Tutto quello che devi sapere sul diabete: cos’è, i sintomi, le tipologie, diffusione, prevenzione e monitoraggio…
L
a prevenzione del diabete, come scrivono sul giornale-diabetici e come promuove, in uno spot il Ministero della salute (vedi video) , non solo è possibile ma è anche molto semplice: basta seguire uno stile di vita sano.
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L’interesse della messa in opera precoce di misure di prevenzione igienico-dietetiche nei confronti della popolazione a rischio, nell’ottica di ritardare o di prevenire l’apparizione d’un diabete di tipo 2, è già stata evidenziata da numerosi studi e segnatamente, ultimo in data, dallo studio finlandese di TUOMILETHO e Coll. apparso sul prestigioso N. Engl. J. of Med.
Questo studio, che ha coinvolto diverse centinaia di pazienti osservati per 4-5 anni che presentavano dei disturbi della tolleranza al glucosio, ha evidenziato una incidenza nettamente inferiore d’un diabete manifesto dopo delle consultazioni che implicavano dei consigli dietetici e l’esigenza d’esercizi fisici frequenti (3 volte alla settimana) rispetto al gruppo che non ha cambiato le sue abitudini di vita.
I soggetti a rischio, inoltre, dovrebbero tenere d’occhio l’eventuale insorgenza dei primi sintomi della malattia per evitare che venga diagnosticata troppo tardi.
La prevenzione
Allo stato attuale non ci sono metodi per prevenire l’insorgenza della patologia di tipo 1, al contrario è possibile prevenire il diabete di tipo 2, più diffuso e che si sviluppa tendenzialmente in età adulta.
La prevenzione è da considerarsi il metodo più efficace per scongiurare l’insorgere di questa forma di diabete, molto più efficace di qualsiasi farmaco.
Studi come il Diabetes Prevention Program e il Finnish Diabetes Prevention Study, infatti, hanno dimostrato che un’alimentazione sana e l’esercizio fisico permettono di ridurre del 58-60% il rischio di diabete per quelle persone che sono considerate predisposte allo sviluppo della malattia.
I fattori di rischio che individuano una persona come ad alto rischio di diventare diabetica sono:
– età superiore a 45 anni
– sovrappeso (specialmente se localizzato all’addome)
– vita troppo sedentaria
– parentela (a maggior ragione se di primo grado) con un diabetico
– per le donne aver partorito un figlio di peso superiore a 4 Kg o aver sofferto di diabete gestazionale
– glicemia a digiuno alterata (fra 110 a 125 mg/di)
– ipertensione arteriosa
– intolleranza al glucosio
– appartenenza a gruppi etnici ad alto rischio (ispanici, asiatici, africani).
Un altro fattore di rischio è il peso alla nascita: neonati che pesano più di 4 kg o meno di 2,5 kg sono più a rischio di sviluppare insulino-resistenza e diabete da adulti.
La prevenzione della patologia di tipo 2 è molto importante per tutti, non solo per i soggetti a rischio. Al fine di diminuire notevolmente le possibilità che insorga questa malattia è, pertanto, fondamentale avere un corretto stile di vita fin dall’infanzia seguendo poche e semplici regole come:
– una dieta bilanciata (mangiando meno grassi e più frutta e verdura);
– il controllo del peso
– una vita il meno possibile sedentaria
– non fumare
– il controllo costante per soggetti a rischio.
I sintomi
I sintomi della patologia possono essere diversi ed insorgere in maniera differente a seconda che si tratti di diabete di tipo 1 o di tipo 2.
– Nel caso del tipo 1, di solito si assiste a un esordio acuto, spesso in relazione a un episodio febbrile, caratterizzato da eccessiva sete (polidipsia), aumentata quantità e frequenza di urine (poliuria), sensazione si stanchezza (astenia), perdita di peso immotivata, pelle secca, aumentata frequenza di infezioni.
– Per il tipo 2, invece, si manifestano più lentamente e spesso in maniera meno evidente; possono verificarsi casi di glicemia alta senza che si manifestino i sintomi. Per questo la diagnosi di questa forma di diabete non è spesso rapida, ma avviene quando ormai la malattia è in una fase conclamata.
La diagnosi della patologia è formulata su alcuni parametri:
– sintomi di diabete (poliuria, polidipsia, perdita di peso inspiegabile) associati a un valore di glicemia casuale, cioè indipendentemente dal momento della giornata, ≥ 200 mg/dl
– glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl (per digiuno si intende la mancata assunzione di cibo da almeno 8 ore)
oppure
– glicemia ≥ 200 mg/dl durante una curva da carico (OGTT).
Esistono, inoltre, situazioni cliniche in cui la glicemia non supera i livelli stabiliti per la definizione di diabete, ma che comunque non costituiscono una condizione di normalità.
In questi casi si parla di Alterata Glicemia a Digiuno (IFG) quando i valori di glicemia a digiuno sono compresi tra 100 e 125 mg/dl e di Alterata Tolleranza al Glucosio (IGT) quando la glicemia due ore dopo il carico di glucosio è compresa tra 140 e 200 mg/dl.
Si tratta di situazioni cosiddette di “pre-diabete”, che indicano un elevato rischio di sviluppare la malattia diabetica anche se non rappresentano una situazione di malattia. Spesso sono associati a sovrappeso, dislipidemia e/o ipertensione e si accompagnano a un maggior rischio di eventi cardiovascolari.
COLLEGATA:
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ricerche: Stanislao Barretta/vivicentro.it/SALUTE e SCIENZE
fonti: giornale diabetici/Ministero della Salute/diabete.net