span style="color: #000000;">La meningite è un’infiammazione delle meningi, le membrane che rivestono il cervello ed il midollo spinale: di solito è causata da batteri o virus, ma può anche essere provocata da particolari farmaci o malattie. L’incremento dei nuovi casi l’ha riportato sotto i riflettori una patologia che sembrava scomparsa
L’incremento di nuovi casi negli ultimi due anni, a partire dal focolaio che si è sviluppato in Toscana, ha riportato al centro dell’attenzione una patologia che nella percezione comune sembrava pressoché scomparsa. E che invece continua a mietere vittime. Solo questa settimana si contano due casi: un 13enne morto all’ospedale di Monza, e una donna di 79 anni uccisa da una forma fulminante a Genova. Ma che cos’è, come si previene e, nel caso, quali sono i sintomi?
Punti Chiave Articolo
- 1 Dal contagio al decorso
- 2 Riconoscere i sintomi:
- 3 irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale); febbre alta; mal di testa; vomito o nausea; alterazione del livello di coscienza; convulsioni. L’identificazione del microrganismo responsabile viene effettuata su un campione di liquido cerebrospinale o di sangue. Nei neonati, alcuni di questi sintomi non sono evidenti. Si può però manifestare febbre, convulsioni, un pianto continuo, irritabilità, sonnolenza e scarso appetito. Sul fronte della lotta al meningococco, sono attualmente disponibili vaccini polisaccaridici contro i sierogruppi A, C, Y e W 135, che però forniscono una protezione di breve durata ai soli soggetti di età maggiore di 2 anni, il vaccino coniugato contro il sierogruppo C (usato attualmente nei calendari vaccinali in Italia) e il vaccino coniugato contro i sierogruppi A, C, Y e W 135. È di recente introduzione (2014) sia nel mercato che nell’offerta vaccinale di alcune regioni un vaccino per prevenire le forme invasive da meningococco di sierogruppo B.Le principali cause di infezione sono:
La meningite, si legge sulla scheda dell‘Istituto Superiore di Sanità, è un’infiammazione delle membrane (le meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale. La malattia è generalmente di origine infettiva e può essere virale, batterica o causata da funghi. La forma virale, detta anche meningite asettica, è quella più comune: di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di 7-10 giorni. La forma batterica, quella tornata a colpire in questi mesi, è più rara ma estremamente più seria, e può avere conseguenze fatali. Il Neisseria meningitidis (meningococco) alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola), spesso di portatori sani e asintomatici (2-30% della popolazione). È stato identificato per la prima volta nel 1887, anche se la malattia era già stata descritta nel 1805 nel corso di un’epidemia a Ginevra. Si trasmette da persona a persona attraverso le secrezioni respiratorie.
Dal contagio al decorso
Il meningococco è un batterio che risente delle variazioni di temperatura e dell’essiccamento. Dunque, fuori dell’organismo sopravvive solo per pochi minuti. La principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5% dei casi la malattia è trasmessa da persone affette dalla malattia. Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo sei causano meningite e altre malattie gravi: più frequentemente A, B, C, Y e W135 e molto più raramente in Africa, X. In Italia e in Europa, i sierogruppi B e C sono i più frequenti. I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata. I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall’inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari.
Il meningococco della meningite: I rischi per chi è vicino ai malati
Il meningococco può tuttavia dare origine a focolai epidemici. Per limitare il rischio di casi secondari, è importante che i contatti stretti dei malati effettuino una profilassi con antibiotici. Nella valutazione di contatto stretto (che deve essere fatta caso per caso) vengono tenuti in considerazione: i conviventi considerando anche l’ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa stanza); chi ha dormito o mangiato spesso nella stessa casa del malato; le persone che nei sette giorni precedenti l’esordio hanno avuto contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli); i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca). La sorveglianza dei contatti è importante per identificare chi dovesse presentare febbre, in modo da diagnosticare e trattare rapidamente eventuali ulteriori casi. Questa sorveglianza è prevista per 10 giorni dall’esordio dei sintomi del paziente.
Il periodo di incubazione è generalmente 3-4 giorni (da 2 fino a 10 giorni). Inoltre, bisogna considerare che il meningococco può causare sepsi meningococcica (un quadro clinico, talvolta molto severo, per la presenza del meningococco nel sangue con febbre alta, ipotensione, petecchie, insufficienza da parte di uno o più organi fino anche ad un esito fatale) che può presentarsi da solo o coesistere con le manifestazioni cliniche della meningite. I sintomi della meningite sono indipendenti dal germe che causa la malattia.
Riconoscere i sintomi:
irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale); febbre alta; mal di testa; vomito o nausea; alterazione del livello di coscienza; convulsioni. L’identificazione del microrganismo responsabile viene effettuata su un campione di liquido cerebrospinale o di sangue. Nei neonati, alcuni di questi sintomi non sono evidenti. Si può però manifestare febbre, convulsioni, un pianto continuo, irritabilità, sonnolenza e scarso appetito. Sul fronte della lotta al meningococco, sono attualmente disponibili vaccini polisaccaridici contro i sierogruppi A, C, Y e W 135, che però forniscono una protezione di breve durata ai soli soggetti di età maggiore di 2 anni, il vaccino coniugato contro il sierogruppo C (usato attualmente nei calendari vaccinali in Italia) e il vaccino coniugato contro i sierogruppi A, C, Y e W 135. È di recente introduzione (2014) sia nel mercato che nell’offerta vaccinale di alcune regioni un vaccino per prevenire le forme invasive da meningococco di sierogruppo B.Le principali cause di infezione sono:
Contagiosità | Profilassi | Vaccino | |
Batteriche | |||
Neisseria meningitidis (meningococco) | Sì | Sì | Sì* |
Streptococcus pneumoniae (pneumococco) | Sì | No | Sì |
Haemophilus influenzae tipo b | Sì | Sì | Sì |
Virali | Sì | No | No |
Legenda:
- Contagiosità: Tutti i microrganismi causa di meningite possono essere trasmessi ad altri soggetti, ma questo non significa che si sviluppi per forza la malattia.
- Profilassi: Solo per alcune forme di procede al trattamento preventivo di soggetti venuti a contatto con pazienti colpiti dall’infezione, in altri casi non è necessario.
- Sono disponibili i vaccini per tutte le forme batteriche, non per le forme virali; per quanto riguarda il meningococco in Italia sono disponibili:
- vaccinazione contro Neisseria meningitidis C
- vaccinazione contro Neisseria meningitidis B
- vaccinazione quadrivalente contro il meningococco A-C-Y-W135
Se la prevenzione e la diagnosi vengono effettuate in tempo la meningite può essere curata con efficacia; è quindi importante sottoporsi alle vaccinazioni di routine e conoscere i sintomi della meningite, se avete il sospetto di esservi ammalato recatevi dal medico il prima possibile.
Relativamente ai recenti casi di meningite l’Istituto Superiore di Sanità ha predisposto un utile riepilogo degli aspetti importanti da conoscere:
- Il microrganismo più aggressivo in grado di causare la malattia è il meningococco di tipo C, che insieme al B è il responsabile della maggior parte dei casi sia in Italia che in Europa.
- I bambini piccoli e gli adolescenti sono la fascia di popolazione a maggior rischio di contrarre l’infezione. Il tipo B colpisce invece prevalentemente i bambini al di sotto dell’anno di età.
- Come scritto sopra esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco:
- il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC);
- il vaccino coniugato tetravalente, utile verso i tipi A, C, W e Y;
- il vaccino contro il tipo B, che protegge solo e soltanto da questo.
- L’offerta vaccinale cambia leggermente da una Regione all’altra, anche se a breve con il nuovo piano vaccinale si cercherà di renderla più omogena; si raccomanda comunque di fare riferimento al pediatra o al proprio medico per qualsiasi informazione.
- Per gli adulti la vaccinazione non è di norma raccomandata, salvo in caso di fattori di rischio (zone a rischio, alcune malattie come la talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite, …). Chi vuole può comunque ricorrere alla vaccinazione rivolgendosi alla propria ASL o facendosi prescrivere il vaccino dal proprio medico di base. Fatta eccezione della Toscana, la vaccinazione negli adulti è a pagamento.
Segnaliamo inoltre che il Ministero della Salute ha chiarito che non ci sono specifiche raccomandazioni di prevenzione per coloro che si recano nelle aree maggiormente interessate dai casi di Meningococco C, per viaggi di lavoro o soggiorni turistici.
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