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ESCLUSIVA – Apicella: “La difesa dell’Inter è una polveriera: chi è causa del suo male, pianga se stesso”

Le sue parole

Per parlare di Napoli-Inter che si giocherà venerdì sera allo stadio San Paolo di Napoli, abbiamo raggiunto il collega di MagazinPragma, Gianluca Apicella e queste sono le sue dichiarazioni:

Napoli-Inter due squadre in difficoltà, due difese non all’altezza: sarà una gara dai tanti gol?

“La difesa dell’Inter è una polveriera. La squadra nerazzurra, viaggia con la media di due goal a partita subiti e solo Empoli e Crotone non sono riusciti a fare goal ad Handanovic. Questa la dice lunga. La difesa del Napoli ha perso smalto ma come spesso succede, chi si aspetta tanti goal resta deluso”.

Icardi, ha fatto parlare tanto questa estate il suo possibile approdo: è rimasto all’inizio byte e sembra tornato goleador

“Icardi è un campione ma per diventare un campionissimo dovrà aspettare di vincere qualcosa e trovare la continuità che spesso gli manca, vedi le partite contro Sampdoria e Milan, buone occasioni ma zero goal. Quest’anno è lui che tiene a galla l’Inter, anche con gli assist ed alla fine è stato un bene che è rimasto anche perché Gabigol sembra un oggetto misterioso”.

Dove può vincerla l’Inter?

“Sugli esterni. Se Candreva e Persic si ripetono come contro Crotone,  Milan e Fiorentina”.                      

Dove il Napoli?

“Il Napoli può vincerla se Reina e compagnia mantengono la lucidità”.

Pioli verrà a Napoli per giocarsela?

“A questo punto, con la difesa in queste condizioni, inutile venire a fare barricate”.

Dentro Ranocchia, te lo aspettavi?

“Non sono un grande estimatore di Ranocchia ma Murillo e Miranda non stanno per niente bene. Mi dispiace per Medel, oltre al cuore, poteva essere una soluzione importante per i problemi in difesa ma credimi, chi è causa del suo male, pianga se stesso e Piero Ausilio, doveva mettere in preventivo questo dato ma il direttore sportivo spesso si è dimostrato persona inaugurata e povera di idee e buon senso”.

a cura di Ciro Novellino

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Under 17, lutto in casa Juve Stabia: vicini al dolore di Domenico Ceparano

Under 17, lutto in casa Juve Stabia: vicini al dolore di Domenico Ceparano

“Il settore giovanile della Juve Stabia, dal presidente Andrea De Lucia, al direttore Alberico Turi, passando per il responsabile Saby Mainolfi, tutti gli staff e le squadre si uniscono nel dolore del calciatore dell’Under 17 Domenico Ceparano per la perdita del caro nonno”. Anche tutta la redazione di Vivicentro.it, nelle persone di Ciro Novellino e Mario Vollono abbracciano con forza la giovane Vespetta.

 

Referendum: i diciottenni al voto

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I diciottenni, ovvero i neoelettori, alla prova del voto: con un referendum sulla Costituzione. Abbiamo svolto un’inchiesta tra Milano, Napoli, Roma e Torino. Sono informatissimi grazie alla rete – “ne sappiamo più dei nostri genitori” – e divisi come lo è il resto del Paese. Sono determinati ad andare a votare: “Non farlo sarebbe un insulto”.

I diciottenni alla prova del voto

Sono oltre 500 mila i neomaggiorenni che debutteranno ai seggi con il voto sul referendum costituzionale. Divisi sul Sì e il No, ma uniti nel voler arrivare preparati

Sul Sì e il No sono divisi, ma tutti concordano su un aspetto: quello del 4 dicembre  è un appuntamento che non si può mancare e a cui bisogna assolutamente arrivare preparati. Sono gli oltre 500mila diciottenni che domenica debutteranno ai seggi per esprimere il proprio voto al referendum di riforma costituzionale.

Da Torino a Catania, da Roma a Milano la parola chiave per tutti è informarsi.

Attraverso dibattiti, gare sulla Costituzione, lezioni integrate con pillole di attualità. Sono più scettici degli adulti rispetto alle bufale e agli slogan che circolano sui social network e nei programmi tv. «Grazie alla scuola siamo preparati su questo referendum, sappiamo che è un tema fondamentale per il futuro del Paese, ma temiamo che la maggioranza dei votanti non si sia documentato quanto abbiamo fatto noi in questi mesi», dicono i neomaggiorenni torinesi. Gli stessi, insieme ai loro coetanei di tutta Italia, che quest’anno riceveranno il bonus cultura da 500 euro: «Mossa elettorale? Non funzionerà – dicono i ragazzi da Nord a Sud-. La Costituzione è troppo importante e a determinare il nostro voto sarà solo il merito e il contenuto della riforma»

QUI TORINO  

“Grazie ai dibattiti con i docenti siamo più informati dei genitori”  

«Noi grazie alla scuola siamo preparati sul referendum, là fuori la maggioranza temo di no». Matteo Balbi all’uscita dallo scientifico Copernico, a due passi dal Lingotto, spiega: «Per noi è un dovere informarci, molti di noi sono al primo voto». I diciottenni sono avvantaggiati per gli sforzi di tanti istituti. Dibattiti, gare sulla Costituzione, lezioni integrate con pillole di attualità.

Davanti alle impalcature della facciata del classico D’Azeglio, frequentato da Bobbio e Pavese, sembra di ascoltare navigati costituzionalisti. Un insulto è dare del populista a chi la fa troppo semplice. «Siamo più informati dei nostri genitori», conferma Federico. «Che ne sarà del porcellum con il no?» domanda uno ai compagni. Stretti nei Moncler discutono di decreti, liste bloccate o aperte, articoli del Financial Times e rispondono senza una piega se gli si chiede cos’è il Cnel. «Fuori, al bar, su Facebook, si sentono tante stupidaggini – dice Tommaso Perosino, pallanuotista, farà scienze gastronomiche – mi informo il più possibile, ma temo saranno elezioni politiche».

C’è chi non si rassegna alla disinformazione. «Sul WhatsApp di classe abbiamo chi ci manda Bignami per il sì», racconta Matteo del compagno Tommaso Seita. «Non ho resistito. Avevo visto su Facebook una delle tante bufale, che il Senato sarà indiretto», si giustifica lui, che sogna un lavoro nella Silicon Valley. Pietro Geuna coi compagni ha dato vita a un giornalino che come primo numero si chiama «Sì o no» e ha organizzato un confronto tra Zagrebelsky e il deputato Mattiello. Pietro, che ha vissuto a New York coi genitori, prof universitari, è per il no. «Un voto consapevole», rivendica. Il no sembra farla da padrone, ma gli studenti conoscono la riforma? «Interessa chi è già un po’ informato. Molti seguono i genitori o sono ammalati di antipolitica. Qualcuno non conosce neppure gli organi dello Stato».

Anche a scuola c’è chi rimane impermeabile. «Voto no per non annullare la democrazia», dice secca Elisa Demarchi, del Copernico, che si informa un po’ in tv, un po’ sul Web, «ma nulla di particolare». Maria Chiara Daniele, D’Azeglio, ammette: «È un referendum difficile». David Comiato, che studia all’istituto Luxemburg ed è un piercer, spiega che molti in classe non sono preparati: «Almeno però abbiamo ricevuto un’infarinatura».

Si parla del bonus cultura per i 18enni. «Mossa elettorale? Con me non ha funzionato», dice Marco. Ma tutti andranno a votare. «Voto sì per ridurre i parlamentari e semplificare la burocrazia, penso che il 90 per cento dei miei compagni voti no», spiega Mario Masullo, del professionale Boselli. C’è chi punta su informazioni last minute, ma la docente Natalia Ferrazza che gira le classi per spiegare i nodi della riforma non si stanca di ripetere: «Per farsi sentire bisogna conoscere. Mi chiedono cosa voto, lo dirò lunedì».

Fabrizio Assandri

QUI MILANO  

Nel liceo che fu di Pisapia tanti indecisi ma prevale il No  

Qui al Berchet i maggiorenni andranno a votare tutti, perché è in gioco il nostro futuro». Gli studenti di uno dei licei classici più blasonati di Milano, a fine lezione fuggono via rapidi. A Milano 700 diciottenni il 4 dicembre vivranno il debutto ai seggi consapevoli che «questo referendum ci riguarda davvero». Ne è convinto Arturo Alì, che si affaccia al portone in tenuta sportiva – poi c’è la partita di calcetto – e con le cuffie appoggiate dietro l’orecchio: «Io vado e voto sì. Per me questa è una buona riforma, mi convince in tutto. E poi la campagna del no, fatta solo contro Renzi, non mi è piaciuta». Ma Arturo è in minoranza, qui a scuola: «In classe ne abbiamo parlato e secondo me, tra noi, vincerà nettamente il no». Un amico di qualche mese più giovane lo affianca e conferma: «Non ho ancora compiuto i diciotto e purtroppo non posso votare, ma sceglierei sicuramente il no». Come lui Andrea Troisi, alto e nascosto dietro alle lenti degli occhiali da sole nonostante la giornata invernale: «Io non ho dubbi, voto no, perché la riforma è pasticciata e se passa il sì chi vince le elezioni ottiene troppo potere».

Nelle aule dove da oltre un secolo si formano i rampolli della borghesia milanese – tra loro anche l’ex sindaco Giuliano Pisapia, oltre a registi, scrittori, cantanti e giornalisti – prevale soprattutto una convinzione: è necessario votare nel merito della riforma, e per farlo bisogna conoscerla. «I nostri studenti sono preparati, non si perdono in risse politiche», ci tiene a sottolineare una professoressa di passaggio. Eppure molti sono ancora in dubbio e avranno bisogno di un ulteriore ripasso prima di andare alle urne. «Non ho ancora deciso, ci sono punti a favore di entrambe le parti – ammette Giuseppe Balice soppesando i pro e i contro – Superare il bicameralismo perfetto sarebbe anche un’idea carina, ma questa attuazione non mi convince più di tanto. Ho anche paura che l’immunità data ai sindaci diventi un favore alla criminalità. Ma sinceramente devo guardare meglio il testo». Anche Giorgio Tonon si concede ancora qualche giorno di riflessione: «Non so ancora cosa votare, ma di sicuro non mi convince l’idea di abbassare la soglia di voti per eleggere il presidente della Repubblica. Un metodo che velocizzerebbe la procedura, ma il sistema com’è adesso garantisce che il presidente eletto sia il migliore possibile».

Simone Gorla

QUI ROMA  

Nella capitale è testa a testa: “Ma è vietato restare a casa”  

Scende sconsolato i gradini di scuola, Enrico. «Mi sono informato tutta l’estate sulla riforma costituzionale e alla fine non potrò votare perché compirò diciotto anni il sei dicembre». Oltre la delusione – che passerà – due ingredienti lo accomunano ai più fortunati compagni di scuola maggiorenni dei licei Visconti e Tasso, chiamati a partecipare all’appuntamento referendario del 4 dicembre: passione e preparazione.

Questo voto, per molti, è doppiamente importante. «C’è un po’ di emozione perché per me sarà la prima volta alle urne – ammette Lorenzo, all’ultimo anno nel liceo Tasso -. E poi, è un tema fondamentale per il futuro del Paese». Per questo, aggiunge Gloria, se ne parla spesso «tra gli amici e i compagni di classe ma anche con i docenti. E la scorsa settimana c’è stato un incontro con Marco Travaglio e Stefano Ceccanti, venuti a spiegare le ragioni del no». Ma lei, come Lorenzo, ci tiene a precisare che voterà sì. Fuori dalle mura di scuola ci sono le discussioni in famiglia che proprio tra i millennials vengono preferite all’informazione su Internet. Con i genitori ci si confronta, nella maggior parte dei casi, senza subire pressioni. In alternativa, si sopporta: «Non ce la faccio più a sentire mia madre che mi ripete ogni giorno che voterò no come Salvini o Berlusconi», sbotta una ragazza che – dice con un sorriso – preferirebbe mantenere l’anonimato «per evitare ritorsioni».

Nel sostanziale equilibrio tra favorevoli e contrari, c’è una leggera propensione per il no, come confermano Susanna e Rosaria, che avvolte nei loro sciarponi snocciolano i motivi per cui voteranno contro. «Le regioni svuotate dei loro poteri, il taglio poco incisivo dei costi della politica e poi i nuovi articoli riscritti in maniera confusa». Ma anche la «forte personalizzazione voluta da Renzi», che però, interviene Lorenza, non deve diventare «un pretesto per votare contro il governo. Io voterò no, ma vorrei che Renzi rimanesse, qualunque fosse l’esito».

Si confessa appassionata di politica Arianna, a cui «la riforma piace. Non cambierei nulla – dice – Certo, non è perfetta, ma è frutto di un compromesso, come è giusto che sia». L’amica, Sveva, apprezza «la volontà di mettere fine al bicameralismo perfetto e al ping-pong tra Camera e Senato». Con loro, determinate per il sì, c’è anche Ludovica, indecisa: «Mi sto informando». E come lei, tanti altri. In pochi, pochissimi, rimarranno a casa. E chi lo fa, è malvisto. «Pigri», dicono le tre amiche all’unisono.

Federico Capurso

QUI CATANIA  

“Temiamo l’immunità dei sindaci, si rischia di agevolare i criminali”  

Informati, determinati, con le idee chiare. A nessuno dei neo diciottenni catanesi passa per la testa di non andare al seggio domenica: «Non me la perdo questa occasione – dice Alessandra, liceo classico Spedalieri – è la mia prima volta e mi sono preparata bene sia per conto mio sia qui a scuola, anche se non mi è piaciuto come hanno gestito alcuni incontri». Tra gli studenti il «no» è favorito ma, qualunque sia la scelta, dicono di averla ponderata bene: «Il mio “no” non è perchè non mi piace Renzi – dice Andrea Caudullo, 5 H allo Scientifico Galileo Galilei dove ha studiato pure l’astronauta Luca Parmitano – non mi piace l’idea che la Costituzione si possa cambiare con una parte importante del Parlamento contraria». «A me non piace il fatto che sia diventato un voto su Renzi – ribatte Sebastiano Giuffrida, 5 C – le modifiche mi convincono, si tagliano costi, e sulle Camere è così in tutti gli altri Paesi».

I pareri sono discordi ma non c’è mai superficialità: «Guardo poco i dibattiti in tv perchè lì lanciano slogan – dice Federico dello Spedalieri – per decidere mi sono procurato i due testi e ho cercato analisi e commenti sui giornali». Giovanni frequenta una quinta allo Scientifico Boggio Lera e non ha ancora deciso: «Ieri ho partecipato a un’assemblea di istituto perchè volevo capire qualcosa di più ma mi è sembrata solo campagna elettorale; i dubbi sono rimasti». Come nelle scuole di Catania città, anche in quelle dell’hinterland sono stati organizzati incontri. Al Classico Gulli e Pennisi di Acireale uno dei più convinti che il referendum sia un’occasione storica è un ragazzo che non voterà perchè ha 17 anni: «Mi mangio le mani – dice Marco Russo – avrei proprio voluto votare. I nostri nonni hanno lottato per questa Costituzione e ora c’è chi la vuole cambiare così». «Ne abbiamo discusso tra noi e con i nostri prof – spiega Rosario Mussumeci, 3 C – con la riforma si rischia un concentramento di poteri assurdo». «La scelta non è facile – dice il suo compagno Salvatore Marino – sarebbe stato meglio votare su singoli argomenti». Lo pensa pure Noemi Di Mauro, che frequenta il liceo per le scienze umane Regina Elena: «Nella riforma ci sono materie troppo differenti; io come molti altri sono favorevole a una parte e contraria a un’altra ma non voglio pensare a cosa accadrà a un Senato dove andassero sindaci e consiglieri regionali con l’immunità. Vivo in un paesino qui vicino e il mio ex sindaco, campione di voti, è stato appena arrestato»

Fabio Albanese

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Federica Bompieri: ”Eternit, fu omicidio colposo, non doloso”

Non vi sarà un solo processo all’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, imputato per 258 morti di amianto, ma potrebbero esservene almeno 4. Questo è il risultato della decisione del giudice torinese Federica Bompieri che ha mandato a giudizio l’ultimo patron di Eternit Italia in vita per omicidio colposo e non doloso, come chiesto dal pm Gianfranco Colace. A Torino sarà processato per due delle 258 vittime che lavoravano a Cavagnolo. A Reggio Emilia per altre due. Gli altri procedimenti si svolgeranno a Napoli (8 vittime) e Vercelli (le altre 240).

Vittime dell’amianto. Il giudice: “Non c’è dolo l’omicidio è colposo”

Torino, derubricata l’accusa al magnate svizzero Schmidheiny. È imputato per la morte di 258 persone. Processo diviso in 4 sedi

TORINO – Non ci sarà un nuovo, unico processo all’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny imputato di 258 morti di amianto. Potrebbero essere 4. Il giudice torinese Federica Bompieri ha mandato a giudizio l’ultimo patron di Eternit Italia in vita per omicidio colposo e non doloso come chiesto dal pm Gianfranco Colace. Ha fissato anche la data del processo a Torino: il 14 giugno 2016, ma solo per la morte di due delle 258 vittime che il pm aveva elencato nel capo di imputazione. Sono due persone di Cavagnolo, dove operò uno stabilimento dell’Eternit. Questa porzione di causa rimane a Torino per “competenza territoriale”. Poi il processo è stato smembrato in altre 3 parti: a Reggio Emilia per 2 vittime di Rubiera dell’Emilia, a Napoli per 8 morti di Bagnoli e tutti gli altri alla procura di Vercelli che, dopo la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, ha accorpato il tribunale di Casale. Il numero più corposo di vittime (forse oltre 240), è quello dei casalesi. Il gup ha anche ordinato alcune prescrizioni: dovrebbero essere tre, e sempre riferite alla competenza territoriale torinese, mentre saranno gli altri giudici delle sedi in cui il caso Eternit Bis è stato frazionato a valutare chi è prescritto e chi no. Dipenderà anche dal tipo di reato che ciascuna procura riterrà di contestare. Insomma: si ricomincia da capo.

Il primo compito tocca alla cancelleria; dovrà fare tre copie della monumentale mole di faldoni e inviarle a Vercelli, a Napoli e a Reggio Emilia. Poi sarà dato incarico a un pm di ogni sede di studiare la complessa vicenda e, se riterrà che ci sono i presupposti, chiederà il rinvio a giudizio partendo dall’udienza preliminare. Altre tre. D’altronde, il gup Bompieri, superato l’impasse del “ne bis in idem” (non si può processare la stessa persona due volte per gli stessi fatti) dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, non ha però ritenuto fondate le argomentazioni a sostegno del reato di omicidio volontario. Il pm Colace ci ha provato fino all’ultimo. Una mezz’ora intensa ieri mattina, all’ultima seduta dell’udienza preliminare. «Qui – ha detto – ci sono 258 vite spezzate. Sì vittime dell’amianto, ma non per un fato avverso, bensì vittime delle scelte dell’uomo, anzi, di un uomo preciso che è l’imputato di questo procedimento, consapevole che sarebbero rimasti sul campo molti morti». Di altro avviso i difensori Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva, che commentano: «Crollata la mostruosità di un soggetto che avrebbe avuto la volontà di provocare tante morti». Convinzione che invece il pm aveva sostenuto ripercorrendo «dieci anni, dal 1976 al 1986, di scelte ininterrotte e consapevoli da parte di Schmidheiny; decise di continuare a utilizzare l’amianto anche quando c’erano già altre tecnologie e materiali alternativi». Nel Palazzo di Giustizia di Torino, però, questa tesi non è passata.

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‘Angeli e demòni’ nell’ Ospedale di Saronno

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Avrebbero dovuto essere angeli, gente che quando arrivi in ospedale ti salva. Invece erano demoni, commenta Fernando Camon.

Una tragica confidenza con la morte

«Angeli e demòni» si chiama l’operazione che ha portato all’arresto di un anestesista e un’infermiera a Saronno, con l’accusa terribile di aver ucciso volontariamente una persona e portato a morte altre quattro. Non capisco se s’intenda «angeli» da una parte e «demòni» dall’altra, come al momento della ribellione di Lucifero, che da angelo più bello diventò il capo dei demòni, abbandonando il Paradiso e portando i suoi seguaci a dominare l’Inferno, o se s’intenda «angeli-demòni», fondendo le due entità in una sola, a indicare che quelli che sono angeli sono anche demòni, creati per fare il massino bene ma deviati a fare il massimo male.

LEGGI ANCHE: Gli assassini dell’ ospedale: demoni della morte e non angeli della vita

Preferirei questa seconda interpretazione. Perché qui si tratta di medici-infermieri, la cui vocazione dovrebb’essere quella di salvarti la vita, lottando con tutta la loro intelligenza e le loro forze: quelli che, quando ti scaricano in un reparto d’ospedale, al solo vederli vestiti di bianco accorrere a soccorrerti, ti sembrano appena scesi dal regno dei cieli.

E invece approfittano della tua condizione indifesa, impreparata, fiduciosa, alla loro mercé, per farti scavalcare il valico della morte, senza che tu sospetti nulla, né i loro colleghi, né i tuoi parenti. Tu sei meno che uomo, sei un malato, bisognoso di tutto. Loro sono più che uomini, sono in grado di darti tutto, ma anche di toglierti tutto: loro sono dèi, padroni del tuo essere e del tuo non-essere. Qui non han trovato tracce di denaro, furti, prelievi, niente, che giustifichino i casi di morte su cui s’indaga, perciò gl’inquirenti pensano che il «premio» per queste forme di eutanasia stia tutto nel godimento (emozionale, psicologico) di mettere in atto e osservare da vicino l’esercizio della propria potenza. Sono così inquietanti queste operazioni di accompagnamento verso la morte, da parte di personale medico, che aspettiamo la smentita, l’attenuazione, la rettifica. Benvenute, se arrivano. Ci farebbero soffrire di meno. Ma non arrivano. Arrivano invece conferme che questi due angeli-demòni erano amanti, e questo induce a credere che condurre i malati a morte non fosse paralizzante o disturbante per la loro relazione amorosa, ma fosse anzi (sto ipotizzando) un eccitante.

La loro era una relazione amorosa tra due esseri umani al di sopra dell’umanità, al di là del bene e del male. Strano che lui, l’anestesista, quando l’hanno ammanettato per portarlo in carcere, abbia chiesto di tornare un attimo nel suo ufficio per prendere con sé un libro di filosofia greca. Capirei se avesse voluto portare con sé un libro di Nietzsche o di Dostoevskij, qualcuno di quei libri in cui si teorizza il diritto dei forti di sopprimere i deboli. L’ospedale è per eccellenza il regno in cui s’incontrano i forti e i deboli, i più deboli (perdono la vita) e i più forti (possono ridartela). È il regno in cui s’aggira la morte. Chi lavora in quel regno incontra spesso la morte, e prende confidenza con lei. Certe volte, come questa, troppa confidenza.

fercamon@alice.it

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Gli assassini dell’ ospedale: demoni della morte e non angeli della vita

Un medico sessantenne, Leonardo Cazzaniga, e un’infermiera (Laura Taroni), in servizio fino a pochi mesi fa all’ospedale di Saronno (Varese), sono stati arrestati con l’accusa di omicidio volontario. Sarebbero amanti, avrebbero a che fare con almeno cinque morti sospette avvenute in ospedale tra il 2013 e il 2016. Tra le vittime ci sarebbe anche il marito dell’infermiera: quest’ultima, secondo il pm, avrebbe partecipato al delitto.

Patto di amore e morte in corsia, cocktail letali per quattro pazienti

Arrestati un medico e l’amante infermiera. Accusati anche di aver ammazzato il marito

BUSTO ARSIZIO – «A questo paziente applico il mio protocollo» così «faccio l’angelo della morte»: aveva inventato il suo personale metodo per trattare i malati terminali e non si faceva scrupoli a parlarne, l’ex anestesista dell’Ospedale di Saronno Leonardo Cazzaniga, 60 anni, soprannominato sottovoce in corsia il «dottor morte». È stato arrestato ieri dai carabinieri di Saronno insieme all’infermiera Laura Taroni, 40 anni, sua amante e presunta complice. I due sono accusati degli omicidi volontari di quattro pazienti, morti tra il febbraio del 2012 e l’aprile del 2013. Persone anziane e malate, alle quali il medico avrebbe somministrato per via endovenosa un mix letale di farmaci: clorpromezina, midazolam, morfina, propofol e promaziona erano gli ingredienti del «protocollo Cazzaniga». Per la procura di Busto Arsizio è evidente «il nesso di causalità tra la somministrazione e la morte», accertato «con elevata gravità indiziaria», e il numero degli omicidi contestati avrebbe potuto essere anche più alto. Gli investigatori hanno confermato la somministrazione dei farmaci letali anche in altri casi in cui, per la gravità delle condizioni del paziente, non si è potuto escludere che la vittima sarebbe morta ugualmente. Un quinto omicidio, secondo l’accusa, si sarebbe consumato a casa della Taroni con il medico e l’infermiera che avrebbero elaborato un piano per liberarsi del marito di lei. L’uomo di 46 anni, ingannato e convinto di soffrire di diabete, sarebbe stato sottoposto a una cura a base di farmaci «assolutamente incongrui rispetto alle sue reali condizioni di salute, debilitandolo fino a condurlo alla morte», avvenuta il 30 agosto del 2013.

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Il silenzio dei colleghi  

L’ordinanza di custodia cautelare del gip di Busto Arsizio, Luca Labianca, è arrivata al termine di due anni e mezzo di indagini, avviate dopo la denuncia di un’infermiera e condotte dal pm Cristina Ria. Un’inchiesta che tocca anche altre quattordici persone, tra cui il direttore sanitario dell’Ospedale di Saronno e il direttore del Pronto soccorso. I dirigenti facevano parte di una commissione interna, istituita nel 2013 proprio per valutare i decessi sospetti avvenuti durante i turni di Cazzaniga. Sotto accusa anche altri specialisti e il direttore dell’Azienda ospedaliera di Busto Arsizio all’epoca dei fatti. Per tutti, a vario titolo, l’ipotesi è di omissione di denuncia e favoreggiamento. Per lo stesso reato sono indagati anche il responsabile Sitra aziendale e due medici. Un investigatore dice: «Abbiamo il sospetto che non siano intervenuti per tutelare il buon nome dell’ospedale». E che i metodi dell’anestesista fossero noti nelle corsie dell’ospedale di Saronno lo dimostra anche la denuncia, messa a verbale, di un’operatrice sanitaria: «Cazzaniga diceva di sentirsi come Dio, pazienti anziani e oncologici non meritavano di essere curati perché destinati a morire in breve tempo. Diceva che si sentiva l’angelo della morte».

Altre tre persone, tra cui un carabiniere, sono coinvolte in relazione all’omicidio del marito dell’infermiera. Gli stessi autori del «protocollo Cazzaniga» erano consapevoli della gravità di quanto stavano facendo. «Secondo te potrei essere accusato di omicidio volontario?», chiedeva l’anestesista, intercettato, all’amante, venendo rassicurato: «L’eutanasia è un’altra cosa… cioè tu firmi e ti fanno un cocktail di farmaci… loro non riuscivano nemmeno a respirare». Un’affermazione che non tranquillizza il medico: «E allora è omicidio volontario… potrei venire accusato».

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lastampa/Patto di amore e morte in corsia, cocktail letali per quattro pazienti SIMONE GORLA

Amichevole, USC Valle-Juve Stabia: data e ora del match

Amichevole, USC Valle-Juve Stabia: data e ora del match

L’attività di base non si ferma mai e venerdì alle ore 15:30 sarà nuovamente in campo, con la categoria 2005, allo Stadio di Valle di Maddaloni per disputare un’amichevole con la USC Valle.

a cura di Ciro Novellino

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”Furiosa mente”, monologo di e con Lucilla Giagnoni

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Un monologo recitato con maestria , più di settanta minuti di attenzione catturata dalle pause e da un tono di voce  assopito e al tempo stesso imperativo . Con un’apertura inusuale, la Giagnoni coinvolgeva tutto il pubblico chiedendo di accendere i cellulari, di illuminare il vicino, di fare un self. Brava la Giagnoni! Con questa introduzione ha saputo carpire l’attenzione dei giovani spettatori . Con una gestualità unica e con una lavoro teatrale eccellente ha proposto un’analisi e una lettura del “momento”attraverso il” passato”. Con padronanza di neuroscienze esponeva i vari argomenti introducendoli attraverso l’etimologia della parola: Misura, Forza, Speranza, Fede, Prudenza, Giustizia, Inizio, sono stati i sette LIVELLI della rappresentazione. La mente è lo strumento essenziale per poter leggere la complessità della vita e affrontare tutte le istanze che il tempo ci propone. Ha trattato i “sogni”. I sogni di Ulisse, di Alessandro Magno, di Napoleone, di Marco Polo, di Leonardo da Vinci, di Galilei, Newton, ma soprattutto il sogno dell’umanità : ”la Mondializzazione”, con la sua complessità.

DIANA MARCOPULOPULOS

TOURNÉE

9 marzo SAVONA 2 – Teatro Chiabrera

10 marzo SAVONA 2 – Teatro Chiabrera

11 marzo LENO BS – Teatro Comunale

19 aprile BERGAMO

Appunti di viaggio nel mondo del ”SI” (Celso Vassalini)

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Alcuni appunti di viaggio di questa campagna referendaria e di una Provincia che continua a incontrarsi e discutere, con responsabilità ed entusiasmo, del proprio futuro. Da giorni nella nostra Provincia di Brescia le iniziative per il Sì sono davvero tante e belle, come tanto è l’impegno delle nostre comunità-città nella nostra provincia. Io sono stato in decine piccole sale e case private nelle nostre comunità-cottà della nostra Provincia, con luoghi pubblici e privati sempre partecipati: mi ha colpito l’energia e la determinazione che quelle decine di persone – e più – stanno mettendo in questa sfida. Alcuni ragazzi di appena diciotto anni ci hanno raccontato della loro personale battaglia nei loro licei per far votare Sì i loro compagni, impressionati dalla quantità di bugie che sono circolate dal fronte del No: un lavoraccio doverle smascherare una ad una, eppure loro lo stanno facendo. E come loro tanti altri cittadine/i si impegnano per cambiare questo Paese, convinti che questa occasione appartenga innanzitutto a loro. Come una trottola sono tanti i posti che ho raggiunto senza clamori di stampa e di sigla politica. Ho solo usato il metodo che mi hanno insegnato i Maestri compianto On. Gianni Savoldi e l’ex Parroco di Roccafranca don Giuseppe Verzeletti. Una cosa è certa: le ragioni per votare No, soprattutto quando esprimono un giudizio sul governo anziché sul merito della riforma, non appaiono del tutto convincenti, diciamo così. Ma spiegare le ragioni del Sì, discutendo con i cittadini che rappresentano la storia delle loro Città-comunità, è stata una occasione preziosa anche per riaffermare le ragioni storiche e politiche di questa riforma che sono alla base del suo significato più profondo. Questa campagna referendaria sta unendo le nostre piccole e grandi Città dalla pianura alle nostre comunità montana, nel suo bisogno di riparlarsi, di partecipare. Sono i toni volgari e spesso violenti a dividerlo, che sono il solo argomento di chi l’antipolitica – a differenza nostra – non vuole combatterla ma alimentarla. Per questo sono convinto che tanti elettori del No, provenienti da una storia e da una cultura democratica, il 4 dicembre rifletteranno a fondo sulla propria scelta. Sono stato ospitato anche a dormire in alcuni lontani isolati borghi, in case private stracolme di persone: E certo qui si muovono anche dagli altri paesi, quando si organizza qualcosa. Poi a nessuno sembrava possibile che ci fosse ancora disponibilità di andare da loro. In queste parole c’è tutto il senso di solidarietà e di accoglienza che descrive le nostre piccole comunità, che con orgoglio ti ricordano quanto spesso la politica sia distratta, ma che con lo stesso orgoglio preservano un’identità e una storia che sono patrimonio della nostra Provincia soprattutto del nostro Paese. Dopo il confronto discussioni in buon sano dialetto di tanto in tanto dovevo tradurre alla presenza dei nuovi Cittadini/e stranieri residenti-votanti che nei prossimi decenni sarà caratterizzata in misura significativa da due fenomeni principali: il progressivo invecchiamento della popolazione, frutto sia della riduzione dei tassi di natalità sia della maggiore longevità, e la crescente mobilità geografica della popolazione soprattutto verso i paesi più industrializzati, frutto della rapida integrazione mondiale e degli stessi squilibri demografici. Non te ne vai via senza aver provato i prodotti tipici e un po’ di vino. Le sagge meravigliose Donne, preoccupate perché sono ancora scapolone, ti vediamo sciupato, mancano pochi giorni e ti servono energie. E allora ben venga il rifornimento di energie, idee e passione: continuiamo questa campagna referendaria con ancora più serenità. Stiamo facendo una cosa bella e giusta per il nostro Paese. Insomma diciamo Sì al futuro Se vince il SI abbiamo un sacco di cose da fare. E lo faremo tutti insieme, senza divisioni. La Riforma Costituzionale non è fine a stessa. È la cassetta degli attrezzi per occuparci meglio dei problemi quotidiani delle persone. Un Abbraccio, Celso Vassalini.

Koulibaly, l’ agente: “E’ tornato su grandi livelli, sta giocando da leader”

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Presente al WyScout Forum di Londra, Bruno Satin, agente di Kalidou Koulibaly, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Tuttomercatoweb.com:

 
“Il Napoli gioca bene ma spreca molto. La mancanza del centravanti puro si fa sentire chiaramente. Pavoletti, Zaza o Muriel per gennaio? Tutti giocatori importanti, di sicuro ci vuole uno specialista dell’ area perché è un peccato che il Napoli non possa fare i risultati che merita. Anche ieri contro il Sassuolo sono arrivate tante occasioni ma è mancata la vittoria.
Scudetto? Dipende dalle squadre che occupano i vertici della classifica. La Juventus ha avuto un momento di calo ma anche un vantaggio importante. Ma ci sono tante squadre che stanno facendo benissimo come Milan, Lazio e Atalanta. Il Napoli deve pensare a vincere le prossime partite, i conti si fanno alla fine.
Koulibaly? È stata un’ estate difficile per lui. A poco a poco ha ritrovato le sue qualità, sta giocando al massimo e si sta comportando da leader. È veramente tornato su grandi livelli.
Rapporto con De Laurentiis? Abbiamo sistemato tutto, sono cose che possono succedere. Ci ritroveremo a fine settimana perché assisterò alla gara contro l’ Inter.
Coppa d’ Africa? Non solo Kalidou, anche Ghoulam sarà impegnato con l’ Algeria. Credo che da questo punto di vista il Napoli sia coperto. C’è stato il recupero di Albiol ma ci sono anche Chiriches e Maksimovic, giocatori che possono ricoprire l’ assenza di Kalidou”.

VIDEO ESCLUSIVO – Virtus Junior Napoli-Juve Stabia, il tabellino e le immagini del match

VIDEO ESCLUSIVO – Virtus Junior Napoli-Juve Stabia, il tabellino e le immagini del match

L’attività di base della Juve Stabia, in particolare i classe 2005 di mister Cocchiarella, hanno giocato al comunale di Casola contro la Virtus Junior Napoli. Tre tempi da 20 minuti che ha visto i primi due terminare con il risultato di parità, 1-1, con i gol di Iengo, Balestrieri (VJN) e Dello Iacono, Longobardi (VJN). Nel terzo tempo, invece, in campo i 2006 delle Vespette che hanno perso per 4-1 con i gol messi a segno da Celentano, Domanico, Aprea e Cinque, mentre per le Vespette ha segnato Buzzo.

Così in campo nel 1° tempo:

VIRTUS JUNIOR NAPOLI – De Julio, Vicinanza, Ruocco, Genovese, Galizia, Domanico, Fortunato, Ceccarini, Celentano, Balestrieri, Varone.

JUVE STABIA – Sacco, Provvisiero, Papa, Granatello, Marcuccio, Ferrara, Improta, Iengo, Di Serio, Di Nardo, Miele.

 

Così in campo nel 2° tempo:

VIRTUS JUNIOR NAPOLI – De Simone, Langellotti, Caiazzo, Izzo, Ruocco, Cinque, Viesti, Longobardi, De Feo, Aprea, Battimelli.

JUVE STABIA – Sacco, Provvisiero, Papa, Coppola, Marcuccio, Mottola, Cioffi, Dello Iacono, Di Serio, Di Nardo, Miele

 

Così in campo nel 3° tempo:

VIRTUS JUNIOR NAPOLI – De Julio, Vicinanza, Ruocco, Genovese, Galizia, Domanico, Fortunato, Ceccarini, Celentano, Balestrieri, Varone

JUVE STABIA – Sacco, Zaccariello, Fabrizio, Peluso, Buzzo, Rinaldi, Minasi, Ferrara, Miele, Di Serio, Papa

a cura di Ciro Novellino

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Il Chelsea torna su Koulibaly, il suo agente è a Londra ma…

Il Chelsea prepara un nuovo assalto a Kalidou Koulibaly, pilastro della difesa del Napoli già seguito con particolare attenzione dal club allenato da Antonio Conte in estate. Come rivelato da Calciomercato.it, il Chelsea, ad agosto, è arrivato a mettere sul piatto 58 milioni per Koulibaly. Ma nulla ha potuto contro il muro innalzato da Aurelio De Laurentiis, che è riuscito, poi, anche a blindare il difensore con un rinnovo fino al 2021 arrivato a Settembre.

L’ombra dei ‘Blues’, però, è tornata ora ad aleggiare sul giocatore. Il suo agente, Bruno Satin, è oggi a Londra per partecipare al Wyscout Forum allo Stamford Bridge (la ‘casa’ del Chelsea). Il club inglese, primo in classifica a quota 31 punti, non lo ha dimenticato ed è pronto a ribussare alla porta.

Servirà un’altra offerta shock per strapparlo a De Laurentiis dal momento che Koulibaly sta molto ben impressionando anche in questa stagione (è il leader della speciale classifica dei palloni recuperati in Serie A), ma la visita allo stadio dei ‘Blues’ dell’agente potrebbe risultare fatalmente ‘galeotta’.

 

Da Calciomercato.it

UFFICIALE – Mertens squalificato per un turno: salterà l’ Inter

Conclusa la quattordicesima giornata di Serie A, sono state rese note le decisioni del giudice sportivo. Brutte notizie per Dries Mertens che, a causa del cartellino giallo rimediato ieri contro il Sassuolo, dovrà saltare il prossimo impegno contro l’ Inter.
CALCIATORI NON ESPULSI SQUALIFICA PER UNA GIORNATA EFFETTIVA DI GARA
DIAMANTI Alessandro (Palermo): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
GAGLIARDINI Roberto (Atalanta): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
GASTALDELLO Daniele (Bologna): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
GOLDANIGA Edoardo (Palermo): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
MERTENS Dries (Napoli): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).

 

Da legaseriea.it

Ugolini: “Serve maggiore personalità, Sarri lo ha ribadito anche stamattina”

Massimo Ugolini, giornalista di Sky Sport, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. Ecco quanto evidenziato:

 
“Il Napoli non riesce più a sfruttare il fattore San Paolo. Il pari contro il Sassuolo ha evidenziato, come ha detto lo stesso Sarri, mancanza di mentalità. Ma soprattutto è mancata una prima punta vera e propria. Sono trascorsi circa due mesi dall’ infortunio di Milik, andava trovata qualche soluzione diversa viste le difficoltà di Gabbiadini.
Tutto è ancora aperto sia in campionato che in Europa ma serve qualcosa in più. Stamattina Sarri ha voluto parlare alla squadra prima della seduta di allenamento: ieri c’è stata una buona prestazione ma bisogna crescere di personalità”.

Defrel, l’ agente: “Non è escluso che possa partire a gennaio, tutto dipende dal Sassuolo”

A Radio Kiss Kiss, nel coeso di ‘Radio Gol’, è intervenuto Giampiero Pocetta, agente di Gregoire Defrel. Ecco quanto evidenziato:

 
“Gol al San Paolo? Si è presentato per chi non lo conosce. Ha mostrato quelle che sono le proprie caratteristiche. Non mi sorprende perché è un attaccante straordinario. Anche ieri il Napoli ha dimostrato di giocare il miglior calcio in Italia, ciò che manca è forse maggiore cattiveria. Da l’ impressione di guardarsi troppo allo specchio.
Defrel via a gennaio? Il calcio mi ha insegnato che le cose possono cambiare da un giorno all’ altro. Tanti club, sia italiani che esteri, sono interessati a lui. Dopo la sosta natalizia vediamo cosa accadrà, è ovvio che la decisione spetta al Sassuolo che ha investito molto su di lui. Quella di Napoli rappresenta una piazza davvero appetibile, sia per la sua storia che per il pubblico eccezionale”.

De Laurentiis: “Aspetto con interesse il debutto di Marko Rog”

“Aspetto con interesse il debutto di Rog”. Lo ha detto il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che il giorno dopo il pareggio interno degli azzurri con il Sassuolo ha partecipato alle Giornate professionali di cinema a Sorrento per presentare il film di Natale della Filmauro ‘Natale a Londra’. Il centrocampista croato Marko Rog, tra gli acquisti di punta di questa stagione, non ha ancora esordito nel Napoli.

 

Da Ansa.it

FOTO ViViCentro – Il racconto in scatti di Napoli vs Sassuolo

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Napoli vs Sassuolo, le foto di Giovanni Somma

Napoli vs Sassuolo era l’occasione giusta per la squadra di Sarri di accorciare in classifica.

Il Napoli impatta in casa, allo stadio San Paolo, contro la formazione di De Francesco per 1-1.

Insigne illude ma nei minuti finali della partita Defrel condanna il Napoli ad un altro risultato diverso da quello della vittoria. Questo il racconto in scatti fotografici del nostro Giovanni Somma.

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Trump sfida Cuba: migliorare l’intesa a favore dei cubani nell’isola e negli Usa

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Fidel Castro è morto, Donald Trump è il presidente eletto degli Stati Uniti. L’effetto di questa coincidenza è che Trump Trump sfida Cuba sull’intesa L’Avana-Washington siglata da Obama appena un anno fa: “Se Cuba non vuole un accordo migliore per il suo popolo, per i cubano-americani e per gli Stati Uniti, metterò fine all’intesa”.

Trump minaccia L’Avana: “Cambiamo l’accordo o è rottura”

Il presidente eletto: migliorare l’intesa a favore dei cubani nell’isola e negli Usa. Ma Obama difende il disgelo: benefici per gli esuli e per indebolire la repressione

L’AVANA – «Se Cuba non vuole fare un accordo migliore per il suo popolo, per i cubano-americani e per gli Stati Uniti, io metterò fine all’intesa». Il presidente eletto Donald Trump ha scelto ancora Twitter per comunicare la sua linea dura a L’Avana. Se il regime non è disposto a cambiare i termini dell’accordo con cui Obama ha ristabilito le relazioni bilaterali a dicembre 2015, lui è pronto a cancellarlo. Ora si tratta di capire quanto questa durezza sia retorica politica, dovuta per compensare gli elettori di origini cubane che lo hanno aiutato a vincere in Florida, e quanto invece sia una linea meditata che riporterebbe agli anni duri dell’embargo.

Ieri mattina alle 9 dall’aeroporto Kennedy di New York è decollato il primo volo commerciale americano per Cuba in oltre mezzo secolo. L’aereo apparteneva alla JetBlue, e poco dopo l’American Airlines ha fatto il suo debutto, da Miami a L’Avana. In realtà i voli diretti tra i due Paesi esistevano già da tempo, ma non erano commerciali come quelli di ieri. Trump però minaccia di bloccarli sul nascere, così come tutti i progetti di investimento per lo sviluppo dell’isola, se Raúl Castro non farà più concessioni, ad esempio liberando i dissidenti, consentendo la libertà di espressione, convocando elezioni davvero libere e democratiche e compensando i cubani americani, le cui proprietà furono confiscate dopo la rivoluzione. «Il presidente eletto Trump – ha spiegato la sua consigliera Kellyanne Conway – è aperto alle relazioni bilaterali, ma in cambio non abbiamo avuto nulla. Fingiamo di fare affari col popolo cubano, quando in realtà li concludiamo col governo e le forze armate, che controllano ancora tutto».

Pochi capiscono le prospettive di sviluppo esistenti a Cuba meglio di Trump, perché consistono soprattutto nel turismo, gli alberghi, i campi da golf e l’edilizia residenziale. Infatti negli anni scorsi aveva visitato l’isola, aveva criticato l’embargo, che non era riuscito a rovesciare il regime, diventando invece la giustificazione del pugno di ferro adottato dai fratelli Castro. Poi però si è candidato alla Casa Bianca, e ha capito che come repubblicano non poteva più tenere questa posizione. Durante uno dei suoi viaggi elettorali in Florida ha incontrato in segreto gli esponenti della comunità cubana, gli eredi di Jorge Mas Canosa, alleato di Ronald Reagan e fondatore della Cuban American National Foundation, promettendo la linea dura contro L’Avana in cambio del voto. L’8 novembre ha vinto e quindi ora deve onorare l’impegno.

La realtà però non è così semplice. Come prima cosa l’amministrazione Obama sostiene che la riapertura delle relazioni è stata voluta da Castro perché ha bisogno di fondi, dopo la fine degli aiuti del Venezuela, e proprio i cubano- americani ormai sono proprietari di mezza isola, che hanno comprato mandando i soldi ai parenti rimasti nel Paese. Pochi capiscono come Trump le opportunità economiche di Cuba, che offrono anche una leva per fare pressione sul regime. Chiudere questi canali, invece, restituirebbe a Raúl la scusa dell’embargo per adottare politiche più repressive, e magari favorirebbe tensioni violente, scatenando una nuova ondata di profughi verso la Florida che metterebbe in crisi gli Usa.

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lastampa/Trump minaccia L’Avana: “Cambiamo l’accordo o è rottura” PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A L’AVANA

La vita migliore? A Mantova, tra storia, arte e affari

E’ Mantova la città nella quale si vive meglio in Italia. E a dar retta a quel che si scopre nella capitale dei Gonzaga sarebbe merito dei vigili urbani, del risotto con la salamella e dello scrittore Jonathan Safran Foer. Le visite ai monumenti crescono (+48%), gli hotel le inseguono e via così: Niccolò Zancan è andato sul posto per indagare i segreti di un successo annunciato. E, chissà, forse perfino replicabile.

Storia, bellezza e affari così la cultura rende Mantova la più felice

I segreti della formula premiata dalla classifica La Sapienza-Italia Oggi

MANTOVA – Cosa c’entrano, tutti insieme, i vigili urbani, il risotto con la salamella e lo scrittore Jonathan Safran Foer? Dicono che sia merito di tutti e tre se Mantova nel 2016 è diventata la città dove si vive meglio in Italia. Era storicamente seconda dietro a Trento, fino a quando è successo qualcosa, i cui effetti sono visibili in tre dati che raccontano bene cosa potrebbe essere il futuro italiano: +48% di visite nei musei, +28% per cento di pernottamenti negli hotel, +1,1 per cento nel rapporto fra natalità e mortalità delle imprese (+0,8 in Lombardia, +0,3 in Italia).

Vita semplice  

È successo che, dopo anni di sfiducia, Mantova ha ritrovato soldi da investire sbloccati dal patto di stabilità e orgoglio per se stessa. Ha spolverato i suoi gioielli, ha cambiato le luci delle strade. È stata capitale della cultura, e lo è ancora fino alla fine dell’anno. Resta sempre provincia, certo: vita semplice, nebbia e zanzare giganti, i laghi e il silenzio di certe passeggiate notturne in Piazza delle Erbe senza un’anima viva già alle undici di sera. Però, nel frattempo, si è anche sprovincializzata. Con il primo treno veloce che la collega a Roma. Con la mappatura digitalizzata di tutti i suoi capolavori, fatta da Google con un nuovo sistema a 5 miliardi di pixel. Prima città italiana a finire in rete con una definizione superiore a quella dell’occhio umano.

«Quello che ci contraddistingue, ed è forse la cosa più bella di Mantova, è proprio questo connubio unico fra paesaggio, patrimonio culturale e enogastronomia», dice il sindaco Mattia Palazzi. Ha 38 anni, nato e cresciuto qui, ex dirigente dell’Arci, una compagna e un cane trovatello che porta a spasso di notte per le strade della sua città. Sulla scrivania tiene orgogliosamente una foto con il presidente del consiglio Matteo Renzi. «La prima cosa che ho fatto appena eletto, ormai un anno e sei mesi fa, è stata istituire il vigili urbani di quartiere. La seconda decisione, pagare gli straordinari per le pattuglie notturne degli agenti. La terza, investire 1 milione e 400 mila euro nella nuova illuminazione. Perché la percezione della sicurezza conta quanto la sicurezza stessa».

Per intenderci. Omicidi a Mantova nel 2016? Nessuno. Ma questo è un territorio dove i confini fra la città e la campagna sfumano subito, ed iniziano le cascine e le imprese che lavorano la carne, quelle del legno e del tessile. «Sono orgoglioso di questo riconoscimento», dice il presidente della Confindustria di Mantova Alberto Marenghi. «Vorrei che fosse un punto di partenza e non di arrivo. Perché negli ultimi anni purtroppo nella nostra provincia abbiamo perso molti posti di lavoro. Sono andate bene le aziende che hanno esportato e investito su nuovi prodotti, stanno soffrendo quelle inevitabilmente legate al mercato locale. Penso all’edilizia. Tutto il nostro comparto industriale è calato da 75 mila a 62.500 posti nel giro di dieci anni».

E la cultura, cosa c’entra con l’industria? «Tanto. Sono molto più vicine di quanto non si creda. La bellezza serve anche agli imprenditori. Una città conosciuta ed apprezzata aiuta ad esportare i nostri prodotti nel mondo e ad attrarre nuovi investimenti. Io credo che il futuro di Mantova sarà sempre nel manifatturiero, ma quello che è successo quest’anno va preso ad esempio e potenziato». Ci sarebbe poi anche un fattore difficile da vedere nelle statistiche, ma forse non meno importante, quello che il presidente degli industriali riassume così: «Siamo diventati una città che fa squadra».

Servizi che funzionano  

Gli ospedali che funzionano, la navetta gratuita per il centro storico ogni dieci minuti. I turisti vengono a vedere il Festival della Letteratura, passato da 15 mila a 130 mila presenze nel giro di vent’anni. Scrittori come Julian Barnes, Jonathan Coe, Alain De Botton e Safran Foer. Vengono per l’eredità lasciate dai principi Gonzaga. Ovunque ti giri, una meraviglia. Palazzo Ducale, Palazzo Te. La rotonda di San Lorenzo. La casa del Mantegna. Il teatro scientifico del Bibiena. La possibilità di dormire nella Casa di Palazzo Gonzaga, un hotel museo. Ma non è tutto un sogno, certo. Neppure qui, nella città dove si vive meglio in Italia. C’è la decisione tormentata sulla costruzione di un supermercato forse in antitesi a tutta questa bellezza. C’è la storica cartiera Burgo chiusa, che attende il progetto di ristrutturazione dalla nuova proprietà. C’è il porto fluviale e la via per Venezia, ancora più un sogno che una realtà. Ci sono, soprattutto, le indagini in corso sull’inquinamento lasciato negli anni dal petrolchimico. Saranno queste le prossime sfide da vincere per rimanere in testa alla classifica.

Ma intanto quest’anno Mantova, la capitale del Rinascimento, è rinata. Cultura, sicurezza, cibo. Certe volte bastano solo i nomi per capire di cosa stiamo parlando: tortelli di zucca, agnolini, salamelle, torta sbrisolona…

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Le facce del No: gli italiani che votano per dare una spallata a Renzi

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Arrabbiati, delusi da Renzi: dai pensionati ai patiti della barca a vela, dagli artigiani scottati dalla crisi agli intellettuali innamorati della Costituzione così com’è. Maria Corbi ci accompagna in un viaggio nel popolo del No. I ritratti degli italiani che domenica cercheranno di dare una spallata al governo.

Arrabbiati e delusi da Renzi. I mille volti del popolo del No

Pensionate, patiti di barca a vela e artigiani uniti dalla protesta. Ecco quelli che domenica proveranno a dare un colpo al premier

ROMA – Il «No» come voto di protesta, per una Costituzione da difendere ma soprattutto per un premier da sfiduciare. Perché nel «popolo dei No» sono molti quelli che il 4 dicembre arriveranno alle urne decisi a mettere la loro croce su Renzi. Arrabbiati, delusi, come se quella fosse l’occasione del giudizio universale a cui sopravvivere con l’Arca della cara, vecchia, Costituzione, sordi alle parole di Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Mi auguro che i cittadini scelgano sulla base del merito della riforma e non contro il governo». Ettore Thermes, 52 anni, esperto di finanza, velista, chiamato il Beppe Grillo della vela perché critica la gestione e i soldi pubblici a palate bruciati dalla Fiv spiega di «essere contrario al referendum perché non affronta i veri problemi organici del Paese, anzi, li complica», ma anche «perché personalmente ho più fiducia dei tantissimi costituzionalisti che si sono espressi e non di Renzi e Boschi che trovo semplicemente dei furbi ma con scarsissima preparazione tecnica».

Anche Maria Conti, sessantenne di Viterbo, «non condivide nulla di quello che dice Renzi. Fino a poco tempo fa si sbrodolava dicendo che abbiamo una Costituzione che era il non plus ultra, tanto che Roberto Benigni e ci fece anche delle puntate in tv e adesso? La coerenza dove è finita?».

D’altronde anche Alessandra Ghisleri, sondaggista, direttrice di Euromedia, nota che «tutti quelli arrabbiati nel nostro Paese votano no». E Pietro Vento di Demopolis spiega che le persone non conoscono perfettamente la riforma e che «nelle ultime settimane è cresciuta la motivazione a votare contro Renzi». Come fa Fausto Nicolini, poeta, che ammette di non essere contro la riforma della Costituzione, «ma non fatta così e non da Renzi. Sono un poeta con tendenze teatrali e, come tale, immagino sempre una realtà un po’ verosimile un po’ sognata. Mi piacerebbe molto avere al governo un gruppo di persone migliori». Poi c’è chi come Luca Litrico, sarto, si concentra sulla riforma: «L’attuale Costituzione può essere letta e compresa anche da un bambino mentre la nuova non la capisce neanche un avvocato costituzionalista esperto. La Costituzione americana è vecchia di 200 anni, cambiata solo due volte per dare il voto anche a donne e neri, e non si capisce perché si debba cambiare la nostra». E mentre Matteo Renzi consuma chilometri e fiato spiegando che il bicameralismo è come avere due assemblee di condominio che votano la stessa cosa, c’è chi è ormai inconvincibile. Come Daniela Mastalli, pensionata, ex hostess Alitalia. «Mi sembra che cambiare 47 articoli della Costituzione, con un voto dato da un Parlamento semi vuoto sia poco etico. La maggioranza è stata raggiunta, per carità, ma che tristezza. A questo punto il referendum è una presa in giro». A Denny Cicognani, imprenditore, di Imola «fa paura per il futuro dei miei figli il fatto che non ci siano forze politiche capaci di invertire la deriva economica e sociale, e mi sembra chiaro il progetto di continuare a smantellare il Welfare a favore delle lobbies finanziarie, bancarie, assicurative e pseudo cooperative».

Sandro Di Macco, constata invece «che chi vota No spiega nel merito la propria scelta mentre chi vota sì ripete quanto ripetono a memoria il giovanotto e la Maria Elena Boschi senza entrare nel merito. Oggi poi il líder máximo ha detto che chi è contro il sistema voterà Sì. Infatti Briatore, Confalonieri, Marchionne, Rondolino, Velardi e il super filosofo Cacciari sono no global e frequentano da parecchio i pericolosi centri sociali, accompagnati da Re Giorgio. Solo questa ennesima sciocchezza dovrebbe far votare tutti per il No».

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