Il piano del Viminale per i migranti

Il Viminale ragiona su un piano per redistribuire l’accoglienza dei migranti sul territorio e arrivare...

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Il Viminale ragiona su un piano per redistribuire l’accoglienza dei migranti sul territorio e arrivare a 2,5 richiedenti asilo ogni mille residenti. C’è però un ostacolo: la politica. Laddove c’è un’amministrazione di destra, a livello comunale o regionale, i prefetti incassano solo rifiuti.

“Due profughi per 1000 abitanti”. Ma i sindaci di destra frenano il piano del Viminale

E la Lega insorge contro gli incentivi a chi accoglie

Il piano del Viminale per redistribuire l’accoglienza risponde a una logica semplice: dato che le migrazioni sono in corso, e bisogna attrezzarsi, non è meglio sforzarsi un po’ tutti piuttosto che creare concentrazioni indigeste e pericolose? È stata prevista pure una formula aritmetica: 2,5 richiedenti asilo ogni mille residenti, con una correzione per le grandi città, e l’impegno del ministero a non mandare nuovi profughi in quei Comuni che finora sono stati disponibili e rischiano di restare da soli. Il piano, però, ha trovato un formidabile ostacolo: la politica. Non è un caso, infatti, che laddove ci sia una amministrazione di destra, sia a livello comunale, sia regionale, i prefetti incassino solo rifiuti. E dicono al ministero dell’Interno: «Se presto matureranno le elezioni, è scontato che ci saranno ulteriori irrigidimenti».

Questo è lo scenario, dunque. La redistribuzione dei migranti al momento non decolla perché nessuno ha voluto forzare la mano e quindi si procede con la “moral suasion”. I prefetti sono stati incaricati di incontrare tutti i sindaci della loro area e tentare opera di convincimento. Possono mostrare la buona volontà del Viminale che ha appena distribuito 100 milioni di euro (era una sorta di premio: 500 euro per ogni migrante ospitato) come incentivo eccezionale a favore dei Comuni che finora hanno collaborato. Ma è presto per dire se l’offensiva del sorriso funzionerà.

Al Viminale stanno con il fiato sospeso. Il momento della verità sarà quando, entro il 31 marzo, i Comuni dovranno presentare la loro adesione alla rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che è il punto di congiunzione tra enti locali e governo centrale. «Finché i sindaci non vengono allo scoperto, non possiamo dire nulla», si ragiona ai piani alti del palazzo dove è Marco Minniti.

Oltre i prefetti, la speranza segreta del ministero è l’Anci, associazione nazionale dei Comuni. In questi giorni è in viaggio una lettera indirizzata a ciascuno degli 8000 sindaci per invitarli ad aderire al Piano di Ripartizione Nazionale. Li si invita a seguire dei corsi via web per conoscere i vantaggi che possono derivare a un Comune se aderisce alla rete Sprar.

Siccome la lettera è arrivata anche ai sindaci leghisti, l’altro giorno è insorto Paolo Grimoldi, Segretario Nazionale della Lega Lombarda, deputato leghista. «L’Anci – dice – di fatto è diventato il braccio operativo del Pd e quindi del suo governo. I seminari via web servono a indottrinarli…». La Lega ha capito che molti potrebbero essere tentati dal sistema degli incentivi. E quindi è partita la controffensiva: «È imbarazzante – sostiene ancora Grimoldi – che l’Anci si spinga al punto da chiedere carattere strutturale alla misura dei bonus».

La partita, insomma, è squisitamente politica. E la prospettiva di elezioni, come sanno bene al Viminale, non aiuta i ragionamenti a mente fredda. C’è un cartello di Governatori di centrodestra – Toti, Maroni e Zaia – che promettevano di mettersi di traverso a ogni piano di Angelino Alfano. Ora al suo posto c’è Marco Minniti, che convince anche a destra in quanto cerca di coniugare espulsione per gli illegali ed accoglienza per i regolari; e a questi Governatori, per dire, è piaciuto l’annunciata riapertura dei Cie. Ad un incontro con Minniti sul piano migranti, la settimana scorsa, i tre non hanno sollevato obiezioni. Ma la questione elettorale è sempre dietro l’angolo…

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