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Eccellenza- Real Forio indetta la giornata biancoverde per il derby con il Procida

Forio calcio

La società informa tutti gli interessati che, in occasione del derby delle isole tra Real Forio e Isola di Procida, è stata indetta la giornata biancoverde. Pertanto risultano sospesi abbonamenti e accrediti (eccezion fatta per la stampa) e sarà possibile accedere allo stadio solo muniti di biglietto; l’ingresso è gratuito per donne e bambini. Come già comunicato ieri, i supporters del Procida sono pregati di accomodarsi nella tribuna centrale nel settore a loro dedicato e per l’occasione delimitato. Di seguito sono riportati i convocati di mister Impagliazzo: Verde, Impagliazzo, Conte, Mora, Calise, De Luise V., Iacono, Fiorentino, Mazzella, Trani, Sannino, Saurino C., Trofa, De Felice, Saurino G., Chiaiese, Arcamone, De Luise M.

INFORTUNATI: Abbandonato, Fanelli

INDISPONIBILI: Di Spigna

LA FINE DELL’IMPERO E LA GUERRIGLIA ANTINGLESE

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Proseguendo nei miei innesti culturali sul filo dei ricordi e della Storia per la rubrica ”PILLOLE DI STORIA”, invio oggi questo mio contributo che ho titolato: “LA FINE DELL’IMPERO E LA GUERRIGLIA ANTINGLESE” nel quale è appena accennata l’azione svolta dal ten. di Cavalleria Amedeo Guillet che ho sviluppato in altro articolo che vi invierò a breve. 

Buona lettura.

Dopo un inizio folgorante le truppe italiane, isolate dalla Madrepatria, cedono dopo una strenua difesa.

A Cherù l’ultima carica di cavalleria in terra d’Africa. Nasce la guerriglia antibritannica con bande di militari italiani e di colore. Le epiche gesta di Amedeo Guillet.

È il pomeriggio del 5 maggio 1936 quando Mussolini, dal famoso balcone di piazza Venezia, annuncia al Mondo che anche l’Italia fascista ha il suo Impero: l’Etiopia, Paese strutturalmente ancora al Medio Evo, è stata conquistata e con l’Eritrea e la Somalia costituirà l’Africa Orientale Italiana (AOI). Non sa che sarà questa smania imperiale l’inizio della sua fine. Sarà questa la causa che lo spingerà ulteriormente al fatale abbraccio con la Germania nazista che garantirà le necessarie forniture superando l’embargo deliberato dalla Società delle Nazioni, l’ONU di allora.

L’AOI è completamente isolata, accerchiata da colonie inglesi (Kenia, Sudan e Somaliland) e dalla Somalia francese per cui il suo destino, in caso di guerra prolungata, è segnato: non può avere alcun aiuto dalla Madrepatria e dovrà basarsi solo sulle sue forze senza possibilità di rifornimenti e reintegri.

Il 10 giugno 1940, l’infausto giorno della dichiarazione di guerra, le Forze Armate, al comando del Viceré, il Duca d’Aosta, sono costituite da circa 290.000 uomini dei quali circa 200.000 indigeni, 300 aerei, nove fra cacciatorpediniere e torpediniere, otto sommergibili e altro naviglio leggero. L’armamento, manco a dirlo, è insufficiente ed obsoleto: molti reparti indigeni hanno ancora il fucile 70/87 ad un solo colpo; in tutto il territorio ci sono solo sei batterie antiaeree e quattro da 20 mm.- Molto scarsa la dotazione di autocarri e carri armati per lo più leggeri. Unica possibilità di sopravvivenza è la difesa fino all’esaurimento delle scorte.

La strategia per un esercito moderno, con armamento ed equipaggiamento adeguati, sarebbe la risalita del Sudan per congiungersi all’Esercito della Libia ma non solo mancano piani, soprattutto manca l’ organizzazione logistica. Nonostante tutto il 4 luglio sono conquistate Gallabat e Cassala in Sudan e Moyale in Kenia. Dal 3 al 19 agosto è occupato il Somaliland di cui non si hanno neanche carte topografiche aggiornate creando difficoltà di movimento. Le truppe inglesi, numericamente insufficienti, preferiscono, ovunque, una ritirata controllata. Si esaurisce, con queste limitate operazioni, la spinta offensiva dell’Esercito delle Colonie col risultato di un appesantimento delle linee di rifornimento e della situazione logistica.

La riorganizzazione militare britannica con l’afflusso di adeguati rinforzi e la preponderanza, specie nelle artiglierie, nei mezzi meccanizzati e nell’arma aerea, saranno la chiave di volta dell’offensiva sferrata dal Sudan e dal Kenia nel gennaio 1941. Contestualmente viene fomentata la guerriglia dei “patrioti” abissini.

È così che il 22 gennaio ’41 il Bollettino di guerra n. 228 segnala: “Necessità di carattere strategico hanno imposto al Comando l’evacuazione di Cassala”. È l’inversione di tendenza in AOI: le truppe italiane sono ormai costrette ad una continua ritirata. Il Negus Hailè Selassiè rientra nella capitale del suo Regno il 5 maggio 1941, a cinque anni esatti dall’ingresso trionfale del Maresciallo Badoglio.

Ancora una volta il carattere e l’eroismo del soldato italiano si esprimerà in azioni difensive: sull’Amba Alagi, a Cheren e a Gondar.

Cheren è la porta che apre la via verso il mare ed all’intera Eritrea. Gli Inglesi buttano nella mischia il meglio delle loro truppe e per molto tempo l’esito della battaglia sarà incerto: è un susseguirsi di attacchi e contrattacchi. Si dirà che Cheren è per gli Italiani il “Monte Grappa d’Africa”. Le truppe si battono con un’audacia fuori dal comune e si scrivono indelebili pagine di eroismo nei capisaldi del Dologorodoc e del Sanchil ad opera di Alpini, Granatieri di Savoia ed Ascari eritrei. I 35.000 uomini al comando del gen. Carnimeo che difendono la zona, sottoposti ad un pesante e costante fuoco d’artiglieria ed a furiosi attacchi aerei, dopo 56 giorni di strenua lotta sono costretti, il 26 marzo, al ripiegamento. Sul terreno restano circa 5.000 nazionali e 7.000 coloniali. È considerata la più sanguinosa battaglia in terra d’Africa.

La resistenza opposta dagli Italiani desta ammirazione negli Inglesi tanto che lo storico inglese Arthur Barker, nella sua storia sulla campagna d’Eritrea, scriverà: “Cheren costituì il supremo sforzo bellico italiano e ciò che fecero le truppe di Carnimeo non fu probabilmente mai superato nella storia militare italiana”. Con la caduta di Massaua l’8 aprile, l’Eritrea, costituita in Colonia italiana il 1° gennaio 1890, è irrimediabilmente perduta! L’avventura italiana era iniziata l’11 marzo 1870 con l’acquisto della baia di Assab siglato dall’esploratore genovese Giuseppe Sapeto seguita, il 5 febbraio 1885, dallo sbarco a Massaua delle truppe del Col. Saletta.

Il Duca Amedeo d’Aosta, lasciata Addis Abeba per risparmiare disagi alla popolazione civile, si ritira sull’Amba Alagi laddove l’eroismo del Magg. Toselli rifulse nel dicembre 1895. Ha con sé circa 7.000 uomini ed il suo obiettivo è ormai quello di impegnare il maggior numero di forze nemiche per sottrarle all’impiego su altri fronti, prima di tutto in Libia. L’area si presta alla difesa ma punti deboli sono i 17 km. di fronte, la difficoltà delle comunicazioni, l’impossibilità assoluta di rifornimenti e la mancanza d’acqua.

L’attacco britannico è sferrato nella notte fra il 3 e il 4 maggio ma le continue offensive sono ribattute con frequenti corpo a corpo. Ben presto si esauriscono viveri e munizioni mentre si fa insostenibile la situazione dei feriti. Nonostante la fiera resistenza, la mattina del 19 maggio i circa 4.000 superstiti discendono l’Amba marciando ordinatamente in armi mentre un picchetto britannico presenta le armi. Il Duca, che ha rifiutato di porsi in salvo per condividere la sorte dei suoi uomini, passa in rassegna il picchetto d’onore britannico. Gli sarà conferita la medaglia d’oro al V. M.- Il 3 marzo 1942, all’età di 43 anni, morirà in prigionia e le sue spoglie restano tuttora nel cimitero militare italiano in Kenia.- Il Bollettino di guerra n. 348 del 19 maggio riferisce: “Il presidio dell’Amba Alagi, dopo aver resistito oltre ogni limite, ridotto ormai senza viveri e senz’acqua, nella impossibilità materiale di curare i feriti, ha avuto ordine di cessare la lotta.… Il nemico, in omaggio al valore dei nostri soldati, ha loro concesso l’onore delle armi…”.

Ma il tricolore d’Italia sventola ancora in terra etiopica. A Gondar, l’antica capitale, c’è un comandante di eccezionale tempra umana e militare, il gen. Nasi. Nel 1937 ha avuto la forza di opporsi alle rappresaglie ordinate da Graziani e, in qualità di Governatore, si è guadagnato l’ammirazione della popolazione locale che lo chiama “Grande padre”. Dispone di 13 battaglioni nazionali, 15 coloniali, tre Squadroni di Cavalleria indigena ed una flotta aerea di tre velivoli! Organizza un’efficiente difesa articolata su capisaldi. Gli Inglesi, che hanno il dominio assoluto del cielo, iniziano l’attacco nell’ultima decade di maggio. Il primo caposaldo ad essere investito è quello di Celgà che resiste a tre giorni di massiccia offensiva per cui gli attaccanti sono costretti a rinunziare per evitare gravi perdite. Il caposaldo di Debra Tabor respinge innumerevoli attacchi fino alla resa per … fame e sete: il 6 luglio capitola ma i superstiti ricevono l’onore delle armi. Il caposaldo di Uolchefit rintuzza ogni attacco ed in una controffensiva è catturato Ras Burrù, capo delle bande irregolari che combattono a fianco degli Inglesi. I difensori risolvono il problema dei viveri con frequenti colpi di mano. Il caposaldo è isolato e il 28 settembre, dopo 160 giorni e 91 combattimenti, è costretto alla resa: anche a questi indomiti superstiti il nemico tributa l’onore delle armi. È qui che viene conferita la medaglia d’oro alla memoria al muntaz (caporale) eritreo Unafu Entisciau del 79° battaglione coloniale che, sottrattosi per tre volte alla prigionia dopo la caduta del caposaldo di Debra Tabor, raggiunge Uolkefit e, incurante del pericolo dei campi minati, mette in salvo la bandiera del suo Reparto ma cade dilaniato da un ordigno.

Una nota a parte merita la difesa ad oltranza del caposaldo di Culquaber: è il punto nevralgico del sistema di difesa, centro essenziale dei rifornimenti logistici la cui difesa è affidata al 1° Battaglione Mobilitato costituito da Carabinieri e Zaptiè (i Carabinieri di colore) al comando del magg. Serranti, al 67° battaglione Coloniale (magg. Garbieri) ed al 240° battaglione Camicie Nere (Seniore Cassoli). Il caposaldo sarà ricordato come la tomba dei Maggiori: cadranno tutti alla testa dei propri uomini, i primi due decorati di medaglia d’oro al V.M., probabilmente le ultime nell’agonia dell’Impero. L’Arma Benemerita scrive in quella lontana landa d’Africa una delle più fulgide pagine di dedizione alla Patria tanto che alla sua Bandiera viene conferita la medaglia d’oro al Valor Militare. È decorato di medaglia d’oro il Carabiniere Poliuto Penzo che, ferito tre volte nel corso dello stesso combattimento, incita i commilitoni fino a quando resta cieco e viene preso prigioniero. La battaglia finale infuria per dieci giorni e cade sul campo il 40% dei difensori. Il 21 novembre, con l’esaurimento di scorte di munizioni e viveri, Culquaber crolla aprendo la strada per Gondar ormai priva di difese esterne. L’antica capitale ammainerà il tricolore il 27 novembre ma i capisaldi di Ualag, Chercher, Celgà e Gorgotà, da tempo accerchiati, si arrendono il giorno seguente solo quando riceveranno l’ordine del gen. Nasi. La notizia nel Bollettino di guerra n. 544 del 28 novembre: “I valorosi combattenti di Gondar hanno assolto pienamente e con onore il grave compito loro affidato dalla Patria”.

L’Impero di Mussolini, dopo poco più di sei anni, non esiste più. Per nemesi storica, l’avventura coloniale italiana, iniziata nel 1855 con l’appoggio politico della Gran Bretagna in funzione anti-francese, si conclude militarmente per mano britannica.

Ma non tutti si arrendono. Il Cap. Bellia, con alcuni Ascari, organizza un’attività di guerriglia cui si aggiunge in seguito il Cap. Fascetti. Così il col. Di Marco nell’Ogaden, il magg. Lucchetti nei dintorni di Addis Abeba e il magg. Gobbi a Dessiè. Nel giro di un paio di mesi saranno tutti catturati. Una guerriglia più tenace sarà attuata dalla Banda Harti, formata da circa 250 somali dell’omonima tribù, al comando del Cap. Gianni. Operano nella zona del Giuba fino al febbraio ’41. C’è la Banda Bastioni: un giovane ufficiale con un gruppo di etiopi conduce una guerriglia fatta di colpi di mano e azioni di sabotaggio.

Intrappolata a Uolkefit riesce a sganciarsi per continuare la lotta fino alla resa per mancanza di munizioni e viveri.

Tenente di Cavalleria Amedeo Guillet 1938
Tenente di Cavalleria Amedeo Guillet 1938

Del tutto particolare e rocambolesca l’azione svolta da Amedeo Guillet, tenente di Cavalleria. Si è già distinto in Etiopia col Gruppo Squadroni a cavallo Spahi di Libia nel ‘35/36. Alla vigilia del conflitto mondiale è incaricato di costituire un Gruppo Bande Amhara a cavallo, unità speciale e autonoma con libero arruolamento. Riesce ad amalgamare Eritrei, Tigrini, Amhara e mercenari yemeniti. Dopo due mesi la Banda dispone di 800 Cavalieri, 400 Fanti yemeniti ed uno squadrone cammellato di 200 elementi. Il suo primo rilevante intervento bellico a Cherù quando è incaricato di coprire la ritirata a piedi, da Cassala, di 10.000 Fanti incalzati dagli Inglesi. È il 21 gennaio 1941 e l’impresa è disperata: la Gazelle Force britannica con tutto il suo apparato meccanizzato viene assalita da uomini a cavallo! Superato il primo schieramento, la Cavalleria carica anche l’Artiglieria schierata in retrovia tanto da evocare negli Inglesi la carica di Balaclava. Non domo carica nuovamente la Fanteria che si disorienta. Guillet, proposto per la medaglia d’oro, avrà solo quella d’argento ma l’8 marzo 1944 gli sarà conferita, da Re Vittorio Emanuele III in persona, la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia (OMS). Lo storico inglese John Keegan scriverà nella sua opera “La seconda guerra mondiale”: “La 4^ e 5^ Divisone indiane…ad un certo punto vennero caricate da un ufficiale italiano su un cavallo bianco, alla testa di una banda di cavalieri amhara lanciata alla disperata contro le loro mitragliatrici”. Sui bassopiani eritrei l’esercito inglese affronta così l’ultima carica di cavalleria della storia in terra d’Africa. La Banda Guillet sarà ancora protagonista sul Monte Cochen, ad Agordat, alla stretta di Dongolass ed alla gola di Ad Teclesan.

Con la caduta di Asmara Guillet, che parla correntemente l’arabo, assume l’identità di Ahmed Abdullah e, con un’ottantina di indigeni della sua Banda, inizia una guerra privata con atti di sabotaggio ed attacchi alle autocolonne britanniche causando gravi perdite agli Inglesi. Diventa la “primula rossa” cui dà una caccia spietata l’Intelligence britannica ed i suoi soldati lo chiameranno, ammirati, cummandar-as-shaitan, il “comandante diavolo”. Le crescenti difficoltà, specie d’armamento, lo inducono però a smobilitare dopo quattro mesi di vita errabonda. Dopo varie peripezie che sembrano scritte per un film d’avventura, Guillet, ormai compenetrato nell’identità araba, prima ripara nello Yemen e poi, ritornato in Eritrea, riesce a rientrare in Italia su una nave della Croce Rossa il 2 settembre 1943. Sorpreso a Roma dall’armistizio, passa le linee sul Volturno per raggiungere il Comando Supremo ormai a Brindisi ed esser pronto, ora col grado di Maggiore, nuovamente al servizio del Paese per contribuire alla liberazione dall’occupante nazista. nel dopoguerra passerà in Diplomazia e sarà apprezzato ambasciatore in India, Yemen, Giordania e Marocco.

È un fulgido esempio di dedizione alla Patria che ha servito, in armi e in Diplomazia, al di là di ogni convinzione politica o ideologica.

Il ricordo dell’Impero, costato sacrifici di vite e di lavoro, è affidato alla Storia per l’opera di civilizzazione e di ammodernamento che l’Italia vi ha svolto. A parte l’azione repressiva esercitata sia in Libia che in Etiopia dal Maresciallo Graziani, nel quadro di quella che veniva definita “opera di pacificazione”, l’Italia ha meritato, specie con l’opera illuminata del Duca d’Aosta, la riconoscenza delle popolazioni indigene. In particolare gli Eritrei, per maggior tempo sotto l’amministrazione italiana e che, con l’occupazione etiopica a guerra finita, saranno le vere vittime della guerra coloniale. Solo una lunga e sanguinosa guerra ha loro consentito di proclamare l’indipendenza dall’Etiopia, sancita con referendum del 24 maggio 1993.

Restano, ad imperitura memoria della presenza italiana in quelle terre, grandi opere d’ingegneria quali la diga di Tessenei che assicura fertilità ad una vasta area, la teleferica Massaua-Asmara, i grandi ponti, le ferrovie, le strade, le scuole e gli ospedali. E vi restano le spoglie di tanti suoi figli che, obbedendo al dovere cui erano chiamati, hanno immolato la loro vita, protagonisti di innumerevoli atti di sacrificio ed eroismo, tenendo sempre alto il nome ed il prestigio della Patria lontana.

Giuseppe Vollono

Napoli-Zaza, soluzione praticabile

Napoli-Zaza, soluzione praticabile

Oltre a Pavoletti, il Napoli starebbe monitorando anche altri due attaccanti in vista di gennaio secondo Tuttosport: “Altrimenti si insisterà con gli altri due profili di alto interesse anche per il tecnico Sarri. A cominciare da Nikola Kalinic (Fiorentina permettendo…). Potrebbe diventare praticabile, invece, la soluzione Simone Zaza. Non sta vivendo con entusiasmo l’esperienza con il West Ham, tanto che l’imbeccata arrivata da Napoli non ha trovato ostacoli con la famiglia del bomber”.

Mertens cuore d’oro, pronta dedica speciale in caso di gol allo Stadium

Mertens cuore d’oro, pronta dedica speciale in caso di gol allo Stadium

La Gazzetta dello Sport racconta di un Dries Mertens che avrebbe già una dedica pronta in caso di gol allo Stadium: “La dedica è pronta ed è di quelle speciali. Dries Mertens l’ha promessa in un video a Stefania, la giovane vedova di Luca Mancini, 34enne napoletano tragicamente scomparso a Roma sabato scorso in un incidente automobilistico sulla tangenziale. In caso di gol contro la Juve, Mertens avrà un pensiero per Luca che era grande tifoso suo e del Napoli”.

Fisco: Unimpresa, in triennio 2017-2019 stangata da 75 miliardi

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FISCO – Rapporto dell’associazione sulle Entrate dello Stato che complessivamente sfonderanno il muro degli 800 miliardi. Gettito tributario da 493 miliardi del 2016 a 530 del 2019 (505 miliardi nel 2017 e 518 nel 2018). Pressione fiscale in aumento al 42,2%

Stangata fiscale da oltre 75 miliardi di euro nel prossimo triennio. Tra il 2017 e il 2019 le tasse cresceranno costantemente, passando dai 493 miliardi del 2016 ai 505 miliardi del 2017, ai 518 miliardi del 2018 e ai 530 miliardi del 2019. La pressione fiscale si attesterà per tutto il triennio in esame al 42,2% superiore al 42,1% dell’anno in corso. Sono le imposte indirette (la principale è l’Iva) che “garantiranno” il maggior gettito aggiuntivo con un aumento complessivo di 80,5 miliardi; le indirette cresceranno di 3,3 miliardi, mentre caleranno di 8,3 miliardi gli altri tributi in conto capitale. E le entrate generali dello Stato sfonderanno il muro degli 800 miliardi. Questi i dati principali di una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale sono destinati a salire anche i versamenti allo Stato per contributi sociali e previdenziali: l’incremento sarà di quasi 33 miliardi.

Secondo l’analisi dell’associazione, realizzata sulla base della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza approvata il 27 settembre dal governo, il totale delle entrate tributarie si attesterà a quota 493,1 miliardi alla fine del 2016; di questi, 248,2 miliardi sono le imposte dirette (come Irpef, Ires, Irap, Imu), 240,9 miliardi le indirette (come Iva, accise, registro) e 3,8 miliardi le altre in “conto capitale”. Si tratta di una voce del bilancio pubblico che salirà a 505,8 miliardi nel 2017 (rispettivamente 245,8 miliardi, 258,4 miliardi e 1,6 miliardi), a 518,1 miliardi nel 2018 (rispettivamente 247,8 miliardi, 269,3 miliardi e 831 milioni), a 530,9 miliardi nel 2019 (rispettivamente 254,3 miliardi, 275,7 miliardi e 841 milioni). Complessivamente, considerano la variazione di ciascun anno del triennio in esame rispetto al 2016, l’aumento delle entrate tributarie nelle casse dello Stato sarà pari a 75,5 miliardi: le imposte dirette cresceranno di 3,3 miliardi, le indirette di 80,5 miliardi e le altre si ridurranno di 8,3 miliardi.

Cresceranno anche le entrate relative a contributi sociali (previdenza e assistenza): dai 219,6 miliardi del 2016 si passerà ai 222,3 miliardi del 2017, ai 230,1 miliardi del 2018, ai 239,5 miliardi del 2019. L’incremento complessivo sarà pari a 32,9 miliardi. In salita, poi, anche le altre entrate correnti per 2,3 miliardi. Ne consegue che il totale delle entrate dello Stato aumenterà di 110,3 miliardi: dai 786,2 miliardi del 2016 si passerà agli 800,8 miliardi del 2017, agli 821,9 miliardi del 2019 e agli 846,1 miliardi del 2019.

Nessuna variazione positiva per la pressione fiscale. Il totale delle entrate dello Stato rispetto al prodotto interno lordo si attesterà al 42,6% nel 2016, al 42,8% nel 2017, al 42,7% nel 2018 e 2019. Il quadro non migliora nemmeno se si osserva il dato “epurato” del bonus da 80 euro introdotto a partire dal 2014 e contabilizzato, ai fini del bilancio pubblico, come uscita e non come minore entrata: la pressione fiscale (al netto, dunque, degli 80 euro) raggiungerà quota 42,1% alla fine di quest’anno per poi salire e attestarsi al 42,2% per tutto il triennio successivo.

Rapporto non più buono tra Reina e Higuain dopo l’addio

Rapporto non più buono tra Reina e Higuain dopo l’addio

Erano arrivati insieme, uno dal Real Madrid e un altro dal Liverpool. Due grandi colpi internazionali targati De Laurentiis ma con la grande garanzia di Rafa Benitez. Ora, Gonzalo Higuain e Pepe Reina si ritroveranno contro da avversari stasera allo Juventus Stadium. Secondo iel Corriere del Mezzogiorno, il rapporto tra i due non sembra più idilliaco dopo il trasferimento dell’argentino in bianconeri.

Divorzio: sì all’assegno di mantenimento versato dal comune

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In attesa che venga data attuazione alla Legge di Stabilità 2016 per l’accesso al fondo di solidarietà per il coniuge in stato di bisogno istituito, alcuni Comuni sono già organizzati per versare loro l’assegno di mantenimento in caso di anedempienza dell’altro coniuge.

Mantenimento: se l’ex non lo versa ti aiuta il comune

Quando la coppia scoppia non è un momento facile per molte famiglie, in particolare quando la separazione o il divorzio incidono su figli minorenni a carico. Non si tratta solo di un’incidenza emotiva e sentimentale, ma anche assai pratica soprattutto in relazione a profili come l’assegnazione della casa coniugale, la separazione dei beni e il mantenimento destinato ai figli.
Alcuni comuni, per offrire un sostegno alle coppie di separati e divorziati, hanno introdotto una misura ad hoc, quella relativa all’anticipo dell’assegno di mantenimento: in sostanza, laddove il genitore obbligato non versi le somme destinate al mantenimento dei figli minori, interviene il Comune che ne assicura l’anticipo al genitore affidatario. Sarà poi l’amministrazione a riscuotere dal genitore obbligato le somme concesse in via anticipata.
 Per attivare la misura, ad esempio, in provincia di Trento si richiede, oltre alla minore età del figlio destinatario dell’assegno, l’esistenza di un provvedimento del Tribunale con formula esecutiva che stabilisce l’importo e le modalità di contribuzione al mantenimento da parte del genitore obbligato, nonché l’atto di precetto ritualmente notificato e non ottemperato nel termine di 10 giorni da parte del genitore inadempiente o la sentenza dichiarativa di fallimento delle imprese di cui è titolare l’obbligato al mantenimento.
Infine, è menzionata anche la dichiarazione della surroga rilasciata dal richiedente, con la quale viene trasferito alla Provincia autonoma di Trento il diritto di credito nei confronti del genitore obbligato al mantenimento, in misura pari alle somme anticipate al beneficiario.
 Nel 2015, in Alto Adige, in base ai dati emersi dal convegno sul sostegno finanziario alle famiglie per divorzi e separazioni svoltosi nei giorni scorsi a Bolzano, sono state ben 637 le richieste per l’anticipo dell’assegno di mantenimento, per un totale di quasi mille minori, mentre sono 500 i figli con meno di 18 anni che ogni anno vengono coinvolti in una separazione o in un divorzio.

Tale misura è già stata prevista a livello nazionale, con la legge di Stabilità 2016 (l. 208/2015 art. 414, 415, 416) che ha introdotto in via sperimentale per quest’anno un nuovo Fondo di solidarietà a tutela del coniuge in stato di bisogno, per intervenire quando il coniuge beneficiario di mantenimento non riceva le somme dovute dall’ex e sia in obiettivo stato di bisogno.

Al momento, tuttavia, la misura è ferma al palo: non si sono più avute notizie circa le modalità operative con cui verranno introdotte le disposizioni necessarie per l’attuazione del Fondo, con particolare riguardo all’individuazione dei tribunali presso i quali avviare la sperimentazione, alle modalità di pagamento delle somme, alle modalità di riassegnazione al Fondo delle somme recuperate dal coniuge inadempiente.

vivicentro.it/economia
vivicentro/Divorzio: sì all’assegno di mantenimento versato dal comune
studiocastaldi/Mantenimento: se l’ex non lo versa ti aiuta il comune (Lucia Izzo)

FOTOGALLERY ViViCentro – Attività di Base, Juve Stabia-Oratorio Centro Antico: nel segno del divertimento

Attività di Base, Juve Stabia-Oratorio Centro Antico: nel segno del divertimento

La Juve Stabia e il sociale. Nell’ambito delle giornate solidali che il settore giovanile della Juve Stabia attua, ieri al centro tecnico delle Vespette, l’Eden di Torre del Greco, si è giocata una gara amichevole tra l’attività di base, classe 2005, della Juve Stabia e una selezione dell’Oratorio Centro Antico. Una gara 9 contro 9 nel puro spirito del divertimento.

a cura di Ciro Novellino, foto Minasi

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Il bluff di Allegri, Tuttosport: “In pubblico dice che non è decisiva…”

Ecco quanto scrive il quotidiano

Tuttosport scrive sul bluff mediatico messo in atto da Allegri: “Ufficialmente Massimiliano Allegri smonta il match di questa sera parlando di appuntamento non decisivo al contrario della sfida di mercoledì di Champions contro il Lione allo Stadium. In realtà, dentro lo spogliatoio, il tecnico ha parlato di svolta. Ha detto ai suoi che in caso di successo contro il Napoli la strada verso il sesto titolo consecutivo sarà più facile, con una concorrente in meno. Ed è convinto che i suoi giocatori non deluderanno le aspettative, sa bene che in simili circostanze i campioni d’Italia si trasformano sotto tutti i punti di vista. Dopo la sconfitta di San Siro non ha strigliato i suoi. Anzi: ha parlato di bella partita e di risultato ingiusto, questo per riportare serenità”

Dopo Equitalia arriva Agenzia delle entrate – riscossione

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L’ Agenzia delle entrate – riscossione, che sostituirà Equitalia, avrà poteri potenziati e per gli evasori sarà dura farla franca.

Con il decreto fiscale n. 193/2016 è stata sancita la definitiva chiusura, a partire dal 1° luglio 2017, di Equitalia.

A tal proposito occorre precisare che questa novità è solo una novità e non una bella novità come molti contribuenti potrebbero sperare. Del resto, sarebbe stato impensabile immaginare l’abolizione della riscossione coattiva delle somme dovute per il sostentamento del sistema fiscale nazionale.

L’attività di Equitalia, quindi, rimarrà, ma per il tramite di un nuovo soggetto: la stessa Agenzia delle entrate, tramite il nuovo ente Agenzia delle entrate – riscossione.

L’Agenzia delle entrate – riscossione

L’Agenzia delle entrate – riscossione, disciplinata dal decreto fiscale, è un ente pubblico economico, sottoposto ai poteri di indirizzo e di vigilanza del Ministro dell’economia e delle finanze e dotato di autonomia organizzativa, patrimoniale, contabile e gestionale.

I suoi organi sono rappresentati dal direttore dell’Agenzia delle entrate quale presidente, dal collegio dei revisori dei conti e da un comitato di gestione composto dal presidente e da due dirigenti dell’Agenzia delle entrate nominati dalla stessa e ai quali non spettano compensi, indennità o rimborsi spese.

Il nuovo ente subentrerà in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi di Equitalia, anche in quelli processuali, e ne erediterà i poteri e gli obblighi ispirandosi ai principi di trasparenza e pubblicità garantiti dal monitoraggio costante da parte dell’Agenzia delle entrate.

L’attività dell’Agenzia delle entrate – riscossione sarà orientata anche al rispetto dei principi di legalità e imparzialità e condotta con efficienza gestionale, economicità dell’attività ed efficacia dell’azione. All’ente sarà poi possibile far ricorso ad anticipazioni di cassa.

Le funzioni e le competenze degli organi, le entrate e i criteri per la determinazione dei corrispettivi dei servizi prestati a soggetti pubblici o privati, saranno fissati dallo statuto da approvare con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze.

Per il resto si applicano le disposizioni del codice civile e delle altre leggi relative alle persone giuridiche private.

Previsioni annuali

Il decreto fiscale prevede poi che ogni anno il direttore dell’Agenzia delle entrate, quale presidente del nuovo ente, stipulerà con il Ministro dell’economia e delle finanze un atto mediante il quale saranno individuati i servizi dovuti, le strategie e le priorità per la riscossione dei crediti tributari, le risorse disponibili, gli obiettivi quantitativi da raggiungere e gli indicatori e le modalità di verifica del loro conseguimento.

Saranno individuate annualmente anche le modalità di vigilanza dell’Agenzia sull’operato dell’ente, le modalità organizzative flessibili di gestione della funzione della riscossione e la tipologia di comunicazioni e informazioni preventive tese ad evitare aggravi moratori per i contribuenti e a migliorare il loro rapporto con l’amministrazione fiscale.

Poteri potenziati

A ben guardare, l’attività dell’Agenzia delle entrate – riscossione sarà sostenuta da poteri di accertamento e di riscossione ancora più forti di quelli che attualmente ha Equitalia: basta considerare già solo il fatto che la diretta disponibilità dell’anagrafe tributaria permetterà un acceleramento del recupero delle somme in parte ostacolato dalle tempistiche dell’attuale esternalizzazione, oltre che una maggiore efficienza.

Di potenziamento della riscossione, peraltro, parla anche lo stesso decreto fiscale, nel momento in cui riconosce espressamente all’Agenzia delle entrate il potere di utilizzare ai fini della riscossione le banche dati e tutte le altre informazioni alle quali è autorizzata ad accedere nell’espletamento dei suoi compiti attuali (come ad esempio quelle relative ai rapporti di lavoro e di impiego messe a disposizione dall’Inps).

Passaggio di consegne

Come detto, l’Agenzia delle entrate-Riscossione subentrerà in tutti i rapporti di Equitalia.

Con riferimento a quelli processuali, per le cause in corso e quelle future le sarà garantito il patrocinio dell’Avvocatura dello Stato, anche se davanti al tribunale e al giudice di pace potrà stare in giudizio per il tramite di propri dipendenti.

La presenza diretta dell’ente in giudizio sarà possibile anche dinanzi alle commissioni tributarie in alternativa alla rappresentanza per il tramite dell’ufficio del contenzioso della direzione regionale o compartimentale sovraordinata.

Nel passaggio di consegne, l’Agenzia delle entrate acquisterà le azioni di Equitalia detenute dall’Inps al loro valore nominale, con conseguente trasferimento dell’obbligo di versamento delle somme da corrispondere in conseguenza dell’attività svolta, in proporzione della partecipazione societaria detenuta alla data dell’acquisto.

Saranno invece cedute al Ministero dell’Economia e delle Finanze, a titolo gratuito, le azioni di Equitalia Giustizia oggi detenute da Equitalia.

Personale e organi

Tutto il personale di Equitalia assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato e in servizio alla data di entrata in vigore del decreto fiscale sarò riassorbito dal nuovo ente senza soluzione di continuità e con la medesima posizione giuridica ed economica. Sarà necessario, tuttavia, il superamento di apposita procedura di selezione e verifica delle competenze.

Il personale di Equitalia che invece proviene da altre amministrazioni pubbliche sarà ricollocato da queste ultime nei limiti dei posti vacanti. Per il resto potrà essere ricollocato, previa intesa, presso un’altra amministrazione.

Per quanto riguarda, poi, i componenti degli organi delle società soppresse, i compensi, le indennità e gli altri emolumenti saranno corrisposti solo fino alla data di soppressione, mentre per gli adempimenti successivi sarà eventualmente corrisposto solo il rimborso delle spese sostenute.

Enti locali

L’attività dell’Agenzia delle entrate – riscossione potrà essere svolta anche a favore degli enti locali e delle società ad esse partecipate, se i primi adotteranno un’apposita deliberazione entro il 1° giugno 2017.

In ogni caso, l’affidamento potrà essere deliberato ogni anno entro il 30 settembre.

vivicentro.it/l’esperto
vivicentro/Dopo Equitalia arriva Agenzia delle entrate – riscossione
StudioCataldi/Dopo Equitalia? Ancora peggio (Valeria Zeppilli)

Frode fiscale nel calcio, tra gli ‘incolpati’ De Laurentiis e tanti ex Napoli

Frode fiscale nel calcio, tra gli ‘incolpati’ De Laurentiis e tanti ex Napoli

La Gazzetta dello Sport scrive i possibili scenari che potrebbero esserci nell’ambito sportivo dell’inchiesta “Fuorigioco” dove tanti club, dirigenti ed ex calciatori sarebbero responsabili di frode fiscale. Tra i nomi compaiono ex calciatori del Napoli e soprattutto De Laurentiis: “Lunga lista di rinvii a giudizio sul versante sportivo dell’inchiesta «fuorigioco». Finiranno sotto processo presso il tribunale federale della Figc ben 14 società per «responsabilità diretta» e 50 tesserati, fra agenti, dirigenti e calciatori. Per i club il rischio massimo è un’ammenda; per le posizioni individuali, invece, una squalifica. Tutto nasce dall’indagine condotta dalla procura della repubblica di Napoli – condotta dai pm Stefano Capuano, Vincenzo Ranieri e Danilo De Simone con il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli – sull’ipotesi di reato di frode fiscale e false fatturazioni. Sul fronte penale, siamo vicini all’udienza preliminare, in campo sportivo è arrivata la chiusura dell’istruttoria. L’arco temporale dell’inchiesta copre gli anni dal 2007 al 2010. Le 14 società sono Inter, Juventus, Napoli, Palermo, Chievo, Genoa, Pescara, Catania, Cesena, Ternana, Vicenza, Livorno, Grosseto e Reggina. Fra gli incolpati anche calciatori ed ex calciatori: Ciro Immobile (all’epoca dei fatti, alla Juventus e al Genoa), Guglielmo Stendardo (Atalanta), Francesco Tavano (Livorno), Massimo Oddo (Milan e Lecce), Marek Jankulovski (Milan), Emanuele Calaiò (Napoli e Siena), Salvatore Aronica (Palermo), Erion Bogdani (Verona, Cesena e Siena), Giuseppe Sculli (Genoa e Siena), Pasquale Foggia (Lazio e Sampdoria), Adrian Mutu (Fiorentina), Hernan Crespo, Diego Milito, Thiago Motta e Hugo Campagnaro (Inter), Ezequiel Lavezzi (Napoli), German Denis (Atalanta). Fra i dirigenti, ci sono Aldo Spinelli, Jean Claude Blanc, Alessio Secco, Aurelio de Laurentiis, Pierpaolo Marino, Giorgio Perinetti, Giovanni Sartori, Igor Campedelli, Piero Leonardi e Mario Cognigni. Fra i procuratori, spiccano Alessandro Moggi e Riccardo Calleri”.

RETROSCENA – Questa la frase che ha usato Sarri per caricare la squadra

I dettagli sul big match

La Gazzetta dello Sport scrive sull’atmosfera che si respira in casa Napoli a poche ore dal match contro la Juve a Torino: “Le parole possono essere interpretate ma restano comunque meno criptiche di un assordante silenzio. Nonostante questo, ieri Maurizio Sarri non ha parlato. Non lo fa mai – incredibile ma vero – alla vigilia della partita del weekend se il Napoli ha già giocato in settimana. Eppure avrebbe dovuto fare un’eccezione per una «partita speciale» come lui stesso definì Napoli-Juve lo scorso anno, prima del match di andata. «Testa libera e faccia tosta» ha chiesto ai suoi calciatori, Verrà accontentato perché il Napoli è andato a Torino con entusiasmo e con in mano la sciabola visto che il fioretto è stato accantonato prima di Crotone”

Segui la diretta radiofonica di Juve Stabia-Airola: oggi dalle 14:45

Segui la diretta radiofonica di Juve Stabia-Airola: oggi dalle 14:45

Gli Under 16 della Juve Stabia riprendono a giocare allo Stadio Romeo Menti, questa volta contro l’Airola. Questo pomeriggio gara interna che comincerà alle ore 15.

Come sempre potrete ascoltarla in diretta radiofonica a questo indirizzo:

Cliccando questo link https://www.vivicentro.it/viviradioweb/

a cura di Ciro Novellino

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ESCLUSIVA – Gianello: “Con la Juventus non è decisiva, il Napoli dovrà dimostrare di esserci”

Matteo Gianello ai microfoni di Vivicentro

Matteo Gianello, ex portiere del Napoli, è intervenuto, durante L’Orda Azzurra, ai microfoni di Vivicentro: “Il modo con cui Higuain ha lasciato Napoli è stato burrascoso. Io, se fossi in lui, eviterei di esultare per rispetto in caso di gol, domani sera. Gli azzurri hanno subito un contraccolpo psicologico dopo l’infortunio di Milik, ma hanno risposto bene mercoledì scorso, dopo la vittoria con l’Empoli. Domani sarà una gran partita. Gli azzurri avranno l’opportunità di dire “ci siamo anche noi.” Gli azzurri sono più maturi, potranno far sentire la propria, anche se parlare di match decisivo appare esagerato Reina? Anche l’anno scorso lo si criticava tanto, ricordo il gol di Zaza, quando tutti accusarono il portiere per il gol subito. Ma stiamo parlando di un portiere internazionale, di una personalità al di sopra della media. Penso che ci possa essere un errore nell’arco di una stagione. Le parere sono altre cose. Ma non si può dire che Pepe Reina sia la causa delle sconfitte azzurre. Il Napoli è in buone mani, anche domani lo dimostrerà. Gli azzurri hanno una rosa molto competitiva, possono far bene”.

a cura di Ciro Novellino

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Belmonte: “Il nostro gruppo sta crescendo bene, i ragazzi avranno un futuro luminoso”

Alfonso Belmonte ai microfoni de Le Vespette su ViviRadioWeb

E’ intervenuto ai microfoni di Vivicentro, durante il programma radiofonico delle Vespette condotto da Ciro Novellino con la partecipazione di Maro Vollono, il tecnico dell’Under 15 Alfonso Belmonte: “Domenica abbiamo fatto una buona prestazione, anche se il risultato non è stato positivo. I ragazzi, però, stanno lavorando e crescendo bene. Ho visto i ragazzi molto concentrati domenica, indipendentemente dall’allenamento di sabato. La squadra è stata aggressiva, non credo sia stato un problema di rifinitura. La squadra deve imparare a gestire l’energie durante i 90 minuti. Sarà una trasferta difficile, andare fuori casa è sempre particolare, sopratutto l’ambiente che si andrà a trovare. Penso che il gruppo sia di grande prospettiva, senza fare nomi. E’ un gruppo unito, che sta crescendo, molto forte. Ci sarà un futuro importante per ognuno di loro. Attività di base? Le fondamenta sono importantissime per una società. La squadra sta crescendo insieme, Turi sta facendo un ottimo lavoro, grazie anche ai tecnici che operano coi ragazzi sin dai primi anni”.

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Elezioni americane: FBI in campo, gioca sporco per favorire Trump

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Sulle elezioni americane scende in campo anche l’FBI che, guarda caso, proprio in questi giorni (ne mancano 10 alle elezioni) rende noto di aver riaperto il dossier delle indagini sulle email della Clinton perché, lascia intendere il direttore del Bureau James Comey,  sarebbero emersi nuovi elementi sottacendo, o comunque minimizzando e segnalando solo dopo molte ore, in altro comunicato scarsamente o per nulla evidenziato, che il tutto però NON riguarda le email della Clinton stessa, nè provengono dal suo server privato, ma dal pc che apparteneva ad Anthony Wiener, l’ex deputato democratico ed ex marito della più stretta collaboratrice della Clinton, Huma Abedin. E questo è. Come diciamo noi: “il pesce comincia a puzzare dalla testa” ed evidentemente, all’FBI – come magari anche alla CIA – avere alla Casa Bianca un pesce con la testa che puzza, e tanto, fa comodo, alias: cane non mangia cane. No?

Hillary gate, Fbi riapre l’inchiesta sulle mail: «Emersi nuovi elementi»

A dieci giorni dalle elezioni per la Casa Bianca, l’Fbi riapre l’inchiesta sull’uso delle email da parte di Hillary Clinton quando era al dipartimento di Stato. Lo ha annunciato, in una lettera inviata al Congresso, il direttore del Bureau James Comey, facendo capire che sarebbero emersi nuovi elementi. «Nel gestire un caso non collegato, l’Fbi è venuta a conoscenza di mail che sarebbero pertinenti con questa indagine», si legge nella concisa lettera inviata da Comey ai presidenti di diverse commissioni della Camera. Il direttore dell’agenzia investigativa federale spiega di essere stato avvisato ieri dai suoi collaboratori dell’esistenza di queste mail. E di aver quindi «deciso che l’Fbi intraprenda le appropriate misure di indagine» per «stabilire se queste mail comprendano anche informazioni top secret». Al momento – ha concluso Comey – l’Fbi non sa se questo nuovo materiale sia «significativo».

Solo dopo varie ore è stato rivelato dal New York Times che le lettere non sono state scritte da Hillary, nè provengono dal suo server privato, ma dal pc che apparteneva ad Anthony Wiener, l’ex deputato democratico ed ex marito della più stretta collaboratrice della Clinton, Huma Abedin. Anche lei avrebbe avuto accesso al quel computer. L’ex deputato è caduto in disgrazia per il suo vizietto di inviare foto a luci rosse di sè stesso usando proprio il pc che ora è nelle mani del’Fbi.

Hillary Clinton e il suo staff hanno appreso della riapertura dell’inchiesta Fbi su e-mail e server privati insieme con tutti gli altri, quando la notizia è stata resa pubblica. Lo ha segnalato un giornalista della Cnn che viaggiava al seguito della candidata democratica. Quest’ultima era diretta in Iowa, per un evento elettorale, e dopo l’atterraggio è rimasta a lungo sull’aereo con il suo entourage per una conference call. Risulta inoltre che durante il volo sull’aero non fosse disponibile il servizio wi-fi.

Donald Trump ha dato la notizia della riapertura delle indagini dell’Fbi sulle e-mail di Hillary Clinton quasi in diretta in un comizio a Manchester, in New Hampshire, accolto da un’ovazione della folla dei suoi sostenitori. «Una corruzione su una scala mai vista prima», ha commentato il tycoon, sostenendo che la candidata democratica vuole «portare il suo schema criminale nello studio ovale». «Sono contento che l’Fbi stia ponendo rimedio a tutti gli orribili errori fatti» nelle indagini sulle e-mail della Clinton.

Il partito democratico ha invece protestato vivamente per il fatto che Comey, un repubblicano, abbia emesso un comunicato tanto breve e vago da lasciare aperta la porta alle più terribili supposizioni, così a ridosso del voto. Entrambi i partiti hanno chiesto ulteriori chiarimenti. Ma è possibile che questi non vengano per settimane, se non per mesi.

vivicentro.it/editoriale
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Raggi, l’Evita Piagnon de noantri ed il “complotto” dei frigoriferi in strada

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Da un pò di tempo, per il fatto che il servizio di ritiro a domicilio è sospeso da mesi, le strade di Roma si stanno misteriosamente riempiendo di frigoriferi vecchi, e non solo. Il disservizio, e le conseguenze ben visibili, sono innegabili. Negabile invece ne è l’origine, almeno per quella che Gramellini, nel suo commento di oggi nel merito di questa vicenda, definisce come l’Evita Piagnon de noantri, alias: la sindaca Raggi. Per lei NON è così, non si discute, è l’ennesimo complotto contro di lei e già che c’è, anche a favore del SI al Referendum. Cosa centrino i frigoriferi ed altro per strada con il SI al referendum non è dato ne sapere ne ipotizzare ma per la sindachessa, ed i pentastellati, così è …. e non si discute!

La notte dei frigoriferi

Divani in strada
Divani in strada a Roma

Si aggirano col favore delle tenebre. Scivolano furtivi, reggendo sulle spalle frigoriferi e materassi, anche qualche divano andato a male.

Sono i poteri forzuti e vogliono spegnere le menti più illuminate dei Cinquestelle.

Il drammatico allarme è stato lanciato proprio da una di loro, la sindaca Raggi: le strade di Roma si stanno misteriosamente riempiendo di frigoriferi vecchi. Chi c’è dietro e magari dentro? Qualcuno ha azzardato: dipenderà dal fatto che il servizio di ritiro a domicilio è sospeso da mesi. Sciocchezze. Quei rifiuti ingombranti da rottamare sono una metafora. Come una firma d’autore. È lui, il toscanaccio del Sì, che sta organizzando questa migrazione di elettrodomestici clandestini, questa lunga notte dei frigoriferi, per attribuirne la colpa alla Evita Piagnon de noantri.

Poi ci sono i materassi. L’assessora all’ambiente Muraro ci è rimasta secca, l’altra sera: stava passando per una piazza che i suoi netturbini avevano appena ripulito come la hall di un collegio svizzero, quand’ecco spuntarne uno accanto ai cassonetti. E chi lavorava in una celebre fabbrica di materassi, se non il capo della P2 in persona, Licio Gelli? La loro proliferazione per le strade di Roma fa dunque parte del famigerato piano di rinascita democratica con le molle. Eppure i cattivi non prevarranno. Dopo gli anni grigi del loden di Monti e dei monologhi-tisana della Boschi, i Cinquestelle hanno riempito la casella Cazzeggio lasciata libera da Berlusconi. Non ce li lasceremo portare via senza lottare: a colpi di materasso, se necessario.

Licenza Creative Commons
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lastampa/La notte dei frigoriferi MASSIMO GRAMELLINI

Esclusiva: Lac68 presenta “Lui col carello” (VIDEO ViVicentro)

Video intervista a Lac68. Lo Street Artist si racconta ai microfoni di ViVicentro svelando i progetti futuri di “Lui col caRello”, il suo personaggio sbarcato anche sui muri di Ladispoli

Roma- Sul lungomare di Ladispoli è arrivato “Lui col carello”, il personaggio fantastico nato dalla creatività dello street artist Luigi Ambrosetti in arte Lac68. Dopo aver girato tra i vari quartieri di Roma insieme al suo inseparabile carrello della spesa, “Luy” è sbarcato anche a Ladispoli per continuare a conoscere nuovi posti e nuovi amici.

L’artista Ambrosetti, in un video esclusivo di ViVicentro, ci racconta come nasce questo personaggio che sta spopolando tra i quartieri romani e quali sono i suoi progetti futuri.

Nella settimana della prima edizione della “Rome Art Week”, l’innovativo progetto di arte contemporanea completamente indipendente e no profit, Lac68 era presente con le sue opere dal 24 al 26 ottobre con l’open studio in via dello Scalo San Lorenzo 138.raw-la-settimana-dellarte-contemporanea

L’iniziativa, che termina il 29 ottobre, prevede vari eventi negli spazi espositivi e gli open studio degli artisti professionisti (per la programmazione consultare il sito romeartweek.com) al fine di aprire un nuovo orizzonte nel mercato dell’arte contemporanea capitolina ed evidenziarne il potenziale all’interno dei circuiti internazionali. Sono presenti critici e autorevoli operatori del settore dell’arte contemporanea che offrono al pubblico una guida ai percorsi da visitare durante la settimana di RAW.

Maria D’Auria

lac68-ladispoli

copyright-vivicentro

 

 

Analizzando l’avversario – Verso il big match Juventus-Napoli

Analizzando l’avversario – Verso il big match Juventus-Napoli

Archiviata la pratica Empoli il Napoli si trova a preparare la partita con la Juventus che andrà in scena allo Juventus Stadium domani alle 20:45. Big match molto sentito da ambe le parti, la rivalità storica presente tra i due club è resa ancora più forte dal recente approdo dell’ex idolo partenopeo Higuaín ai bianconeri, l’argentino ha infuocato l’estate di calciomercato con questa decisione, decisione che i tifosi napoletani ancora non hanno digerito. Partita quindi che vede per la prima volta l’argentino sfidare i suoi ex compagni.Non è sicuramente il momento migliore in casa Napoli e incontrare adesso la Juventus è penalizzante per gli azzurri, che riescono comunque ad esprimere il loro gioco ogni partita ma che in fase realizzativa si sente orfana di una vera e propria punta. La Juventus invece dovrà privarsi di Dybala ed Evra attualmente infortunati, ma degnamente sostituiti. La Juventus è la seconda squadra del campionato per gol realizzati e ha la miglior difesa del campionato insieme al Genoa con soli 7 gol subiti. I piemontesi possono vantare una panchina lunghissima che vede accomodarsi su di essa giocatori del calibro di Marchisio, Benatia, Dani Alves e Cuadrado, giocatori che a partita in corso posso spezzare gli equilibri.

Massimiliano Allegri schiererà il solito 3-5-2 con i seguenti interpreti: Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro, Pjanic, Hernanes, Khedira, Lichtsteiner, Mandzukic, Higuaín.

Nei 5 precedenti match dello Stadium il Napoli ne è sempre uscito perdente realizzando un solo gol.

a cura di Andrea Bosco

RIPRODUZIONE RISERVATA

Annone Brianza: cede cavalcavia, un morto e 5 feriti

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Tir travolge auto, dramma sulla Statale 36 nel lecchese, vicino al lago di Como all’altezza di Annone Brianza

Un cavalcavia della Provinciale 49 è crollato sulla strada statale 36 ‘del lago di Como e dello Spluga all’altezza di Annone Brianza (Lecco) provocando almeno un morto e 5 feriti.

A causare il crollo della struttura sarebbe stato il passaggio, verso le 17 di questo pomeriggio, di un tir con un trasporto eccezionale. Almeno quattro le vetture coinvolte nell’incidente.

Si teme che ci possano essere delle vittime (un primo bilancio parla di un morto e 3 bambini feriti); le persone coinvolte sarebbe almeno una decina.

Sul tratto sono intervenuti il personale del 118, le squadre Anas, i vigili del fuoco e le forze dell’ordine per i primi accertamenti e le operazioni di soccorso.

L’Anas rende noto che la statale è chiusa in corrispondenza del km 41,000, tra i Comuni di Cesana Brianza e Annone, in provincia di Lecco. Al momento il traffico è deviato sulla viabilità locale con uscita obbligatoria a Bosisio Parini in direzione nord e a Suello in direzione sud.