La Società Sportiva Calcio Napoli informa che, in occasione della gara SSC Napoli vs Real Madrid FC del 7 marzo 2017, valida per gli ottavi di finale della UEFA Champions League, non saranno rilasciati biglietti a titolo gratuito o di omaggio.
La Società ha ritenuto doveroso assumere tale determinazione al fine di non concretizzare disparità di trattamento tenuto conto dell’elevatissimo numero di richieste già ad oggi pervenute e del limitato numero di posti disponibili nei settori abitualmente destinati ad accogliere ospiti invitati dalla Società.
Dopo il pareggio raggiunto in pieno over – time al “Renzo Barbera” di Palermo contro i rosanero di Corini, grazie ad un provvidenziale penalty trasformato da Biraghi, che ha permesso agli abruzzesi di fissare il punteggio finale sullo score di 1 – 1,( si tratta dell’unico penalty realizzato sui quattro concessi in questo campionato dal Pescara ndc), l’entusiasmo sembra essere tornato in casa Pescara, almeno in coloro i quali non hanno mai smesso di essere attaccati al carro societario, appoggiando sempre e comunque le scelte del ragioniere Sebastiani, il quale continua a rafforzare sempre più il suo “asse” con il tecnico Massimo Oddo. Il tecnico abruzzese si sta facendo notare più che per i suoi mediocri risultati ottenuti fino ad ora sul campo, per il suo particolare feeling con il ragioniere Sebastiani. Peccato che questo non produca concreti risultati sul campo.
Purtroppo per il ragioniere, e per i suoi “amici”, infatti, i numeri sono eloquenti: ultimo posto in classifica, e unica squadra a non avere mai vinto sul campo nei dieci campionati migliori del vecchio continente. 6 i punti conquistati sul rettangolo di gioco, anche se la classifica ne assegna 9 al delfino, grazie alla vittoria a tavolino concessa al Pescara contro il Sassuolo per le note vicende legate ad una PEC che risulta non essere mai stata inviata dagli emiliani alla Lega. (Il 9 gennaio del 2017 il CONI si pronuncerà in maniera definitiva sulla vicenda, discutendo il ricorso del Sassuolo, che già in appello si è visto rigettare la propria richiesta di restituzione dei 3 punti ndc).
Tornando al calcio giocato, e concentrandoci sulle ultime 4 gare giocate, che sempre secondo Sebastiani e la stampa locale avrebbero dovuto rappresentare la svolta del campionato del Pescara, e ci riferiamo a quelle disputate contro Cagliari, Crotone, Bologna, e, appunto Palermo, vediamo che gli abruzzesi hanno raccolto la miseria di 2 punti, su 12 a disposizione, raggiungendo solo nei minuti di recupero sia il Cagliari che i rosanero. Il pareggio in terra sicula, che molti celebrano come un succulento pranzo natalizio, a nostro modesto e personalissimo avviso, è, invece, solo un misero brodino, che serve a gettare fumo negli occhi a chi, visti e considerati gli evanescenti risultati dell’ “asse” Sebastiani – Oddo, accumunati non solo dallo stesso spirito aziendalista, ma anche da una sicumera che non passa inosservata, aveva finalmente aperto gli occhi, e capito che l’organico costruito dagli abruzzesi in questa stagione, non era assolutamente adatto alla categoria.
Ora ci sarà la pausa natalizia, e il ragioniere, sempre molto bravo ad accontentare la folla con le parole, un po’ meno con i fatti, ha dichiarato che rinuncerà alle sue vacanza di fine anno per concentrarsi sul mercato, che aprirà i battenti il prossimo 3 gennaio. Ci sarà l’arrivo di elementi validi che colmeranno le immense lacune che questa squadra ha palesato, soprattutto, ma non solo, in attacco, e, finalmente, si potrà apprezzare una squadra competitiva che potrà giocarsi la salvezza che dista attualmente 5 punti, oppure il team della coppia Sebastiani – Oddo continuerà ad arrancare, facendo vivere ai suoi tifosi un’altra stagione degli “orrori”? Chi vivrà vedrà…
Una Juve Stabia perfetta e spettacolare sovrasta il Catania 4-0 al Menti, approfittando dei passi falsi di Lecce e Foggia.
PODIO
Medaglia d’oro: a Nicolas Izzillo, mattatore della festa del Menti. Il centrocampista sardi appare come un calciatore completamente diverso dalla bella promessa poco concreta arrivata dall’Ischia a gennaio. Nicolas è uno dei calciatori maggiormente rigenerati dalla cura Fontana; grazie al lavoro del tecnico calabrese il centrocampista ha acquisito maturità, concretezza e dinamismo. Da impazzire è la naturalezza con cui Izzillo ormai va al tiro non appena arriva nel raggio di 25-30 metri dalla porta avversaria. I tifosi della Juve Stabia, proprio come facevano quelli della Juventus con Pogba, non appena il loro centrocampista arriva sulla trequarti lo incitano alla botta dalla distanza..con ottimi risultati evidentemente.
Medaglia d’argento: a Francesco Lisi, cuore e anima di questa Juve Stabia. Dove lo trovate un calciatore che gioca in ogni ruolo con ottimi risultati, che in campo mette tutto se stesso e che ha anche un senso del gol invidiabile? Il tuttocampista gialloblù regala a Fontana l’ennesima prestazione di valore assoluto: gioca da terzino sinistro ma mette lo zampino in ogni azione pericolosa e sigla il quarto gol. Come se non bastasse, il 23 diventa anche assistman, regalando la palla del 2-0 a Izzillo dopo una sgroppata delle sue. E se le Vespe il loro terzino sinistro supplementare lo avessero già in casa?
Medaglia di bronzo: a Francesco Ripa, tornato Spider. Lo avevamo detto le scorse settimane, gli attaccanti vivono di periodi in cui gira tutto bene ed altri dove la sfortuna ha la meglio. La punta gialloblè mette alle spalle l’errore dal dischetto con il Francavilla trasformando il penalty da lui stesso conquistato con malizia e forza fisica. Ripa conquista una miriade di falli, determina la prima espulsione del Catania e manda in rete Lisi chiudendo un perfetto uno-due. Il Super Eroe gialloblù è tornato.
CONTROPODIO
Medaglia d’oro: al Romeo Menti semivuoto che ha ospitato la gara. Nemmeno lo spostamento della gara dal 26 dicembre, data festiva e magari scomoda, al 22 è servita a portare più tifosi allo stadio. L’indifferenza di gran parte della città non può che rafforzare ed accentuare quanto di straordinario sta facendo la squadra di Fontana.
Medaglia d’argento: a Mario Marotta, meno scintillante del solito. Pochi spunti nella gara del 10 stabiese, che però ha il merito di accendere la serata mandando in porta con un pregevole cross Kanoute dopo 48 secondi dal fischio iniziale. Poco altro nella gara di Marotta, che come tanti suoi compagni avrà bisogno della vicina pausa invernale per recuperare energie.
Medaglia di bronzo: solo perché dobbiamo occupare il terzo gradino del podio, ad Alessandro Mastalli. Il gioiellino scuola Milan non può giocare sempre da fenomeno, ovviamente; ieri Mastalli è stato il meno incisivo tra i tre di centrocampo gialloblù ma poco conta, la sua stagione resta straordinaria.
Tre domande per Bruno Peres, in mixed zone nel post Roma-Chievo
Ai microfoni dei cronisti, Bruno Peres dichiara: “Sappiamo che quando entriamo dobbiamo fare del nostro meglio per vincere le partite”. E riguardo al rapporto con i tifosi, spiega: “Io già sapevo che era un ambiente difficile, però si deve lavorare sempre cercando di fare il meglio senza mollare un attimo”.
VIDEO INTERVISTA a Bruno Peres
TRE DOMANDE…
Una buona prova con qualche fischio di troppo. Come reputi il tuo rapporto con lo stadio?
“È normale, i tifosi vogliono che vinciamo e possono fare quello che vogliono. Noi sappiamo che quando entriamo dobbiamo fare del nostro meglio per vincere le partite. Io già sapevo che era un ambiente difficile, però si deve lavorare sempre cercando di fare il meglio senza mollare un attimo altrimenti diventa tutto più difficile, sto cercando di essere sempre più brillante di prima insieme a tutta la squadra e ai compagni”.
Il campionato è ancora aperto?
“Sì certo, il campionato è ancora aperto: abbiamo ancora tante partite e dobbiamo cercare di vincere facendo pressioni sulla Juventus”.
Come l’hai vista la sconfitta contro la Juventus?
“Ho visto una brutta sconfitta perché abbiamo giocato bene ma anche loro hanno fatto una buona gara. Era una partita da vincere, lo sapevamo, un peccato che non ci siamo riusciti”.
Tre domande per Vermaelen, in mixed zone nel post Roma-Chievo
Ai nostri microfoni Thomas Vermaelen ci spiega quanto tenesse a questa vittoria: “Dovevamo assolutamente vincere e ci siamo riusciti. Sono contento di aver giocato 90 minuti sia in Europa League che stasera in Serie A”.
VIDEO INTERVISTA a Thomas Vermaelen (di Maria D’Auria)
TRE DOMANDE…
Quanto conta per voi questa vittoria?
“Siamo molto contenti per questa partita complicata,dovevamo assolutamente vincere e ci siamo riusciti.
È stato un primo tempo difficile contro una squadra tosta e solida che ci ha creato diverse difficoltà nel primo tempo. Nel secondo tempo abbiamo gestito meglio la situazione creando anche tantissime occasioni. In questi casi si tratta di essere pazienti e di non andare nel panico quando si passa in svantaggio”
Ti trovi meglio a giocare a 2 o a 3?
“Per me non conta, è importante poter passare da un modulo all’altro anche per sorprendere l’avversario di partita in partita o anche in partita in corso.
Il mister a volte sceglie di giocare a tre qualche volte a 4 ma credo che un difensore debba adattarsi a qualsiasi sistema di gioco”.
Come ti senti fisicamente?
“Sono già alcune settimane che mi alleno regolarmente, sto abbastanza bene fisicamente. Sono contento di aver giocato 90 minuti sia in Europa League che stasera in Serie A, non vedo l’ora di affrontare la seconda parte di stagione”.
Amichevole giovanissimi regionali, SoloAmortelis-Juve Stabia 0-4 e Sport Village-Juve Stabia 1-2: il tabellino
Amichevoli per la categoria 2003 della Juve Stabia che ha giocato contro il SoloAmortelis. Risultato tondo, di 4-0 per le Vespette grazie alle reti di Damiano, Tosto, De Lucia e Martino. Nella giornata di ieri, le stesse Vespette hanno affrontato, vincendo ancora con il risultato di 2-1, grazie alla doppietta di Romilli, lo Sport Village.
Così in campo:
Tornincasa Criscio Vinciguerra Roma Minicozzi De Lucia Romilli Tosto Damiano Abissinia Campgnuolo
Ieri dopo la partita con il Catania tutti i componenti della Juve Stabia, dallo staff tecnico a quello dirigenziale, era felice per la vittoria ma dispiaciuta per Fabio Caserta colpito qualche ora prima della gara da un grave lutto. La società termale ha giustamente dedicato la vittoria di ieri all’amico Fabio Caserta.
L’anno 2016 è stato funesto per quanto riguarda questi eventi luttuosi che hanno colpito un po’ tutti i componenti della rosa e dello staff.
Oggi si è avuta, purtroppo, un’altra notizia del genere. Questa volta è stato interessato il medico sociale Dott. Catello Di Somma, che in queste ore ha perso l’affetto di suo padre Francesco.
Noi della redazione sportiva di ViViCentro ci associamo al messaggio di cordoglio della S.S. Juve Stabia e ne pubblichiamo il comunicato ufficiale:
S.S.Juve Stabia, in tutte le sue componenti, è vicina al medico sociale, Dott. Catello Di Somma, in questo momento difficile e doloroso a seguito della scomparsa del proprio genitore Francesco. Alla famiglia Di Somma ed al Dott.Catello, da sempre vicino ai colori gialloblu’, vanno le più sentite condoglianze da parte del Presidente, dei dirigenti, di tutte le componenti societarie, del mister, della squadra e dell’intero staff tecnico e sanitario.
Corbo: “Quanti gol deve segnare per mettere al sicuro la vittoria?”
Scrive Antonio Corbo nel suo editoriale per La Repubblica: Il Napoli non si è mai fermato dopo il 5-3 sul Torino, è arrivato a Firenze troppo sicuro, di afferrare la quarta vittoria consecutiva in campionato. Poco più di 20’ e Insigne ha annunciato la serata di festa con una granata rotonda da fuori area, interno destro e palla all’incrocio. Ha continuato a correre, spaventando per tutto il primo tempo la Fiorentina. Il tema tattico cambia nella ripresa, purtroppo. Perché il Napoli non può trarre vantaggio dal suo netto dominio del gioco e dal disagio della Fiorentina. Il 4-2-3-1 favorisce il Napoli su quella fascia, perché Salcedo è in affanno nel controllo di Insigne ed a Chiesa sfugge Ghoulam. Inutili i tentativi di Sousa di creare la superiorità numerica a centrocampo, perché il giovane Cristoforo al centro del terzetto appare disorientato, né il Napoli riduce velocità, ambizione, euforia. Alla squadra azzurra riescono passaggi difficili in velocità, una mobilità abbinata alla precisione per fa impallidire la Fiorentina per tutto il prino tempo.
L’infortunio muscolare di Chiriches, puntuale nel difficile contrasto di Kalinic, complica il piano difensivo, che già rinuncia a Koulibaly. L’inserimento di Maksimovic tradisce qualche imbarazzo, fatale nella ripresa un fallo per fermare la fuga di Kalinic in contropiede. Inivitabile il pareggio. C’era da aspettarselo, perché il Napoli insiste nel rischio: troppi giocatori davanti alla linea della palla. Tutto bene, finché finché corre di più e anticipa gli avversari sulle secondo palle. Accade qualcosa di importante che limita la superiorità del Napoli. Sulla fascia sinistra del Napoli riemerge Chiesa, sulla sinistra esplode Bernardeschi che mette alla frusta Zielinski che ha capacità difensiva inferiore all’esuberanza. Ed è lui, Bernardeschi, che rimette in pari il risultato due volte, almeno la seconda segnala il ritardo di Reina nel volare a sinistra.
Ovvia la riflessione: fortunati i cambi, fuori l’inutile Cristoforo per Zarate che ripaga segnando il terzo. Fortunato anche quello di Sarri, che rispolvera Gabbiadini per Diawava. In una partita giocata a cento orari, ha mostrato segni di appannamento Hamsik. Evitata la sostituzione già domenica scorsa, il capitano rimane ancora in campo. Il Napoli ricade nei soliti errori: si sente invincibile, i formidabili Insigne e Mertens lo accreditano di una forza offensiva straordinaria, tocca a Gabbiadini nel finale rendere giustizia caricandosi di enorme responsabilità: segna il rigore di un pari persino avaro per il Napoli tutto coraggio e poca astuzia. Quanti gol deve segnare per mettere al sicuro la vittoria?
«Tre volte 10», Siani: “Non sarò la spalla di Maradona, al massimo un massaggiatore”
Il titolo, «Tre volte 10», dichiara subito il gioco: a trent’anni dal primo scudetto del Napoli, sara’ il San Carlo, al posto del San Paolo, ad aprire le celebrazioni in lode di Maradona, protagonista di un gala’-festa popolare la sera del prossimo 16 gennaio. Al suo fianco Alessandro Siani, ‘ma no la sua spalla erano dei scesi in terra come Careca e Giordano, io al massimo posso essere una sorta di massaggiatore alla Carmando’. Il tutto in diretta tv, probabilmente su Discovery, ma a Il Mattino dichiara: “L’ultima volta che e’ venuto a Napoli ho conosciuto Diego e, come ormai sempre succede, anche quel rendez vous e’ finito in rete. Mi sentivo al cospetto di un gigante, di un uomo che ha tolto piu’ schiaffi dalla faccia dei miei concittadini di quanto abbia fatto chiunque altro. Mi sono “allanzato” e gli ho chiesto: “Mi insegni a giocare a calcio?”. E lui, con la prontezza di chi gioca sempre di prima: “Si, se tu mi porti a fare un film”. Cosi’ siamo rimasti in contatto ed è venuta fuori non una partita, e nemmeno una commedia da grande schermo, ma l’idea di uno show in suo nome, una maniera per dirgli grazie. Passiamo dal San Paolo al San Carlo, unici altri due santi riconosciuti da San Gennaro, a lui cari e vicini: voliamo alto, insomma. El Pibe, per la prima volta su un palco teatrale, dara’ la sua testimonianza d’amore e di liberta’ mettendo in luce le sue verità e la sua incredibile vita, sul campo e fuori. Stiamo costruendo uno spettacolo con ospiti, musica, sorprese, ma al centro di tutto ci sara’ lui, con i suoi ricordi, la sua veracita’ adottiva, i video di quelle giocate che tutti noi portiamo nel cuore”. I Biglietti sono in vendita da ieri, costeranno dai 330 euro ai 66.
Tagliavento non espelle Kalinic, Orsato minaccia Reina: “Ti mando fuori”
Kalinic si e’ segnalato nell’area soltanto quando ha fatto il furbo, prima tuffandosi in area e poi indicando all’arbitro che non c’era stato fallo da parte di Reina. Non esattamente un gesto di fair play, il croato era gia’ ammonito e ha fatto il bel gesto per convenienza, temendo l’espulsione, come riporta Il Mattino. Reina e’ stato ammonito per un eccesso di proteste da Tagliavento, Orsato a Reina “Ti mando fuori”.
Sparatoria a Sesto San Giovanni: ucciso Anis Amri, il Killer dell’attentato di Berlino. Grave un poliziotto. Prima di morire ha urlato “Allah akbar”
Ucciso a Milano l’attentatore di Berlino
E’ stato ucciso Anis Amri, il tunisino di 24 anni considerato l’autore della strage che a Berlino è costata la vita a 12 persone, travolte da un tir in un mercatino di Natale. Secondo la tedesca Bild, il terrorista è stato colpito a morte dopo che aveva sparato a un agente di pattuglia durante un controllo di routine in piazza I Maggio. Amri, identificato grazie alle impronte, era appena arrivato dalla Francia, come dimostra un biglietto del treno trovato nel suo zaino.
Prima di essere ucciso ha estratto una pistola calibro 22 e urlando ‘Allah è grande’ ha sparato a un agente, colpendolo alla spalla,.
Proveniente da Tataouine e legato al gruppo che portò a termine la strage sulla spiaggia di Sousse, in cui trovarono la morte 38 persone, Amri ha soggiornato nel centro accoglienza di Kleve, nel Nord Reno Westfalia. Gli era stato negato l’asilo, ma aveva ottenuto un permesso di soggiorno temporaneo ad aprile. L’ordine di cattura nei suoi confronti e’ stato emesso in relazione a tutta l’area Schengen.
Video da youtube: Luxien S
L’Isis ha intanto messo la propria firma sull’attentato che lunedì 19 dicembre ha provocato anche 48 feriti, dei quali 14 in condizioni gravissime. Una delle vittime è l’italiana Fabrizia Di Lorenzo, 31enne abruzzese di Sulmona. che viveva dal 2013 nella capitale tedesca, dove lavorava per un’azienda di trasporti.
Chi era Amis Amri
Cinque anni in Italia, quasi tutti trascorsi in carcere: prima a Catania e poi a Palermo. Ed è proprio in galera che sarebbe avvenuta la radicalizzazione di Anis Amri, come ricostruisce “Il Fatto Quotidiano”
Amri arriva sulle coste italiane nel febbraio 2011, in piena primavera araba, a bordo di uno dei tanti barconi che approdano sulle rive lampedusane nei primi giorni di febbraio. È nato a Ghaza, in Tunisia, il 22 dicembre del 1992 e dunque sarebbe già maggiorenne. Alle autorità, però, mente sostenendo di avere ancora 17 anni. Dopo alcune settimane a Lampedusa il giovane viene spedito a Belpasso, in provincia di Catania, in un centro di accoglienza per minori. Qui viene ospitato in attesa che una commissione ministeriale valuti la sua richiesta d’asilo.
Una situazione che dura solo qualche mese: Amri, si fa subito segnalare tra le teste calde del centro. Si lamenta per la scarsa qualità del cibo, protesta per le lungaggini burocratiche necessarie per ottenere lo status di rifugiato politico. Il culmine viene raggiunto il 24 ottobre del 2011 quando Amri e altri quattro tunisini minacciano e picchiano il custode del centro e danno fuoco ai materassi delle stanze. Per quell’episodio viene condannato a 4 anni di carcere per minacce aggravate, lesioni personali e incendio doloso.
Sconta la pena prima nel carcere minorile di Catania Bicocca, poi all’Ucciardone di Palermo, dato che per le autorità aveva raggiunto la maggiore età soltanto nel 2012. Secondo SkyTg24 durante la sua detenzione fu sottoposto a “monitoraggio per atteggiamenti radicali anticristiani”, informazione però smentita da fonti investigative, citate anche da La Stampa: in galera, Amri si fa segnalare come detenuto violento ma non ha mai dato segni di radicalizzazione.
Scarcerato nel maggio del 2015, viene inviato al Cie di Caltanissetta ma il suo Paese non lo riconosce come cittadino tunisino e il procedimento di espulsione si blocca. A quel punto la prefettura nissena può solo intimargli di lasciare l’Italia, inserendo tutte le informazioni che ha sul suo conto nella banca dati Sis, il sistema di informazione Schengen. Il giovane rimane nel nostro Paese fino alla fine di giugno del 2015, quando parte per la Germania.
vivicentro.it/cronaca
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Gabbiadini va in gol e saluta tutti con un gesto al settore ospiti
Manolo Gabbiadini è l’eroe della sera, lo è diventato quasi per caso. Arrivera’ Pavoletti e lui andrà in Premier. «Gli auguro ogni bene, nel suo futuro qualunque sia». E’ un saluto, quello di Mertens, tra i piu’ dolci. Dries gli consegna la palla dopo avergli strappato la maglia di attaccante centrale. E Gabbiadini lo abbraccia quando il belga era a terra nel dopo partita. Ha fatto il suo dovere, pur sapendo che andra’ via. Era il gol dell’addio e, come riporta Il Mattino, la sua corsa verso il settore ospiti ha un siginificato ancora piu’ bello: un segno di affetto verso un pubblico che non lo ha mai scaricato, nonostante le prove negative e la sofferenza per aver giocato in un ruolo che non si è mai sentito suo. E’ un gol che vale solo un punto ma che consegna a tutti il ricordo di un ragazzo con l’orgoglio di acciaio.
Come riporta il Corriere dello Sport, si torna agli umani e finita una partita, quella di Firenze, riparte il mercato, che resta perennemente aperto, accende l’inverno e lo scalda di suo: pronti, via, bisognerà semplicemente fra traslocare Leonardo Pavoletti (28), che al Napoli ha detto sì ed attende la fumata azzurra. I dettagli, colpa loro, rallentano l’evoluzione di un affare che ha bisogno solo degli immancabili bonus: però è andata e mercoledì mattina, a Villa Stuart, con le visite mediche, cadrà l’ultimo velo e si entrerà nel futuro partenopeo.
Come riporta Il Corriere dello Sport, Sarri ha esclusivamente rimpianti che lo fanno contorcere. «Non si possono prendere gol così. E su Kalinic, dalla panchina, non ho avuto percezioni: Orsato mi ha detto che nessuno ha toccato Kalinic ma che non c’era simulazione. Lascio perdere il risultato, ma ci manca la cazzimma….».
Partiamo dalla fine, Sarri?
«Gabbiadini è un freddo e quella circostanza richiedeva un uomo del suo spessore».
Poco prima, invece, eravate state un po’ allegri: gol del vantaggio, poi in dieci minuti il ribaltone.
«Ci ha fatto molto male il 2-2, che invece ha restituito energia ed entusiasmo alla Fiorentina, sempre applicata, soprattutto nella ripresa. Ma non si può venire a Firenze prendere gol dopo un minuto che siamo passati in vantaggio: Bernardeschi ha fatto un gol straordinario, ma gli abbiamo lasciato quaranta metri palla al piede».
Li chiameremo, i vostri, peccati di gioventù.
«Lasciamo sempre qualcosa, è un difetto di mentalità che dobbiamo cancellare in fretta: facciamo prestazioni di livello, poi sciupiamo e rischiamo di ritrovarci con niente in mano. Spero che questa svolta avvenga rapidamente».
Primo tempo d’eleganza, secondo di autocompiacimento.
«L’inesperienza qualcosa ci toglie, ma al di là di questo io voglio vedere sempre una squadra che sappia essere aggressiva. E’ la determinazione che talvolta modifica una serata. Nella ripresa ho avuto l’impressione che ci fossimo allungati, che le distanze tra i reparti non fossero più le stesse».
Di nuovo tre gol e stavolta gli errori sono soprattutto dei singoli.
«Che però a volte arrivano perché indotti. A tratti siamo padroni delle situazioni, in alcune fasi invece ci sfuggono i movimenti. E questo richiede lavoro, per migliorarsi ancora, sempre. Quanto ai riferimenti su Maksimovic, è normale che faccia un pochino di fatica, ha sempre giocato in una retroguardia a tre con predisposizioni diverse dalle nostre. E non c’è mai stato tanto tempo da dedicare agli allenamenti di reparto, perché durante le soste lui è in Nazionale».
Il suo saldo…
«Potevamo perderla ed abbiamo recuperato un punto proprio sul fischio finale. Il calcio è anche questo. Ma nonostante una prestazione meno brillante del solito, siamo stati capaci di produrre sette-otto azioni di assoluto livello. Ripensando a questo periodo, penso che in generale abbiamo meno punti di quelli che avremmo meritato».
L’Angolo di Samuelmania – Adesso un po’ di riposo per questi ragazzi: forza Napoli!
Fiorentina-Napoli, una partita dai tanti goal. Il Napoli è partito molto bene con un grande Lorenzo insigne che insacca con un gol da favola. Poi Bernardeschi ci ha messo del suo con una bella partita e una doppietta! Complimenti sempre ad un grande Dries Mertens che sta diventando un vero bomber con il suo ottavo gol nelle ultime 3 partite! Adesso un po’ di riposo per questi ragazzi, ci rivedremo con un nuovo anno, speriamo ricco di soddisfazione. Forza Napoli!
La Cassa Depositi e Prestiti potrebbe entrare nel capitale dell’azienda di telecomunicazioni per bloccare la vendita a Orange e costringere Bollorè a trattare.
Per l’Agcom infatti la somma del controllo di Telecom e Mediaset violerebbe le norme Antitrust.
Il governo corre ai ripari: fermare i francesi con Telecom
Cdp nel capitale dell’azienda di Tlc per bloccarne la vendita a Orange e costringere il finanziere bretone a trattare su Mediaset e Generali
ROMA – Quando hai poche legioni e i Galli sono in sovrannumero, attaccali dove meno se lo aspettano. Il governo italiano, alle prese oggi con l’offensiva francese su Mediaset e temendo domani un assalto frontale a Generali, sembra stia facendo tesoro della lezione di Giulio Cesare nel De Bello Gallico. Se nella scalata a Mediaset Roma sembra avere poche armi a disposizione, in queste ore ai piani alti di palazzo Chigi e dei ministeri interessati si starebbe ragionando su una controffensiva direttamente sul quartier generale nemico.
Telecom Italia, che vede in Vivendi il primo azionista con il 24,19 per cento. Ma bisogna andare con ordine. Dalla mattina del 5 dicembre, con l’Italia senza un governo e i francesi che iniziano le loro operazioni sul campo, nei palazzi della politica scatta l’allarme rosso. E se nel giro di qualche settimana Mediaset diventasse francese? Nel governo e al Quirinale torna una definizione diventata di moda durante la campagna referendaria, l’ormai famoso «combinato disposto». Il problema infatti non sarebbe tanto una Mediaset transalpina, quando la concentrazione enorme di potere che ne deriverebbe accoppiandola a Telecom, dove Bolloré è già l’azionista di controllo. Chi comanda in Telecom controlla il traffico di dati e comunicazioni in Italia, compresi quelli più sensibili. Le contromisure tuttavia sembrano inefficaci. Qualcuno nel governo ricorda che l’Italia andò incontro a una procedura d’infrazione europea e fu costretta a stabilire un limite di cinque Mux (Multiplexer, centri di trasmissione) per ogni operatore: 5 alla Rai, 5 a Mediaset e 5 a Telecom. Con l’aggregazione Telecom-Mediaset un singolo operatore avrebbe 10 Mux da solo, quindi il governo potrebbe intervenire invocando il superamento del limite europeo. Sempre sul terreno dell’eccessiva concentrazione, il governo Renzi bloccò l’Opas di Mediaset sulle torri di Raiway, e anche questo precedente potrebbe essere fatto valere. Infine, il golden power, la possibilità che lo Stato intervenga nel capitale di una società «nel caso siano messi a rischio gli interessi nazionali». Nulla vieta che sia applicato al Biscione, dato che l’elenco dei settori definiti strategici nella legge del 2012 comprende anche «le comunicazioni».
Eppure non è su Mediaset che in queste ore si sta concentrando l’attenzione del governo, bensì su Telecom, la casamatta di Bolloré. Da ambienti finanziari vicini all’industriale bretone trapela infatti la notizia di un’accelerazione nei piani per la vendita di Telecom, che la cura dell’ad Flavio Cattaneo ha fatto diventare molto profittevole, al colosso francese delle tlc Orange. Al governo italiano il piano non è sfuggito – «ha lucidato l’auto prima di venderla», scherza uno degli uomini del pd che segue da vicino la vicenda – e la contro mossa sarebbe farglielo saltare, mettendo in campo l’unica vera massa d’urto rimasta, quella di Cassa Depositi e Prestiti. Che potrebbe entrare nel capitale di Telecom per pareggiare la quota di Vivendi, con un costo stimato in 2,5 miliardi di euro. Un investimento strategico per la Cdp di Claudio Costamagna? «La stiamo facendo entrare nell’Ilva – obiettano nei ministeri che si occupano della controffensiva -, ovvero in un business del secolo scorso come l’acciaio. E non dovrebbe entrare nel capitale di un’azienda di Tlc?».
Oltretutto nel governo spiegano che la mossa su Telecom sarebbe un colpo studiato solo «per costringere i francesi a trattare», per discutere ad armi pari con Bolloré, senza subire passivamente la sua furia. Inserendo nel negoziato la prossima partita, quella ancora più strategica, di Generali, per difendere il leone di Trieste dalle mire di Axa. E per sedersi al tavolo con Bolloré è necessario mettere una pistola sul tavolo, minacciandolo di bloccare la vendita a Orange. Ormai l’intervento dello Stato nella partita non è più un tabù. «Credo – ha scritto pochi giorni fa Antonello Giacomelli, sottosegretario alle comunicazioni – che una riflessione profonda sul ruolo del pubblico sia inevitabile». Se il governo è preoccupato per la perdita degli ultimi campioni nazionali, al Quirinale è suonato anche un altro campanello d’allarme. Cosa accadrebbe infatti nella prossima campagna elettorale con Sky e Mediaset in mano a Murdoch e Bollorè? E se a uno, oppure a entrambi, venisse in mente di dare uno scossone al sistema, magari tirando la volata a una forza antieuropea? I problemi, come si vede, sono molteplici e necessitano di risposte rapide. Anche per questo Sergio Mattarella ha deciso di non lasciare la Capitale in questi giorni di festa, a differenza del ministro Pier Carlo Padoan che a un interlocutore avrebbe dato l’arrivederci «a dopo le vacanze».
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vivicentro/Il Governo pensa a Telecom per bloccare Ballorè
lastampa/Il governo corre ai ripari: fermare i francesi con Telecom FRANCESCO BEI
Vivendi non si ferma: estende la scalata in Mediaset e fa sapere di essere salita al 28,8%. Oggi i vertici del gruppo francese sono attesi in Consob. In soccorso dell’azienda controllata dalla famiglia Berlusconi potrebbe arrivare il governo che ha già pronto un piano per fermare i francesi attraverso Telecom.
Vivendi sfiora il 30%. Mediaset in Consob: “Nessun contatto”
Oggi l’audizione dell ’ad transalpino de Puyfontaine. I titoli del gruppo televisivo sotto pressione: -13%
MILANO – Quasi un terzo del capitale di Mediaset parla francese. Vivendi ha comunicato ieri di essere salita al 28,8% del Biscione e di detenere – per effetto delle azioni proprie direttamente in mano a Cologno Monzese – il 29,94% dei diritti di voto. Basterebbe comprare uno 0,06% in più e per Parigi scatterebbe l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto su tutto il gruppo fondato da Silvio Berlusconi. Ma è un’eventualità che per il momento Vincent Bolloré non starebbe considerando.
In Borsa, dunque, l’effetto «dopante» degli acquisti di Vivendi è venuto meno e ieri il titolo che in un mese ha guadagnato quasi l’80% s’è sgonfiato un poco, anche dopo che alcune case di investimento hanno consigliato ai propri clienti di ridurre gli acquisti. Risultato: festa finita, titolo in ribasso del 12,4% a 4 euro tondi, con molti fondi che – in vista della fine dell’anno – chiudono la posizione e incassano la plusvalenza.
Il pallino resta ora ai due contendenti. Per Vivendi l’aria si fa più pesante ogni giorno che passa. Da Parigi attendono di capire cosa uscirà dai molteplici esami cui le loro mosse sono sottoposte: la Consob, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), la magistratura. Senza scordare il governo. LEGGI ANCHE: Il Governo pensa a Telecom per bloccare Ballorè
Oggi l’ad Arnaud de Puyfontaine sarà a Roma, dove è stato convocato negli uffici della Consob, l’autorità che vigila sul mercato. Lo metteranno sotto torchio, sui perché e sui percome della scalata. Chiederanno conto di quei comunicati che, non richiesti, hanno preannunciato le mosse che, a distanza di ore, pochi giorni al massimo, si sono puntualmente avverate. De Puyfontaine dovrà dimostrare che la fama di raider che il suo presidente Bolloré si è conquistata negli anni non è applicabile tout court al caso Mediaset, per cui Vivendi ha un progetto strategico, la famosa Netflix europea per contrastare i colossi americani e cinesi. Un po’ di domande a Consob le ha suggerite ieri Marco Giordani, direttore finanziario di Mediaset, a sua volta convocato dagli «sceriffi» del mercato e sentito negli uffici milanesi della Commissione. Qui ha ripercorso le tappe di una storia che comincia ad aprile, con la firma degli accordi che a luglio Vivendi disattenderà: non vuole più rilevare Premium la tv a pagamento delle cui prospettive non è convinta. Tutto studiato in vista della scalata? Gli accordi, inoltre, stabilivano una salita reciproca del 3,5%, per arrivare al 5% in tre anni, giammai al 30%. Insomma, il Biscione si sente accerchiato e cerca tutele. E, giura Giordani, contatti recenti – dopo il gelido incontro di una settimana fa tra de Puyfontaine e Pier Silvio Berlusconi – «non ce ne sono stati».
Sulla strada dei francesi c’è poi l’Agcom, la quale dubita che Parigi possa controllare contemporaneamente tanto Telecom quanto Mediaset. Ma che il controllo di Telecom sia francese (formalmente Vivendi ha 4 consiglieri su 17 e nell’ultima assemblea ha dovuto contare sui voti dei fondi per ottenerne l’investitura) è tema dibattuto in Consob, come lo fu ai tempi della pirelliana Olimpia a cui, col 22%, fu riconosciuta solo una «significativa influenza», non il controllo. Ieri i tecnici di Consob e Agcom ne hanno dibattuto in un incontro di coordinamento. E poi c’è il governo. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha ribadito che l’operazione francese «è giudicata negativamente», ha connotati «troppo opachi», ma ciò «non vuol dire che si facciano dei provvedimenti ad hoc», ha assicurato. I francesi assedianti sono a loro volta sotto assedio. Ma Bolloré studia già la via d’uscita, tra la vendita di Telecom a Orange (la ex France Telecom) e un accordo in extremis col Cavaliere, obiettivo mai perso di vista.
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Ambra Angiolini, una settimana fa, ha postato su Instagram una foto che nel giro di pochi minuti ha ricevuto oltre 3230 like e più di 421 commenti. La foto “incriminata”, riporta un tratto di lungomare di Barletta mostrandone il più totale abbandono ed il suo essere sommerso dai rifiuti. A corredo della foto Ambra inserisce il seguente commento:
«La natura e l’uomo. Non posso proprio capire …mi auguro che anche le loro case siano così, che loro ‘dentro’ siano fatti di questo schifo. Una delle tante cose che per fortuna non sono disposta a capire e tollerare». #loschifo#imbarazzante#instaschifo
e si scatena ANCHE l’indignazione di chi preferisce girare la testa altrove e il nascondere la polvere sotto il tappeto, incluso il Sindaco della Città, Pasquale Cascella.
Il caso ha sollecitato anche il pensiero di Gramellini che, sul suo articolo di Opinione di oggi s La Stampa, così scrive:
Ambra e le vergini del bagnasciuga
Ambra Angiolini diffonde la foto di un lungomare italiano tormentato dall’immondizia, elevandolo a simbolo del degrado. Qualcuno riconosce il luogo, Barletta, e i galantuomini del web si esibiscono nei soliti esercizi di stile a base di improperi e minacce. Contro i vandali e gli spazzini, responsabili a diverso titolo dello scempio? Naturalmente no. Contro colei che l’ha denunciato, osando lavare in pubblico i panni sporchi (è il caso di dirlo). Al coro delle vergini trafitte si aggiunge il sindaco della cittadina pugliese Pasquale Cascella, già portavoce di Napolitano, che si mostra irritato dalla scelta di Ambra, imputa a una minoranza (di alieni?) la trasformazione della spiaggia in pattumiera e conclude che l’attrice avrebbe fatto meglio a fotografare un tratto di litorale pulito. Ma certo, perché ostinarsi a mostrare i topi di Tor Bella Monaca quando a Roma esiste anche la Cappella Sistina? E perché sottolineare l’esercito nazionale di precari invece di concentrarsi sui vincitori morali di X Factor? Per i teorici della «bella figura» il problema italiano consiste nel volere mostrare i problemi, non nel rifiutarsi di prendere atto che esistono.
P.S. Ieri ci ha lasciati troppo presto un giornalista d’inchiesta e di razza, il cui acume – unito a una padronanza strepitosa della lingua – i lettori de «La Stampa» ebbero modo di apprezzare a lungo. Ecco, almeno questo ennesimo brandello di ipocrisia italica Alberto Statera se l’è risparmiato.
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vivicentro/Ambra ”rompe” la politica dello struzzo e gli struzzi si ribellano
lastampa/Ambra e le vergini del bagnasciuga MASSIMO GRAMELLINI
Andrea Della Valle ha rilasciato alcune dichiarazioni nel post partita di Fiorentina-Napoli. Ecco le sue parole riportate da Firenzeviola.it: “Oggi c’è rabbia perché questa non è la classifica che merita la Fiorentina. Sono fiducioso perché a gennaio questa squadra può tornare nelle posizioni che le competono. Oggi abbiamo visto una gara spettacolare, il primo gol del Napoli però era in fuorigioco. Oggi abbiamo giocato contro una grandissima squadra, noi però non abbiamo mollato un attimo: meritavamo anzi di vincere. Nelle ultime partite abbiamo visto una Fiorentina vittima di episodi, son certo che da gennaio ripartiremo da una squadra con questo carattere.
Tomovic ed il mercato? Se c’è da fare qualcosa la proprietà e molto attenta: io credo che non ci sia da fare nulla. Bernardeschi? Non è mai stato in vendita, il mister lo ha voluto tenere perché spetta a lui. Adesso abbiamo blindato Kalinic, poi penseremo anche a lui, che ha già un contratto lungo. Sousa? Oggi parliamo solo della partita, godiamoci questo mezzo bicchiere pieno. Gli auguri ai tifosi viola? Abbiamo ancora tanti obiettivi aperti: davanti a me vedo ottimismo. Auguro un bell’anno nuovo a tutti i tifosi viola. Spero che si parli sempre di più di Fiorentina a livello nazionale: abbiamo ancora tanti obiettivi in corso. Lo stadio? A fine gennaio stiamo preparando la presentazione con tante cose interessanti”.