avanti. Non abbiamo disputato gare amichevoli contro avversari titolati, anche se penso sarebbe stato meglio, e nelle amichevoli fino ad ora disputate non è stato possibile capire il reale valore della mia difesa.”

Non potevano mancare alcune considerazioni sulla situazione di calciomercato: “In questi giorni ho sentito veramente di tutto sui nostri possibili movimenti di mercato. La maggior parte dei nomi che vengono fatti sui giornali sono impensabili. Ho sentito parlare di possibili arrivi come quelli di Osvaldo, Immobile e Balotelli. Sono giocatori che per il loro ingaggio sono fuori dalla portata del Pescara. A me non interessa nulla di quello che pensa la gente. Mi servono giocatori funzionali e motivati. La società sa che elementi mi servono. Abbiamo bisogno di almeno 6 acquisti? Non sono assolutamente d’accordo. A me ne servono 3, uno per ogni reparto. Una cosa è sicura: servono rinforzi. Non vedo un grosso movimento in questo mercato, dal momento che le nostre dirette concorrenti non si sono rinforate così tanto. Se mi aspettavo di più dal calciomercato? Ogni allenatore si aspetta di più. Io devo pensare a lavorare con gli uomini che ho.”

Il nuovo libro di Saviano: La paranza dei bambini. Anteprima con: adda murì mammà

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Anteprima con: adda murì mammà

La Paranza dei bambini è il nuovo libro di Roberto Saviano – edito da Feltrinelli – che uscirà a dicembre 2016, nel periodo di Natale, e che ha per protagonisti i giovanissimi. In esso Saviano si chiede: cos’è che davvero conta? La risposta è comandare e avere soldi.

La Paranza dei bambini racconta di ragazzi, poco piu che bambini, feroci e pronti a tutto: il nuovo potere che governa il centro di Napoli. Uccidono e vengono uccisi per denaro, identità, potere.

Grande l’attesa per questo nuovo romanzo di Roberto Saviano, la Repubblica ha diffuso un estratto del libro, che è disponibile al termine dell’articolo. Un’anticipazione disponibile anche in pdf del nuovo libro di Roberto Saviano, in particolare il capitolo intitolato “Adda muri’ mammà”.

Il nuovo libro di Saviano ha per protagonista i giovanissimi racconta di ragazzi, poco piu che bambini, feroci e pronti a tutto: il nuovo potere che governa il centro di Napoli. Uccidono e vengono uccisi per denaro, identità, potere. Quello che Roberto Saviano si chiede nel suo nuovo libro è cos’è che davvero conta? La risposta è comandare e avere soldi. Questo è e raccontato nelle pagine della nuovo romanzo di Saviano dal titolo La paranza dei bambini, libro che descrive il mondo esattamente com’è oggi.

Adda muri’ mammà è un capitolo de La paranza dei bambini. Ecco una parte dell’estratto in anteprima disponibile in pdf sul sito Repubblica.it

La paranza dei bambini: adda murì mammà ROBERTO SAVIANO

Giovanissimi, veloci, violenti. Sono i protagonisti dell’atteso romanzo di Roberto Saviano che uscirà per Natale. Eccone un assaggio in esclusiva

È il 31 maggio 2013, Anna chiama Antonella poco prima di mezzanotte per dirle di non uscire di casa. La conversazione si interrompe per il rumore fortissimo di spari in strada, nei pressi di via Sant’Arcangelo a Baiano, pieno centro storico di Napoli, zona universitaria, a due passi da via dei Tribunali e dai luoghi del turismo. A poche centinaia di metri da lì hanno sfilato gli abiti di Dolce e Gabbana.

Il mattino dopo, prestissimo, alle 5.40 Antonella sente al telefono un’altra donna, Angela, che abita a vico Carbonari, prolungamento di via Sant’Arcangelo a Baiano. Anche Angela ha sentito gli spari. Parlano proprio di quello:

Angela: Comunque mi sono scioccata stasera.
Antonella: Qui mi sembra il Far West. Mi hanno detto che stanno tutti(incomprensibile), pure i bimbi… pure…
Angela: Ma è una paranza nuova?

Antonella spiega ad Angela che a Forcella c’è una nuova paranza dove ci sono “pure i bimbi”.

Queste intercettazioni telefoniche sono presenti nelle oltre 1.600 pagine dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Napoli, nell’ambito dell’inchiesta sulla “Paranza dei bambini” (condotta dai pm della Dda Henry John Woodcock e Francesco De Falco), che ha portato a 43 condanne, quasi tutte nei confronti di giovanissimi.

Nel gergo camorristico “paranza” significa gruppo criminale, ma il termine ha origini marinaresche e indica le piccole imbarcazioni per la pesca che, in coppia, tirano le reti nei fondali bassi, dove si pescano soprattutto pesci piccoli per la frittura di paranza. L’espressione “paranza dei bambini” indica la batteria di fuoco, ma restituisce anche con una certa fedeltà l’immagine di pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti: piscitiell’, proprio come questi ragazzini. 1987, 1989, 1991, 1993, 1985, 1988, 1995, 1994: queste le date di nascita dei ragazzi della paranza. “Ciro Ciro”, “‘o Rerill”, “‘o Pop”, “‘o Russ”, “‘Nzalatella”, “Recchiolone” i loro soprannomi. Studiare la paranza dei bambini significa tratteggiare la nuova forma che la camorra napoletana ha assunto: barbe lunghe e corpi completamente tatuati, ma giovanissimi.

Queste storie, tra doglie, sforzi, lacrime e muscolose spinte di rabbia, diventeranno il mio prossimo romanzo (questa volta di fiction e non più non-fiction). Si intitolerà La paranza dei bambini e uscirà a dicembre per Feltrinelli. Qui, oggi, trovate una anticipazione il cui titolo è Adda murì mammà, espressione che a Napoli i ragazzi usano di continuo per giurare che ciò che stanno dicendo è vero. Espressione che descrive meglio di molte altre lo spirito della paranza, pronta al sacrificio estremo – perdere la propria madre – per affrontare ciò che nel resto d’Italia sarebbe impensabile. Pronta a perdere tutto, libertà, affetti, vita. Per comandare.


Adda murì mammà

“Dobbiamo costruire una paranza tutta nostra. Nun amma appartenè a nisciuno, sule a nuje. Non dobbiamo stare sotto a niente.”
Tutti guardavano Nicolas in silenzio. Aspettavano di capire come avrebbero potuto emanciparsi senza mezzi, senza un cazzo. Nemmeno votare potevano, erano in pochi ad aver compiuto diciott’anni. Patenti manco a parlarne, sì e no qualche patentino per i 125.
Bambini li chiamavano e bambini erano veramente. E come chi ancora non ha iniziato a vivere, non avevano paura di niente, consideravano i vecchi già morti, già seppelliti, già finiti. L’unica arma che avevano era la ferinità che i cuccioli d’uomo ancora conservano. Animaletti che agiscono d’istinto. Mostrano i denti e ringhiano, tanto basta a far cacare sotto chi gli sta di fronte.
Diventare mostruosi, solo così chi ancora incuteva timore e rispetto li avrebbe presi in considerazione. Bambini sì, ma con le palle. Creare scompiglio e regnare su quello: disordine e caos per un regno senza coordinate.
“Se creren’ ca simm’ creature, ma nuje tenimm’ chest’… e tenimm’ pur’ chest’.”
E con la mano destra Nicolas prese la pistola che teneva nei pantaloni. Uncinò il ponticello con l’indice e iniziò a far roteare l’arma come se non pesasse niente mentre con la sinistra indicava il pacco, il cazzo, le palle. Tenimm’ chest’ e chest’: armi e palle, questo era il concetto.
“Nicolas…” Agostino lo interruppe, qualcuno doveva farlo, Nicolas se l’aspettava. L’aspettava come il bacio che avrebbe fatto identificare Cristo ai soldati. Aveva bisogno che qualcuno si prendesse il dubbio e la colpa di pensare: un capro espiatorio, perché fosse chiaro che non c’era scelta, che non si poteva decidere se essere dentro o fuori. La paranza doveva respirare all’unisono e il respiro sul quale tutti dovevano calibrare la propria necessità di ossigeno era il suo.
“…Nico’, ma non s’è mai visto che facciamo da soli una paranza, così, da subito. Adda murì mammà, Nico’, dobbiamo chiedere il permesso. Proprio mo’ che alla Sanità la gente pensa ca nun ce sta cchiù nisciun’, se ci sappiamo fare ci danno una piazza, fatichiamo per loro.”
“Agosti’, è gente come a te che non voglio, la gente come te se ne deve andare mo’ mo’…”
“Nico’, forse non mi sono spiegato, sto solo dicendo che…”
“Aggio capit’ buon’, Austi’, staje parlann’ malament’.”
Nicolas si avvicinò, tirò su col naso e gli sputò in faccia. Agostino non era un cacasotto e provò a reagire, ma mentre stava caricando la testa in direzione del setto nasale, Nicolas lo prevenne e si scostò. Si guardarono negli occhi. E poi basta, finito il teatro. A quel punto Nicolas continuò.
“Agosti’, io non voglio gente con la paura, la paura non deve venire nemmeno in mente. Se ti viene il dubbio, allora per me non sei più buono.”
Agostino sapeva di aver detto ciò che tutti temevano, non era l’unico a pensare che bisognasse trovare un’interlocuzione con i vecchi capi e quella sputata in faccia più che un’umiliazione fu un avvertimento. Un avvertimento per tutti.
“Mò te ne devi andare, tu nella paranza non ci puoi stare più.”
“Siete solo una vrancata di merdilli,” disse Agostino, paonazzo.
Enzuccio ‘o Rentill’si intromise, e cercò di placarlo.
“Austi’, va vattenne, che ti fai male…”
Agostino non aveva mai tradito eppure, come tutti i Giuda, fu strumento utile per accelerare il compimento di un destino: prima di uscire dalla stanza regalò inconsapevolmente a Nicolas ciò di cui aveva bisogno per compattare la paranza.
“E vuje vulesseve fa ‘a paranz’ cù tre curtiell’e doje scacciacani?”
“Cù ‘sti tre curtiell’t’arapimm’ sano sano.” Esplose Nicolas.
Agostino alzò il dito medio e lo fece roteare in faccia a quelli che un momento prima sentiva sangue del suo sangue. A Nicolas dispiaceva lasciarlo andare: non si butta via così una persona di cui conosci ogni giorno, ogni fratcucin’, ogni zio. Agostino era con lui allo stadio, sempre, al San Paolo e in trasferta. Un brò lo devi tenere vicino, ma era andata così e cacciarlo serviva. Serviva una spugna che assorbisse tutte le paure del gruppo. Appena Agostino ebbe sbattuta la porta, Nicolas continuò.
“Frate’, ‘o cacasott’ ten’ ragione… Non la possiamo fare la paranza con tre coltelli da cucina e due scacciacani.”
E quelli che un attimo prima erano pronti a combattere con le poche lame e i ferri vecchi che avevano, perché Nicolas li aveva benedetti, dopo l’autorizzazione al dubbio confermarono tutti la delusione: sognavano santebarbare ed erano ridotti a maneggiare giocattoli che nascondevano in cameretta.
“La soluzione ce l’ho,” disse Nicolas, “o m’accireno oppure torno a casa cù ‘n arsenale. E se questo succede, qua adda cagnà tutte cose: con le armi arrivano pure le regole, perché adda murì mammà, senza regole simm’ sule piscitiell’ ‘e vrachetta.”
“Le teniamo le regole, Nico’, siamo tutti fratelli.”
“I fratelli senza giuramento non sono niente. E i giuramenti si fanno sulle cose che contano. “L’avete visto Il camorrista, no? Quando ‘o Prufessor’ fa il giuramento in carcere. Veritavell’, sta ‘ncopp a YouTube: noi dobbiamo essere così, una cosa sola. Ci dobbiamo battezzare coi ferri e colle catene. Amma essere sentinelle di omertà. È tropp’ bell guagliu’, veritavell’. Il pane, che se uno tradisce diventa piombo e il vino ca addivent’ veleno. E poi ci deve uscire il sangue, amma ammiscà ‘e sang’ nuoste e non dobbiamo tenere paura di niente.”
Mentre parlava di valori e giuramenti, Nicolas aveva in mente una cosa sola, una cosa che gli creava disagio e gli svuotava l’addome. Le palle, se davvero ce le aveva ancora, dopo quella storia, una storia di niente, se le poteva appendere al collo come cravatta al prossimo sposalizio.
Faceva caldo e c’era la partita, giocava l’Italia, ma lui tifava contro, perché lui e i compagni suoi non si sentivano italiani e per la partita avevano strafottenza. Tenevano una cosa da fare e pure urgente. Erano in sei su tre scooter. Il suo lo guidava Enzuccio ‘o Rentill’, gli altri due sfrecciavano dietro. Dal Moiariello era una strada sola in discesa. Vicoli stretti stretti – “il presepe”, lo chiama la gente che ci vive.
Se passi di là fai prima e per piazza Bellini, marciapiede marciapiede, eviti traffico e sensi unici, ci metti un attimo.
A piazza Bellini c’era il contatto con l’Arcangelo e Nicolas doveva fare presto. È vero, si sentiva un padreterno, ma quel contatto gli serviva. E quella non è gente che aspetta. Dieci minuti e doveva stare là.
L’ultimo tratto di via Foria, prima di arrivare al Museo, i tre scooter lo percorsero su marciapiedi larghie illuminati, zigzagando a clacson spiegati. Chi li guida a Napoli è un Minotauro: metà uomo e metà ruote. Si sorpassa ovunque, non c’è sbarramento o isola pedonale. Per loro valgono le regole dei pedoni e nessun’altra. Questa volta avrebbero potuto anche andare per strada, perché in giro non c’era anima viva e quei pochi che non si erano organizzati per la partita stavano fermi davanti agli schermi che a Napoli si trovano a ogni pizzo. Di tanto in tanto, se sentivano esultare, fermavano gli scooter e chiedevano il risultato. L’Italia era in vantaggio. Nicolas imprecò.
Via Costantinopoli la imboccarono contromano. Salirono sui marciapiedi che questa volta erano stretti e bui e qui c’era più gente. Ragazzi, per lo più universitari e qualche turista. Stavano andando anche loro, ma con maggiore calma, a piazza Bellini, a Port’Alba, a piazza Dante, dove c’erano locali con televisori in strada. Andavano troppo veloci e non videro due passeggini fermi sul marciapiede, accanto adulti seduti al tavolino di un bar.
Il primo scooter a frenare non ci provò nemmeno, il manico del passeggino più esterno arpionò lo specchietto dello scooter e il passeggino iniziò a muoversi veloce finché non si staccò, cadde di lato, sembrava come planare sul ghiaccio. Si fermò solo quando arrivò al muro: l’impatto fece un rumore sordo. Un rumore di sangue, di carne bianca e pannolini. Di capelli appena cresciuti, disordinati. Un rumore di ninnananne e notti insonni. Dopo un attimo si sentì il bambino piangere e la madre urlare. Non si era fatto niente, solo spavento. Il padre invece era impietrito, immobile. In piedi, guardava i ragazzi che nel frattempo avevano parcheggiato gli scooter e se ne stavano andando via con calma. Non si erano fermati. E nemmeno erano fuggiti in preda al panico. No. Avevano parcheggiato e si erano allontanati a piedi, come se tutto ciò che era accaduto rientrasse nella normale vita di quel territorio, che appartiene a loro e a nessun altro. Calpestare, urtare, correre. Veloci, strafottenti, maleducati, violenti. Così è e non c’è altro modo di essere. Nicolas però sentiva il cuore pompare sangue all’impazzata. Non era cazzimma la sua, ma calcolo: quell’incidente non doveva modificare il loro percorso. C’erano due macchine della polizia – da un lato e dall’altro di via Costantinopoli – ferme proprio dove i ragazzi avevano parcheggiato. I poliziotti, quattro in tutto, stavano ascoltando la partita alla radio e non si erano accorti di nulla. Erano a pochi metri dall’incidente ma quelle urla non li avevano strappati alle loro macchine. Cosa avranno pensato? A Napoli si urla sempre, a Napoli urla chiunque. Oppure: meglio stare alla larga, siamo pochi e qui non abbiamo alcuna autorità.
Nicolas non diceva niente e mentre con lo sguardo cercava il suo contatto, pensava che avevano rischiato di farsi male, che a quel passeggino un calcio dovevano dare e non portarselo appresso per dieci metri. A Napoli tutto era loro e i marciapiedi servivano, la gente questo lo doveva capire.
Eccolo il suo contatto con don Vittorio Grimaldi, cappello in testa e spinello in bocca. Si avvicinava lento, non si tolse il cappello e non sputò lo spinello: trattò Nicolas come il ragazzino che era e non come il capo che fantasticava di essere.
“L’Arcangelo ha deciso che puoi andarlo a pregare. Ma per entrare nella cappella bisogna seguire bene le indicazioni.”
Indicazioni in codice che Nicolas seppe decifrare. Il boss l’avrebbe ricevuto a casa sua, ma che non gli venisse in mente di passare dall’entrata principale perché lui, don Vittorio, era agli arresti domiciliari e non poteva incontrare nessuno. Le telecamere dei carabinieri non si vedevano ma c’erano, ficcate nel cemento, da qualche parte. Ma non erano quelle che Nicolas doveva temere, piuttosto gli occhi dei Colella. Il contatto di piazza Bellini fu chiaro: “Se ti vedono i Colella, tu diventi un Grimaldi. E le botte che buttano su di noi, le buttano pure su di te. Punto. L’Arcangelo vuole che stai avvisato, poi fai tu”.
La verità era un’altra: Nicolas e il suo gruppo erano delle teste di cazzo e i Grimaldi non volevano che, per colpa loro, i sospetti di inquirenti e rivali si concentrassero sull’Arcangelo che era già pieno di guai.

adda murì mammà ROBERTO SAVIANOL’appartamento di don Vittorio, detto l’Arcangelo, era a San Giovanni a Teduccio. In via Sorrento, in un palazzone ocra con ferri alle finestre. San Giovanni ha le dimensioni di un paese e venticinquemila abitanti, ma è un quartiere di Napoli, un quartiere della periferia orientale. Una strada con case basse, paesane e qualche parallelepipedo. È tutto giallino a San Giovanni, pure il mare.

Nicolas arrivò in scooter, tanto non era famoso come avrebbe voluto e lì, lontano da casa sua, nessuno dei guaglioni di Sistema lo conosceva. Di nome forse, ma la sua faccia poteva passare inosservata. Vedendolo, avrebbero pensato che era lì per comprare del fumo, e infatti si accostò col motorino ad alcuni ragazzi e subito fu accontentato:
“Quant’ ‘e ave’?”.
“Cient’ eur’.”
“Azz’, buon’. Ramm’ ‘e sord’.”
Qualche minuto dopo il fumo era sotto il suo culo, sotto il sellino. Fece un giro e poi parcheggiò. Mise un lucchetto vistoso e andò a passo lento verso la casa dell’Arcangelo. I suoi movimenti erano chiari, decisi. Niente mani in tasca, gli prudeva la testa, stava sudando, ma lasciò perdere. Non s’è mai visto un capo grattarsi in un momento solenne. Citofonò all’appartamento sotto quello di don Vittorio, come da indicazioni. Risposero. Pronunciò il suo nome, ne scandì ogni sillaba.
“Professore’, sono Nicolas Fiorillo, aprite?”
“Aperto?”
“No!”
In realtà era aperto ma voleva prendere tempo.
“Spingi forte che si apre.”
“Sì, sì. Ora si è aperto.”
Rita Cicatello era una vecchia professoressa in pensione che dava ripetizioni private a prezzi che qualcuno definirebbe sociali. Andavano da lei tutti gli allievi dei professori amici suoi. Se andavano a ripetizione da lei e da suo marito, venivano promossi, altrimenti piovevano i debiti e poi da lei ci dovevano andare lo stesso, ma d’estate.
Nicolas raggiunse il pianerottolo della professoressa. Entrò con tutta calma, come uno studente che non avesse voglia di sottoporsi all’ennesimo supplizio; in realtà voleva essere certo che la telecamera piazzata lì dai carabinieri riprendesse tutto. Come un occhio umano, la considerava capace di battere le palpebre e quindi ogni suo gesto doveva essere lento, che restasse impresso. La telecamera dei carabinieri, che sarebbe servita anche ai Colella, doveva vedere questo: Nicolas Fiorillo che entrava dalla professoressa Cicatello. E basta.
La signora aprì la porta. Aveva un mantesino che la proteggeva dagli schizzi di salsa e olio. Nella piccola casa c’erano tanti ragazzi, maschi e femmine, in tutto una decina, seduti alla stessa tavola da pranzo rotonda, con i libri di testo aperti, ma con la testa nell’iPhone. A loro piaceva la professoressa Cicatello perché non faceva come tutte le altre, che prima di iniziare la lezione sequestravano i cellulari, costringendoli poi a inventare scuse fantasiose – mio nonno è in sala operatoria, mia madre se non rispondo dopo dieci minuti chiama la polizia – per poterli guardare, ché magari era arrivato un messaggio su WhatsApp o qualche like su Facebook. La professoressa glieli lasciava in mano e la lezione nemmeno la faceva, se li teneva in casa davanti a un tablet – regalo del figlio per l’ultimo Natale – collegato a un piccolo amplificatore da cui usciva la voce di lei che parlava di Manzoni, del Risorgimento, di Dante. Tutto dipendeva da cosa dovessero studiare i ragazzi; la professoressa Cicatello, nei tempi morti, preregistrava le lezioni e poi si limitava a urlare di tanto in tanto: “Basta cù ‘sti telefonini e ascoltate la lezione”. Nel frattempo cucinava, riordinava casa, faceva lunghe telefonate da un vecchio telefono fisso. Tornava per correggere i compiti di italiano e geografia, mentre suo marito correggeva quelli di matematica.
Nicolas entrò, biascicò un saluto generale, i ragazzi nemmeno lo degnarono di uno sguardo. Aprì la porta di vetro e la varcò. I ragazzi vedevano spesso entrare e uscire gente che spariva, dopo un rapido saluto, dietro la porta della cucina. La vita oltre quella porta era loro sconosciuta e, siccome il bagno era sul lato opposto, della casa della professoressa conoscevano solo la stanza del tablet e il cesso. Sul resto non facevano domande, non era il caso di essere curiosi.
Nella stanza del tablet c’era anche il marito, sempre dinanzi a un televisore e sempre con una coperta sulle ginocchia. Anche d’estate. I ragazzi lo raggiungevano sulla poltrona per portargli i compiti di matematica. Lui con una penna rossa che teneva nel taschino della camicia li correggeva, punendo la loro ignoranza. Bofonchiò verso Nicolas qualcosa che doveva somigliare a un “Buongiorno”.
Alla fine della cucina c’era una scaletta. La professoressa senza fiatare indicò verso l’alto. Una piccola e artigianale opera in muratura aveva realizzato un foro che collegava il piano di sotto al piano di sopra. Così, semplicemente, chi non poteva raggiungere don Vittorio dalla porta principale, andava dalla professoressa. Arrivato all’ultimo piolo, Nicolas batté il pugno un paio di volte sulla botola. Era lui stesso, don Vittorio, che quando sentiva i colpi si chinava lasciando che dalla sua bocca uscisse un gorgoglio di fatica che veniva dritto dalla spina dorsale. Nicolas era emozionato, don Vittorio non l’aveva mai incontrato di persona, ma visto solo sui giornali delle capuzzelle – così si chiamano in gergo quei giornali locali che pubblicano tutti i giorni le foto segnaletiche dei camorristi della zona. Quelli arrestati, quelli condannati, i latitanti e i morti uccisi. Vederlo da vicino non gli fece l’effetto che aveva creduto. Era più vecchio rispetto alla foto che conosceva, che risaliva al primo arresto. L’aveva visto poi al processo, ma da lontano. Don Vittorio lo lasciò entrare e con lo stesso gorgoglio di schiena richiuse la botola. Non gli strinse la mano, ma gli fece strada.
“Vieni, vieni…” disse solo, entrando nella sala da pranzo dove c’era un enorme tavolo d’ebano che in quella geometria assurda riusciva a perdere tutta la sua cupa eleganza per diventare un monolite vistoso e pacchiano. Don Vittorio si sedette alla destra del capotavola. La casa era piena di vetrinette con dentro ceramiche d’ogni tipo. Le porcellane di Capodimonte dovevano essere la passione della moglie di don Vittorio, di cui però in casa non c’era traccia. La dama col cane, il cacciatore, lo zampognaro: i classici di sempre. Gli occhi di Nicolas rimbalzavano da una parete all’altra, tutto voleva memorizzare; voleva vedere come campava l’Arcangelo e quello che vedeva non gli piaceva. Non sapeva dire esattamente perché provasse disagio, ma certo non gli sembrava la casa di un capo. C’era qualcosa che non tornava: non poteva essere, la sua missione in quel fortino, cosa tanto banale, scontata, facile. Un televisore a schermo piatto circondato da una cornice color legno e due persone con indosso pantaloncini del Napoli: in casa sembrava esserci solo questo. Non salutarono Nicolas, aspettando un cenno di don Vittorio che, presa posizione, indice e medio uniti come a scacciare tafani, fece loro un segno che inequivocabilmente interpretarono come “jatevenne”. I due si spostarono e passò poco che, da un’altra stanza, si sentì arrivare la voce gracchiante di un attore comico – doveva esserci un altro televisore – e poi risate.
“Spogliati” ordinò l’Arcangelo.

(Fine della prima parte – La seconda e ultima sarà pubblicata domenica prossima, 7 agosto)

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vivicentro.it/cultura
vivicentro/ Il nuovo libro di Saviano: La paranza dei bambini.
repubblica/ La paranza dei bambini: adda murì mammà ROBERTO SAVIANO

Trasbordo di 128 migranti su CP302 e CP303 (VIDEO)

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Immagini relative al trasbordo di 128 migranti sulle motovedette CP302 e CP303 della Guardia Costiera di Lampedusa, e al successivo sbarco sull’isola.

I migranti sono stati tratti in salvo, nella giornata di ieri, 30/07/2016, dalla nave “Iuventa” dell’ONG Jugend Rettet.

NOTE sulla Guardia Costiera:

La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.

Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.

Attività e competenze

Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.

In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.

In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.

(note da: wikipedia)

vivicentro.it/isole/cronaca

Stabia : lettera aperta al consigliere Iovino

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Ho letto con interesse la risposta che il Consigliere Comunale e candidato Sindaco alle precedenti elezioni Comunale Ing. Cimmino ha dato all’altro Consigliere Comunale Iovino in ordine ai voti presi .

Purtroppo è risaputo che i voti si rastrellano ovunque, basti vedere che con il famoso art.18 per anni in Campania si nominavano e nominano ancora i primari f.f. a scapito di chi potrebbe concorrere e vincere.

Alle recenti elezioni Comunale ci sono stati parecchi medici, e paramedici, che hanno avuto consensi dai malati curati con abnegazione, e i risultati si sono visti.
Purtroppo la Sanità (in quello che fu il regno delle due Sicilie) è sempre manipolata dalla Politica. Basta vedere le scelte per le nomine dei primari senza concorso e di qualche primario che si fa fare il reparto a sua misura e dimenzione! Dei macchinari che si spostano da un presidio all’altro come è avvenuto a Castellammare di Stabia nel maggio del 2013 quando vennero acquistati due angiografi e altro materiale per l’ospedale e che poi stranamente, come viene denunciato dal Sindacato- Federazione Italiana Autonomie locali e Sanità,  vennero destinati ad altri ospedali (ndr: allegato copia documento a certificazione del caso).

Ora le domande da porsi sono:

  1. La denuncia presentata dal Sindacato che fine ha fatto?
  2. Quel politico o quei politici che dirottarono i macchinari in altri ospedali hanno nome, cognome e un colore politico, o sono daltonici nel senso che cambiano come spira il vento e quindi, poi, da tutti protetti?
Io lo denuncia del caso (ndr: documentazione allegata) la feci al Sindaco, al Presidente della Regione (Caldoro) e al Ministro della Sanità, ma nessuno ha mai risposto anzi il Sindaco di allora, al quale per protesta avevo inviato  la mia  tessera elettorale, ebbe la bontà di farmela riconsegnare da un carissimo amico al quale non potetti dire che non la volevo.
Perciò Consigliere Iovino, oltre a chiedere dei macchinari sarebbe opportuno anche chiedere (far sapere) chi, come e perché fece portare via i macchinari avendo poi la faccia tosta di ripresentarsi, ancora oggi, come candidato a Castellammare ottenendo anche dei voti
Grazie

Francesco Eresiarco

Sosta e autorizzazione spazi riservati per privati

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SULLA SOSTA REGOLAMENTATA RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Lettera a vivicentroIn questi giorni passeggiando per il lungomare, all’altezza dell’Hotel Miramare ho notato un cartello di segnaletica stradale con il quale si segnala che, in quel luogo, è stata istituita una zona riservata per la sosta di carico e scarico per i clienti dell’albergo.

In questa città già sono stati riservati spazi della sosta per acquisti in farmacia,per il rifornimento delle autovetture di carburante e scarico carburante al Corso De Gasperi, sottraendo  stalli per la sosta.

Tutto questo, a scapito degli automobilisti che si vedono sottratti gli stalli  per la sosta in violazione dell’ordinanza per la sosta che assegna determinati stalli.

Tutto questo anche in violazione di pareri contrari espressi dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti Direzione Generale della Sicurezza Stradale il quale ha ribadisco che non è possibile istituire area riservate.

Navigando in internet ho trovato una Ordinanza  del Comando Polizia Municipale di Giovinazzo Bari, il quale in relazione al parere espresso dal Ministero ha revocato l’ordinanza che istituiva gli spazi.

Una domanda sorge spontanea, ha Ragione la Polizia Municipale di Giovinazzo ?

Speriamo che qualcuno la legga e tragga le conclusioni.

Comune di Giovinazzo su stalli sosta

Grazie

Francesco Eresiarco ex Ispettore Superiore Pilizia Stradale

vivicentro.it/sud/opinione – Sosta e autorizzazione spazi riservati per privati

La normativa:

Gli stalli di sosta riservati al carico/scarico sono destinati a qualunque tipologia di veicolo (quindi, sia autoveicoli, sia autocarri, sia altri tipi di veicoli) che debba procedere alle operazioni di carico e scarico merci, limitatamente al tempo necessario per procedervi e dovrebbero inoltre essere regolamentati da una fascia temporale d’uso (Carico/scarico dalle ore x alle ore y per z tempo)
Una sosta prolungata e “inoperativa” (cioè mezzo semplicemente parcheggiato per propria comodità) determina la violazione d’uso che si compie, quindi, nel momento in cui il veicolo è lasciato in sosta, senza che ci siano indizi che si stia procedendo al carico/scarico di merci (Esempio: bagagliaio aperto, movimentazione di merci vicino al veicolo ecc ecc).

Ndr: DA QUANTO SOPRA si evince che il Comune ha facoltà di istituire zone di Carico e scarico merci ma che le stesse devono essere disponibili per tutti (ovviamente non per solo parcheggio) durante l’arco temporale della loro sussistenza.

Dittature : Vedove Nere dell’Umanita’

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Dittature, in rosso gli Stati governati da dittature

Negli Stati totalitari, le Dittature, sono sempre una forma autoritaria di governo, non vi sono Leggi, ne’ regole da rispettare, un solo Rais, o un gruppo ristretto di persone, possono schiavizzare un popolo a tempo indeterminato.
La salita al potere di una dittatura è favorita da situazioni di gravi crisi economiche, lotte di classi, politiche e sociali interne allo Stato.

Ha origini antiche, gia’ nella Roma imperiale, esistevano i Dittatori, (Dux), venivano nominati solo in tempo di guerra dal Senato Romano, la loro carica era circoscritta nel tempo, di solito non durava piu’ di 6 mesi.

In questo ultimo Secolo, alcune dittature sono durate decenni, la Storia dell’Umanita’ ne ha conosciute tantissime di queste forme autoritarie imposte con la forza, dalle piu’ violente e sanguinarie, fino alle piu’ blande.

Basti sapere che, 5 Dittatori vissuti nel nostro Secolo,sono stati capaci di sterminare milioni di persone, per compiere questi genocidi, hanno avuto il potere di sottomettere mentalmente i loro sudditi, fino a renderli propri veicoli di morte.

Questi nomi dovrebbero essere cancellati, scomparire come se non fossero mai vissuti su questo Pianeta.

Ecco i nomi dei primi 5 dittatori piu’ sanguinari che la storia di questo secolo ricordi:

Mao Zedong…………….50 milioni
Adolf Hitler……………….30 Milioni
Pol Pot……………………. 2 Milioni
Saddam Hussein………. 1 Milione
Tito……………………. 1 Milione

Fra quelli ancora viventi, detentori di tanti poteri e ricchezze, considerati i peggiori carnefici al Mondo :

  • Kim Jong Un
    Re Abdullah
    Robert Mugabe
    Teodoro Obiang
    Omar al Bashir.

Tutti e 5 assieme sono riusciti a sterminare milioni di vite umane, e la loro mattanza continua indisturbata.

Il Dittatore e’ sempre una persona autocratica, oppressiva, dispotica e tirannica, governa sopra ogni Legge, esercita un potere assoluto, la sua principale funzione e’ quella di diminuire fino alla totale assenza ogni liberta’ del popolo.

Oggi la Turchia sta vivendo un momento tragico, dopo il fallito colpo di Stato, attuato dai suoi oppositori politici, sempre che non sia stato organizzato dagli stessi militari al potere, Herdogan, si e’ arrogato il diritto di annullare la carta europea dei diritti umani. Se lo avesse fatto qualche altro Dittatore meno importante avrebbe potuto essere defenestrato, ma si parla della Turchia, uno Stato importante nello scacchiere mondiale, sia per quanto riguarda la posizione strategica (punto di incontro tra Oriente ed Occiddente), sia per quanto riguarda gli scambi commerciali.

Le poche immagini sia televisive che fotografiche, riprese dai telefonini, pur essendo tanto raccapriccianti, non saranno che la punta di un’Iceberg, di fronte alle barbarie che non verranno mai mostrate. Le immagini “sporche” e’ meglio che si conservino nella cineteca dell’orrore.

Basti solo immaginare come saranno trattati nelle carceri turche coloro che hanno preso parte al golpe, per molti di loro la morte sarebbe gia’ oggi un sollievo.Si parla di 50mila arresti, si va sempre per difetto, sono state cancellate intere classi sociali, una vera e propria “pulizia” nei Tribunali, nelle Universitra’, nelle Forze di Polizia ed Esercito, nelle fonti d’informazione.

E’ stata totalmente imbavagliata la stampa, centinaia i giornalisti arrestati, se sei favorevole al regime puoi pubblicare, se contrario oltre a perdere il posto, perdi anche la Liberta’.

Ancora una volta il Mondo intero sta alla finestra, la Turchia del despota Herdogan dovrebbe entrare nell’Unione Europea? Meglio accarezzare una famiglia di vedove nere.

vivicentro.it/opinioni –  Dittature……Vedove Nere dell’Umanita’. Lo Piano – Saintred

Dimaro, la discesa in rafting di De Laurentiis – VIDEO

IL PRESIDENTE DE LAURENTIIS LASCIA LA VAL DI SOLE CON UNA DISCESA IN RAFTING
SPETTACOLARE IMMERSIONE NELLA NATURA. ESPERIENZA CHE RIGENERA SPIRITO E FISICO

GUARDA IL VIDEO

(fonte UFFICIO STAMPA NICER TRENTO)

 

Dimaro, De Laurentiis lascia la Val di Sole con una discesa di rafting – FOTOGALLERY

PRESIDENTE DE LAURENTIIS LASCIA LA VAL DI SOLE CON UNA DISCESA IN RAFTING
SPETTACOLARE IMMERSIONE NELLA NATURA. ESPERIENZA CHE RIGENERA SPIRITO E FISICO

DIMARO – FOLGARIDA (VAL DI SOLE – TRENTINO), 30 LUGLIO 2016 – E’ l’esperienza classica del turista in vacanza in val di Sole: la discesa in rafting magari dopo aver pedalato in sella ad una mountain bike lungo la meravigliosa ciclabile che scorre in gran parte proprio lungo il fiume Noce, giudicato da National Geographic il migliore d’Europa e tra i primi dieci al Mondo per questa disciplina.

E a tale emozione non poteva sottrarsi nemmeno il vulcanico presidente Aurelio De Laurentiis che oggi ha effettuato la discesa fluviale con l’assistenza dell’equipaggio del Rafting Center Val di Sole e in compagnia di un gruppo di amici. E il commento è entusiasta. “Spettacolare immersione nella natura. Un’esperienza che rigenera lo spirito e il fisico, ed è bellissimo vedere, tra le rapide del fiume, il territorio circostante ricco di vigne e coltivazioni di mele” ha detto il presidente al termine della discesa fatta in compagnia, tra gli altri, di Alessandro Fantelli, Riccardo Rosati, Enzo e Andrea Castellano. Poi una battuta sulle ipotizzate centraline da realizzare sul Noce. “Speriamo che le autorità locali non abbiano la miopia, come spesso accade in Italia, di contrabbandare i propri interessi personali con quelli della gente semplice e rispettosa del territorio, con la scusa di voler creare quelle autonomie energetiche che tanto inquinano creando malessere verso i luoghi dove si è nati”. Insomma una chiara presa di posizione per la tutela della natura.

E’ una natura particolarmente amata dai tifosi del Napoli, che ogni anno sempre più affollano la val di Sole. Un amore e una conoscenza che cresce anno dopo anno tanto è vero che sono sempre più i fans che pedalano in sella alla Mountain Bike in questa che ormai è considerata una terra promessa per questa disciplina. Proprio qui dal 29 agosto all’11 settembre si svolgeranno per la seconda volta i campionati del mondo Uci Mtb. Con gare riservate agli amatori e ai grandi professionisti (info: www.valdisolebikeland.com).

Ed è curioso pensare come si sia evoluto il rapporto dei napoletani del Napoli con questo piccolo spicchio di paradiso naturale del Trentino: quando qualche anno fa la squadra provò per la prima volta l’emozione del rafting il video su Youtube creò un effetto virale e le rimostranze di un dirigente. Poi tre anni fa ci fu l’uscita ufficiale. Quest’anno è toccato al vulcanico presidente De Laurentiis.

C’è da giurare che il prossimo anno rafting e mountain Bike saranno le attività più gettonate dai fans in vacanza a luglio per il settimo ritiro del Napoli in val di Sole. Qui ci si diverte così.

FONTE: UFFICIO STAMPA NICER TRENTO

GUARDA LA FOTOGALLERY:

Bergoglio e la guerra della non religione del ”Califfato”

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Come ogni domenica anche oggi, come editoriale, vi proponiamo quanto scritto da Scalfari che oggi si esercita in una analisi delle guerre di religione e delle opinioni pubbliche che le condividono e le sostengono tracciando così un esaudiente cammino e percorso di analisi, conoscenza e riflessioni sul drammatico periodo storico che stiamo vivendo e che ha portato persino Papa Bergoglio a pronunciare queste terribili parole: “Il mondo è in guerra” e le pronuncia mentre andava in Polonia ad incontrare i Giovani nel loro raduno mondiale senza tralasciare di passare da per visitare, meditare e pregare ricordando tutti i campi di sterminio che riportano alla mente tante barbarie, odio e terrore. Quello stesso terrore che ricompare oggi sotto la cappa di una fede fattasi fanatismo richiamando così il tema delle religioni e del loro uso sanguinolento in nome di un Dio cruento d’odio anziché di amore. Ma leggiamo quanto, nel merito, scrive oggi Scalfari nel suo editoriale titolato:

 

Il Dio amoroso di Francesco e gli dei cruenti di guerra e di potere EUGENIO SCALFARI

Il temporalismo che il Papa combatte senza tregua è in aumento e Bergoglio ne è pienamente consapevole

LE NOTIZIE che si accavallano una con l’altra sono innumerevoli, tutte drammatiche, tutte dolorose e frustranti; ma quella che tocca più profondamente delle altre il cuore e la mente delle persone consapevoli viene da Cracovia e da Birkenau e riguarda l’incontro di papa Francesco con i giovani di tutto il mondo e con i campi di sterminio di 75 anni fa. Riguarda le memorie, il sangue versato, la barbara ricomparsa del terrore che ripropone il tema delle religioni e del loro uso sanguinolento in nome di un Dio cruento d’odio anziché di amore.

Francesco ha passato tre giorni tra Cracovia e Birkenau, tre giorni decisivi per il suo pontificato e – oso dirlo da non credente – per l’anima del mondo. La Shoah voluta dalla Germania nazista non sarà mai scordata ma, sia pure con caratteristiche molto diverse è nuovamente attuale, soprattutto nella discussione su Dio. Questa volta i suoi accoliti lo evocano come Allah Akbar, Allah è grande; ma l’eccidio in corso guidato dal Califfo trova un corrispettivo nella storia del mondo e delle religioni: l’Islam, i Cattolici, i Protestanti, i Tartari. Ovunque gli Dei sono stati simboli branditi per guerre e per stragi effettuate in loro nome. E poiché guerre e stragi hanno come reale motivazione il potere, gli Dei in lotta tra loro sono stati sempre e dovunque identificati con il potere.

Allah Akbar è oggi il più orribilmente disumano, ma eccita tutti gli altri a rispondere analogamente. Dunque guerre di religione e opinioni pubbliche che le condividono e le sostengono. Salvo un solo uomo e chi è con lui: Jorge Mario Bergoglio che non a caso viene “dalla fine del mondo” come egli stesso disse quando tre anni fa fu eletto Papa.

Nonostante il titolo che il Conclave gli conferì, Bergoglio non è il padrone della Chiesa. Vedendolo operare, i contrasti interni sono aumentati e compaiono ormai allo scoperto. La Chiesa è divisa e non lo nasconde. Tornano in mente le Crociate e non soltanto quelle. Il temporalismo che Bergoglio combatte senza tregua è in aumento e papa Francesco ne è pienamente consapevole. Le giornate di Cracovia e di Birkenau sono avvenute a pochi giorni di distanza dagli eccidi di Nizza e di Ansbach, hanno acuito il conflitto interno della Chiesa. Bergoglio esclude con crescente consapevolezza che sia in corso una guerra di religione. Il Califfato e il Califfo in prima persona lottano per il potere, personale e di gruppo. Il Califfo si sente Dio, è lui che detta la legge e getta i suoi soldati contro l’Islam del Corano, colpiti numericamente molto di più dei cristiani.

Francesco lo dice ormai chiaramente: il terrorismo del Califfo è un’arma di potere e non ha nulla a che fare con la religione. Questa affermazione del Papa cattolico è motivata da una verità talmente ovvia da essere sconvolgente: per chi crede in Dio ce n’è uno solo e unico. Le religioni del mondo sono molte, ma la loro differenza è soltanto nelle dottrine, nelle Sacre Scritture e nella liturgia, ma il Dio è unico, unico è il Creatore dell’universo che non può che amare le sue creature.

Questa è la verità di papa Francesco, che lo spinge a riunire tutti i cristiani come primo passo avanti e nel contempo a predicare l’affratellamento con le altre religioni, cominciando da quelle monoteistiche ma non soltanto.

Ecco perché Dio non può essere vendicativo, Dio perdona ed è soprattutto misericordioso. Perdona i peccati ma dona la misericordia. Non a caso il Giubileo indetto da papa Francesco è incentrato alla misericordia.
“Dove è Dio se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dove è Dio quando persone innocenti muoiono a causa delle violenze, del terrorismo, delle guerre? Questa è la domanda che per un cristiano trova risposta solo nella Croce: il dono di sé, anche della vita, a imitazione di Cristo”.

Per un cristiano Cristo è Amore ma questo è vero per l’unico Dio, del quale Cristo è un’articolazione che c’è anche nel Dio di Mosè e in quello di Allah, nel Brahma, nel Buddha, nel Tao, in tutte le divinità che sono una soltanto, plasmata dalla storia degli uomini che la pensano.

Questo predica Francesco. Dopo Paolo, i padri dei primi trecento anni di storia cristiana e dopo Agostino di Ippona, non c’era stato altro Papa cattolico che innalzasse il pensiero religioso fino a queste altezze. Tutto il resto è guerra e potere, la Chiesa come lui predica è pace e amore. Questo dice quanto sia difficile la sua dottrina, la sua fede, la sua predicazione e quanto sia necessario per la vita degli uomini e perfino per la politica che dovrebbe combattere le diseguaglianze e perseguire la misericordia sociale e la pace.

vivicentro.it/editoriale
vivicentro/ Bergoglio e la guerra della non religione del ”Califfato” STANISLAO BARRETTA
repubblica / Il Dio amoroso di Francesco e gli dei cruenti di guerra e di potere EUGENIO SCALFARI

EDITORIALE – Juve Stabia, sulle ali dell’entusiasmo

La bella prestazione di Livorno, con una Juve Stabia in grado di mettere sotto, senza nemmeno troppi affanni, una squadra blasonata come quella amaranto e di superare il primo turno eliminatorio di Coppa Italia, ha comprensibilmente generato aspettative ed entusiasmo nei tifosi stabiesi.

I presupposti erano già stati gettati negli scorsi mesi, con un’intera società concentrata sulla stagione appena cominciata prima ancora che la scorsa fosse ufficialmente finita. L’inversione di tendenza rispetto alla scorsa stagione è stata chiara già dalle tempistiche della scelta del nuovo tecnico. Se dodici mesi fa Salvatore Ciullo veniva scelto ed annunciato quale allenatore della Juve Stabia a luglio inoltrato, stavolta il sodalizio di Manniello ha puntato forte fin dal termine dello scorso campionato su Gaetano Fontana, sposando appieno l’idea di calcio dell’ex numero 10 delle Vespe.

Ecco, proprio guardando al modulo ed al modo di vedere il calcio di Fontana, ci è sembrato quanto mai giusto parlare di ali dell’entusiasmo per spiegare le sensazioni positive post Livorno. Sì, perché il nuovo tecnico della Juve Stabia punta molto, quasi tutto, su esterni in grado di fare la differenza, di spaccare e sfiancare la difesa avversaria così da spalancare la porta (in tutti i sensi) al centravanti di riferimento. Il 4-3-3 diventa quindi il modulo di riferimento cui ruota intorno una squadra organizzata e che va in campo con le idee chiare.

Analizziamo i gol messi a segno dalle Vespe a Livorno. Ad eccezione della rete di Liotti, arrivata su palla inattiva, le altre due marcature sono state conseguenza di una giocata di fino dei due esterni. Prima Lisi ha bruciato sul tempo il suo marcatore, servendo poi al centro dell’area Zibert, con conseguente rimpallo favorevole alla botta di Del Sante sotto porta. Nella ripresa è stato ancora un esterno, stavolta Marotta, per niente intimorito dal suo esordio nei professionisti, ad ingannare il suo avversario fintando di andare su suo piede, il sinistro, ed invece sterzando sul destro per crossare la palla ancora in direzione di Del Sante.

La squadra che sta nascendo dal mercato è la conferma di quanto Fontana voglia puntare sugli esterni. Ad oltre un mese dalla fine del calciomercato la Juve Stabia ha quattro ali di assoluto valore: Lisi, Marotta e gli ultimi arrivati Sandomenico e Kanoute. Un assortimento di corsa, cross, grinta, assist e gol che poche squadre possono vantare. Il tutto per la gioia di chi dovrà occupare l’area di rigore: Del Sante, Ripa o chi per loro.

Sarebbe sbagliato esaltarsi per la vittoria di Livorno, del resto si tratta sempre di calcio d’estate. Una rondine non fa primavera ma la Juve Stabia vista venerdì ha tutte le carte in regola per spiccare il volo..basta puntare sulle ali.

Raffaele Izzo

Mastalli- Juve Stabia, questi tutti i dettagli

Importante colpo di mercato per la Juve Stabia di patron Manniello e del ds Logiudice. Le vespe si sono assicurate le prestazioni di uno dei maggiori talenti del panorama calcistico italiano. Manca solo la firma ma è tutto fatto, Alessandro Mastalli sarà gialloblù. Uno dei pezzi più pregiati del vivaio del Milan, Mastalli ha già esordito in serie A proprio con la maglia del “diavolo” e, dopo un’esperienza non felicissima in Svizzera con Zdenek Zeman al Lugano, è pronto a tornare in Italia e a ripartire dalla Lega Pro. Il giovane centrocampista classe ’96, nato a Bologna, firmerà un contratto triennale con le vespe, a dimostrazione delle ambizioni del club stabiese. Già nel giro delle nazionali U17 e U18, è considerato uno dei migliori prospetti italiani. Era cercato anche da club di A e di B, più alcuni club esteri, ma ha deciso di ripartire dalla Lega Pro con la speranza di mettersi in mostra. Le vespe mettono sotto contratto un potenziale crack che sicuramente si giocherà il posto con i titolari del centrocampo stabiese. Ma, ovviamente, il Milan non regalerà il talentino alle vespe. I rossoneri si sono riservati sia un diritto di recompra per il futuro, molto simile a quello che ha riportato Alvaro Morata al Real Madrid, sia una percentuale su una possibile futura vendita del centrocampista da parte delle vespe. Starà ora alla società e allo staff tecnico far entrare il giovanissimo mediano nella mentalità del calcio professionistico e del calcio duro della Lega Pro. Colpo a sorpresa della Juve Stabia, che vuole assolutamente essere protagonista…

Telecomunicazioni: terza, seconda e prima classe. Ma se le reti le paga lo Stato….

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Per lo sviluppo della rete di telecomunicazioni è iniziata una nuova fase grazie alle gare Infratel e quindi la corsa delle compagnie ad accaparrarsi il gratis per andare oltre la gara sulla fibra ottica di livello inferiore, quella fino agli armadi, che ora corre fino a 100-200 megabit al secondo. Con la nuova si arriverà a un gigabit, sempre che lo Stato paghi per regalare (come sempre).

L’Italia, come il lupo, perde il vizio ma non il pelo. Traslando sulle telecomunicazioni, ecco che, come nei trasporti, ritroviamo l’italietta delle littorine con l’Italia dei Freccia Rossa che, nelle telecomunicazioni, si identifica nell’Italia del cavetto di rame (ed in alcuni posti manca anche quello), nell’Italia dell’Adsl potenziata col vectoring e nell’Italia della Fibbra ottica con già un occhio al 5G e IoT quindi: terza classe (con spesso posti in piedi), seconda classe e prima classe (con posti fissi a sedere) il tutto condito in salsa dell’ognuno fa per se e di marcia a righe sfrangiate.

Telecom, Enel, Vodaphone, Tiscali, Wind, ognuno viaggia per proprio conto con propria filosofia sprecando così tempo e risorse (nonché creando disagi infiniti per lavori sempre in corso: finisce uno, comincia l’altro in una corsa che sa tanto del gatto che insegue la coda) e chi ci rimette in questo caos ed opportunismo è la nazione tutta, e quindi noi. Oggi si viaggia a compartimenti stagni che poi stagni non sono per cui, alla fine, si rischia di fare la fine del Titanic che finì a fondo con tutta la sua sicumera di nave all’avanguardia.

Ora, forse, qualcosa si muoverà sulla spinta della rincorsa all’affare e al gratis innescata dal Governo con  le gare Infratel per l’ultrabroadband nelle aree definite “deboli” e quindi “a fallimento di mercato” nelle quali la rete verrà realizzata con fondi pubblici e poi affidata a chi se la accaparrerà.

Il primo bando per la realizzazione delle reti nelle prime sei le regioni pronte a partire – Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto – è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale a giugno ed entro l’estate, assicurano dal Governo, partiranno i bandi per tutte le altre Regioni.

Si tratta non di poche aree ma di 7.300 comuni su un totale di 8 mila. In queste aree, gli operatori non hanno ritenuto interessante investire per proprio conto, ma ora, a quanto pare, faranno a gara per prendere la rete pubblica in concessione e offrire i servizi in fibra.

Ciò fa prevedere un’estate calda anche sul fronte della fibra ottica in Italia, con Telecom Italia che prevede l’apertura tra luglio e agosto di 4 mila cantieri e viaggia alla velocità di “300 km l’ora” in quanto a dispiegamento di cavi ed Enel che, grazie all’acquisizione Metroweb, può potenziare il piano, e promette ora di coprire 250 città – invece delle 224 annunciate in precedenza – entro il 2021, con un investimento da 3,7 miliardi di euro (invece di 2,5 miliardi). Saranno 9,5 milioni di case (rispetto alle 7,5 milioni del piano precedente) nel periodo 2016-2021. Poi finirà il cablaggio delle prime 10 città – Bari, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Napoli, Padova, Palermo, Perugia e Venezia –  a partire dal secondo trimestre del 2017. L’ultima di queste sarà conclusa nel primo trimestre del 2019.

E la corsa continua anche per gli altri player. Perugia, ad esempio, ha già le prime connessioni, con offerte un gigabit di Vodafone e Wind. Poi c’è Tiscali che sarà anch’essa su rete Enel, come annunciato qualche giorno fa.

Tim dà invece un gigabit già a Milano, Torino, Catania, Perugia e Bari. Coprirà 100 città entro il 2018 con fibra ottica nelle case (in aggiunta a quelle che raggiungerà con fibra ottica fino agli armadi, per un totale pari all’84 per cento della popolazione).

Vodafone offre inoltre 500 Megabit su rete Metroweb a Milano e in alcuni quartieri di Bologna e Torino, mentre Wind passerà ai 500 megabit (dagli attuali 100) su rete Metroweb entro settembre-ottobre.

Non è finita:

Tim e Fastweb qualche giorno fa hanno stretto un accordo per collegare entro il 2020 con fibra nelle case (FTTH) le principali 29 città. Tim acquisirà da Fastweb nei prossimi 18 mesi le infrastrutture con tecnologia FTTH che consentiranno di collegare alla rete Tim circa 650mila unità immobiliari in 6 città. Fastweb invece porterà il numero di unità abitative e sedi business coperte dalla propria rete FTTH dagli attuali 2 milioni a 5 milioni, cioè il 20% della popolazione italiana.
E’ proprio una svolta, se si considera che questi i due operatori hanno basato la propria strategia su una strada opposta ai termini di questo accorso, ossia creare due reti fibra ottica fino agli armadi in modo indipendente e largamente sovrapposte. Fastweb nel contempo sta potenziando la propria rete in fibra fino agli armadi, essendo il primo operatore a offrirvi sopra 200 Megabit (contro i 100 degli altri), ora in 24 città.

Buone notizie per la rete italiana, insomma, che ora corre verso la sola tecnologia a prova di futuro, la fibra ottica nelle case, appunto, ma ci corre sempre con la mentalità ed il vizio dell’Italia delle littorine (terza classe, seconda, prima).

Va detto, infatti, che i piani degli operatori riguardano solo le aree A (delle quattro inquadrate con il piano del Governo), con questa rete. Ossia le città più pregiate.

Poi c’è la fascia B che già decade e quindi sarà coperta solo in parte in questo modo.

Poi la fascia C che, se va bene, riceverà fibra nelle case, di basso livello, con il piano del Governo di cui sopra, che realizzerà una rete pubblica tramite intervento diretto dello Stato.

Infine la fascia D dove invece la sfida sarà quella di sfruttare al meglio tecnologie a banda ultra larga alternative, come il wireless fisso, insieme con la fibra fino agli armadi.

La liberalizzazione porta anche a questo e bisogna digerirlo visto che un operatore unico STATALE come era e come sarebbe logico che fosse in un settore così importante per una nazione, non ha saputo o voluto funzionare bene e correttamente perdendo così l’enorme vantaggio e stimolo di una visione unica e globale di tutto il settore con anche lavori e sforzi tendenti tutti all’unico obiettivo di uno “sviluppo tutti inseme”. Ora, come detto, c’è la liberalizzazione ma, a quanto appare, anche in questo l’italietta non sa farsi valere e rispettare imponendo impegni e obiettivi inderogabili e fissi TUTTI a carico dell’imprenditore per cui, ecco che l’imprenditore (come del resto è logico che sia con tre occhi al profitto) fa il minimo indispensabile e solo là dove gli conviene tantissimo e per il resto …… per il resto aspetta il boccone in regalo che, prima o dopo, sa che arriverà. Ora c’è l’osso dell’Infratel per l’ultrabroadband ed ecco allora che le mute dei cani imprenditori si mettono subito a correre per afferrare il bocconcino. Non resta che stare alla finestra sperando in qualcosa di non troppo schifoso visto che, di sicuro, di bene non è che ce ne sarà veramente per noi cittadini e che quindi qualche scheggia d’osso, alla fin fine, giunga anche agli utenti (senza grossi spennamenti di bollette).

Juve Stabia, martedì il via alla preparazione della Berretti

Questi i dettagli di quanto raccolto da Vivicentro.it

Dopo l’ufficialità del ritorno nel settore giovanile della Juve Stabia, questa volta allenerà la Berretti, di Domenico Panico (CLICCA QUI per i dettagli), parte anche la nuova stagione con l’impegno sempre in prima persona del direttore responsabile Alberico Turi e del prosieguo, in maniera ancora più imponente, dell’imprenditore Andrea De Lucia. Martedì 2 agosto comincerà la preparazione per la Berretti sul campo sintetico di San Giusepe Vesuviano. L’intero settore giovanile verrà presentato nei prossimi giorni attraverso una conferenza stampa congiunta del direttore Alberico Turi e dello stesso Andrea De Lucia. Si attendono sviluppi.

a cura di Ciro Novellino

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Palena “adotta” Oddo

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Conferita la cittadinanza onoraria di Palena (Ch) a Mister Oddo.

Dal nostro inviato a Palena (Ch), CHRISTIAN BARISANI

PALENA (CH) – A seguito del consiglio comunale straordinario, convocato dal Sindaco di Palena, Claudio D’Emilio, è stata conferita all’unanimità la cittadinanza onorario del piccolo borgo montano a Massimo Oddo dopo una cerimonia breve e  sobria, ma dove erano presenti le maggiori personalità della cittadina montana.

Il primo a prendere la parola è stato proprio il Sindaco, che ha tessuto le lodi del tecnico campione del Mondo, descritto dal primo cittadino “Come un professionista serio con dei prestigiosi trascorsi da calciatore, in squadre come la Lazio, il Milan e il Bayer Monaco, e, seppur da solo un paio di stagioni allenatore tra i professionisti, con già una promozione in serie A nel suo curriculum, quella ottenuta l’anno scorso con il Pescara.” La chiosa finale del primo cittadino su mister Oddo ha riguardato la grande disponibilità,  e l’immensa cortesia che il tecnico nato a a Pescara ha riservato sempre a tutti i tifosi che hanno avvicinato il tecnico abruzzese, anche per avere un semplice autografo o per scattarsi insieme una foto con lui.

Il Sindaco, inoltre, ha ribadito di come la presenza del Pescara sul territorio di Palena, ha dato prestigio e visibilità alla piccola comunità. Ecco, di seguito, le motivazioni che hanno spinto il consiglio comunale di Palena a conferire l’onorificenza a Mister Oddo:

“il Consiglio comunale di Palena conferisce la cittadinanza onoraria a Massimo Oddo, poichè, con il proprio impegno e con la propria professionalità ha concorso alla valorizzazione degli impianti sportivi di Palena ed alla promozione della città di Palena segnalando il Comune all’attenzione nazionale. La presenza nel territorio e la collaborazione con l’amministrazione comunale, e la condivisione di attività ed obbiettivi hanno conferito valore e lustro alla città di Palena, a piena vantaggio della comunità.”

Soddisfazione nelle parole di Massimo Oddo: “Sono onorato per questo riconoscimento, e sono felice di essere qui. Spero solo che l’anno prossimo il Sindaco mantenga la promessa di allargarci il campo, altrimenti mi candiderò io come Sindaco alle prossime elezione (sorride ndc).