14.8 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 5981

Collirio REDOFF COLL: ritirato dalle farmacie. Aifa: ‘impurezze sconosciute’

0
Collirio ritirato dalle farmacie. Farmaci nuovo ritiro, bufera

Collirio ritirato dalle farmacie. Farmaci, Aifa: “Non usate quel COLLIRIO”

Collirio ritirato dalle farmacie. Allarme farmaco, “non usate quel collirio”. Ecco perchè il collirio è stato ritirato

Farmaco ritirato dalle farmacie E’ un collirio. Un altro farmaco nel mirino dopo gli anti ipertensivi, i gastroprotettori, antidepressivo, anti asmatico e una medicina per la cefalea ritirati giorni fa.

COLLIRIO RITIRATO DALLE FARMACIE. AIFA, LA DECISIONE

L’Aifa ha appena tolto dal mercato italiano un altro farmaco. Si tratta del lotto n. 007016 scadenza 07-2017 della specialità medicinale REDOFF*COLL FL 5ML 0,2%+0,1% – AIC 036506018 della ditta Thea Farma Spa. Lo ha comunicato la stessa azienda farameceutica che ne ha predisposto il ritiro.

COLLIRIO RITIRATO: REDOFF*COLL

REDOFF è utilizzato per il trattamento antiflogistico; congiuntiviti, blefarocongiuntiviti, cheratiti e cherato-congiuntiviti, episcleriti e scleriti, reazioni post-operatorie ed in varie forme flogistiche del segmento anteriore dell’occhio; calazio, pterigion, dacriocistiti. Il provvedimento, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si è reso necessario a seguito della segnalazione da parte della ditta concernente “risultato fuori specifica con impurezze sconosciute” in alcune confezioni del medicinale suddetto. Il lotto in questione non potrà essere utilizzato e la ditta Thea Farma dovrà assicurarne l’avvenuto ritiro entro 48 ore dalla ricezione del provvedimento.

FARMACI, “COLLIRIO NON VA USATO SE LO AVETE IN CASA”

Il richiamo è stato predisposto qualche giorno fa dopo il riscontro di “risultati fuori specifica con impurezze sconosciute” in alcuni flaconcini. Il prodotto ritirato viene usato spesso per gli occhi arrossati, o ad esempio per la congiuntivite, per la blefarocongiuntivite, per la cheratite. Il lotto interessato è lo 07-2017, n. 007016 e AIC 036506018. Chi avesse una confezione del lotto in casa non deve usarla. Come informa l’Agenzia del farmaco “la serie di verifiche cui sono sottoposti i medicinali in commercio, può talvolta evidenziare una variazione del rapporto tra rischio e beneficio nell’uso del farmaco o, più semplicemente, un’efficacia minore rispetto a quella attesa. In altre occasioni, poi, un medicinale sottoposto ai controlli può non presentare la composizione qualitativa e quantitativa dichiarata nei documenti che ne accompagnano il percorso di vita. In tutti questi casi l’Aifa, per tutelare la salute del cittadino, interviene con una serie d’azioni che possono andare dalla sospensione al divieto di vendita (…) un provvedimento amministrativo che, con effetto immediato, impedisce dal momento della sua entrata in vigore, la vendita sul territorio nazionale di una specialità medicinale (anche se registrata con procedura centralizzata o di mutuo riconoscimento), di prodotti medicinali non dotati di Autorizzazione all’Immissione in Commercio (ad esempio prodotti galenici, prodotti magistrali, eccetera), sempre per motivi di sanità pubblica”.

vivicentro.it/salute
vivicentro/Collirio REDOFF COLL: ritirato dalle farmacie. Aifa: ‘impurezze sconosciute’
affariitaliani/Collirio ritirato dalle farmacie. Farmaci, Aifa: “Non usate quel COLLIRIO”

Caccia alla rete del killer jihadista in Lombardia

Prima di arrivare in Italia Anis Amri, il Killer jihadista autore della strage di Berlino, è passato da Lione. A rivelarlo sono le analisi delle telecamere della stazione ferroviaria francese. Adesso gli inquirenti sono al lavoro per cercare di ricostruire la rete dei suoi contatti in Lombardia. Al vaglio ci sono biglietti, spostamenti e pagamenti. Quello che sembra certo è che non agiva come un “cane sciolto”.

Il terrorista di Berlino filmato a Lione. Caccia alla rete in Lombardia

Biglietti, spostamenti e pagamenti: Amri non agiva come un “cane sciolto”

Per avere qualche risposta sulla presenza di Amis Amri venerdì notte a Sesto San Giovanni, gli inquirenti italiani sperano nei risultati che potrà dare la sim card olandese ritrovata nel cellulare del terrorista tunisino accusato della strage di Berlino. Inattiva in Italia ma funzionante forse in Francia dove, prima di prendere il treno che lo avrebbe portato a Torino, Amri potrebbe essersi messo in contatto con qualcuno per cercare appoggi.

Se è vero che dal piazzale della stazione di Sesto, il terrorista all’alba sarebbe potuto ripartire con un pullman per arrivare in Spagna come nei Balcani o in Calabria, è vero anche che per passare nuove frontiere sarebbe stato più sicuro avere documenti contraffatti. Dunque non si può escludere che a Sesto cercasse di incontrare qualcuno che potesse aiutarlo anche solo ad imboscarsi per qualche giorno.

Lombardia radicalizzata  

L’arresto a Milano agli inizi di dicembre di un aspirante kamikaze, radicalizzatosi in Germania, il marocchino Nadir Benchorfi, e l’espulsione negli ultimi mesi di 5 estremisti islamici tra Lecco e Monza, tra cui il tunisino Belhadj Belgacem Ben Mohamed, imam di Camerlata, in provincia di Como, sospettato di aver reclutato combattenti jihadisti partiti per la Siria nell’ultimo anno, fanno della Brianza, di cui Sesto San Giovanni lambisce i confini, un luogo adatto per trovare appoggi senza che qualcuno faccia domande. Ed è in questi ambienti che l’Antiterrorismo sta scandagliando.

A Milano sono appena arrivate le immagini registrate dalle telecamere della stazione di Lione Part-Dieu dove il giovane aveva acquistato in contanti un biglietto per Milano con corrispondenza a Chambery (stazione in cui le poche telecamere invece non hanno fornito riprese del tunisino). Questi filmati, più quelli di Torino, quelli della stazione Centrale di Milano e gli altri acquisiti lungo il percorso fatto da Amri per arrivare nel grande piazzale della stazione di Sesto San Giovanni con un autobus sostitutivo della metropolitana, rappresentano un unico, lungo, documentario muto, dove Amri viene ripreso apparentemente sempre solo.

Nel complesso, Amri dimostra una capacità di scelta dei tempi, nonché dei mezzi di spostamento (i cambi alle stazioni, i treni regionali e poco controllati, le fattezze camuffate da cappellino e zainetto), come anche l’uso di contanti e mai di card, che testimoniano la preparazione di un terrorista addestrato a sufficienza. Non un semplice cane sciolto, magari con problemi psichici, attivato da chissà quale fanatico, com’era capitato per attentati analoghi. Piuttosto uno jihadista preparato ideologicamente, consapevole, pronto al peggio.

Le principali notizie giungono dalla Tunisia: si è scoperto che aveva convinto un nipote, fermato l’altro ieri e subito molto collaborativo, ad unirsi a lui in Germania nella cellula controllata da Abu Walaa, il predicatore dell’Isis arrestato in novembre in Bassa Sassonia. Gli aveva inviato documenti falsi e soldi per pagarsi il viaggio. I due comunicavano via Telegram.

Peraltro Amri, dopo aver registrato il filmato post strage nei pressi di Berlino, ha trovato il modo di inviarlo, probabilmente via Telegram, all’ufficio di propaganda dello Stato Islamico che lo ha diffuso il giorno dopo la sua morte.

Ma in Italia chi lo conosceva? Su chi poteva contare uno che aveva trascorso quattro anni in carcere? Poteva appoggiarsi ad altri «fratelli», magari a Sesto, oppure a semplici delinquenti comuni, che però all’ultimo momento gli hanno fatto mancare l’appoggio? A queste domande, investigatori e magistrati vogliono dare una risposta per non lasciare in libertà eventuali complici. Così l’attività investigativa si sta muovendo su vari fronti: i contatti rintracciati sulla sim card olandese e quelli trovati sullo smartphone abbandonato sul camion usato per la strage; la corrispondenza con la famiglia e con gli amici in Tunisia (gli inquirenti hanno chiesto alle autorità locali i documenti sul nipote), le frequentazioni sui social; infine le risposte che potrà dare la balistica sulla calibro 22 usata dal tunisino per sparare all’agente nel piazzale di Sesto. L’arma, acquistata probabilmente a Berlino, dovrebbe essere la stessa utilizzata per uccidere l’autista polacco Robertt Lukas Urban durante la strage. L’inchiesta coinvolge diversi Paesi europei: da ieri, sono arrivati in Italia degli investigatori tedeschi per collaborare con la nostra polizia e potrebbero portare altri elementi di novità.

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Caccia alla rete del killer jihadista in Lombardia
lastampa/Il terrorista di Berlino filmato a Lione. Caccia alla rete in Lombardia PAOLO COLONNELLO FRANCESCO GRIGNETTI

Crisi senese, Alitalia e Mediaset: il rischio di una ”tentazione statalista”

0

Andrea Mingardi, nel suo commento, accosta la crisi senese a quelle di Alitalia e Mediaset sottolineando il rischio di una “tentazione statalista”.

Mps, sventare la tentazione statalista

In Italia ogni tanto non è ben chiaro quale sia il problema, ma è sorprendentemente chiara la soluzione: l’intervento dello Stato. Per Natale gli italiani hanno ricevuto la ricapitalizzazione pubblica del Monte dei Paschi di Siena, resa possibile da un’operazione straordinaria «salva-risparmio» con cui il governo ha rivisto gli obiettivi di finanza pubblica cioè fatta a debito.

Alitalia è a un passo dalla bancarotta e lo Stato, rientrato nell’azionariato con Poste, è sollecitato ad occuparsene. Su questo giornale abbiamo letto che sta prendendo corpo l’idea di un investimento di Cassa Depositi e Prestiti, la banca dello Stato, in Telecom.

Il pretesto è offerto dal rastrellamento di azioni Mediaset da parte di Vivendi, che di Telecom è il primo azionista. Non è ben chiaro in che senso la mossa aiuterebbe Fininvest e la famiglia Berlusconi, che temono un’opa ostile. In compenso, riporterebbe lo Stato nella telefonia.

Mps-Alitalia-Telecom sono tre storie diverse, ma hanno almeno tre elementi in comune. Primo, non si tratta di interventi che trovano la propria ragion d’essere in un «fallimento del mercato». Secondo, rappresentano iniziative sulle quali c’è un sostanziale accordo, al netto di qualche increspatura superficiale, fra le forze politiche. Terzo, questa «saldatura statalista» giustifica, di fatto, uno Stato che per primo viola le sue stesse regole.

Nessuno ha avuto la faccia tosta di sostenere che Mps sia arrivata sin dov’è a causa del «liberismo selvaggio»: è un istituto di credito fino a ieri fortemente dipendente dalla politica in generale e da un partito politico in particolare.

Alitalia opera in un settore difficile, ma nel quale altre compagnie hanno aumentato passeggeri e quota di mercato. Non c’è una crisi del settore: un’impresa, come può capitare, ha sbagliato piani e strategie. Telecom è un’azienda tornata su un sentiero di crescita, che opera in un settore innovativo e competitivo.

Il salvataggio di Mps era considerato inevitabile. Il Monte è un istituto a rilevanza sistemica, il sistema bancario italiano è fragile, senza ripresa del credito non c’è ripresa economica. Staccare la spina richiederebbe coraggio politico in Paesi di cultura liberale: figurarsi da noi. Ma neppure sulle questioni Alitalia e Telecom abbiamo sentito voci di dissenso (con l’eccezione del solo Capezzone).

L’interventismo mette d’accordo destra e sinistra e consente allo Stato di aggirare le regole che esso stesso si è dato.

Due esempi. Nella relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria di Cdp si legge che Cassa ha partecipazioni pari a circa 30 miliardi, a fronte di un patrimonio netto di 20. Ciò significa che investe in azioni parte della raccolta del risparmio postale: cosa che nessun istituto di credito potrebbe fare, secondo le regolamentazioni vigenti. Ciò che viene considerato troppo rischioso per le banche «normali» viene permesso a chi custodisce il risparmio postale.

Esiste un meccanismo europeo, l’Esm, per la ricapitalizzazione degli istituti di credito. Il suo intervento è coerente con quell’«unione bancaria» fatta di regole e impegni comuni di cui i nostri governi sono stati sponsor entusiasti.

Perché non si è scelto quella via, per il salvataggio Mps? Probabilmente perché con la carota dei quattrini sarebbe arrivato anche il bastone della richiesta di impegni precisi sul fronte della finanza pubblica.

Fa parte del cliché nazionale lamentarsi dello scarso rispetto delle regole da parte degli italiani. Ma i politici per primi aggirano le norme di cui sono entusiasti promotori. In un Paese che ama tanto le polemiche, gli accordi bipartisan si fanno solo per spendere i soldi degli altri.

LEGGI ANCHE:

Salvataggio Mps fino a 8,8 miliardi
ECONOMIA

Monito Bce su Mps

Il salvataggio di Mps potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro. Il nodo da sciogliere resta l’ammontare dei fondi…

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

vivicentro.it/editoriale
vivicentro.it/Crisi senese, Alitalia e Mediaset: il rischio di una ”tentazione statalista”
lastampa/Mps, sventare la tentazione statalista – ALBERTO MINGARDI

Consigli per i risparmiatori impelagati i MPS

0

Sandra Riccio racconta quali sono le opzioni per i risparmiatori coinvolti nell’operazione MPS

Mps, come difendere i risparmi

Un salvagente per i bond subordinati: potranno essere trasformati in obbligazioni normali. Chi non ci sta può rivolgersi a partire dal 9 gennaio all’arbitro finanziario istituito da Consob

MILANO – In questi giorni i risparmiatori guardano con preoccupazione a Siena. Le pericolose sorti del Monte dei Paschi hanno guastato le feste natalizie a migliaia di famiglie. Dopo lo stop alla ricapitalizzazione privata della terza banca del Paese, la palla è passata al governo che, nella notte del 22 dicembre, ha varato il decreto di salvataggio bancario sulla scorta dell’autorizzazione ottenuta del Parlamento. L’intervento di Stato è una buona notizia per i risparmiatori perché in questo modo vengono evitati i meccanismi di bail-in (salvataggio interno) e di conseguenza non vengono intaccati i depositi e i conti correnti. Inoltre vengono preservate le obbligazioni senior, che sono quelle più garantite, a scapito però di obbligazioni subordinate e azioni Mps che dovranno sopportare l’onere del salvataggio insieme allo Stato. Ecco cosa sapere e come difendersi.

I bond subordinati  

Il decreto salva-Mps ha previsto la conversione al 75 per cento del valore nominale per i bond Tier1 sottoscritti in prevalenza dalla clientela istituzionale e la conversione al 100 per cento del valore nominale per i bond Tier2 sottoscritti soprattutto dalla clientela “retail”, vale a dire i piccoli risparmiatori.

Non è però chiaro quale sarà il prezzo utilizzato per convertire il nominale delle obbligazioni in azioni (ovvero il tasso di conversione). In ogni caso è prevista una compensazione per i piccoli risparmiatori: la banca propone di scambiare le azioni frutto della conversione delle obbligazioni subordinate con obbligazioni non subordinate di nuova emissione. Il Tesoro acquisterà le azioni scambiate con le obbligazioni non subordinate di nuova emissione. Il risultato pratico, «al termine della procedura di compensazione orientata a tutelare i risparmiatori», è «che coloro che inizialmente detengono obbligazioni subordinate si troverebbero quindi a possedere obbligazioni non subordinate».

Cosa succederà alle azioni  

È ancora presto per formulare ipotesi su quella che sarà la sorte dei titoli Mps in Borsa una volta terminata l’operazione di ricapitalizzazione di Stato e ripresi gli scambi. Gli investitori potrebbero ritrovare fiducia e ricominciare a puntare sui nuovi titoli del Monte post operazione. Certo è che il salvataggio diluirà fortemente le azioni vecchie in circolazione prima della ricapitalizzazione precauzionale. Gli azionisti vecchi perderanno quasi tutto il valore del loro investimento e dovranno sperare che i nuovi titoli che si troveranno in portafoglio, enormemente diluiti dalla trasformazione dei bond subordinati in nuovi titoli azionari del Monte, ritornino a salire a Piazza Affari. Così potranno recuperare un po’ di valore.

L’arbitro Consob  

Gli investitori che non vorranno stare a quanto fissato con l’operazione Mps potranno rivolgersi al nuovo arbitro finanziario appena istituito da Consob. I ricorsi davanti a questo giudice riguarderanno soprattutto i bond subordinati, quelle obbligazioni ad alto rischio che molti risparmiatori si sono ritrovati in portafoglio senza essere consapevoli di cosa poteva accadere ai loro soldi.

La partita fra banca e investitori con profili non adatti a un investimento azzardato si potrà risolvere stragiudizialmente, in tempi ridotti e a costi minimi.  

Il nuovo arbitro sarà operativo dal 9 gennaio, giusto in tempo per affrontare le richieste dei numerosi risparmiatori del Monte dei Paschi di Siena.

Il rischio contagio

La ricapitalizzazione precauzionale della banca di Siena e soprattutto la possibilità di un completo rimborso dei detentori di bond subordinati retail, vale a dire dei piccoli risparmiatori che avevano le subordinate in portafoglio, lascia sperare in ricadute solo minime sulla fiducia nel sistema bancario italiano.

Insomma, l’operazione messa in piedi dal governo ha cercato di attenuare il più possibile il rischio di contagio a tutto il sistema. Di sicuro i passi fatti dal Tesoro hanno fatto tirare un sospiro di sollievo al settore bancario a Piazza Affari che, nelle ultime sedute prima della pausa natalizia, è tornato a essere acquistato e ha riguadagnato un po’ di terreno.

AZIONI: MOLTE OCCASIONI IN BORSA FRA I GRANDI DELL’EXPORT  

Il 2017 sarà un altro anno movimentato sui mercati. La volatilità potrebbe di nuovo appesantire i listini per le incertezze economiche e politiche in arrivo. Nonostante i rischi, gli esperti continuano a credere nelle azioni, che rimangono fra i pochi asset che ancora offrono rendimenti interessanti. Le azioni devono però essere scelte in modo oculato. «Nelle nostre strategie più prudenti preferiamo l’Europa e gli Usa – dice Alfredo Piacentini, managing partner di Decalia Am -. In questo momento ci sono più occasioni sull’azionario europeo ma con un rischio più elevato rispetto agli Usa». L’Italia? Qui gli esperti continuano a ripetere di guardare ai grandi esportatori con marchi consolidati e un buon management come Prysmian, Technogym, Ferrari.

OBBLIGAZIONI: TITOLI INDICIZZATI ALL’INFLAZIONE E SCADENZE MASSIME A 4 ANNI  

Sull’obbligazionario mondiale si è andata formando una bolla speculativa negli ultimi anni. I prezzi sono saliti molto, sia sulla parte governativa, sia sulle obbligazioni delle società. Nel nuovo anno occorrerà maggiore prudenza su questo particolare segmento, in particolare in vista di un possibile rialzo dei tassi da parte delle Banche centrali e in particolare della Bce. Per affrontare al meglio i cambi di politica monetaria, gli esperti consigliano di ridurre le durate dei titoli su cui investire e di non superano i 3-4 anni. Un’idea su cui puntare nel 2017 potrebbe essere quella dei bond indicizzati all’inflazione in Europa e in Usa. Questo in vista di un ritorno del caro-prezzi che farebbe automaticamente salire il valore di questi bond.

MATTONE: IL MERCATO DELLA CASA RIPARTECOI TASSI DEI MUTUI AI MINIMI  

Sull’immobiliare sta tornando la fiducia. Le occasioni per chi sta cercando casa non mancano dopo il forte calo dei prezzi dal 2007 in poi. Per gli esperti, il nuovo anno vedrà ancora quotazioni stabili. All’orizzonte potrebbe però prepararsi un rialzo dei tassi d’interesse sui mutui. Il cambio di passo della Fed in America e il recente rialzo degli indici a cui sono parametrati i nostri mutui portano a prevedere un incremento in arrivo. Adesso gli interessi da pagare alla banca per finanziare la casa sono ai minimi storici. Il tasso fisso migliore sul mercato è intorno all’1,5% mentre quello variabile si muove intorno allo 0,90%. Assicurarsi ora un tasso vantaggioso potrebbe rivelarsi un buon investimento per gli anni a venire.

COLLEGATE:

Salvataggio Mps fino a 8,8 miliardi
ECONOMIA

Monito Bce su Mps

Il salvataggio di Mps potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro. Il nodo da sciogliere resta l’ammontare dei fondi…

Licenza Creative Commons 

Alcuni diritti riservati.

vivicentro.it/opinione
vivicentro/Consigli per i risparmiatori impelagati i MPS
lastampa/Mps, come difendere i risparmi SANDRA RICCIO

Angeloni su MPS: ”lo Stato da solo non basta”

0

In un’intervista Ignazio Angeloni, membro italiano della Vigilanza Bce, spiega che «lo Stato da solo non basta» e invita l’istituto di Siena a «coinvolgere azionisti e obbligazionisti».

“Lo Stato da solo non basta. Siena deve coinvolgere azionisti e obbligazionisti”

Angeloni (Bce): pubblico e privato condividano i rischi. “Etruria e gli altri istituti in crisi? Soluzione imminente”

FRANCOFORTE – A differenza della nuova Eurotower, il vecchio grattacielo Bce che ospita il suo ufficio al trentaquattresimo piano si confonde fra quelli del cuore finanziario di Francoforte. Ignazio Angeloni, membro italiano della vigilanza europea, lo frequenta sin da quando al bar interno si usava ancora il marco tedesco. Oggi è il funzionario italiano più alto in grado nella struttura che controlla le grandi banche della moneta unica. È fra coloro i quali hanno seguito da vicino la vicenda del Monte dei Paschi. Dice che il principio della condivisione degli oneri – quello che impone la conversione delle obbligazioni Mps e azzerò quelle di Etruria – va «mantenuto ma anche regolato e gestito» per «evitare rischi al sistema». Dalla risposta sul destino delle quattro banche fallite l’anno scorso si intuisce che la soluzione è imminente.

LEGGI ANCHE: Monito Bce su Mps

Angeloni, per evitare il fallimento del Monte dei Paschi il governo ha scelto la strada del salvataggio pubblico scartata la scorsa estate. Eppure il primo stress test negativo per la banca senese risale al 2014. E’ arrivato in ritardo?  

«L’intervento pubblico per una banca è sempre l’ultima opzione ed è soggetto a regole stringenti. I vertici di Mps hanno lavorato in questi mesi a varie soluzioni che la vigilanza ha seguito con attenzione, e per le quali aveva concesso un certo periodo di tempo nella speranza che andassero a buon fine. Esaurito questo tempo il governo ha valutato che un intervento fosse necessario».

Si tratta del terzo intervento pubblico in pochi anni. Per quale ragione questa volta dovrebbe essere l’ultima?  

«Potrà esserlo se verranno attuate soluzioni incisive, in particolare rispetto all’obiettivo di ripulire il bilancio della mole di crediti deteriorati. Va anche considerato che ora Mps è compiutamente vigilata dalla nostra istituzione. Continueremo a fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per far sì che la banca trovi un modello di business sostenibile».

Il fondo da venti miliardi autorizzato dal governo verrà utilizzato per salvare altre banche italiane in difficoltà. Sarà sufficiente a mettere il sistema in sicurezza una volta per tutte?  

«La dimensione dell’intervento tiene conto della natura del problema e si basa sull’assunto che in alcuni altri casi un rafforzamento patrimoniale possa avvenire sul mercato. I problemi aperti nel sistema italiano non riguardano tutte le banche, ma un numero limitato di queste. Possono essere risolti e le soluzioni sono a portata di mano».

C’è chi sostiene ci vorrebbe ben altro, fino a 50 miliardi di euro.  

«Non tutto quanto è necessario per ricapitalizzare le banche deve venire dallo Stato. Persino nel caso di Mps ci potrà essere il contributo dei vecchi azionisti e di parte degli obbligazionisti subordinati».

La nuova direttiva sulle banche ha imposto per Mps l’applicazione del principio del burden sharing. Già nel 2013 Mario Draghi aveva avanzato dubbi sui rischi sistemici che possono essere innescati da banche delle dimensioni di Mps. Qual è la vostra posizione?  

«Il burden sharing era stato introdotto dalla Commissione già nel 2013. Nella sua lettera il presidente Draghi sostenne che nel caso di banche solvibili, che rispettano i requisiti prudenziali ma necessitano a titolo precauzionale di ulteriore capitale, la condivisione dei rischi può non essere appropriata in alcuni casi. La stessa Commissione precisò che vi sono alcune eccezioni al principio: tra queste proprio la presenza di rischi sistemici. La Commissione ha mostrato apertura anche nei confronti della possibilità di rimborsare gli investitori individuali che sono stati fuorviati nella scelta dell’investimento».

Alla fine le conseguenze della conversione delle obbligazioni subordinate paiono più che gestibili. Ha ragione chi dice che questo nuovo meccanismo è meglio di opachi salvataggi a pie’ di lista per il contribuente?  

«Il principio della condivisione dei rischi risponde a due esigenze: evitare che i costi dei salvataggi ricadano in misura eccessiva e impropria sui contribuenti e ridurre il cosiddetto “azzardo morale”, ossia l’incentivo che induce manager e investitori ad assumere rischi eccessivi nella consapevolezza che lo Stato interverrà comunque in caso di dissesto. Il principio va mantenuto, ma va anche regolato e gestito in modo da evitare rischi al sistema e oneri ingiusti per certe categorie di investitori. Mi riferisco in particolare a quelli al dettaglio e che non hanno – per impreparazione tecnica o mancanza di informazione – una conoscenza sufficiente dei rischi che corrono nel loro investimento. È fondamentale che strumenti rischiosi come i titoli subordinati siano acquistati solo da investitori consapevoli e in grado di sopportare eventuali perdite».

Che fare con le quattro banche in risoluzione – Etruria, BancaMarche, Carichieti e Cariferrara – se non saranno vendute entro il termine del 31 dicembre? Da tempo si parla di un interesse di Ubi, ma non si è ancora concretizzato.  

«Le modalità e i vincoli riguardanti la gestione delle quattro banche sono stati concordati fra il governo e la Commissione. Vi è la fondata speranza che un accordo per l’acquisizione di quelle banche possa avvenire presto, in tempo utile».

Oggi il governo ha formalmente venti miliardi di debito in più. Difficile che la Commissione se lo dimentichi quando tornerà sul dossier dei conti italiani. Sul tavolo c’è anche la possibilità di chiedere il sostegno dell’Europa e del fondo Esm. È una strada percorribile?  

«È una delle possibilità prevista dalle regole europee, ed ha implicazioni tecniche e politiche diverse rispetto alla strada scelta fin qui dal governo. La Spagna nel 2012 adottò quell’approccio ed ebbe buoni risultati, prevedendo la simultanea messa in sicurezza di diverse banche e margini sufficienti nell’ammontare dell’aiuto previsto. Dal nostro punto di vista più è alto il livello di stabilità garantito dalla strada scelta, meglio è».

Per risolvere radicalmente il problema dei crediti deteriorati non sarebbe utile una bad bank pubblica come si fece proprio nel 2012 in Spagna?

«La bad bank pubblica è una delle soluzioni possibili per affrontare situazioni problematiche: può essere attuata per una sola banca, per più banche – è stato il caso delle quattro già citate – oppure per gestire i problemi dell’intero sistema, come in Spagna».

Cosa risponde a chi dice che la vigilanza europea è stata particolarmente severa nei confronti di banche come Mps?  

«Negli ultimi tempi sento semmai la critica opposta, e cioè che non saremmo stati abbastanza decisi, a partire dalla valutazione iniziale che facemmo nel 2014. Le banche che individuammo come deboli a quel tempo sono le stesse che oggi evidenziano i maggiori problemi, a riprova della correttezza delle nostre analisi».

La politica monetaria della Bce resterà espansiva per tutto il 2017. Cosa rispondete ai banchieri che si lamentano per i margini sempre più ridotti? Dal vostro punto di vista può diventare un problema?  

«I margini di intermediazione si sono ridotti e un certo numero di banche sta soffrendo, è vero. Ma ci sono anche banche che resistono bene ai tassi bassi con costi bassi. Le banche devono continuare a lavorare per contenere i costi e promuovere l’efficienza. L’aumento dei tassi a lunga scadenza a livello globale può, in prospettiva, contribuire a mitigare il problema».

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

vivicentro.it/economia
vivicentro/Angeloni su MPS: ”lo Stato da solo non basta”
lastampa/“Lo Stato da solo non basta. Siena deve coinvolgere azionisti e obbligazionisti” ALESSANDRO BARBERA – INVIATO A FRANCOFORTE

Gabbiadini non ha legato con Sarri, il mister spera di avere Pavoletti subito

Gabbiadini non ha legato con Sarri che spera di avere Pavoletti subito

Da Villa Stuart il Napoli attende buone notizie per le visite mediche di Leonardo Pavoletti, che andrà a rinforzare il reparto offensivo azzurro. Come riporta la Gazzetta dello Sport, l’allenatore Maurizio Sarri spera di avere Pavoletti a disposizione il prima possibile e non appena lo sarà “il Napoli metterà sul mercato Gabbiadini che vanta diversi estimatori all’estero. Con Sarri non ha legato, ora il tecnico azzurro proverà a valorizzare al massimo Pavoletti“.

El Kaddouri verso l’addio: non solo Nizza, ci sono anche due club di A

Ecco di chi si tratta

Con l’arrivo di Leonardo Pavoletti dal Genoa, si restringeranno ancora di più gli spazi nell’attacco del Napoli dove un altro giocatore, che risponde al nome di Omar El Kaddouri, potrebbe lasciare la maglia azzurra. Tuttosport riferisce che il marocchino ha perso il treno giusto per la convocazione nella Coppa d’Africa che inizierà tra due settimane, e potrebbe anche dire addio al Napoli. El Kaddouri ha il contratto in scadenza nel prossimo giugno e Mino Raiola, suo procuratore, potrebbe portarlo nella Ligue 1 francese – al Nizza – oppure accettare due proposte dalla Serie A, arrivate dal Sassuolo e dal Bologna.

De Sanctis: “Il gioco del Napoli può mettere in crisi il Real”

Le sue parole

Morgan De Sanctis, ex portiere del Napoli attualmente al Monaco, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport:

Ci racconti le sue Champions.

“L’eliminazione agli ottavi col Chelsea ancora mi brucia. La stagione era 2011-12, anche qui la prima volta del Napoli in Champions. Sembravamo destinati a essere divorati, visto che nel girone c’erano Bayern Monaco, Villarreal e Manchester City. Invece eravamo una squadra straordinaria, con davanti Lavezzi e Cavani, e così passammo il turno e agli ottavi battemmo il Chelsea di Villas Boas per 3-1, sprecando tanto. Al ritorno, però, cambiò tutto. Era arrivato in panchina Di Matteo e gli equilibri degli avversari funzionarono. Morale: finiti i 90’ sotto per 3-1, fummo eliminati ai supplementari. Una beffa, se si pensa che poi la finale fu proprio Chelsea-Bayern e vinsero i londinesi”.

E cosa faranno Juve e Napoli?

“L’impegno dei bianconeri è il meno difficile, e quindi sarebbe una delusione se non passasse contro il Porto. La squadra di Sarri invece ha il Real Madrid, ma il gioco dei partenopei può metterlo in crisi. Credetemi, il Napoli può essere la sorpresa del 2017”.

Mertens a vita, queste tutte le cifre del rinnovo

Mertens a vita, queste tutte le cifre del rinnovo

L’attaccante belga Dries Mertens è pronto per firmare un nuovo contratto con il Napoli: come scrive Raffaele Auriemma su Tuttosport, con l’inizio del 2017 Mertens firmerà un accordo fino a giugno 2020. Si parte da una base di 2,2 milioni di euro, con bonus aggiuntivi che permetteranno al belga di guadagnare anche 2,7 milioni: “Resta il nodo della clausola rescissoria che il Napoli non vorrebbe apporre e comunque la vorrebbe solo dall’estate 2018 per 50 milioni e unicamente per l’estero“.

Monito Bce su Mps

0

Il salvataggio di Mps potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro. Il nodo da sciogliere resta l’ammontare dei fondi pubblici.

“Salvataggio Mps fino a 8,8 miliardi”

Lettera della Bce al Tesoro e alla banca per fissare i paletti per evitare l’aiuto di Stato. Weidmann (Bundesbank) frena sull’operazione: i fondi pubblici sono l’ultima risorsa

ROMA – Il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro, di cui 6,5 a carico delle casse pubbliche. Secondo quanto riportato dal «Sole 24 Ore», che fa riferimento a una lettera inviata dalla Vigilanza della Banca Centrale Europea al ministero del Tesoro e al vertice della banca senese, l’istituto di Francoforte ha rivisto al rialzo il fabbisogno necessario alla banca. A suo tempo era stato quantificato in 5 miliardi di euro; alcune indiscrezioni prima del varo del decreto legge del governo avevano parlato di 7 miliardi. Ma per la Bce, alla luce degli stress test di luglio e del trattamento riservato a suo tempo alla banche greche, oggi l’ammontare della ricapitalizzazione potrebbe salire fino a quota 8,8 miliardi.

Sulle spalle del contribuente italiano potrebbero ricadere in questo caso fino a un massimo di 6,5 miliardi di euro. Per la precisione, 4,5 miliardi sarebbero direttamente a carico dello Stato, mentre gli altri 4,3 graverebbero sugli obbligazionisti. Tuttavia, di questi 4,3 miliardi circa 2 sarebbero rimborsabili sempre dallo Stato ai titolari di obbligazioni retail, che beneficiano di un rimborso pari al 100% di quanto investito. Come noto, il decreto legge varato prima della vigilia di Natale mette a disposizione del governo un «paracadute» da 20 miliardi, costruito in modo tale da non far aumentare il deficit, e scaricarsi piuttosto sul debito pubblico. Secondo fonti del Tesoro anche un eventuale aumento dell’impegno pubblico per salvare la banca senese da 5 a 6,5 o 9 miliardi non costituirebbe dunque un problema.Non la pensano così in Germania. «Per le misure decise dal governo italiano – sottolinea alla Bild il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann – le banche devono essere finanziariamente sane a livello core. I fondi non possono essere usati per coprire le perdite che sono già previste». Insomma, per Weidmann le regole europee «servono per tutelare i contribuenti e dare responsabilità agli investitori. I fondi statali sono come ultima risorsa». Critiche analoghe arrivano da Isabel Schnabel, componente del Consiglio di Esperti Economici della Germania, i cosiddetti «Cinque saggi»: «visti i problemi profondi di Mps, ci si può chiedere se una ricapitalizzazione precauzionale sia realmente appropriata. Le autorità di vigilanza dovrebbero verificare attentamente se Mps non debba essere liquidata gradualmente. In caso contrario, il denaro dei contribuenti potrebbe essere sprecato. Inoltre, qualsiasi iniezione di denaro pubblico dovrebbe prevedere che il governo prenda il controllo e avvii una profonda ristrutturazione della banca».

Obiezioni infondate per il ministero del Tesoro, che peraltro ricorda come il decreto Montepaschi sia stato disegnato in costante dialogo e coordinamento con le autorità europee. Per Via Venti Settembre il vero problema ora è quello del nuovo piano industriale che dovrà essere presentato dai vertici della banca, e che dovrà passare al vaglio delle autorità di Bruxelles e Francoforte. Un’operazione che impegnerà i prossimi due-tre mesi. I titoli di Rocca Salimbeni intanto resteranno sospesi anche oggi alla riapertura dei mercati dopo la pausa natalizia (si parla di 2-3 settimane) per decisione della Consob. Sullo sfondo, i problemi delle altre banche italiane, da Unicredit alle 4 good bank (Banca Marche, Popolare Etruria, Cassa di Risparmio di Cesena, Cassa di Chieti) e le venete (Veneto Banca e Popolare Vicentina) che discutono con Carige.

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati

vivicentro.it/economia
vivicentro.it/Monito Bce su Mps
lastampa/“Salvataggio Mps fino a 8,8 miliardi” ROBERTO GIOVANNINI

A Bergamo si dice che Sportiello può trasferirsi a Napoli

A Bergamo si dice che Sportiello può trasferirsi a Napoli

Come riporta Tuttosport, dalle parti di Bergamo gira voce che a gennaio possa trasferirsi a Napoli il portiere dell’Atalanta Marco Sportiello: l’indiscrezione non è tuttavia confermata in casa azzurra, anche perchè nel centro sportivo di Castel Volturno lo spagnolo Pepe Reina continua a godere di stima incondizionata.

Pavoletti-Napoli, problemi sui diritti di immagine

Pavoletti-Napoli, problemi sui diritti di immagine

Le visite mediche di Leonardo Pavoletti a Villa Stuart, per capire meglio come sta il suo ginocchio, sono in teoria previste per domani. L’affare tra il Napoli e l’attaccante del Genoa è tutto da definire, però, visto che sono tornati di moda i diritti d’immagine dei calciatori.

Secondo il Corriere della Sera, infatti, Leonardo Pavoletti non ha ancora trovato l’accordo con il Napoli sui diritti di immagine“, anzi “fra le clausole contrattuali poste da De Laurentiis la comparsata in un film“.

L’ Armata di mare nata nei cantieri stabiesi

0

Ferdinando I diede a Giovanni Acton l’incarico di riorganizzare la marina napoletana: dal 1783 nei cantieri stabiesi si costruiscono navi per fare grande Napoli

Uno dei meriti di Ferdinando I di Borbone fu quello di aver intuito che uno Stato circondato per tre quarti dal mare non poteva progredire ed emergere senza l’ausilio di una flotta. L’incarico di riorganizzare il settore fu affidato a Giovanni Acton, il quale, non volendo servirsi di stranieri, affiancò al vecchio arsenale di Napoli, un nuovo cantiere navale da realizzarsi in Castellammare di Stabia, città nota sin dall’antichità non solo per la capacità dei suoi mastri d’ascia, i quali vennero poi affiancati da oltre 850 forzati (servi di pena) alloggiati nell’attiguo dismesso convento dei Carmelitani, quanto per la disponibilità di legname dei sovrastanti monti. Il programma di Acton era senza dubbio ambizioso in quanto prevedeva la realizzazione di fregate da 1000-1200 tonnellate, corvette da 600-800 tonnellate e naviglio minore.

Nel maggio del 1786 fu varata la prima delle 6 corvette della nascente marina da guerra borbonica, la Stabia, cui fece seguito, nel mese di agosto il vascello Partenope, e nel mese di ottobre – il 6 o il 10 -, la corvetta Flora*. L’unità era a due ponti con carena ramata, tre alberi a vela quadra con randa e bompresso; era lunga 112 metri, larga 28 e un’immersione di 14; era armata con 24 cannoni (da 12 e da 6) e contava un equipaggio di 172 unità.

In tredici anni di attività, all’inizio dei moti rivoluzionari del 1799, oltre a naviglio minore, dal cantiere erano scese in mare oltre a lance cannoniere e bombardiere anche 15 unità di grosso tonnellaggio, che, costate più di 4 milioni di ducati, fecero dell’Armata di mare una realtà inequivocabile e il principale strumento della politica estera napoletana nel Mediterraneo, limitando di molto l’audacia dei pirati barbareschi. Gli eventi che portarono alla creazione della Repubblica napoletana decretarono la fine della flotta.

Mal consigliato dall’Ammiragliato inglese, Ferdinando I preferì allontanarsi da Napoli per Palermo, con l’ordine – secondo Nelson – di non distruggere le navi ancorate nel porto della capitale. Purtroppo la situazione a Napoli era degenerata. La confusione era tale che gli ordini si accavallavano l’uno sull’altro al punto che il vicario generale, principe Pignatelli, “sembrava aver perduto la testa”.

La sera dell’8 gennaio 1799 l’ammiraglio della flotta portoghese diede l’ordine di distruggere le navi “offrendo al popolo attonito il doloroso spettacolo di un immane incendio”. Furono bruciati e affondati i vascelli Guiscardo, San Gioacchino, Tancredi, la fregata Pallade, la corvetta Flora, bruciate 5 lance cannoniere e 2 bombardiere, mentre la Cerere fu depredata e abbandonata in alto mare.

larepubblica/Quell’Armata di mare nata a Castellammare, voluta da Acton per fare grande Napoli di CATELLO VANACORE

Il Real Madrid ‘ritorna’ a Castellammare per la Champions?

Il Real Madrid ‘ritorna’ a Castellammare per la Champions?

Il Napoli affronterà il Real Madrid agli ottavi di Champions League. Per l’occasione ci potrebbe essere un ritorno al passato per i blancos. Il Real è già stato nel lontano ’87, nella sfida di ritorno del Napoli che fu di Maradona, all’Hotel stabiese. Infatti, il club di Perez ha pensato di stare lontano dai riflettori e starebbe pensando a Castellammare di Stabia e all’Hotel La Medusa per alloggiare nei giorni precedenti al match. Entro la fine dell’anno, come raccolto dalla nostra redazione, potrebbe arrivare l’ufficialità dopo un sopralluogo di alcuni esponenti del club, ma La Medusa resta solo una delle possibilità al vaglio. Si attendono novità nei prossimi giorni.

a cura di Ciro Novellino

Giovedì 29 dicembre, visite gratuite agli scavi di Stabiae

0

Una visita guidata agli scavi archeologici di Stabiae per far conoscere ai turisti presenti sul nostro territorio la bellezza e il fascino di Villa Arianna e Villa San Marco.

Turismo natalizio, visite gratuite agli scavi di Stabiae

L’iniziativa congiunta tra Comune e Federalberghi Costa del Vesuvio

Castellammare di Stabia.  Una visita guidata agli scavi archeologici di Stabiae è l’obiettivo di un’iniziativa congiunta tra il Comune di Castellammare di Stabia e Federalberghi Costa del Vesuvio, che fa seguito agli incontri avvenuti tra il sindaco Antonio Pannullo e la presidente Adelaide Palomba.

Giovedì 29 dicembre, alle ore 10, presso i siti archeologici di Varano, una guida turistica autorizzata accompagnerà i turisti presenti nelle strutture ricettive del territorio, associate a Federalberghi Costa del Vesuvio, per un percorso gratuito nelle bellezze degli Scavi di Stabiae. L’invito, fino ad esaurimento disponibilità, è esteso anche ai cittadini che durante le festività natalizie volessero riscoprire le bellezze dei siti di Villa San Marco e Villa Arianna. L’evento, che rientra anche nelle iniziative natalizie predisposte dal Direttore Artistico Alfredo Varone, prevederà anche un momento degustativo legato alle origini culinarie della città.

«L’idea di accogliere i turisti che soggiornano nei nostri territori, dedicando loro una mattinata culturale nelle bellezze degli Scavi di Stabiae – dichiara il sindaco Antonio Pannullo – rappresenta un momento di partenza importante per la costruzione di una serie di percorsi turistici strutturati e organizzati. La collaborazione avviata con Federalberghi Costa del Vesuvio è uno degli strumenti più importanti di cui questa amministrazione intende servirsi».

«Come già accaduto anche in altre città del nostro territorio – dichiara Adelaide Palomba, Presidente di Federalberghi Costa del Vesuvio – il nostro impegno per trasformare quest’area in una destinazione turistica, diventa concreto quando si tratta di favorire le occasioni per la conoscenza di luoghi incantevoli come gli Scavi di Stabiae. Questo deve essere solo un primo passo per costruire una rete capace, insieme alla collaborazione delle amministrazioni comunali, di strutturare un’offerta turistica appetibile e interessante. Con l’obiettivo di attrarre in quest’area flussi di turisti interessati a conoscere un’area ricca di bellezze straordinarie».

ottopagine

foto/Impluvium della Villa di Arianna a Stabia. Foto di user:Mentnafunangann, 15 agosto 2006.

Il Napoli accelera per Pavoletti: fissate domani le visite mediche

Il Napoli vuole affrettare i tempi per chiudere definitivamente l’ affare Pavoletti. Ecco perché, stando a quanto riporta  La Repubblica, domani l’ attaccante sosterrà le visite mediche presso la clinica Villa Stuart. In caso di fumata bianca riceverebbe una deroga per allenarsi subito con il suo nuovo club senza attendere l’ apertura della sessione di mercato. Maurizio Sarri non vede l’ ora di avere a disposizione il suo nuovo bomber, tutto dipenderà dall’ esito degli esami.

Sotto la Lente – Juve Stabia: alla scoperta di Stefano Salvi

Protagonista dell’edizione di oggi della nostra rubrica è Stefano Salvi, centrocampista della Juve Stabia. Stefano è nato a Roma nel 1987 e proprio in una delle squadre della Capitale, la Lazio, ha assaggiato la massima serie, senza però esordire, nella stagione 2005/06. Le stagioni più importanti, però, Salvi le ha vissute con la maglia di Como, Treviso e Lecce. In estate è stato prelevato proprio dalla società pugliese, dove ha militato nelle ultime tre stagioni.

Stefano non nasconde che già prima che firmasse per la Juve Stabia era evidente la concretezza del progetto del Presidente Manniello e che proprio la voglia di vincere del Patron è stata una spinta in più ad accettare le Vespe. Dopo un inizio di stagione vissuto con qualche acciacco di troppo, il roccioso centrocampista sembra aver definitivamente recuperato, tornando in campo con continuità. Lo stesso Stefano ci dice di non avere ormai problemi e di aver bisogno solo di mettere più minuti possibili nelle gambe.

Durante la sua esperienza a Lecce, Salvi ha lavorato con Piero Braglia, allenatore che alla Juve Stabia ha centrato risultati incredibili. Il centrocampista ci confessa che il tecnico toscano e Fontana sono due allenatori completamente diversi per carattere e modo di porsi, non nascondendo però la speranza che i due possano presto avere in comune le vittorie conquistate alla guida della Juve Stabia.

Dote migliore del suo stile di gioco, come lui stesso ci conferma, è la fase di interdizione e di rottura del gioco avversario; aspetto invece in cui Stefano sente di dover migliorare è la gestione del nervosismo. Spesso infatti gli avversari la “buttano” sul gioco sporco e sulle provocazioni e non sempre è facile placare il nervosismo. Da centrocampista di lotta i suoi idoli sono comprensibilmente calciatori come Roy Keane e Vinnie Jones, che del temperamento e dell’agonismo facevano la propria arma migliore. Centrocampisti come quelli appena ricordati sono da sempre un modello per Salvi.

Con Stefano si è rinfoltita la colonia romana gialloblù; oltre all’ex Lecce ci sono infatti Capodaglio e Lisi ad accentuare il carattere romano dell’attuale Juve Stabia. A dispetto del numero 17 che campeggia sulla sua maglia, Salvi non è un tipo scaramantico né ha riti particolari cui dedicarsi prima di entrare in campo. La scelta del 17 è dettata dalle tante cose belle che per Stefano si ricollegano a quel numero ed è anche un omaggio alla mamma, nata proprio in quel giorno.

Raffaele Izzo

Si ringraziano l’Ufficio Stampa della Juve Stabia e Stefano Salvi per la disponibilità

Under 17, Fibiano torna subito in Nazionale: la Juve Stabia si gode il suo gioiello

Conosciamolo meglio…

Talento del calcio nostrano, la Juve Stabia una maglia che gli è stata cucita addosso da diversi anni. Classe 2001 per Michael Fibiano, ma giocare sotto età non è mai stato un problema. Giovane centrocampista da prendere d’esempio, uno dei fiori all’occhiello del settore giovanile della Juve Stabia. Gioca nell’Under 17 allenata da mister Nunzio Di Somma, ma nell’ultimo turno giocato dalla Berretti di mister Domenico Panico, è stato convocato ed ha anche debuttato, disputando un’ottima gara. Sotto età, ma con ben 3 anni di differenza, ha mostrato le sue doti nello scorcio di partita giocato. Gli occhi di altri club su di lui, facile per chi si mette così in mostra. Il centrocampo degli Under 17 delle Vespette è di sua proprietà, ma anche quello della Nazionale italiana di categoria comincia ad esserlo con insistenza. Lustro per la Juve Stabia e l’intero settore giovanile, esempio per tutti, la maglia azzurra nazionale ha deciso di puntare su di lui, come dimostrano le tante convocazioni dell’ultimo periodo, da settembre ad oggi. Infatti, anche nelle giornate di martedì e mercoledì (27 e 28 dicembre) Michael Fibiano sarà ad Ancona per una nuova due giorni.

Abbiamo parlato di lui, per conoscerlo meglio, con Saby Mainolfi, responsabile del settore giovanile stabiese e con mister Nunzio Di Somma:

Mainolfi“E’ un centrocampista centrale, un regista davanti alla difesa. E’ dotato di un grande calcio in porta e di un preciso lancio. E’ un geometra del centrocampo. E’ un ragazzo carismatico, ma taciturno, sa il fatto suo e con qualità illumina il centrocampo. Abbiamo preso nella’ttività di base questo giovincello. I 2001 erano giovanissimi fascia B con Moretti. Viene da Torre del Greco, dalla scuola calcio Virtus Vesuvio, grazie alla presidentessa Francesca D’Amato. Un ragazzo che si è applicato tanto, da giovanissimo. Elemento di spicco, sotto età dalla passata stagione, gioca titolare nei 2000 ed è uno dei pochi in circolazione. Con la Berretti ha debuttato nell’ultimo turno, giocando 3 anni sotto età. Mister Di Somma l’ha fatto giocare anche da interno, ma è un centrale di un 4-4-2 o anche di un 4-3-3, ma si adatta a tutti i ruoli perchè ha tanta voglia di giocare. Ormai sta diventando importante anche per la Nazionale, facciamo tutti gli scongiuri del caso, speriamo possa continuare così. Per noi è motivo di grande orgoglio vederlo così tante volte in nazionale visto che spesso si vedono convocazioni solo dal nord: una squadra di Lega Pro ha in Nazionale un giovane calciatore, non è da poco. Lo staff tecnico vede il selezionatore Arrigoni, il vice è Corino e Renzi è l’altro collaboratore”.

Di Somma“Fibiano può ricoprire tutti i ruoli del centrocampo a tre, anche se da centrale si esprime meglio. Lui è un classe 2001, ma lo staff della Nazionale lo vede come interno. Lo sto utilizzando in tutti e tre i ruoli del centrocampo e per me è positivo per lui. Specializzarlo in un solo ruolo lo limiterebbe, un domani si troverà a lavorare con altri allenatori che lo vedranno in più ruoli. Si applica dal primo giorno, ha avuto una buona crescita che deve ancora definire al meglio. Ha ampi margini di miglioramento, bisogna solo togliere qualche difetto che ha per la sua età e permettergli un percorso di crescita importante. E’ un ragazzo taciturno, ma che sa ascoltare e dire la sua nello spogliatoio. Per me è un leader silenzioso come altri della mia squadra”.

a cura di Patrizia Esposito

RIPRODUZIONE RISERVATA

I nostri sponsor:

 







Auguri Maurizio: Sarri festeggia il suo secondo Natale azzurro

Auguri Maurizio: Sarri festeggia il suo secondo Natale azzurro

Al Sorrento, qualche anno fa, i tifosi lo amavano e lo odiavo. “Bravo, per carità”, dicevanom ma c’è sempre qualcosa che non andava. Mai abbastanza Maurizio Sarri. Il pallone la sua passione, il lavoro in banca la sua realtà. Ci è voluto coraggio, tanto, per lasciare tutto. E tanta gavetta. Il tempo è stato suo alleato, la pazienza sua amica fedele, e adesso Maurizio giocherà gli ottavi di Champions League, contro il Real, per chiudere in bellezza un anno straordinario. Non male, insomma. Un anno che non vede solo il ritorno del Napoli nella coppa dei Campioni, o del secondo posto, ma anche una sua crescita personale, sotto tutti i punti di vista. Insomma, date a Maurizio ciò che è di Maurizio: grazie al suo aiuto Gonzalo Higuain è riuscito a battere il muro del 36 gol. Ha imparato a confrontarsi con grandi campioni; è migliorato dal punto di vista comunicativo, a confrontarsi con i giornalisti. Ha imparato, almeno in parte, a cambiare in corso d’opera, a far girare gli uomini. Il turnover è diventato una sua prerogativa, per richiesta di ADL, ma anche per necessità. L’anno scorso arrivare a Natale sarebbe stato già tanto per molti. Adesso, tutti si sono ricreduti. Il Napoli gioca il calcio più bello di Italia, ed in parte è merito suo. Sarri festeggia il secondo Natale azzurro, con la sensazione che ne possano essere tanti altri.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Ferrara: “Napoli, col Real andrai a giocartela”

Il Roma

30 settembre 1987-7 marzo 2017. Quasi trent’anni dopo, ancora Napoli-Real Madrid al San Paolo. L’atmosfera delle grandi occasioni a quel tempo, in una Fuorigrotta colorata d’azzurro e che in una gara sola, quella di ritorno, riuscì a compensare, con quasi 85mila spettatori, l’assenza dei tifosi nel match d’andata in Spagna. A distanza di un trentennio i ricordi sono ancora vividi: dapprima in quelle persone presenti sugli spalti, ma a maggior ragione per chi quella sfida l’ha giocata. Ciro Ferrara aveva vent’anni ed era lì, in campo, a marcare Emilio Butragueño. E, a dirla tutta, una parte della colpa per il gol dell’1-1, realizzato proprio dal Buitre, è sua. E l’ammette, a margine del calcio d’inizio del Mundia-Napoli organizzato proprio dalla Fondazione Cannavaro-Ferrara in collaborazione con la Scuola Calcio Arci Uisp Scampia, col sorriso sulle labbra. Come vivesti quella partita? “Personalmente, avevo vent’anni. Pronti-via, mi dissero che avrei dovuto marcare Butragueño. All’andata bene, al ritorno ero forse troppo avanti e pensavo di giocare già a zona: El Buitre mi sfilò dietro, io alzai la mano perché pensavo fosse fuorigioco, poi mi girai e vidi che alle mie spalle c’era ancora Renica. Sarebbe stato offside senza il libero staccato dietro”.

Ne parli mai con Butragueño? “Certo, lui ricorda le botte che gli ho dato (ride, n.d.r.), mentre io ricordo il gol che ci ha fatto”.

Meglio il Napoli-Real Madrid di allora o il Napoli-Real Madrid di oggi? “Quello è stato un Napoli vincente, anche se non in quella occasione. E’ stata una squadra che ha fatto la storia, poi ovviamente c’ero io, quindi non potrei dire il contrario. Era però una formula diversa della Coppa Campioni, oggi le cose sono cambiate e quindi è molto difficile paragonarle. Quello era un Real Madrid pazzesco, ricco di campioni, da Butragueño ad Hugo Sanchez, Martin Vazquez, Buyo e chi più ne ha più ne metta”.

Un pronostico per il Napoli-Real Madrid di oggi. “Non considero così scontato il risultato nell’arco delle due partite. Si affronterà una delle squadri più forti al mondo, ma in questo momento il Napoli sta giocando bene, sta girando. E’ chiaro che tra due mesi la situazione potrebbe essere completamente diversa. Non sappiamo come arriveranno le due squadre, non sappiamo se ci saranno infortunati o meno, anche se speriamo di no, dovranno esserci tutti”.

Passando al campionato, da doppio ex di Napoli e Juventus, non puoi esimerti dal parlare anche dei bianconeri. Quando pensi che smetterà di vincere e toccherà agli azzurri? “Oggettivamente penso che sia difficile in questi anni perché il divario sta crescendo ulteriormente. C’è la speranza nel Napoli, nella Roma, in altre squadre, di potersi avvicinare, ma anche nelle dichiarazioni dei protagonisti si ha la sensazione che la Juventus abbia qualcosa in più. Il divario non diminuisce, perché i bianconeri continuano a vincere, continuano a stare a certi livelli e continuano ad avere la forza di fare determinati acquisti. Quando giocavo io a Torino forse sarebbe stato impossibile l’acquisto di Higuain a 90 milioni di euro. Ora c’è questo tipo di forza, abbinata ad una importante struttura societaria e ad una mentalità che li porta a non accontentarsi mai”.