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Bisogna far sentire coinvolte le riserve

Bisogna far sentire coinvolte le riserve

L’allenatore del Napoli Maurizio Sarri ricorrerà al turnover in vista delle due partite consecutive in casa, a distanza di quattro giorni, con il Sassuolo e con l’Inter. Il doppio turno casalingo di campionato va sfruttato nel modo migliore, visto anche il momento non proprio positivo per le due avversarie degli azzurri. Come riporta La Gazzetta dello Sport, bisognerà cambiare più di qualcosa rispetto alle ultime due uscite “per gestire al meglio le energie e far sentire anche le riserve coinvolte nel progetto“: dunque in vista di lunedì sera si scaldano Ivan Strinic, Allan, Jorginho e Manolo Gabbiadini – che dovrebbero partire tutti titolari – ma altri tre azzurri come Christian Maggio, Nikola Maksimovic ed Emanuele Giaccherini sperano di giocare dal primo minuto. In questa possibile turnazione non c’è traccia di Rog.

Turi a Le Vespette: “Sta nascendo una collaborazione con la Virtus Junior Napoli: il settore giovanile è sempre più in crescita”

Queste le sue parole…

A ‘Le Vespette’, programma dedicato al settore giovanile della Juve Stabia in onda su Vivi Radio Web, è intervenuto il direttore Alderico Turi.

Martedì i 2005 saranno impegnati al Comunale di Casola contro la Virtus Junior Napoli…
“Negli ultimi tempi sta nascendo un certo tipo di collaborazione con la Virtus Junior Napoli, con Alfonso Scarica e Pasquale Matarrese. Loro più di una volta hanno spostato i propri impegni per consentirci di disputare nel loro campo partite dei campionati nazionali. In virtù di questo discorso sta nascendo qualcosa di serio riguardo le attività di base.

Come Juve Stabia siamo presenti sull’ intero territorio campano. Abbiamo ricevuto dalla Federazione il consenso di poter visionare ragazzi under 12 sia in ambito regionale che nazionale. Cosa che è riservata a poche società in Italia e tra queste ci siamo anche noi. È giusto che come punto di riferimento sul territorio, non avendo a Castellammare strutture a disposizione per poter fare questo tipo di programmazione, stiamo pensando a una collaborazione con la Virtus.
Come tutti sanno la nostra attività di base non è a scopo di lucro, ai nostri ragazzi offriamo tutto gratis. Nel nostro progetto c’ è la volontà di avere a disposizione  doppie squadre regionali. La Virtus Junior Napoli diventerebbe una nostra gemellata molto importante. Come Juve Stabia metteremo a disposizione diverse cose, parte dell’abbigliamento, per esempio. Avremo la possibilità di scegliere sul territorio ragazzi bravi da poter inserire in queste squadre minori  sotto la guida di Scarica e Matarrese. Come strutture e istruttori credo sia una delle società migliori presenti sul territorio. Vogliamo dare quel senso di appartenenza che andiamo professando da diverso tempo. Non quello che fanno alcune società che si avvalgono di cose che non hanno. Fare settore giovanile è ben diverso dal fare scuola calcio”.

Domani tutti al Menti, match importantissimo contro il Catania
“Sarà una partita molto importante. A livello di settore giovanile si dice che non si pensa al risultato ma parliamo di categorie alle soglie della prima squadra, c’ è un peso specifico maggiore. Domani spero avremo modo di vedere tanti tifosi allo stadio”.

Sugli Under 17 e gli Under 15…
“Per quanto riguarda i primi sappiamo che vi sono dei problemi ma è un periodo particolare per la loro crescita. Vengono da due gestioni diverse, bisogna dare sia a loro che allo staff il tempo di adattarsi. Stiamo pagando lo scotto di tutta una serie di infortuni occorsi a elementi che formano l’ossatura della squadra. Non demordiamo, abbiamo piena fiducia sia nei mezzi tecnici dei ragazzi sia degli allenatori.

Bisogna stare tranquilli, lo dicono anche le statistiche. Come settore giovanile ci troviamo al sesto posto su scala nazionale. È stata fatta una graduatoria relativa ai punteggi delle varie categorie ed essere sesti non è roba da poco. Tra l’ altro siamo il primo club in Campania, magari con un po’ di buona sorte in più e qualche arbitraggio diverso avremmo avuto qualche punticino in più. Non dico tanto ma con tre o quattro punti in più degli allievi saremmo sul podio. Questo a testimonianza del lavoro che viene svolto”.

Le strutture a disposizione per il settore giovanile sono davvero poche, lei aveva detto di voler trovare una casa per la Berretti.
“Ne parliamo continuamente insieme al presidente del settore. È un progetto di cinque anni a meno di disguidi, incrociamo le dita. C’è qualcuno che gufa dimenticando che qualche anno fa da direttore di altre società ha negato qualche ragazzino alla Juve Stabia ma non voglio fare nomi. Ne hanno dette di tutti i colori, che era facile fare settore giovanile solo perché eravamo in Serie B. Ma il sottoscritto è da dieci anni che si occupa di questo al di là che la categoria sia Serie B, Serie C2 o Serie C1. Nonostante la retrocessione siamo andati sempre più in alto mentre c’era chi proponeva alla società determinati personaggi che, come gli addetti ai lavori sanno, sono solo dei lestofanti. Da parte mia penso di aver creato delle sinergie con persone che meritano la stima di tutti. Si tratta di cose che dispiace sentire e vedere”.

a cura di Ciro Novellino

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Il Napoli ci prova: assalto a Belotti, offerti 40mln

Il Napoli ci prova: assalto a Belotti, offerti 40mln

Quaranta milioni di euro sul tavolo del Torino per il cartellino di Andrea Belotti. E’ lui l’attaccante che il Napoli vorrebbe acquistare, secondo Il Corriere dello Sport. Aurelio De Laurentiis sta facendo di tutto per risolvere anche sul mercato il problema nato con l’infortunio di Arkadiusz Milik che non tornerà prima di un altro paio di mesi. La risposta del Torino, comunque, è stata negativa: niente da fare, per il momento Andrea Belotti non si tocca.

Addio a Fidel Castro, padre della revoluciòn

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Fidel Castro, ex presidente cubano, leader della rivoluzione comunista dell’isola è morto all’età di 90 anni. Lo ha annunciato la tv di stato cubana.  Il corpo di Fidel Castro sarà cremato nelle prossime ore, ha detto Raul Castro annunciando in tv la morte del fratello. Aveva compiuto 90 anni lo scorso 13 agosto, quando era riapparso in pubblico.

È morto Fidel Castro, leader della rivoluzione di Cuba

«Oggi, 25 novembre, alle 10:29 della notte è morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz»: lo scrive il sito web ufficiale Cubadebate. Aveva 90 anni, è sopravvissuto a dieci presidenti degli Stati Uniti. La sua vita dalla rivoluzione al disgelo con Washington

Addio all’ultimo grande leader comunista della scena internazionale. Fidel Castro, morto venerdi’ sera a 90 anni, ha guidato Cuba con il pugno di ferro quasi mezzo secolo, sfidando dall’isola comunista 11 presidenti americani. Si chiudono così 60 anni di storia cominciati nel 1956 quando, con un gruppo di rivoluzionari provenienti dal Messico, sbarcò sull’isola per organizzare la lotta armata che mise fine, nel 1959, alla dittatura di Fulgencio Batista. Da allora ha guidato in maniera ininterrotta il regime socialista fino al 2006 quando subì la sua prima seria operazione all’intestino; solo due anni più tardi aveva effettivamente ceduto il testimone al fratello, Raul, rinunciando alla presidenza.

Alla guida di un regime marxista-leninista nel cortile dell’America

Il padre della Rivoluzione cubana, insieme al fratello Raul e Che Guevara, era l’ultima grande figura del comunismo internazionale. A dargli battaglia e cercare di scalzarlo sono stati undici presidenti degli Stati Uniti: Dwight D. Eisenhower, John F. Kennedy, Lyndon B. Johnson, Richard Nixon, Gerald Ford, Jimmy Carter, Ronald Reagan, George Bush, Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama. Ultimo dei grandi protagonisti della Guerra Fredda, era riuscito a instaurare un regime marxista-leninista ad appena 150 chilometri dale coste americane, alleato con il suo nemico acerrimo, l’Unione Sovietica: un sistema socialista e protettivo, liquidato dai dissidenti però come dittatoriale e liberticida.

TUTTA LA VITA DI CASTRO  

Fidel Castro, eroe per la sinistra nel mondo e dittatore sanguinario per i nemici, è stato protagonista di una piccola isola caraibica per quasi sessant’anni, sulla scia della sua tenace battaglia contro la maggior potenza del mondo, gli Stati Uniti.

Nato a il 13 agosto 1926 a Biran, figlio del proprietario terriero spagnolo Angel Castro e della cubana Lina Ruz, ha studiato prima nei collegi La Salle e Dolores di Santiago de Cuba, poi, dal 1941 al 1945, a L’Avana, nella prestigiosa scuola gesuita di Belen, periodo che incide fortemente nella sua formazione culturale, così come in quella del fratello, Raul.

Qualche anno dopo la laurea in legge si candida alle presidenziali, progetto subito frustrato per il golpe del 10 marzo di Fulgencio Batista. La sua risposta è l’assalto alla Caserma della Moncada, il 26 luglio 1953. Per Fidel fu un disastro: i ribelli vennero catturati e 80 di loro fucilati. Catro è condannato a 15 anni di prigione e, nella sua difesa finale, pronuncia il famoso discorso su «La storia mi assolverà», in cui delinea il suo sogno rivoluzionario. Dopo il carcere, amnistiato, va in esilio negli Usa, poi in Messico: è qui che conosce Ernesto Guevara.

Insieme al Che, Raul ed altri 79 volontari, nel’56 sbarca nell’isola a bordo del Granma. Il gruppo, sorpreso dalle truppe di Batista, viene decimato: in 21 riescono a rifugiarsi nella Sierra Maestra. I due anni di guerriglia mettono alle corde il dittatore. Il 1/o gennaio 1959, i barbudos entrano trionfalmente a L’Avana. Castro lo fa qualche giorno dopo.

Fino al trionfo della revolucion, l’isola viveva del commercio con Washington. Dopo la presa del potere di Fidel, il paese divenne un campo di battaglia della guerra fredda. Cuba riesce comunque a resistere al duro embargo americano e ad un attacco militare, quello della Baia dei Porci, organizzato dalla Cia formato da cubani reclutati all’estero. È poi stata al centro della crisi dei missili nel 1962 che ha rischiato di trascinare il mondo in una guerra nucleare mondiale.

Forte di un inossidabile carisma e affascinante capacità oratoria, Fidel è stato per decenni il `nemico numero uno´ di Washington: con il risultato che, mentre accresceva la sua dipendenza dall’Urss, appoggiava i movimenti marxisti e le guerriglie in America Latina ed in Africa, diventando tra i leader del movimento dei Paesi non Allineati.

Nel frattempo, si sposa con Dalia Soto del Valle. Hanno cinque figli: Alexis, Alexander, Alejandro, Antonio e Angel. Il lider maximo, con una vita privata nella quale realtà e mito s’intrecciano, è sopravvissuto a dieci presidenti Usa e – ha più volte ricordato – a 600 attentati. Perfino nel crepuscolo del suo mandato, Fidel e il sistema politico cubano sono riusciti nel bene e nel male a resistere alla disintegrazione socialista e al crollo dell’Urss nel ’91.

Per i cubani, Castro è stato il Comandante, oppure semplicemente Fidel, sul quale sono state costruite tante storie: «non dorme mai», «non scorda nulla», «è capace di penetrarti con lo sguardo e sapere chi sei», «non commette sbagli». Castro ha d’altro lato esibito una devozione per le cifre e dati, nascondendo caratteristiche come il pudore e lo scarso interesse, raro per un cubano, per la musica e il ballo.

Ha sempre avuto una salute di ferro fino all’improvvisa e grave emorragia all’intestino avuta al rientro di un viaggio dall’Argentina poco prima di compiere 80 anni.

Malato, dopo aver delegato il potere al fratello Raul – prima in modo provvisorio il 31 luglio 2006, poi definitivamente nel febbraio 2008 – ha così cominciato il conto alla rovescia verso la fine di una vita leggendaria. L’era di Fidel si scioglie lentamente, in mezzo a una nuova Cuba ogni volta più `raulista´, tra una serie di riforme economiche e la mano ferma del potere sul fronte politico: di sicuro una transizione, la cui portata è però difficile da capire.

La data chiave della nuova era è il 17 dicembre 2014: quel giorno, a sorpresa e con la mediazione di Bergoglio, L’Avana e Washington annunciano il `disgelo´ bilaterale. Fidel assiste da lontano al `deshielo´, ogni tanto scrive qualcosa ribadendo concetti quali la `sovranità nazionale´ e il `no all’impero´. Ma in sostanza a dettare il ritmo dei cambiamenti ormai è Raul.

Con lunghi periodi di assenza dal pubblico, i limiti al suo mandato Fidel li aveva fissati nel 2003, dirigendosi ai cubani: «Rimarrò con voi, se lo volete, finché avrò la consapevolezza di potere essere utile, se prima non lo decide la stessa natura. Né un un minuto prima né un secondo dopo».

 

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news da agenzi Agi e La Stampa

Segui la diretta radio – Berretti, Juve Stabia-Catania dalle 14:15: i convocati di Panico

Segui la diretta radio – Berretti, Juve Stabia-Catania dalle 14:15: i convocati di Panico

E’ il giorno del big match, è il giorno di Juve Stabia-Catania, torneo Berretti. La capolista accoglie al Menti la seconda in classifica in un match che si preannuncia importante. Tutti al Menti!

Questi i convocati di Domenico Panico:

Riccio, Borrelli F, Bianco, Strianese, Rubino, Iengo, Elefante, Matarazzo, Borrelli E, Bisceglia, Manna, Sorrentino F, Vecchione,
Mauro, Scognamiglio, Servillo, Langella, Del Prete, Chirullo, Matassa, Contieri, Procida, Di Balsamo

Come sempre potrete ascoltarla in diretta radiofonica a questo indirizzo:

Cliccando questo link https://www.vivicentro.it/viviradioweb/

a cura di Ciro Novellino

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L’ Orda Azzurra, Ciro Caruso: “Albiol fondamentale per la difesa. In attacco punterei su Muriel”

Ciro Caruso, ex difensore azzurro, è intervenuto a L’ Orda Azzurra, programma in onda sulle frequenze di Vivi Radio Web:

 
“L’ infortunio di Milik ha sottolineato che una squadra che punta a grandi risultati non può avere un solo attaccante di ruolo in rosa. Servirà anche un terzino sinistro in quanto Ghoulam partirà per la Coppa d’ Africa. C’è Strinic ma abbiamo imparato che un po’ di sana concorrenza non fa mai male”.

 
Giaccherini meriterebbe più spazio?
“Per quello che ha fatto agli europei di sicuro, è stato uno dei migliori. Bisogna porsi un quesito sul perché Sarri non utilizzi né lui né Rog, non penso sia impazzito. Il tecnico monitora i suoi calciatori giorno per giorno. Forse il vero neo della gestione Sarri è Manolo Gabbiadini, il Napoli ha perso un patrimonio”.

 
Quanto conta la presenza di Albiol in campo?
“È il classico giocatore che se c’è non te ne accorgi ma la sua assenza si fa sentire. Riesce a dare gli equilibri all’ intero reparto, è un perno fondamentale che riesce a dare sicurezza anche Koulibaly il quale è più istintivo. Senza di lui la difesa era diventata molto penetrabile”.

 
Muriel o Pavoletti?
“Ora bisogna valutare le condizioni fisiche di Pavoletti. Muriel sarebbe più funzionale al gioco del Napoli, è un giocatore devastante se sta bene mentalmente. Però alterna giocate impressionanti a momenti non poco esaltanti, io comunque punterei su di lui”.

L’ Orda Azzurra, Luisi: “Napoli sotto tono, Sarri dovrebbe cercare qualche soluzione diversa”

Vincenzo Luisi, presidente del club Napoli Rimini Azzurra, è intervenuto a L’ Orda Azzurra in onda su Vivi Radio Web. Ecco quanto evidenziato:

 
“Già a Udine si erano viste le prime avvisaglie di una squadra compassata. Il Sassuolo è stato eliminato dall’ Europa League ma esprime sempre un bel gioco ed è sempre pericoloso in avanti. L’ Inter sappiamo che è sempre temibile. Il problema è che il Napoli appare davvero frastornato. La stampa sta puntando il dito anche contro Maurizio Sarri che ha le sue responsabilità. Con una rosa così ampia è inconcepibile che un calciatore come Rog non possa essere utilizzato neanche per 15 minuti. La squadra è davvero molto stanca, c’ è qualcosa che non va e bisogna provvedere quanto prima. Dall’ entusiasmo iniziale siamo passati a qualcosa di non identificato.
Reina? Resta un leader ma attualmente non garantisce più quella sicurezza che riusciva dare in passato. Troppi gli errori e i rischi che corre ogni partita.
Le parole di Sarri nel post partita sono inaccettabili, cercare di accampare scuse è segno di scarsa mentalità. Se il Napoli avesse vinto avrebbe potuto qualificarsi anche perdendo a Lisbona, chiaramente con un pari tra Dinamo e Besiktas.
Mercato attaccanti? Il mio preferito è Pavoletti ma vanno valutate le sue condizioni: arriva da due infortuni muscolari. Lo staff medico azzurro è all’ avanguardia, difficilmente si punterà su un calciatore non al top. Non credo che Sarri possa puntare su Leandrinho. Ben venga acquistare calciatori di prospettiva, punterei su Kessié dell’ Atalanta. Bisogna anticipare la concorrenza di altre società.
Penso che il discorso campionato sia già concluso, la Juve riesce a vincere anche giocando male. Fino a qualche settimana fa potevamo parlare di sfortuna, attualmente il Napoli sta giocando malissimo e i risultati non arrivano. Sarri dovrebbe provare a cambiare l’ assetto tattico ma restando così punterei più su Callejon come centravanti. Insigne non è in forma, il passo non è quello della passata stagione. Urge trovare una soluzione, la rosa è ampia e serve qualcosa di diverso”.

L’ Orda Azzurra, Acampa: “Contro la Dinamo brutto Napoli, la società deve cominciare a riflettere”

A L’ Orda Azzurra, in onda sulle frequenze di Vivi Radio Web, è intervenuto Daniele Acampa, giornalista di Calciomercato.com:

 
“In Champions abbiamo visto un brutto Napoli. La società deve cominciare a riflettere su cosa stia succedendo. La giustificazione di Sarri non può essere presa in considerazione, il Napoli deve giocare per vincere sempre soprattutto contro un avversario come la Dinamo Kiev.
Il risultato di Istanbul c’ entra poco, si scende in campo per cercare di guadagnare la vittoria. La squadra ci ha provato, ci sono state diverse occasioni. Un giocatore come Mertens non può giocare da prima punta, ha attaccato due volte la profondità senza riuscire a superare il portiere.
L’ ultimo quarto d’ ora forse si è avvertita un po’ di stanchezza e si è pensato a non perdere, la Dinamo arrivava prima sulle seconde palle e aggrediva il Napoli. Bisogna andare a Lisbona e non perdere.
Credo che la Dinamo possa fare risultato contro il Besiktas. Mi auguro non si verifichi il solito pareggio tra le due squadre, con una sconfitta gli azzurri sarebbero eliminati. Ecco perché era importante vincere mercoledì sera, a Lisbona poteva arrivare anche una sconfitta. Ora serve fare risultato ad ogni costo e il Napoli troverà un ambiente difficile.
Questo Napoli è in difficoltà dal punto di vista fisico, i tre attaccanti sono molto stanchi. Mertens non può fare la punta ed Insigne non può fare più di 60 minuti. Il Napoli andrà a Lisbona per fare il proprio gioco cercando il gol per mettere la partita sui binari giusti ma non sarò semplice”.

Napoli-Inter, biglietti in vendita da domani mattina: prezzi e info

Da domani  alle ore 10 saranno in vendita i biglietti per Napoli-Inter, anticipo della 15esima giornata di Serie A di venerdì 2 dicembre al San Paolo (ore 20.45)

I biglietti potrenno essere acquistati negli abituali punti vendita autorizzati.

In attesa di ricevere indicazioni da parte delle Autorità di Pubblica Sicurezza, saranno osservate le seguenti limitazioni:

– Divieto di acquisto ai Residenti nella Regione Lombardia;
– Sospensione di tutti i programmi di fidelizzazione della FC Inter;

 

Questi i prezzi:

SETTORE Prezzo
Tribuna Posillipo Euro 70
Tribuna Nisida Euro 45
Distinti Euro 35
Tribuna Family Euro 10
Curve Euro 20
Ridotto Tribuna Family: Euro 5

La SSC Napoli ricorda che per i possessori di tessera del tifoso Club Azzurro Card e di Fidelity Card, è possibile acquistare anche on line.

Per effettuare l’acquisto è sufficiente collegarsi al sito di Listicket qui.

Gli utenti saranno indirizzati al sito Listicket di Lottomatica, nel quale, dopo essersi registrati, potranno acquistare il biglietto caricandolo elettronicamente sulla Club Azzurro Card ( Tessera del Tifoso) e/o Fan- Away(Fidelity Card). Alla transazione potranno essere aggiunte, da Listicket, commissioni di pagamento.

Questa modalità di vendita prevede che il titolo di accesso venga associato alla Club Azzurro Card e/o Fan-Away, che, quindi, dovrà essere utilizzata sia per inserire il numero identificativo al momento dell’acquisto, sia per l’accesso ai tornelli dello stadio tramite la lettura del codice a barre.

Il posto assegnato allo stadio sarà indicato sul documento segnaposto la cui stampa, è disponibile all’indirizzo internet:

inserendo le informazioni richieste sulla pagina e procedendo, nella pagina successiva, attraverso il link Stampa Segnaposto.

Il documento segnaposto deve essere obbligatoriamente stampato e presentato ad ogni richiesta del personale di controllo presente allo stadio. Ma il documento segnaposto, da solo, non rappresenta titolo d’accesso valido per l’ingresso.

Infatti per accedere allo stadio, è indispensabile portare con sé la propria Club Azzurro Card , il documento segnaposto ed un documento di riconoscimento.
La SSC Napoli ricorda che per gli utilizzatori della Club Azzurro Card ( sia abbonati, che utenti di singolo evento), per ogni settore vi sono degli ingressi riservati.

 

Da sscnapoli.it

Il calabrese Amoroso dirige il match tra Matera e Juve Stabia

Terna calabrese per il match delle vespe in terra lucana

Per la quindicesima giornata d’andata del campionato di Lega Pro girone C che si disputerà domenica 27 novembre ore 20 e 30 allo stadio “XXI Settembre – Franco Salerno” di Matera è stato designato Carlo AMOROSO della sezione di Paola a dirigere la gara tra Matera e Juve Stabia.

Carlo Amoroso di Paola
Carlo Amoroso di Paola

Amoroso, nato a Paola in provincia di Cosenza il 30 agosto 1986, è al suo quinto campionato in Lega Pro, in passato ha diretto tre volte gare dei gialloblù nel campionato Primavera e due in lega Pro, questi i precedenti:

2012 / 2013 – Campionato Nazionale Primavera girone ‘ C ‘

– 14 ottobre 2012 – 6° giornata d’andata: JUVE STABIA – ASCOLI 2 – 2.

2012 / 2013 – Campionato Nazionale Primavera girone ‘ C ‘

– 8 febbraio 2013 – 5° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PESCARA 4 – 1.

2013 / 2014 – Campionato Nazionale Primavera girone ‘ C ‘

– 14 settembre 2013 – 3° giornata d’andata: JUVE STABIA – PALERMO 1 – 2.

2014 / 2015 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

– 21 settembre 2014 – 4° giornata d’andata: JUVE STABIA –  BARLETTA 3 – 1 al vantaggio pugliese di Floriano, seguì la rimonta delle vespe con una doppietta di Francesco RIPA intervallata dalla rete di Samuel DI CARMINE.

2014 / 2015 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

– 29 marzo 2015 – 13° giornata di ritorno: FOGGIA – JUVE STABIA 1 – 1 le reti entrambe nella ripresa nel giro di centoventi secondi prima passarono in vantaggio i satanelli con Miguel Angel e subito dopo Potenza con un’autorete ripristinò il risultato di parità.

L’assistente numero uno sarà: Valerio VECCHI della sezione di Lamezia Terme;

l’assistente numero due Agostino MAIORANO della sezione di Rossano.

Giovanni MATRONE

Italia, Pompei: calo delle nascite? Macché, la madre dei cretini è sempre incinta!

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E’ di questa notte la conferma che la madre dei cretini è sempre incinta e non soffre del calo delle nascite.

Esterno notte. Primo piano di un Pub molto frequentato. Giovani all’esterno con la birretta d’ordinanza in mano. Atmosfera di calma quasi annoiata e sottofondo di cicaliccio fatto di commenti sulla gironata di Europa League appena ultimata quando, all’improvviso, il colpo di scena immancabile in ogni noir che si rispetti: il suono si alza e con esso urla, grida, concitazione.

Questa potrebbe essere una delle note di lavoro per le riprese di un noir ma, purtroppo, così non è e, come spesso accade, la realtà copia o supera la fantasia per cui, la scaletta, diventa tranquillamente una nota di cronaca che gli stessi intercalare e lo stesso scenario con una collocazione ben precisa e, purtroppo, reale:

Pompei, ore 23 , esterno notte. Primo piano di un Pub molto frequentato. Giovani all’esterno con la birretta d’ordinanza in mano. Atmosfera di calma quasi annoiata e sottofondo di cialiccio fatto di commenti sulla gironata di Europa League appena ultimata quando, all’improvviso, la calma viene rotta da urla e dalla concitazione di una rissa scoppiata all’improvviso come accade con i violenti temporali estivi ben noti da queste parti che ti prendono in contropiede e poi svaniscono ancor prima che tu ti renda conto di quanto è accaduto solo che, in questo caso, la colonna sonora non è stata fatta da tuoni ma da non meno fragoroso rumore di vetri rotti (bottiglie? Bicchieri? Facilmente entrambi) e dalle grida di paura e di dolore di qlcuni feriti.

Poi, improvvisamente ed altrettanto rapidamente come era iniziato, tutto è finito: fuga dei teppisti, suoni alti che tornano brusio, la devastazione che ha preso il posto dell’ordine precedente, lamenti e feriti per terra. THE END

Sì, THE END, ma questa è stata realtà, realtà di una ordinaria notte a Pompei by figli della famosa madre sempre incinta

5^ Torneo dell’Amicizia-Smart Games sei una favola,8-1 al Tiratardi! Buono subito decisivo

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Logo maglia Smart Games

Lo Smart Games dopo la sconfitta contro lo Chalet Olimpica nello scorso turno, ritorna alla vittoria asfaltando per 8-1 il Tiratardi. La squadra del duo Filoso- Vicidomini deve rinunciare ancora una volta al suo difensore Abbandonato fermo ancora ai box,e Desiato fermato per un attacco di febbre. Gli ex Colchoneros si presentano in campo con Di Meglio tra i pali in ruolo insolito,che però sarà protagonista. In difesa Tedeschi con il neo acquisto Nando Buono. In avanti Staiano con il bomber Impagliazzo. In panchina Cosimato,Spera e Silvestro con questi ultimi due che saranno protagonisti della gara. Nei primi minuti del match le squadre si studiano, fino al 6′ quando Buono sale in cattedra con un azione personale,salta gli avversari e si presenta a tu per tu con Rotolo,la sua conclusione viene respinta da palo ma si fa trovare pronto sulla ribattuta per il tap in vincente che vale l’1-0. Al 14′ ancora Buono con un azione in ripartenza salta ancora una volta il portiere ma questa volta la sua conclusione viene salvata sulla linea da Romeo. Passa appena un minuto di orologio è il Tiratardi trova il gol del pareggio: calcio di punizione dal limite con Matarese che trova il gol, con Di Meglio che non può nulla. I padroni di casa non si arrendono e al 21′ un immenso Buono dribbla l’intera squadra ospite,ma ancora una volta è negargli la gioia è il palo. Il Tiratardi si getta in avanti e conquista il suo sesto fallo che gli vale il tiro libero; sulla sfera si presenta Matarese ma questa volta Di Meglio è bravo a bloccare la sua conclusione. Al 23′ è ancora tiro libero per il Tiratardi: Romeo si presenta alla conclusione ma il suo tiro termina fuori. Sul capovolgimento di fronte lo Smart Games ha l’occasione per passare in vantaggio con un tiro libero,ma Impagliazzo fallisce la conclusione vincente. Nell’ultimo minuto del primo tempo,lo Smart Games trova il vantaggio: Impagliazzo lascia partire una conclusione velenosa con Rotolo che non trattiene,dove Spera brucia il tempo a tutti e deposita in rete il 2-1. Nei 2′ di recupero i padroni di casa potrebbero arrotondare il punteggio: Impagliazzo si procura un altro tiro libero,ma ancora una volta sbaglia. Il primo tempo si conclude sul risultato di 2-1 per i padroni di casa. Nella ripresa il copione non cambia. Al 2′ Impagliazzo va alla conclusione,sulla traiettoria interviene Spera con la sfera che termina in rete per il 3-1. Al 3′ clamorosa occasione sprecata per gli ex Colchoneros: contropiede fulmineo 3 vs 1 con Di Meglio che non trova lo specchio della porta. In panchina il duo Filoso-Vicidomini stenta a crederci. Al 19′ Spera si procura un tiro libero. Lo stesso numero 33 si presenta sul dischetto e cala il poker,4-1. Gli ospiti non riescono ad avere una reazione,e lo Smart Games dilaga con Impagliazzo che nel giro di 1′ trova due gol, con due conclusioni eccezionali. Al 26′ lo stesso Impagliazzo si traveste da uomo assist-man,salta due avversari sulla fascia vede al centro il neo entrato Silvestro che si fa trovare pronto sotto porta e realizza il 7-1. Per Silvestro si tratta della seconda rete consecutiva in questo torneo,fin’ora il numero 7 da quando è entrato in campo si è sempre fatto trovare pronto,lasciando il segno alla partita. Nell’ultimo minuto di recupero Impagliazzo trova il suo terzo gol che gli vale la tripletta personale,chiudendo definitivamente il match sul risultato di 8-1. Nel prossimo turno lo Smart Games affronterà la capolista Patalano Marmi,unica squadra a punteggio pieno dopo queste prime tre giornate.

Simone Vicidomini 

Rudiger in mixed zone al termine di Roma-Viktoria Plzen (4-1) VIDEO

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Rudiger in mixed zone nel post Roma Viktoria Plzen

Roma- I giallorossi battono il Viktoria Plzen per 4 a 1 e si qualificano ai sedicesimi del torneo conquistando il primo posto nel girone. In zona mista, Antonio Rudiger.

Una vittoria schiacciante che consente alla squadra di Spalletti di volare verso la qualificazione con un turno di anticipo.

In mixed zone ai microfoni dei giornalisti, Rudiger esprime la sua soddisfazione per la vittoria arrivata dopo il passo falso di Bergamo contro l’Atalanta.

 “Siamo ovviamente contenti del risultato e della prestazione, avremmo preferito mantenere la porta inviolata, ma cmq il risultato di 4 a 1 è importante anche per il morale, poi Edin Dzeko ha segnato 3 gol… quindi direi molto bene”

E alla domanda se l’Europa League può diventare il primo obiettivo della stagione, Rudiger risponde:

“Quando si inizia a fare una competizione non è per arrivare secondi adesso abbiamo superato la prima fase e vogliamo arrivare fino in fondo”

Maria D’Auria 

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L’incrociatore “Montecuccoli” e Matapan

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Innesti culturali sul filo dei ricordi e della Storia per la rubrica ”PILLOLE DI STORIA”: L’incrociatore “Montecuccoli” e Matapan

caduti-di-mataplanCarissimi, oggi mi son trovato fra le mani l’allegato articolo di cui non conosco l’origine e la data. Faceva parte di un plico con vari ritagli stampa datomi a suo tempo da mio cognato e che probabilmente non ho mai letto. Ha dell’incredibile e fa pensare a forze occulte che sanno intervenire al momento giusto. Trattandosi di un articolo relativo ad un fatto marinaro ho l’occasione di scrivere direttamente anche all’egregio sig. Cimmino col quale ho avuto l’ultimo contatto non molto tempo fa a proposito della segnalazione relativa all’intervento umanitario dei 7 marinai di Gaeta a ricordo della Principessa Mafalda (cui è intestata la strada nella quale sono nato!). Nel plico, fra gli altri, c’è anche una testimonianza (risalente al 2007) di due naufraghi fiorentini della corazzata “Roma” che mi riservo di leggere e che se recherà elementi nuovi mi premurerò di inoltrare.
Ritornando all’allegato, per ragioni di impostazione della pagina originale e della mia scarsa propensione verso gli apparecchi elettronici, non vi spiego come procedere nella lettura (la prima colonna si legge continuando, in verticale, sulla seconda pagina e si ritorna sulla prima pagina per la seconda colonna … il resto lo capirete da soli). Ho fondati motivi per collocare la data al la fine del 1957 (il sig. Cimmino lo potrà stabilire dal comandante che c’era all’epoca). La nota è mia e l’episodio mi era già noto quando ho trattato l’episodio dell’infausta notte di Capo Matapan che, contrariamente a quanto viene sostenuto, non fu una battaglia ma un agguato nel quale si tuffò la nostra Divisione navale.
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Un abbraccio cordiale.
Peppino Vollono

Black Friday all’italiana

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È il giorno del Black Friday, il venerdì dello shopping e degli sconti: la tradizione americana, importata dalle grandi catene online, si è diffusa anche nei punti vendita reali e apre la stagione dello shopping di fine anno.

L’Italia a stelle e strisce importa anche il Black Friday

Un atteso «grande ritorno». Oggi è Black Friday anche in Italia, ovvero la «ricorrenza» statunitense che arriva dopo il Giorno del ringraziamento e dà il via alla corsa allo shopping natalizio. Un nome la cui origine è in parte ancora avvolta dal mistero – c’è chi sostiene che provenga dal colore positivo (nero, appunto, anziché il rosso delle perdite) dei libri contabili dei negozianti, e chi dice invece che derivi dagli ingorghi che si formavano nel traffico negli Anni Cinquanta per la caccia allo sconto nelle città Usa dopo il Thanksgiving’s day – ma, comunque, un sinonimo di shopping compulsivo.

Il Black Friday in versione tricolore rappresenta l’ultimo capitolo dell’americanizzazione come cifra distintiva della modernità, che prevede anche il travaso di festività (come Halloween), consuetudini e abitudini dagli Stati Uniti al resto dell’Occidente (e del Villaggio globale). Una spinta tuttora praticamente irresistibile – fondata su un misto di potenza organizzativa del marketing made in Usa e di suggestione da soft power – che fa sì che la nazione a stelle e strisce riesca sempre a esportare i suoi usi e costumi, specie se si tratta di stili e modelli di consumo.

La vigilia, dati alla mano forniti da alcune grandi marche protagoniste dell’appuntamento (da Amazon a Mediaworld), è piena di aspettative su una grande risposta dei nostri connazionali in termini di fatturato, sia nei negozi «in muratura» (o, se si preferisce, offline), oggetto di giri di esplorazione in avanscoperta nei giorni scorsi, sia nei sempre più frequentati shop online. E proprio l’e-commerce, che consente comparazioni rapide e «universalistiche», ed è fonte di ulteriori agevolazioni sui prezzi, rappresenta il vero primattore del Black Friday da una sponda all’altra dell’Atlantico (lunedì 28 novembre, difatti, sarà poi il Cyber Monday, nato sempre in America per facilitare il recupero, per via internettiana, di coloro che non erano riusciti ad approfittare pienamente delle occasionissime del «venerdì nero»).

Questa giornata di spese si è imposta nelle prassi di consumo anche dalle nostre parti perché risponde efficacemente a una serie di esigenze di questo periodo storico. In primo luogo, gioca e paga naturalmente – in una fase in cui la crisi non ha smesso di mordere le classi medie – l’abbinata con gli sconti. Una ricetta eterna – e quasi infallibile – che anticipa sul calendario quello che è un momento di shopping «obbligato» (e in cui si è predisposti comunque all’acquisto) come il Natale; e infatti gli operatori del settore lo considerano un indice attendibile del futuro andamento delle compere dicembrine.

Il Black Friday piace anche come materialistica festività consumistica perché in un’epoca di accelerazione e riduzione del tempo libero permette di concentrare in un’unità temporale (l’arco di un solo giorno) un’attività di shopping massiccia, risolvendo «in un colpo solo» (tutto e subito) varie necessità di acquisto. E questo inseguimento asseconda perfettamente una dinamica psicologica: la passione per l’accumulazione di beni, merci e prodotti di fronte a un’offerta che appare vantaggiosa anche se non ci servono nell’immediato; la tendenza a fare incetta di cose, del resto, non è una novità della contemporaneità, ma, da un po’ di tempo a questa parte, risulta ulteriormente solleticata dai potentissimi mezzi del branding e marketing postmoderni.

In ogni caso, per l’economia è sempre bene che a essere nero sia un venerdì e non un cigno, animale tanto aggraziato quanto devastante per i flussi finanziari e commerciali qualora si presenti in tonalità dark.

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lastampa/L’Italia a stelle e strisce importa anche il Black Friday MASSIMILIANO PANARARI

Guerriglia a Torino, il prefetto chiede l’aiuto dei soldati

Il prefetto di Torino chiede al governo 50 militari per riportare il controllo dello Stato nella zona dell’ex villaggio olimpico dopo le violente tensioni delle ultime 36 ore. Gli scontri fra gruppi di ultras e immigrati sono stati innescati da una aggressione da bar e sono degenerati con il lancio di tre bombe carta contro il “Moi”. È un’escalation che rivela la carenza di sicurezza in una parte della città e non può essere ignorata.

“Ci chiamano scimmie, ci minacciano. Allah ci guiderà nella vendetta”

Viaggio nell’ex villaggio olimpico diventato una polveriera sociale

TORINO – «Ci insultavano: venite giù scimmie. Venite giù negri bastardi. E poi ci sono stati gli scoppi e noi abbiamo pensato che stavamo per morire tra le fiamme e le bombe. Ma qualcuno è sceso lo stesso. E quelli hanno continuato ad insultarci».

Undici ore dopo l’aggressione al Moi, dopo le bombe lanciate contro l’ingresso delle palazzine colonizzate da quasi mille e 500 migranti, molti dei quali clandestini, in questo scampolo di città dove tutto è possibile, lecito e pure tollerato, la rabbia ha le parole di questo ragazzo del Camerun bagnato fradicio: «Siamo nulla per questa città. Siamo nel mirino di gente che non capisce che anche noi siamo ragazzi e vorremmo una vita decente». Lo dice gridando. E la rabbia s’allarga, contagia anche chi, fino ad ora, aveva solo ascoltato i racconti e le proteste.

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Su, al primo piano, invece, c’è ancora chi dorme. Hanno passato la notte in strada e adesso se ne stanno lì, sette, otto anche dieci per stanza, distesi su materassi recuperati chissà dove. Separé di compensato, coperte fin sotto gli occhi, puzza di scarpe, di bagnato, di chiuso. Ma almeno qui c’è la luce. «Sono del Ghana, io ieri sono sceso. Avevo paura, ma sono andato in strada» racconta. Hai il permesso di soggiorno? «Ho i documenti». In regola? «Sì, ma me li hanno presi». Un’altra stanza. C’è più luce e una tv accesa su un canale arabo. Un letto, un’infilata di pentole e due ragazzi che non parlano con nessuno. Scale buie. Si sale ancora di un piano: scalini sporchi, incrostati da anni di pulizie mai fatte. Ragazzi che salgono e scendono. Quelli dell’immigrazione della Questura hanno parlato con molti di loro, per farsi un’idea di chi c’è lì dentro. Gli hanno raccomandato di non uscire: «Non accettate provocazioni». Ma vallo a spiegare a questi ragazzoni ventenni o poco più. E in questa mattina di pioggia e di sirene, di divise, di curiosi e di gente del quartiere infuriata, le palazzine arancione, rosa, blu, verde e grigia, sono in fermento. Non ha aperto nemmeno il chiosco dei panini – abusivo – che un profugo s’è inventato qualche settimana fa. E non c’è neppure il banco di scarpe usate, che di solito è sul retro della palazzina arancione, nel cortile. Funzionano solo i negozi: sgabuzzini grossi un pugno, senza autorizzazioni partite Iva o contabilità registrata. Vendono bibite, patatine, saponi, shampoo, scatolette, dolci. «Mi dai del cioccolato per favore?» E la tavoletta di Lindt al latte passa di mano: «Un euro». Come fanno a guadagnare? Nessuno vuole o sa spiegartelo. Neanche il ragazzo che gestisce questo stranissimo spaccio al blocco blu.

Dentro all’ex Moi il giorno dopo la tensione in strada
Dentro all’ex Moi il giorno dopo la tensione in strada
Ecco, questo è il Moi: una comunità dove entri solo se ci fai parte. Una comunità staccata dalla città. Abbandonata a se stessa ma anche impermeabile alle sollecitazioni di fuori. Chi arriva qui ci resta per anni. E forse uno degli esempi migliori è Abu, 32 anni, originario del Ghana. Una manciata di parole in Italiano e frasi che mescolano francese e inglese. Ma qui è una specie di guru e fa il barbiere. Ripete: «In Africa avremmo avuto una possibilità di guadagnare qualcosa. Qui, invece, fuori dal Moi non c’è nulla per noi». E allora sta qui da tre anni. Taglia i capelli ai profughi per qualche euro. Non te lo aspetti, ma indossa la camicia bianca come i barbieri del centro, e sulla consolle ha lacche e shampoo e tutto quel che serve per un servizio da professionista.
Al Moi riesplode la rivolta dei profughi dopo la notte di tensione
Al Moi riesplode la rivolta dei profughi dopo la notte di tensione
 Chi non ha inventiva va giù nei magazzini a smontare elettrodomestici trovati per strada e poi va a rivendere il ferro il rame e l’alluminio in fonderia. Ma c’è anche chi va a spacciare, certo. E chi ha scelto di non fare nulla, 24 ore al giorno. Si lamenta e protesta, ma non va neanche alla scuola che quelli dell’associazione «PerMoi» – un gruppo di volenterosi ragazzi italiani – hanno aperto lì tra le palazzine. Sarà poco, qualche ora di lezione al giorno, ma sarebbe il modo per uscire da questo inferno. Invece no, stanno lì. In questa casa che è un tugurio rovinato da anni di incuria. Se resisti hai per premio luce e acqua gratis. Il gas non c’è, pazienza. Per scaldare le minestre o per un piatto di pasta bastano le bombole come fanno i ragazzi della palazzina grigia, l’ultima, sul retro. Quella che guarda dritto negli occhi ciò che non ti aspetteresti in questa desolazione: la sede del Coni e un ostello. Che sono lì, a cinque metri, e dalle loro finestre vedi balconi con le parabole puntate verso l’Africa, i mobili accatastati sui balconi, le tapparelle storte perché rotte da tempo e mai riparate. Insomma, è l’altro Moi, quello che s’è salvato dalle occupazioni. E che sogna uno sgombero impossibile. O almeno improbabile, perché mille e 500 persone da sistemare non sono uno scherzo.
Esplode la rabbia degli occupanti dell’ex Moi, notte di paura a Torino
Esplode la rabbia degli occupanti dell’ex Moi, notte di paura a Torino

A sera, quando finalmente riapre il paninaro clandestino la calma sembra essere tornata. «Ma voi italiani adesso dite ai vostri figli che non siamo cani. Teneteli tranquilli, perché la nostra pazienza prima o poi finirà. E allora anche noi andremo a prendere latte di benzina da lanciare contro le vetrine» pontifica un altro senza nome, originario del Camerun o chissà di dove. «Un morto nostro, un morto degli altri», teorizza in questa sorta di occhio per occhio che se partisse non finirebbe mai. E invoca Allah, parla del Bataclan che è stata la vendetta degli esclusi, di morti e di pace. Preoccupante? Forse. Ma ha anche il sapore del delirio di uno che si sente sotto attacco.

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lastampa/“Ci chiamano scimmie, ci minacciano. Allah ci guiderà nella vendetta” LODOVICO POLETTO

Dopo Milano anche Torino chiede aiuto all’esercito: bombe carta al Moi

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Il giorno dopo le bombe carta lanciate contro l’ex Moi, sono i profughi a far vedere i segni lasciati dall’attacco. Parlano della rivalità accesa che, negli ultimi giorni, sarebbe scoppiata tra alcuni di loro e una parte degli ultras granata. Su questi episodi, adesso, sta cercando di far luce anche la procura.

Bombe carta e guerriglia a Torino. Il prefetto chiede aiuto all’esercito

Tre ordigni lanciati per vendetta dopo una rissa. Gli abitanti esasperati: abbiamo paura Centinaia di africani in rivolta: “Italiani razzisti, la polizia ci controlla e non ci difende”

Cinquanta uomini dell’esercito. Secondo fonti vicine al Viminale sono le «risorse aggiuntive» che il Prefetto di Torino ha chiesto per presidiare 24 ore su 24 l’ex villaggio olimpico dove l’altra notte e ieri mattina sono scoppiate due rivolte. Una decisione maturata dopo l’incontro con la sindaca Chiara Appendino, per far fronte alle tensione che sta covando nel quartiere che accoglie centinaia di profughi.

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Ma la realtà è che tutta questa tensione è nata da un’aggressione in un bar. Si spiegherebbero così i grossi petardi da stadio lanciati contro gli immigrati che vivono nell’ex «Moi», il complesso di palazzi colorati costruiti per accogliere gli atleti dei giochi invernali del 2006, oggi rifugio per più di mille africani. Domenica scorsa va in frantumi la vetrata di un locale storico degli ultras del Torino, a due passi dal villaggio. La colpa ricade su un africano che vive con la raccolta di ferri vecchi. È bastato questo per scatenare la vendetta. La risposta arriva mercoledì sera. Prima due petardi scoppiano davanti a una sala scommesse del Lingotto, a nemmeno duecento metri dal complesso del Moi. Poi, direttamente all’ingresso delle palazzine. «Un’azione militare», racconta chi si è affacciato ai balconi, spaventato per le esplosioni. Ci sono venti uomini, alcuni nascosti sotto sciarpe e berretti. Li vedono allontanarsi uniti da quell’angolo di strada, prima di sparpagliarsi.

Dentro all’ex Moi il giorno dopo la tensione in strada
Dentro all’ex Moi il giorno dopo la tensione in strada
 Qui scoppia la reazione dei profughi. In trecento scendono in strada: spranghe in mano, pali della segnaletica gettati a terra, bottiglie lanciate in mezzo alla strada, contro i passanti. Arrivano i vigili del fuoco, la polizia, i carabinieri. La zona viene isolata. Quando gli occupanti si convincono a rientrare nelle palazzine occupate, è notte. Poche ore di pausa. Poi, ieri mattina, e questa volta senza un motivo apparente, ricominciata la rivolta. «Degli italiani hanno aggredito uno di noi» dicono gli immigrati. In otto anni di occupazione sono i primi episodi ribellione. Nella mattinata sono poco più di cinquanta. Lanciano i cassonetti in mezzo alla strada. Di nuovo i bastoni in mano, come la sera precedente. Inseguono chi si trova a passare davanti alle palazzine. Un gruppo di donne getta gli ombrelli e scappa sotto la pioggia. Gli addetti dell’ufficio postale prospiciente, tirano giù le saracinesche, barricandosi dentro con i clienti. La stessa cosa fanno i bar. Anche il fuoristrada dell’esercito, da tempo presidio fisso davanti al Moi, è costretta a indietreggiare. Dopo poco tornano in forza polizia e carabinieri.
Al Moi riesplode la rivolta dei profughi dopo la notte di tensione
Al Moi riesplode la rivolta dei profughi dopo la notte di tensione

«Italiani razzisti. La polizia ci controlla ogni giorno ma non ci difende», urlano i ragazzi in piedi sui cassonetti ribaltati. Prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, i passanti bloccano il traffico: le auto intrappolate tra i piazzali e il presidio vengono prese a calci e gli automobilisti minacciati. Passano ore prima che i mediatori riescano a riportare la calma.

Esplode la rabbia degli occupanti dell’ex Moi, notte di paura a Torino
Esplode la rabbia degli occupanti dell’ex Moi, notte di paura a Torino

La tensione, però, resta alta. Come un patto che si è sciolto. «Sono giorni che ci provocano, minacciano con i coltelli i nostri amici», raccontava ieri un ragazzo del Ghana. «Aspettano che ci scappi il ferito, magari il mordo, per poterci cacciare via. Tutti quanti». Lo sfondo è quello di un quartiere sempre più stanco, a ridosso del centro di Torino, che nel giro di otto anni ha visto entrare più di mille stranieri in quattro palazzi lasciati troppo presto al loro destino. Una città nella città, guardata a vista dalle forze dell’ordine, ma dove entrano soltanto le associazioni legate ai centri sociali. E dopo i proclami, la voce dello sgombero si fa sempre più concreta. Il piano, hanno assicurato pochi giorni fa dal Municipio e dalla prefettura di Torino, sarà pronto entro la fine dell’anno. Ma sarà un «intervento graduale», preceduto da un censimento degli occupanti.

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lastampa/Bombe carta e guerriglia a Torino. Il prefetto chiede aiuto all’esercito FEDERICO GENTA, MASSIMILIANO PEGGIO

Un fiume di fango e paura (VIDEO)

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L’incubo dell’alluvione incombe su Piemonte e Liguria: la piena dei fiumi spaventa, il Tanaro esonda e, con un fiume di fango, fa rivivere il dramma del 1994, quando persero la vita 70 persone. La storia oggi si presenta diversa perché gli allarmi lanciati alla popolazione hanno avuto effetto.

“Fate presto o il fiume si porta via la mia casa”

Viaggio lungo le sponde del Tanaro dove è tornato l’incubo alluvione del 1994: “È una maledizione, verrebbe voglia di andarsene da queste terre”

GARESSIO (CN) – Elia Naso, parrucchiera, guarda il fiume nero che allaga il suo negozio a Garessio: «È la seconda volta. Ero qui in quel maledetto giorno di novembre del 1994».

«Ora rivivo quell’incubo. Ma oggi è peggio, perché 22 anni fa non c’era così tanta acqua». Parla singhiozzando, poi gli occhi gonfi di lacrime tracimano. La voce diventa flebile: «Basta, basta, basta. Dovrò ricominciare da zero. Ma io sono stanca, stravolta, non ce la faccio più».

TUTTI I VIDEO DALLE ZONE COLPITE DAL MALTEMPO (clicca qui)

La maledizione del Tanaro è un rumore spaventoso. Come di esplosioni sorde che provengono dalle viscere della terra e rimbombano in tutta la valle. Sono i massi che sbattono tra di loro mentre la piena furiosa li fa rotolare verso il fondo valle. Torrenti esondati, ruscelli che scavano la montagna, alberi sradicati, campi allagati, strade franate, il fango dentro le case. Scuole e fabbriche chiuse. È così da Ceva fino a Ormea. Qui il torrente Armella ha rosicchiato la parete che sosteneva la piazza. Si è aperta una voragine di 5 metri. «Abbiamo sentito un boato, poi le urla. Siamo usciti in strada e abbiamo visto quell’automobile inghiottita dal terreno», racconta Stefano Pelazza, titolare di una vineria.

A due passi dal Tanaro: la potenza è inarrestabile
A due passi dal Tanaro: la potenza è inarrestabile

Sul Cuneese piove senza sosta da domenica. In tre giorni sono caduti oltre 450 millimetri di pioggia. La valle del Tanaro è isolata. «È come nel 1994, la situazione è tragica», dicono gli abitanti. Da Ceva non si passa. Intere zone del Comune sono state evacuate. La caserma Galliano, come già successo 22 anni fa, è finita sott’acqua. In cento sono stati trasferiti nell’ex convento dei frati cappuccini, dov’è stato allestito anche il centro operativo della protezione civile. A Bagnasco una cinquantina di persone passa la notte fuori casa. Lo stabilimento della Fassa Bortolo è sommerso. Nella zona industriale il fiume esondato fa dondolare pericolosamente i silos. Interi quartieri sono senza gas, luce e telefono. «Mai visto nulla di simile, è una maledizione», dice Roberto Beltramo, titolare del ristorante Nazionale. La Protezione civile tenta di liberare un canale intasato dai detriti. Si avvicina un’anziana, urla: «Fate presto, altrimenti si porta via la mia casa». A Priola, poco più a monte, il fiume ha inondato una vasta zona agricola. I vigili del fuoco tentano di salvare gli animali intrappolati nelle stalle allagate. La regola è: prima i cavalli, poi le mucche. Christian Clavario, meccanico di 26 anni, vive con la madre: «Ho due metri di acqua in garage. È un disastro, viene voglia di andare via», dice indicando il tetto di una costruzione che spunta da un lago che fino a due giorni fa non c’era.

A Garessio il Tanaro è furia della natura. Ha scavalcato il ponte centrale, portando via con sé segnali stradali e lampioni e dividendo il paese in due. Franco Peperoni, pensionato, scruta il fiume di fango dal cortile di casa. A proteggerlo dalla piena c’è solo un muretto di pietre alto poco più di un metro. «Speriamo che regga, altrimenti qui va a finire male. Nel ’94 mi ritrovai gli alberi sradicati in garage, ecco perché oggi ho tanta paura». Una battuta al vicino, poi lo sguardo si fa cupo: «Non c’è niente da fare, chi non l’ha vissuto sulla propria pelle non può capire l’alluvione. Quel terrore ti rimane dentro per sempre, me lo porterò nella tomba. Siamo come i terremotati». A valle del paese c’è lo stabilimento farmaceutico ex Sanofi. Fino a ieri dava lavoro a 120 persone. È finito sott’acqua. «Chissà quando riapriremo», dicono gli operai.

Alle sei di sera la gente del paese torna nelle case sotto una pioggia battente. Un’ultima occhiata al cielo, poi comincia la notte più lunga. L’ennesima. I vigili del fuoco intervengono in frazione Trappa per mettere in salvo il vicesindaco Bruno Bologna e la moglie, bloccati nella loro abitazione da un torrente esondato. Alessandro Cagna, titolare della storica pasticceria dei dolci garessini, conta i danni: «Ho il negozio allagato, per fortuna avevamo sollevato la merce da terra. Ma i macchinari sono danneggiati. Vogliamo riaprire il prima possibile. Ma se non ce la facessimo entro Natale, saremmo costretti a chiudere per sempre. Speriamo e preghiamo». Poco più in là, sull’angolo della piazza che affaccia sul Tanaro, c’è il caffè Curini. Ieri mattina il gestore ha visto davanti a sé un muro d’acqua. «Gridava di rabbia, era sotto choc», commentano i colleghi. Una vita di sacrifici travolta dalla piena nell’arco di un paio d’ore. Per portarlo via sono dovuti intervenire i carabinieri.

Nel vociare di paese monta una rabbia sorda: «Il fiume è sporco, perché non ci permettono di ripulirlo levando qualche pianta?». La verità è che se finora non ci sono morti è merito anche degli interventi degli ultimi vent’anni: ponti ad arcata unica per evitare l’effetto tappo e sponde rinforzate là dove il fiume curva. A finire sotto accusa è però la Protezione civile, che mercoledì sera aveva diramato un’allerta arancione (cioè moderata). «Perché non hanno previsto questa piena? Perché non hanno dichiarato l’allerta massima?», chiedono i sindaci e gli abitanti.

In serata Ormea è un paese fantasma. Nel buio della montagna, a tratti si scorgono le luci dei soccorritori. Sette frazioni sono isolate, alcune senz’acqua. Il sindaco Giorgio Ferraris era già primo cittadino nel ’94: «L’alluvione è nel nostro destino, non ce ne libereremo mai». Come si addomestica il mostro? Il sindaco Ferraris non dorme da 48 ore: «Cosa devo fare per proteggere la mia gente?».

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lastampa/“Fate presto o il fiume si porta via la mia casa” GABRIELE MARTINI – INVIATO A GARESSIO (CN)

L’Angolo di Samuelmania – Peccato, ma pensiamo al Sassuolo e poi al mercato…

L’Angolo di Samuelmania – Peccato, ma pensiamo al Sassuolo e poi al mercato…

Napoli-Dinamo kiev, che dire, una bella partita, anche se il pareggio è un peccato. Le squadre hanno giocate a viso aperto, soprattutto il Napoli ha avuto delle occasione ma è stato anche un po’ sfortunato. Il problema resta sempre l’attacco: manca un attacante di peso lì davanti, un bomber di razza, ma i ragazzi ce la stanno mettendo tutta. Difesa e centrocampo sono ottime e stanno rendendo bene, ma aspettiamo gennaio per operare in attacco. Ora pensiamo al Sassuolo, lunedì sarà una gran bella partita. Forza Napoli!

a cura di Samuele Esposito

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Corbo: “Sarri deve chiarire l’equivoco Gabbiadini ma non solo…”

Corbo: “Sarri deve chiarire l’equivoco Gabbiadini ma non solo…”

Scrive Antonio Corbo nel suo editoriale per La Repubblica: Vittoria o pareggio il 6 dicembre a Lisbona possono salvare il Napoli da un penoso addio alla Champions. L’impresa è possibile. Ma per il futuro c’è qualcosa di molto più importante: chiarire i rapporti di Sarri con i tre che fanno mercato: De Laurentiis, Chiavelli, Giuntoli. L’equivoco su Gabbiadini segna un caso limite. Preso nel gennaio 2015 dalla Samp, per i buoni rapporti tra i presidenti, uomini di cinema, Gabbiadini gioca poco ma segna abbastanza con Benitez. Rimane con Sarri toccando nel gennaio 2016 una quotazione elevata: pagato 12 milioni, trova con il suo agente un’offerta da 25 in Inghilterra. Passano sei mesi, Vale an coa tanto sino alla fine di luglio. Stessa storia. Il Napoli non aggancia Pavoletti né Kalinic, neanche ora si muove: è lui l’alternativa a Milik, non più a Higuain. Ma ricomincia il supplizio: dentro, fuori, dentro, per tornare in panchina sconsolato anche quando Milik si blocca. Colpa sua o di chi lo considera incompatibile con il suo gioco? Meglio lasciare l’interrogativo aperto, ma i fatti sono questi: mancano altre punte, Gabbiadini torna riserva, il Napoli gli preferisce Mertens “finto 9”. Il presidente aveva chiesto di dare fiducia a Gabbiadini, Sarri invece gli rinnova la sfiducia. Dopo il flop con la Dinamo, l’allenatore confessa che gli manca Mertens, logorato in un ruolo non suo: «Mi manca, ripenso a quando lo avevo accanto a me e potevo mandarlo nella ripresa a cambiare la gara». Risultato: sia Gabbiadini che Mertens depressi. I tifosi si chiedono ora se sia stata una scelta fortunata sul piano tecnico e psicologico. L’anno scorso a Sarri va attribuito il merito di aver rivalutato Higuain, Koulibaly, Jorginho, Hamsik, ricaricato di entusiasmo Callejon, valorizzato Hysaj. Passa sotto silenzio Valdifiori, escluso subito e poi sparito. Si dissolve come fumo nel vento Grassi. Il presidente gli è grato, raddoppia l’ingaggio, annulla il contratto capestro, ma in tv avverte: «Ti compro 23 giocatori, me li fai però giocare tutti e modifichi spesso modulo». La risposta è un cupo silenzio: è d’accordo o no? Ha gradito o solo subìto gli acquisti di Milik, Diawara, Rog, Zilinski, Giaccherini, Tonelli, Sepe? Di questi Milik è fermato da infortunio, Diawara entra dopo un coro di giornalisti e tifosi. Gli altri? Conclusione: si sono infranti il patto e un po’ del tesoretto ricavato dalla cessione di Higuain. Tutti si augurano che il Napoli resti in Champions e risalga dal sesto posto. Ma il futuro del Napoli non può essere ancora fondato su una così lacerante dissonanza.