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Il settore giovanile della Juve Stabia sostiene il presidente De Lucia

Questo il comunicato…

Dopo quanto accaduto nel corso della mattinata a livello giudiziario nel comune di San Felice a Cancello (Caserta) che vede coinvolto anche il presidente del settore giovanile della Juve Stabia Andrea De Lucia, l’intero settore stabiese nelle figure del direttore Alberico Turi, del responsabile Saby Mainolfi e dell’intero staff, ha fatto sentire la propria voce con un comunicato ufficiale che andiamo a proporvi: “Certi che il decorso della magistratura darà esito favorevole alla vicenda che ha colpito il presidente del settore giovanile della Juve Stabia, in quanto uomo, persona generosa e attenta al mondo giovanile, siamo fraternamente vicini a lui e alla sua famiglia: nelle persone del responsabile e del direttore del suddetto settore giovanile”.

Comunicato ufficiale settore giovanile Juve Stabia

De Nicola: “Per Albiol due o tre settimane di stop, Chiriches tornerà in gruppo già lunedì”

De Nicola: “Per Albiol due o tre settimane di stop, Chiriches tornerà in gruppo già lunedì”

Il professore Alfons De Nicola, responsabile dello staff sanitario azzurro, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Goal: “Albiol ha avuto una forte contrattura causata dallo scatto, ma dagli accertamenti non sono emerse lesioni muscolari. Questo ci fa sperare di riuscire a recuperarlo in due o tre settimane, magari potrebbe tornare già contro la Roma. Anche Hamsik era particolarmente stanco, anche perché queste partite di Champions non ti fanno sentire la stanchezza che poi avverti dopo. Lui è generoso ed alla fine della gara era pieno di crampi. Chiriches dovrebbe tornare in gruppo lunedì, se Sarri lo riterrà opportuno potrà giocare contro la Roma”.

Esame di maturità: si cambia

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L’obiettivo è rendere più omogenee le valutazioni, all’esame di maturità, degli studenti sul territorio nazionale. Come? Il voto sarà affiancato dal risultato di un test Invalsi. Anche per risparmiare qualche soldo, le prove saranno ridotte a due e le commissioni non avranno più membri esterni.

Una maturità uguale per tutti

Un esame di maturità rinnovato e test Invalsi per gli studenti delle scuole superiori. Il ministero dell’Istruzione vuole rendere le valutazioni finali più omogenee in tutta Italia. Ecco cosa cambia.

Si annuncia il cambiamento dell’esame di maturità. Si prevede anche l’introduzione di un test Invalsi, da somministrare nel corso dell’anno scolastico. Il ministero dell’Istruzione sembra aver preso atto che il voto di maturità non riesca a segnalare in maniera adeguata a imprese e università le competenze degli studenti e che voglia quindi introdurre un esame con caratteristiche di maggiore comparabilità, come accade in molti paesi europei. I passi sembrano però non del tutto coerenti.

Come cambia l’esame

Non tutto è ancora chiaro ma tre sembrano essere i principali cambiamenti riguardanti la valutazione finale degli studenti della scuola secondaria. Innanzitutto, l’introduzione di un test Invalsi che oltre a verificare le competenze in italiano e in matematica dovrebbe accertare anche la conoscenza dell’inglese. La somministrazione del test dovrebbe avvenire nel corso dell’anno scolastico per evitare sovrapposizioni con la preparazione dell’esame finale di maturità (lo stesso dovrebbe avvenire per gli studenti della terza media che ad oggi sostengono un test che fa parte della prova d’esame). Il risultato del test non dovrebbe influenzare l’esito dell’esame di maturità, ma dovrebbe comparire come punteggio autonomo riportato in pagella congiuntamente al voto conseguito. La seconda novità riguarda la riduzione delle prove d’esame da tre a due, con l’eliminazione della cosiddetta “terza prova” decisa a livello di singolo istituto. Infine, cambiano anche le commissioni d’esame: al momento ci sono 3 commissari interni e 3 esterni, mentre a partire dal prossimo anno i commissari potrebbero essere tutti interni, forse anche per una questione di contenimento della spesa. Tutto ciò si accompagna al maggiore peso che verrà attribuito al percorso di studio dello studente: attualmente su un massimo di 100 punti, 25 possono essere ottenuti con i crediti maturati durante gli anni scolastici precedenti e i restanti 75 (15 per ciascuna delle tre prove e 30 per il colloquio) grazie al risultato conseguito nelle prove di esame. Il nuovo sistema prevede invece un massimo di 40 punti per il curriculum scolastico e un massimo di 60 punti per la prova d’esame (20 per ciascuna prova scritta e 20 per il colloquio).

Un metro comune di valutazione

Per esprimere un giudizio su questi cambiamenti è utile chiedersi a che cosa serve l’esame di maturità. Il suo principale scopo è quello di segnalare (allo studente prima di tutto, ma anche a imprese e università) il livello di preparazione e di competenza posseduti dell’esaminando. Affinché ciò accada due studenti con identica preparazione devono avere lo stesso voto. Facile a dirsi, difficile a farsi. Ad esempio, perché i due hanno docenti che usano metri di valutazione diversi, oppure perché uno di loro il giorno dell’esame non è in buone condizioni di salute.
Un buon esame dovrebbe quindi sforzarsi di trovare un metro comune e fare in modo che il suo esito non sia influenzato troppo da eventi casuali. Il nuovo esame di maturità con l’introduzione di un test standardizzato e l’eliminazione della terza prova si muove nella direzione di avere un esame “nazionale”, la cui difficoltà sia il più possibile uniforme. Un passo in avanti per cercare di superare la solita querelle sulle differenze regionali nei voti di maturità che a inizio estate ha riempito le pagine dei giornali. La presenza in pagella del punteggio al test Invalsi (svolto al computer dallo studente) può essere una soluzione migliore rispetto a quella di far pesare il risultato del test sul voto di maturità. Infatti, i test standardizzati e le prove curriculari misurano aspetti diversi della formazione ricevuta e può quindi essere utile poter disporre di entrambe le valutazioni. Inoltre, il voto di maturità, tenendo conto anche dei risultati ottenuti durante il percorso scolastico, risente meno di condizioni specifiche che potrebbero caratterizzare il momento in cui si sostengono le prove finali. Tuttavia, affinché le imprese e le università prendano in considerazione questo voto è necessario aumentarne la credibilità. Uniformare le prove d’esame è un passaggio necessario anche se non sufficiente poiché, come già discusso su questo sito, molto dipende dal metro di giudizio utilizzato dai docenti. Quest’ultimi, in base alla nuova proposta, guadagnano margini di autonomia valutativa grazie al maggior peso assegnato ai crediti acquisiti dallo studente nel corso dell’anno scolastico e alle commissioni composte esclusivamente da membri interni.

Attenzione alla standardizzazione

Infine, è bene ricordare che l’utilizzo di un test standardizzato identicamente sottoposto a studenti che frequentano indirizzi scolastici molto diversi tra loro, quali sono i licei e gli istituti professionali, può essere problematico. Invalsi ha proposto di affrontare questa difficoltà attraverso l’uso di un test adattivo, cioè un test svolto in due momenti distinti, in cui la prima parte (identica per tutti) agisce come test di posizionamento per la seconda parte (che si differenzia alla luce del risultato conseguito nella prima). Tuttavia, poiché le competenze si formano anche attraverso l’apprendimento curriculare, sarà bene utilizzare graduatorie differenziate per indirizzo scolastico per evitare di confrontare studenti che, per condizioni di partenza, sono oggettivamente diversi.

DANIELE CHECCHI

checchiInsegna economia del lavoro all’Università Statale di Milano. Ha collaborato come consulente economico del sindacato nel periodo 1978-88, e successivamente ha partecipato a diverse ricerche sulla contrattazione decentrata. Si occupa di comportamenti sindacali e di economia dell’istruzione. È stato membro della Commissione Governativa per il riordino dei cicli scolastici (luglio 2000).

MARIA DE PAOLASchermata 2014-04-23 alle 18.11.23

Ha conseguito un  Dottorato di Ricerca in Economia presso l’Università la Sapienza di Roma. E’ professore Associato di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza dell’Università della Calabria. Si occupa prevalentemente di Economia del lavoro e dell’istruzione, Discriminazione di genere, Political Economy e valutazione di politiche pubbliche.

lavoce.info/Una maturità uguale per tutti (Daniele Checchi e Maria De Paola)

Lo ‘stile Napoli’ scalza lo ‘stile Juve’

I dettagli

‘Da un secolo si parla di «stile Juve» ma, passo dopo passo, si sta facendo avanti lo «stile Napoli»’, comincia così Il Corriere della Sera di oggi. Il tecnico è un valore aggiunto e siede in panchina con il settimo stipendio tra i tecnici della serie A, dietro ad Allegri, Spalletti, De Boer, Montella, Mihajlovic e Paulo Sousa. Nello «stile Napoli» è sempre importante avere i conti a posto e lavorare anche sul monte ingaggi, cedendo calciatori quando serve e reinvestendo la somma per avere subito a disposizioni alternative valide e subito pronte. La partenza di Higuain, per esempio, è stata subito assorbita al meglio. In 8 partite, nella scorsa stagione il Napoli aveva segnato 19 gol (6 il Pipita, 3 Mertens e Insigne, 2 Hamsik, Callejon e Allan, 1 Gabbiadini). In questa stagione siamo a quota 20 (7 Milik, 5 Callejon, 4 Mertens, 3 Hamsik e 1 Gabbiadini). Con il valore aggiunto delle gare in Champions League e non in Europa League.

Spagna, Lopetegui richiama Callejon in nazionale: l’elenco completo

Giustizia è fatta!

Josè Callejon convocato dalla Spagna. Il tecnico della nazionale iberica, Julen Lopetegui, ha annunciato la lista dei convocati per le gare delle Qualificazoni ai Mondiali 2018 contro Italia ed Albania. Ecco l’elenco completo:

PORTIERI: De Gea, Reina e Sergio Rico.

DIFENSORI: Carvajal, Sergi Roberto, Nacho, Ramos, Piqué, Javi Martínez, Jordi Alba.

CENTROCAMPISTI: Busquets, Koke, Saúl, Thiago, Iniesta, Silva, Lucas Vázquez, Callejón, Isco e Vitolo.

ATTACCANTI: Morata, Diego Costa e Nolito.

Castellammare, ritrovati in un deposito due quadri di Van Gogh rubati ad Amsterdam

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Ritrovati a Castellammare di Stabia

Rubati da un museo di Amsterdam nel 2002 e finiti nelle mani dei camorristi. Due quadri di Van Gogh, valore stimato 100 milioni di dollari, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza a una cosca accusata di traffico internazionale di cocaina. Le due opere  sono “La chiesa riformata di Neunen” e “Vista dalla  spiaggia di Scheveningen” e sono state sequestrate nell’ambito di un’operazione da diverse decine di milioni di euro, ritrovate in un deposito di Castellammare di Stabia. Il furto dei due dipinti era avvenuto l’8 dicembre 2002 tra le 6 e le 8 del mattino dal museo di Amsterdam intitolato al maestro olandese.

Sarri vede il rischio: “Non sottovalutiamo l’Atalanta”

Lo riporta La Repubblica

La squadra è tornata ieri mattina in campo al centro tecnico di Castel Volturno, dopo la notte di coppa. Perché dopo un grande trionfo, il rischio inconscio è un calo di tensione nella prossima partita. L’allenatore ha avvertito tutti dopo il 4-2 al Benfica: «Non sottovalutiamo la sfida con l’Atalanta». L’allenatore azzurro, del resto, è così: un vero e proprio rullo compressore, maniaco dei dettagli (calcistici) e del lavoro in campo. E così il menu della giornata si è arricchito di una novità: amichevole con la Primavera per chi non ha affrontato il Benfica e per coloro i quali hanno collezionato solo qualche minuto. Tutti osservati speciali per Bergamo. Manolo Gabbiadini e Lorenzo Insigne hanno lanciato segnali chiari in vista della trasferta in programma domenica alle 15 (arbitra Rizzoli): poker per il talento bergamasco che proverà ad insidiare Arek Milik, guizzo per l’attaccante di Frattamaggiore, in ballottaggio con Mertens. Sarri deciderà nelle prossime 48 ore: la prestazione con il Benfica è stata di straordinaria intensità, quindi bisognerà valutare con attenzione la condizione fisica dei singoli. Un cambio è obbligato. Raul Albiol ha alzato bandiera bianca: gli esami clinici hanno evidenziato l’elongazione al bicipite femorale sinistro. Proverà a recuperare per la Roma dopo la sosta, quindi spazio a Maksimovic. Ci sono altre candidature da vagliare: Strinic scalpita sulla fascia sinistra mentre sarà confermato Hysaj sulla destra. Il terzino ieri ha firmato il rinnovo fino al 2021 con clausola verso l’estero di 50 milioni di euro. Quella di Zielinski, invece, è di 55: il polacco potrebbe rientrare dal primo minuto (Hamsik ha chiuso la gara con i crampi) in mediana, dove punta al debutto — anche in corso d’opera — Diawara.

Deutsche Bank si lamenta: Ma mi faccia il piacere, avrebbe detto Totò

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Deutsche Bank – con il suo investment banking – è fonte di rischio sistemico, ha accumulato enormi sanzioni per illeciti e quindi non riesce a tornare a fare la banca delle imprese. Eppure a Berlino si lamentano: colpa della Bce di Draghi che tiene i tassi sotto zero. Ma mi faccia il piacere, avrebbe detto Totò.

Se per i tedeschi è tutta colpa di Draghi (Marco Onado)

Davvero i tassi sotto zero imposti dalla Bce sono all’origine delle difficoltà in cui si dibatte Deutsche bank? Così si sostiene a Berlino, dimenticando che tali livelli sono praticati da altre banche centrali. In realtà l’origine dei problemi di Deutsche è da cercare al suo interno e nel sistema tedesco.

Il presidente della Bce e il Bundestag

«A me mi ha rovinato la guèra», diceva piagnucolando Alberto Sordi nei panni di Nando Moriconi. La Deutsche bank, peraltro con accento prussiano, si lamenta perché a suo dire la politica dei bassi tassi di interesse, portata all’estremo dei valori negativi, deprime la redditività oltre il tollerabile. La banca è di nuovo nell’occhio del ciclone, dopo che la Zeit ha diffuso la notizia di un piano di salvataggio da parte del governo ricevendo un’immediata smentita dagli interessati, ma ovviamente il fatto che il tutto sia partito da un giornale tedesco la dice lunga sullo stato di salute della banca. Il guaio è che negli ambienti finanziari e soprattutto politici tedeschi non sembra vero di avere un’occasione ulteriore per attaccare la Bce e, in particolare, Mario Draghi. Mercoledì infatti il presidente della Bce ha subito un faccia a faccia molto duro (e a porte chiuse) con il Bundestag. Che i bassi tassi di interesse non facciano bene alle banche è fin troppo ovvio. Ma qualcuno a Berlino dovrebbe ricordare che è una situazione comune alle banche di tutto il mondo. Dovrebbe poi anche chiedersi come mai, fra tutti i paesi in cui le banche centrali hanno scelto tassi di policy negativi (fra i paesi finanziariamente importanti ci sono anche Giappone e Svizzera), proprio Deutsche bank debba trovarsi con l’acqua alla gola. È forse colpa della Bce se Deutsche ha perseguito per decenni una strategia di espansione sfrenata nel campo dell’investment banking, piantando bandierine nella mappa di tutti i mercati e di tutte le attività rischiose, fino a diventare – come dice il Fondo monetario – una delle massime fonti di rischio sistemico per la stessa Germania? È forse colpa della Bce se Deutsche ha commesso ogni sorta di irregolarità, tanto che oggi nel suo disastrato conto economico le sanzioni accumulate in sede civile e penale incidono significativamente sui margini lordi? Si badi che la notizia che ha scatenato l’ultima ondata di pessimismo è la minaccia di una sanzione da14 miliardi di dollari da parte del Department of Justice americano, per gravi irregolarità connesse al mercato dei mutui ipotecari. È forse colpa della Bce se Deutsche non riesce a tornare alla sua iniziale vocazione di banca delle grandi e medie aziende tedesche, per la semplice ma decisiva ragione che le imprese di quel paese non hanno bisogno delle banche perché accumulano ogni anno surplus finanziari, cioè hanno profitti costantemente superiori agli investimenti del periodo?

Quell’anomalia del sistema tedesco

I flussi finanziari che fanno capo alle imprese tedesche sono da qualche anno a questa parte un fiume che risale verso la sorgente. È un dato anomalo e che riflette la peculiarità della posizione internazionale della Germania, la quale ha sempre basato il suo modello di crescita sulle esportazioni e ha un surplus corrente con il resto del mondo superiore in valore assoluto a quello della Cina. Questo significa che il paese, complessivamente, risparmia più di quanto investe o, se si preferisce, consuma meno di quanto produce. Ovviamente il risparmio nazionale deve distribuirsi all’interno e, data l’altra ossessione tedesca per il pareggio del bilancio statale, porta al risultato apparentemente innaturale che l’intero settore imprenditoriale è un creditore netto, spiazzando dunque tutte le banche. A cominciare da Deutsche. Gratta gratta, alla base delle difficoltà della grande banca tedesca ci sono dunque i problemi  macroeconomici posti dal modello di sviluppo tedesco. Sul piano internazionale le conseguenze negative ricadono su altri paesi che a un certo punto accumulano deficit eccessivi e si avvicinano alla soglia dell’insostenibilità del debito accumulato. È il caso dei paesi periferici d’Europa, ovviamente subito accusati di aver scialacquato come cicale ai danni delle virtuose formichine, dimenticando la ferrea logica contabile secondo cui per ogni esportatore ci deve essere un importatore e per ogni debitore ci deve essere un creditore. Perché nelle favole di Esopo le cicale e le formiche vivono in mondi separati: nella realtà degli scambi internazionali, si tratta di due facce della stessa medaglia. Sul piano dei rapporti interni invece le conseguenze negative del modello di sviluppo tedesco ritornano come unboomerang sulle banche del paese, tra l’altro afflitte storicamente da problemi di categoria (è il caso delle Landesbanken) o, come nel caso di Deutsche, dalla difficoltà di adattarsi alla realtà del dopo-crisi. Chi ha seminato il vento degli eccessi di risparmio raccoglie ora la tempesta della crisi delle proprie banche. Colpa della politica monetaria? Vale sempre Totò: ma mi faccia il piacere.

MARCO ONADO

onadoE’ stato professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari nelle Università di Modena (1972-1984) e di Bologna (1984-2001). Visiting Professor presso l’University College of North Wales (1984) e Brown University (1989). Membro del Comitato Scientifico di Prometeia (Associazione per le ricerche econometriche, Bologne), Consob, Ente per gli studi monetari bancari e creditizi “Luigi Einaudi” e delle riviste “Banca Impresa e Società” e “Mercato Concorrenza Regole”. Commissario Consob dall’ottobre 1993 all’ottobre 1998 (in tale periodo ha fatto parte di varie commissioni, fra cui la “Draghi” per la preparazione del Testo Unico della Finanza). Consigliere CNEL, Consiglio Nazionale dell’Economia e Lavoro (esperto di nomina Presidente della Repubblica), Editorialista de “Il Sole 24 Ore”. Attualmente, insegna Diritto ed Economia dei Mercati Finanziari e Comparative Financial Systems presso l’Università Bocconi di Milano. Le sue aree di interesse scientifico sono la struttura dei sistemi finanziari e i confronti internazionali (anche come coordinatore della ricerca dell’Ente Einaudi “Verso un sistema bancario europeo). Gli aspetti economici della regolamentazione dei mercati e degli intermediari finanziari. La corporate governance delle società quotate. La microeconomia dei mercati finanziari. Redattore de lavoce.info.

vivicentro.it/economia
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Atmosfera da Terza Guerra mondiale (Mauro Lo Piano)

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Il Mondo sta vivendo anni bui, un’atmosfera da Terza Guerra mondiale 

Tutto il Medio Oriente e’ in fiamme,  Aleppo rasa al suolo, la Siria  è dilaniata, l’Iraq distrutto, l’Afganistan devastato, i Palestinesi sono prigionieri da cinquant’anni nella loro terra, Gaza è assediata, la Libia è in guerra.  In Africa, in Europa si tagliano le teste, si “allestiscono” stragi sempre in nome di Dio
Per non parlare del  terrorismo che ha compiuto in questi ultimi anni numerose stragi nelle principali Capitali europee.
In questo, gia’ desolante quadro apocalittico, non si puo’ non parlare  del Mediterraneo, chiamato tristemente “Mare Mortum”. Al posto della salvezza, hanno trovato la morte migliaia di profughi, il  numero degli scomparsi in mare, neppure approssimativo, non si sapra’ mai.
I grandi della terra, che accumulano armi di distruzione di massa,  le vendono nei mercati in tutto il Mondo, non sanno che pesci pigliare , in questo contesto il vertice del G2  ad Hangzhou in Cina e’ fallito, ognuno se ne e’ tornato a casa con un nulla di costruttivo.. 
I potenti della Terra, non sanno che fare per i profughi,  per le guerre in atto, quali misure adottare per evitare la catastrofe ambientale, non hanno alcuna idea per promuovere un’economia che tenga in vita i sette miliardi e mezzo di abitanti della terra. 
L’unica cosa che decidono è di disarmare la politica,  di armare i mercati, di abbattere le residue restrizioni del commercio e delle speculazioni finanziarie, di legittimare la repressione politica, di approvare la reazione anticurda di Erdogan in Turchia, di commiserare la Merkel che ha perso le elezioni amministrative in Germania.
Ormai l’interesse mondiale e’ concentrato sugli affari, la vita di un’uomo ha valenza zero, e’ solo un piccolo essere senza anima ne’ corpo che continua a vagare in un Mondo che non gli appartiene piu.
vivicentro.it/blogger/LoPiano

Shampoo in Villa Comunale, il degrado a Castellammare di Stabia

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Lo stato di degrado in cui versa oramai la città di Castellammare di Stabia sembra non avere una fine, adesso anche lo shampoo in Villa Comunale.

Castellammare di Stabia (NA), 30/09/2016  Altro che autunno, a Castellammare di Stabia (nota come la Città delle Acque) sembra primavera; con i suoi 26°, questa città regala un clima perfetto per farsi un bel bagno, prendere un po’ di sole e, perchè no, farsi magari uno shampoo all’aperto.
Sole cocente, mare limpido. Quali migliori condizioni per poter fare una passeggiata su un lungomare abbandonato a sè stesso, distrutto e desolato e che non sembra essere in via di rinascita. Un panorama indescrivibile, se descritto per sommi capi, a cui è possibile aggiungere l’inverosimile; ossia la possibilità di potersi far tagliare e lavare i capelli per strada. E’ successo esattamente questo, stamane, in Villa Comunale nei pressi di Piazza Giovanni XXIII.
Una donna ha avuto la possibilità di potersi rifare l’acconciatura all’ aria aperta mentre ammirava con gli occhi il mare e il Vesuvio sullo sfondo. Una scena assurda, a tratti un nuovo ed inquietante scenario che descrive perfettamente lo stato di degrado in cui la Città di Castellammare di Stabia versa da parecchi anni oramai nella più totale omertà della gente che la vive e la popola.

Castellammare di Stabia, where weird things happens…

vivicentro.it/sud/cronaca – Shampoo in Villa Comunale, il degrado a Castellammare di Stabia

FOTO ViViCentro – Champions, Napoli-Benfica: una notte da incorniciare

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Queste le foto di Giovanni Somma per Vivicentro.it

Il Napoli batte il Benfica nella notte magica di Champions League per 4-2. Rivivi le emozioni di quel momento negli scatti realizzati per Vivicentro.it da Giovanni Somma.

CLICCA SULLE FOTO per ingrandirle

Capello: “Il Napoli gioca un calcio spettacolare: la sua forza si basa su tre punti”

Le sue parole

Fabio Capello è stato intervistato da Il Mattino: “Il presente dice che questo Napoli ha idee chiare, grande organizzazione, convinzione in quello che fa e vive con intensità€ tutti i momenti della partita: insomma gioca un gran calcio. E’ un Napoli sempre più convinto sia in Italia che in Europa, gioca molte bene e ha le idee chiare su tutto quello che deve fare, ha grande equilibrio, ed è bello vederlo giocare. Sarri sta svolgendo un lavoro importante”.

Su Napoli-Benfica“Non era una partita semplice questa contro il Benfica, anzi riservava molte insidie, basta ricordare che i portoghesi erano imbattuti da nove mesi in trasferta. Il Napoli ha superato molto bene questa prova, ora deve continuare così e sarà fondamentale gestire al meglio il doppio impegno di campionato e Champions”.

Su Milik – “Il Napoli ha trovato in Milik un grande attaccante e lo è anche Gabbiadini che sta ritrovando fiducia e può€ tirare fuori colpi importanti. La forza è€ il gioco di Sarri fatto di velocità, occupazione rapida degli spazi movimenti, tagli continui: un gioco davvero spettacolare”.

Su Hamsik e i meriti di Sarri – “Hamsik sta vivendo un momento bellissimo, sono particolarmente contento per lui che oltre ad essere un ottimo calciatore è€ una persona straordinaria. Ho avuto modo di conoscerlo quattro anni fa e mi ha confermato l’impressione che avevo di lui: ci incontrammo in Colombia per una partita di beneficenza organizzata da Messi e fu un bel momento”.

Hysaj ha rinnovato, si attende solo il tweet ufficiale

Hysaj ha rinnovato, si attende solo il tweet ufficiale

Contro il Benfica ha “segnato” il primo gol del Napoli, salvando sulla linea il pallone che poteva sbloccare la partita e dopo 24 ore ha messo la sua firma sul rinnovo di contratto con il Napoli: Elseid Hysaj resterà in azzurro per i prossimi 5 anni passando dai 500mila euro a stagione previsti nell’accordo precedente, ai 2,5 milioni di euro. Il Mattino scrive: “E’€ stato un lavoro durato quattro mesi per poi arrivare al traguardo che ci eravamo fissati. Era importante riuscire ad ottenere quello che noi crediamo sia giusto. I tempi non hanno rappresentato un problema perché la società ci ha sempre mostrato l’intento di voler parlare e discutere in un clima di massima serenità”. All’interno del contratto è stata inserita anche una clausola di 50 milioni, valida soltanto per i club stranieri: “E’€ una soluzione che il Napoli sta proponendo per tutti i suoi contratti e noi abbiamo deciso di accetta- re perché poteva essere importante per tutti”. Manca solo l’ufficialità che non arriverà prima dell’inizio della prossima settimana. Si aspetta, infatti, il ritorno in Italia del presidente Aurelio De Laurentiis, previsto tra lunedì e martedì€.

Migranti e Isis, la ‘war room’ italo-libica

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Per gestire l’emergenza migranti e fronteggiare il pericolo terrorismo a Tripoli è stata creata una war room italo-libica. Al centro delle attività il monitoraggio delle coste e dei confini meridionali del Paese africano grazie all’uso di droni ed alla formazione di squadre speciali di guardie di frontiera.

Una sala operativa italo-libica contro terroristi e trafficanti

Con base a Tripoli avrà il compito di monitorare le coste e sigillare i confini

ROMA – Monitoraggio delle coste e dei confini meridionali della Libia grazie all’uso di droni e alla formazione di squadre speciali di guardie di frontiera. Sono questi gli obiettivi principali della sala operativa italo-libica, che si è appena attivata a Tripoli.

L’obiettivo è quello di arginare l’emergenza immigrati, ma anche il terrorismo islamico. Perché se è vero che sulle carrette del mare di profughi non si nascondono – tranne casi eccezionali – pericolosi tagliagole, è altrettanto assodato che i soldati del Califfo siglano redditizi affari con la criminalità. Traffico di esseri umani e infiltrazioni terroristiche saranno dunque oggetto di verifiche, valutazioni e strategie operative. Tutte, ovviamente, ancora da concordare e da definire nei dettagli.

Sarà proprio la centrale operativa congiunta – la prima nel suo genere e frutto di un patto siglato tra il nostro governo e quello di accordo nazionale libico – a stabilire e applicare tutte le tecnologie e le metodologie necessarie a contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina, a fronte del recente aumento del flusso dei migranti verso l’Europa, l’Italia in particolare.

Il 90 per cento dei migranti che sbarca in Italia arriva dalla Libia, dove si raccolgono migliaia di persone provenienti dall’Africa: la sala operativa ha il compito di «sigillare» le frontiere di Stati come il Niger, il Mali, il Ciad, per contenere i flussi migratori.

Per collaborare con il personale di Tripoli sono partiti dall’Italia, esperti dell’intelligence, del Dipartimento della pubblica sicurezza e del ministero della Difesa. Il nostro team risponderà direttamente al governo: il premier Matteo Renzi ha tra le sue priorità sia il problema dei migranti sia l’allarme terroristico. All’attenzione dei servizi di sicurezza ci sono gli affari tra i trafficanti di esseri umani e i miliziani dell’Isis o di Al Qaeda del Maghreb (forte nel Sud della Libia).

Altre preziose fonti di guadagno e di sostentamento dei terroristi, poi, sono il contrabbando di petrolio e il traffico di beni archeologici. Due fenomeni che – grazie anche all’arretramento dell’Isis che ha perso circa il 25 per cento del terreno – sono fortunatamente in una fase di ridimensionamento. Gli analisti stimano infatti che i terroristi islamici abbiano subìto un calo tra il 40 e il 50 per cento dell’approvvigionamento di risorse petrolifere e archeologiche.

La situazione nel Sud della Libia è quanto mai complessa e articolata. Le formazioni armate attive nella zona sono molteplici. Ci sono i guerriglieri di Al Qaeda nel Maghreb Islamico e del gruppo Katibat al Mourabitoun, creato dal noto terrorista algerino Mokhtar Belmokhtar. Mentre a Est di Ghat, nell’area di Ubari, sono attivi i gruppi armati del popolo Tebu. Nella zona, infine, ci sono anche le milizie dei nomadi Tuareg.

Grazie alla sala operativa italo-libica si indagherà maggiormente sul legame tra i violenti e cinici trafficanti di uomini e i terroristi. Tra le due entità esiste infatti un meccanismo che l’intelligence paragona a quello dei vasi comunicanti. E puntando i riflettori sui flussi migratori potrebbero arrivare ottimi spunti di indagine contro il terrorismo e la radicalizzazione di estremisti islamici.

Per questo si sta valutando il ricorso ai mezzi aerei a pilotaggio remoto, più conosciuti come droni, caratterizzati dall’assenza di un equipaggio a bordo e l’addestramento di guardie di frontiera.

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lastampa/Una sala operativa italo-libica contro terroristi e trafficanti GRAZIA LONGO

Renzi ingaggia David Hunter: il “cacciatore” di indecisi

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Per cercare di conquistare il voto degli indecisi in vista del referendum, Matteo Renzi ha deciso di affidarsi a un guru statunitense: David Hunter. Da qui al 4 dicembre avrà il compito di insegnare ai volontari le tecniche per conquistare la fiducia degli elettori in bilico. Il suo metodo si basa su un unico imperativo: non parlare dell’operato del governo.

Renzi ingaggia il guru dagli Stati Uniti perconquistare gli indecisi del referendum

David Hunter farà training ai volontari in tutte le regioni

ROMA – Il team-leader è il socio del guru Jim Messina, si chiama David Hunter, un cognome in questo caso altamente simbolico: «Cacciatore». La sua war room è nelle sale che furono dell’Ulivo nel centro di Roma e la sua preda tipo è quel signore che «non sa o non risponde» quando gli si chiede cosa voterà al referendum. Nella legge dei grandi numeri, che sono la passione degli americani, l’indeciso da convertire occupa uno spazio di circa il 15% di quel 35% di italiani che ancora «non sa» cosa fare. Hunter da stasera comincerà guarda caso proprio a Firenze il training di volontari sul campo, quelli del «porta a porta», chiamati ad un compito delicatissimo. Affiancato in ogni regione da chi sta nei comitati locali «Basta un Sì» e dai responsabili regionali del partito, il team di Hunter dovrà motivare, caricare, addestrare i volontari al match corpo a corpo con gli elettori. Con una regola base: toccare cinque punti precisi ma non parlare di cosa fa il governo, perché la preda potrebbe non amare l’esecutivo e le sue gesta, ma potrebbe invece gradire il taglio della Casta.

Andare oltre il Pd  

La mission è uscire dalle stanze del Pd e parlare al Paese reale. La struttura usata però è quella del partito, la macchina regionale che attraverso i vecchi circoli crea presidi locali: ogni «federazione» ha un gruppetto di persone che si occupano referendum, allargato alla rete di volontari. E questi volontari dovranno trovare amici o colleghi da reclutare. È la logica del non lasciar nulla di intentato che ispira il corteggiamento degli italiani all’estero messo in campo dalla Boschi in Sud America, da Sandro Gozi in Europa, dal capo dei Comitati Roberto Cociancich, fedeli all’input del premier «ventre a terra».

Alto tasso di redenzione  

Il format farà il giro delle regioni perché la mission dei volontari, per il guru americano di Renzi, riveste un’ importanza capitale: «Loro – raccontano gli uomini del premier – ritengono che una percentuale attorno al 15% del campione che non sa o non risponde può convincersi della bontà della riforma». E di questi una percentuale dal 3 al 6% di coloro che pensano di votare «no» può essere redenta. «In termini tecnici una redenzione molto alta, enormemente superiore a quella che si può ottenere con il contatto virtuale». Lo strumento del «porta a porta» è usato spesso nelle campagne americane e sulla base della loro esperienza elettorale il contatto diretto fa ottenere una performance che viene misurata dagli strateghi del Sì con questa percentuale.

Cinque assi nella manica  

Nel format sono cinque i temi che il volontario deve saper raccontare: la semplificazione legislativa; la differenza tra tempo medio di approvazione oggi con il sistema bicamerale (l’omicidio stradale ha impiegato anni, esempio simbolico) e con un sistema di fatto monocamerale; 2) riduzione del numero dei parlamentari; 3) ritorno di alcune funzioni rilevanti allo Stato. E qui va usato l’esempio della promozione turistica affidata alle singole regioni, la manifestazione in Cina dove erano presenti stand di quasi tutte le regioni italiane; 4) il rapporto equilibrato tra Stato e regioni con il nuovo ruolo del Senato; 5) la complessiva semplificazione dello Stato, più leggero e più veloce, con risparmi determinati dalla trasformazione del Senato, i 500 milioni di euro contestati dagli oppositori.

E l’avvertenza ai volontari è di evitare altri argomenti inerenti le politiche del governo, motivata con l’esigenza di focalizzare tutta l’attenzione sulla riforma: per prendere anche i voti di coloro che non hanno un buon giudizio del governo Renzi. Nel caso in cui il cittadino si mostri d’accordo con la riforma, sarà invitato a dare la sua disponibilità a fare il «porta a porta» con colleghi e amici; nel caso in cui si dica pronto a votare no, bisogna chiedergli qual è il motivo prevalente. Che va segnalato nell’apposita scheda del volontario. In modo tale che sia sviluppato un settore della banca dati con i motivi ricorrenti di chi dice no. Per preparare le risposte che esponenti politici in tv o negli incontri cercheranno di focalizzare per cambiare gli orientamenti prevalenti del no.

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lastampa/Renzi ingaggia il guru dagli Stati Uniti perconquistare gli indecisi del referendum CARLO BERTINI

I quattro nuovi ‘Under 30’ dello staff tecnico di Sarri

I quattro nuovi ‘Under 30’ dello staff tecnico di Sarri

La Gazzetta dello Sport si pone un quesito: “Ma quale è il segreto di quest’anno di Sarri? Probabilmente aver «sostituito» Higuain con quattro uomini in più nel suo staff. Non certo acquisti di grido, ma gente giovane e affamata che si è rivelata già molto importante per il lavoro del tecnico azzurro. I loro nomi diranno poco ma Marco Ianni, Luigi Nocentini, Davide Ranzato e Davide Losi sono stati accuratamente scelti e selezionati dagli altri membri dello staff di Sarri (coordinato dal vice Calzona) e dal direttore sportivo Giuntoli. Sono tutti o quasi «Under 30» e vengono dal calcio minore (solo Ranzato, che aiuta il bravissimo preparatore atletico Sinatti, ha qualche anno in più). Hanno una caratteristica in comune: sono bravissimi al computer ed hanno grande spirito di sacrificio. Passano ore e ore a tagliare e montare i video delle squadre avversarie ma anche, nel caso di Losi, a scaricare i dati fisici degli allenamenti e delle partite degli azzurri. Nocentini è definito un vero e proprio «mago» del pc mentre l’unico con un passato discreto da calciatore in Serie C è Ianni che è stato già vice di Cappellacci a Cosenza ed ha lavorato anche a Campobasso. È di L’Aquila ma ha il Napoli nel cuore”.

Il rientro di Albiol fissato tra due settimane

Il rientro di Albiol fissato tra due settimane

Secondo La Gazzetta dello Sport, Raul Albiol sarà costretto a fermarsi per due o tre settimane dopo l’infortunio muscolare patito nel corso della gara col Benfica. Il difensore spagnolo ha riportato un’elongazione del bicipite femorale destro e potrebbe rientrare per la trasferta contro il Crotone a fine ottobre saltando quindi il big match contro la Roma. Al suo posto, domenica a Bergamo, ci sarà Maksimovic che lo ha già sostituito mercoledì in Champions League.

Domenico Famularo: “Vibonese, squadra ordinata e ben disposta in campo”

L’intervento del direttore Famularo di zoom24.it in diretta e in esclusiva al Pungiglione Stabiese

Nel corso della trasmissione radiofonica di ViviRadioWeb, “Il Pungiglione Stabiese”, abbiamo avuto in collegamento Domenico Famularo, direttore della testata online zoom24.it di Vibo Valentia; con lui si è parlato del match di domenica sera tra Juve Stabia e Vibonese.

La Vibonese si trova relegata in zona playout in virtù dei suoi 4 punti. Classifica bugiarda o veritiera, la squadra sta rispettando le aspettative?: Fondamentalmente è una squadra che rispecchia le sue aspettative, visto che la Vibonese ha un solo obiettivo da raggiungere, salvezza possibilmente senza disputare i playout, dopo il ripescaggio un po’ a sorpresa in Lega Pro. La salvezza vale come uno scudetto, forse all’appello manca qualche punto; sicuramente avrebbe meritato almeno un punto contro la Casertana nell’ultimo turno, e un’altro punto per il gioco profuso anche contro il Matera. In quel frangente la squadra lucana vinse sfruttando il proprio cinismo segnando con l’unico tiro in porta.

Tra le fila della Vibonese troviamo l’ex portiere gialloblu Stefano Russo, un suo giudizio in merito e il suo attuale rendimento: Stefano è un portiere valido, molto sollecitato in trasferta, mentre di contro nelle partite casalinghe viene chiamato poco in causa, fin qui non ha sicuramente demeritato.

Ci sono indisponibili per la sfida contro le vespe?: Attualmente non risultano indisponibili e infortunati, nel complesso la situazione disciplinare della squadra è buona con pochi cartellini gialli all’attivo. Non risultano calciatori in infermeria e in settimana il tecnico Massimo Costantino ha potuto preparare la gara con tutti gli effettivi a disposizione. Almeno sotto questo profilo la Vibonese non può lamentarsi.

Per quanto riguarda il gioco, la Vibonese è una squadra che tende a chiudersi per poi ripartire in contropiede o gioca a viso aperto contro l’avversario?: È una squadra ben disposta in campo, molto equilibrata e che fa della tattica il suo punto di forza. Il tecnico può contare sull’esperienza di Giuffrida e Franchino, di Rocco Sabato che è la colonna portante dei questa Vibonese che ama giocare con il 4-3-3 o con il 4-3-2-1 a seconda di come si schiera l’avversario. Il modulo tipo dovrebbe essere il 4-3-3, ma in questo periodo di magra in termini di punti, e visto che comunque la Vibonese non segna da quattro turni, non escludo che Costantino possa optatare per il 4-3-1-2, proprio come nell’ultimo turno con Cogliati ex Primavera del Milan posizionato alle spalle delle due punte Di Curzio e Saraniti. Sotto questo profilo tattico la Vibonese ha creato tanto, ma è mancato un po’ di praticità e cinismo sotto porta nel frangente contro la Casertana.

Che partita assisteremo domenica al Menti e cosa si aspetta dalla sua Vibonese contro la Juve Stabia; provando a capire il livello di questo campionato: la Vibonese è ormai vaccinata ad affrontare squadre corazzate. Se guardiamo il calendario, si nota che i rossoblu di Massimo Costantino ha affrontato in pratica tutte le grandi in queste prime otto giornate di campionato. La squadra ha già sfidato il Foggia allo Zaccheria, il Cosenza e il Matera di Gaetano Auteri, perdendo immeritatamente. Adesso affronterà la Juve Stabia e subito a seguire il Lecce. Credo che poi il campionato della Vibonese partirà ufficialmente dopo la partita contro i pugliesi, visto che in pratica, calendario alla mano, si è messa dietro tutte le squadre ambiziose di alta classifica. Che partita sarà? Mi aspetto una Vibonese accorta e ben sistemata in campo come da consuetudine in queste prime gare di campionato, una squadra difficile da bucare proprio perché funziona la fase difensiva a differenza dei limiti che palesa nella fase offensiva. Occhio alle ripartenze, calciatori come Saraniti possono far male.

L’umore della piazza, come sta vivendo questo inizio di stagione: A fine partita contro la Casertana il pubblico ha applaudito la squadra. Tanti applausi di incoraggiamento a dimostrazione di un atteggiamento maturo nei confronti dei calciatori. È una piazza molto matura abituata ormai a vincere. Il sodalizio è ripartito dall’eccellenza ed è  molto solida anche da un punto di vista economico che fa capo al patron Giuseppe Caffo. Non è facile fare calcio a Vibo, questa è una società che non si azzarda a fare il passo più lungo della gamba, consapevole di rappresentare una piazza piccola che fa di media 1000 spettatori a partita. Dopo la partecipazione ai play-off dello scorso anno con conseguente ripescaggio, i tifosi hanno capito il momento di difficoltà di allestimento della squadra e di ambientamento di questi calciatori al campionato e adesso aspettano fiduciosi una imminente ripresa, visto che a breve ci sarà l’esame di maturità atteso dopo la sfida contro il Lecce, quando il girone d’andata inizierà la parabola discendente laddove la Vibonese incontrerà squadre alla sua portata.

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La Vibonese non ha mai vinto in casa della Juve Stabia. Tutti i precedenti

L’ultima volta che i calabresi riuscirono a portare a casa un punto fu nel lontano 2002 e la denominazione dei gialloblù era Comprensorio Stabia.

Juve Stabia e Vibonese, si sono affrontate in gare di campionato cinque volte in casa delle vespe e mai il team calabrese è riuscito a portare a casa l’intera posta in palio, infatti, il computo è di tre sconfitte e due pareggi. Vediamo nei dettagli tutti i precedenti:

– 1981 / 1982 – Campionato Nazionale Interregionale – girone ‘ I ‘

14° giornata d’andata (campo San Marco): JUVE STABIA – NUOVA VIBONESE 0 – 0.

Ciro RAIMONDO
Ciro RAIMONDO

– 1982 / 1983 – Campionato Nazionale Interregionale – girone ‘ I ‘

4° giornata di ritorno (campo San Marco): JUVE STABIA – NUOVA VIBONESE 2 – 0 per i gialloblù segnarono il bomber Andrea SCALA e su calcio di rigore il centrale di difesa Ciro RAIMONDO.

– 1984 / 1985 – Campionato Nazionale Interregionale – girone ‘ L ‘

10° giornata di ritorno (stadio comunale di Scafati): JUVE STABIA – NUOVA VIBONESE 2 – 1 le realizzazioni stabiesi si concretizzarono con una rete dell’ala destra Michele PISASALE ed un’autorete.

Gianluca DE ANGELIS
Gianluca DE ANGELIS

2002 / 2003 – Campionato Nazionale di Serie D – girone ‘ I ‘

9° giornata d’andata (stadio Romeo Menti): COMPRENSORIO STABIA – NUOVA VIBONESE 0 – 0.

– 2009 / 2010 – Campionato Nazionale di Lega Pro Seconda Divisione – girone ‘ C ‘

14 febbraio 2010 – 6° giornata di ritorno (stadio Romeo Menti): JUVE STABIA – VIBONESE 5 – 1 (arbitro Maurizio Mariani di Aprilia) questa la sequenza delle marcature delle vespe: Gianluca DE ANGELIS su calcio di rigore, Jesus Sebastian VICENTIN, ancora Gianluca DE ANGELIS, Vincenzo VARRIALE ed infine Maurizio PELUSO.

Giovanni Matrone

Padoan alza il velo sull’agenda economica del governo

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Padoan, sulla manovra, dice che la trattativa con l’Europa sulla flessibilità è “una partita aperta e difficile” ma conferma che l’Italia “resterà nei parametri previsti”. Il ministro spiega che “la riduzione dell’Irpef è nei piani” e che in totale “sono previsti tagli alla spesa per 4 miliardi”. Infine, sulle frizioni con Renzi assicura: “Normali incomprensioni”.

Padoan: “Una manovra per crescere con risorse limitate”

Il ministro dell’Economia: “Con il premier solo normali incomprensioni. Il taglio dell’Irpef è nei piani, valuteremo se inserirlo nel programma”

ROMA – L’ufficio del ministro del Tesoro a via XX Settembre è più grande che luminoso. Per via dell’esposizione e delle tende di broccato, alle tre del pomeriggio la lampada sulla scrivania di Quintino Sella è già accesa. Pier Carlo Padoan ha l’aria molto più rilassata di martedì notte, quando apparve rauco in sala stampa a Palazzo Chigi con Matteo Renzi. Stringe fra le mani un Blackberry che sembra di un secolo fa. «Ho notato che avete fatto caso alla mia stanchezza. A quell’ora e dopo una giornata di lavoro non le pare normale?»

Immagino di sì. Era fra l’incudine dell’Europa e il martello di Renzi. Quella sui numeri del 2017 non è una trattativa facile: avete indicato un deficit oltre l’1,8 per cento che consideravate realistico pochi mesi fa. Non è così?  

«Il termine trattativa è fuori luogo, visto che con i commissari ci sentiamo sempre e c’è un dialogo continuo. Ma senza dubbio ci sono punti ancora da chiarire».

Fonti europee ci dicono che non c’è l’accordo nemmeno sull’indicazione di un deficit al 2 per cento.  

«Noi lo riteniamo sufficiente a considerare l’Italia in una situazione conforme alle regole».

Poi chiedete circa sette miliardi per gestire l’emergenza migranti e il sisma. La Commissione considera quelle cifre gonfiate.

«Secondo noi quello scostamento è del tutto giustificato. Con la Commissione partiamo da punti di vista diversi in grande trasparenza».

Non ha la sensazione che da parte della Commissione ci sia stato un irrigidimento verso di noi?  

«In molti Paesi ci si avvicina ad un anno elettorale, e dunque diventa difficile fare grandi progetti. Più che aggrappati a criteri burocratici, le posizioni dei commissari dipendono anche dal proprio orientamento politico: socialisti da una parte, popolari dall’altra. Le difficoltà dell’Europa a crescere fanno il resto. Le racconto un aneddoto: al vertice dei ministri finanziari di Bratislava, quando abbiamo iniziato a discutere di come far procedere l’integrazione e le politiche di bilancio, ognuno diceva una cosa diversa».

Quanto pesa la Brexit nelle difficoltà della Commissione? O meglio la non Brexit, il ritardo del governo inglese nel presentare domanda di uscita dall’Ue? 

«Parecchio. Perché l’incertezza non consiste nell’avere chiaro il se, ma il come e il quando. E la responsabilità non è solo di Downing Street. Temo uno stallo di un anno, in attesa delle elezioni tedesche e francesi».

I no euro dicono: la Brexit è stata meno pesante del previsto.  

«Se finora l’impatto del referendum inglese è stato contenuto lo dobbiamo soprattutto alla risposta magistrale del governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney. I danni si vedranno con il tempo».

Ipotizziamo che la Commissione nelle prossime settimane bocci la richiesta di flessibilità aggiuntiva. Che farete?  

«E’ un’ipotesi che non prendiamo in considerazione perché adotteremo un saldo di bilancio coerente con le regole e gli accordi europei».

Il giudizio della Commissione dipenderà dalla qualità della manovra che presenterete il 15 ottobre, è così?  

«Penso di sì, perché le risorse saranno limitate. Il grosso lo useremo per evitare l’aumento di Iva e accise, e vorrei sottolineare che cancellare aumenti fiscali per 15 miliardi ha di per sé un impatto positivo. Ci saranno misure a sostegno della crescita, e in particolare per gli investimenti. Ci sarà il taglio Ires, già finanziato l’anno scorso e l’introduzione dell’Iri per gli artigiani. E poi misure di carattere sociale».

L’ammontare è confermato attorno ai 25 miliardi?  

«Uno dei problemi del mestiere di ministro del Tesoro è che non si possono citare cifre prima che siano certe. Per cui mi astengo».

Per definire la manovra siete partiti da pensionati e pensionandi. Non esattamente una priorità dell’agenda della crescita.  

«L’accordo tra governo e sindacati non esaurisce la manovra. Anzi: la parte più corposa è concentrata sul sostegno alla crescita. E in ogni caso gli interventi sulle pensioni saranno compatibili con la sostenibilità del sistema: un valore da salvaguardare».

Nella legge di bilancio ci saranno anche le coperture per il taglio dell’Irpef nel 2018?  

«E’ nel nostro cronoprogramma. Valuteremo se ci sono le condizioni per programmarlo già con questa legge di bilancio».

Abbiamo raccontato di tensioni con il premier in questi giorni: lei più cauto, il premier più deciso a forzare le resistenze dell’Europa.  

«Fra me e il presidente l’impostazione strategica della manovra è stata definita molti mesi fa e non è mai stata in discussione. Certo scrivere una legge di bilancio non è un lavoro semplice, perché occorre tenere conto di molti aspetti e vincoli diversi fra loro: politici, giuridici, economici. Nel dibattito è normale che ognuno esprima le proprie opinioni, o che possano emergere incomprensioni».

È preoccupato per l’eventuale esito negativo del referendum costituzionale? Teme conseguenze sui mercati?  

«So che sui mercati internazionali si è creata un’aspettativa da fine mondo, e questo ovviamente è un problema. Ma si diceva la stessa cosa all’alba della Brexit, e invece i mercati hanno riassorbito lo choc rapidamente. La cosa che mi preoccupa di più è un altra: il processo di riforme innescato da questo governo si interromperebbe per chissà quanto. Se c’è una cosa che rivendico di questi due anni e mezzo di governo, è il suo segno riformista. L’Italia perderebbe un treno che potrebbe non ripassare».

Ci dica in una battuta perché votare sì.  

«Perché sarebbe un enorme passo avanti per il Paese, perché migliorerebbe il funzionamento delle istituzioni, il processo legislativo e i rapporti fra Stato e Regioni».

Ipotesi: il giorno dopo un eventuale vittoria del no al referendum il presidente del Consiglio rassegna le dimissioni. Negli ambienti economico-finanziari c’è chi scommette che il successore sarebbe lei. Cosa risponde?  

«Le “preferenze” non mi interessano, non sono un politico. Non sussiste neanche come ipotesi».

Il piano di salvataggio privato del Monte dei Paschi di Jp Morgan e Mediobanca non decolla. È ancora convinto che funzionerà?  

«Non commento le voci. Ho assoluta fiducia che il piano sia ben disegnato e avrà successo».

E se non dovesse funzionare? Ci sarà un intervento pubblico?  

«Ho assoluta fiducia che funzionerà».

Parliamo allora di Deutsche Bank, una delle più grandi banche europee e del mondo che rischia il collasso. Se il governo tedesco fosse costretto a intervenire quale sarebbe la posizione dell’Italia?  

«Qualsiasi piano pubblico o di mercato dovrebbe essere costruito all’interno delle regole dell’Unione bancaria. Questa vicenda ci ricorda che bisogna ancora fare molti sforzi per migliorare il grado di tenuta dei sistemi bancari. Conviene a tutti trovare soluzioni, da gestire con la dovuta cautela».

Che intende dire?  

«Che così come i problemi delle sofferenze vanno risolti in tempi ragionevoli, così deve essere per quelli di Deutsche Bank».

Se ci fosse un intervento pubblico di Berlino bisognerebbe applicare le regole del bail-in? Per intenderci, crede che azionisti e obbligazionisti dovrebbero pagare un onere?  

«Bisognerà vedere le norme alla prova del caso specifico. Problemi ne abbiamo tutti, non servono soluzioni punitive, semmai soluzioni comuni. Spesso ce lo dimentichiamo, ma la stabilità finanziaria serve ai cittadini prima che ai banchieri».

Se fosse stato ministro quando in Europa è stata discussa la normativa sul bail-in avrebbe avuto obiezioni?

«Con il senno di poi posso dire che sarebbe stata opportuna una entrata a regime graduale delle nuove regole. Il legislatore europeo sembra aver dimenticato la dimensione sistemica del credito: se una banca ha un problema, rischiano anche le altre».

Il quadro regolatorio europeo sulle banche non la convince?  

«Osservo che è importantissimo sorvegliare sui bilanci di ciascuna banca e sanzionare quando necessario, ma è anche importante avere contezza del quadro complessivo. Il più grande passo avanti nella storia delle banche centrali è stata l’introduzione del cosiddetto credito di ultima istanza. Mi pare che recentemente abbiamo fatto qualche passo indietro».

A proposito: oggi scade il termine per la vendita di Banca Etruria e delle altre tre banche poste in risoluzione lo scorso novembre, ma un compratore ancora non c’è. Che accadrà?  

«Il termine verrà prorogato e ci sarà un margine di tempo sufficiente a completare il processo di vendita».

Twitter @alexbarbera

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