Legge elettorale, via libera della Camera alla terza fiducia, franchi tiratori in agguato

Oggi la terza fiducia a scrutinio segreto. I numeri ci sono, ma i ‘peones incontrollabili’...

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Oggi la terza fiducia a scrutinio segreto. I numeri ci sono, ma i ‘peones incontrollabili’ preoccupano

Passa nell’aula della Camera anche la terza fiducia posta dal Governo sulla nuova legge elettorale. I sì sono stati 309, i no 87 e gli astenuti 6. A Montecitorio si gioca oggi il secondo tempo della partita per approvare il Rosatellum bis, che prevede l’assegnazione dei seggi con un mix di collegi uninominali maggioritari (34%) e di collegi plurinominali con listini bloccati senza preferenze (66%) e una soglia di sbarramento al 3%. Intanto in aula è ripresa la seduta. L’assemblea esamina i restanti due articoli, 4 e 5, del provvedimento sui quali il governo non ha messo la fiducia. Se ne andrà qualche ora per discutere e votare tutti gli emendamenti (una ventina: i partiti del no – M5s, sinistra e Fratelli d’Italia – hanno circa sei ore a disposizione da utilizzare), poi si passerà alle dichiarazioni di voto e al voto finale sulla legge. Il via libera della Camera è atteso in serata ma rimane l’incognita dello scrutinio segreto. Il governo teme imboscate. C’è il timore di franchi tiratori nelle file della maggioranza.

Continua la protesta dei Cinque Stelle
Ieri il primo tempo della partita: le prime due fiducie, mentre M5s e Mdp protestavano in piazza. Protesta che continua oggi, con nuove iniziative dei Cinque Stelle: presente anche Grillo. Prende corpo l’ipotesi di ricorrere alla fiducia anche nel secondo passaggio parlamentare in Senato.

Prime due fiducie senza patemi
La terza votazione di fiducia sull’articolo tre ha riguardato la delega al Governo per la determinazione dei collegi uninominali e dei collegi plurinominali. Le due votazioni di ieri, che non hanno registrato particolari patemi – 307 sì nel primo caso, uno in più nel secondo -, sono state sugli articoli uno e due delle nuove regole per votare. Il primo articolo delinea il sistema di elezione della Camera: un mix di collegi uninominali maggioritari (il 36%) e di proporzionale in collegi plurinominali con liste bloccate (il 66%), ossia senza preferenze, per la ripartizione dei seggi. L’articolo due del Rosatellum prevede invece l’analogo sistema di voto per il Senato.

Cosa prevedono gli articoli 4 e 5
L’articolo quattro della nuova legge elettorale, all’esame in questi minuti dell’aula della Camera, contiene l’elenco dei documenti da depositare in nome della trasparenza: il contrassegno depositato, lo statuto, il programma elettorale con il nome e cognome della persona indicata come capo della forza politica. L’articolo 5 prevede invece le disposizioni transitorie per l’entrata in vigore della legge.

Voto finale a scrutinio segreto
Dopo la discussione degli ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finale, dovrebbe arrivare in serata il via libera finale della Camera alla nuova legge elettorale. Il condizionale è d’obbligo in quanto il voto finale sarà segreto. Anche se dalla maggioranza ostentano sicurezza, al momento si sospettano una settantina di franchi tiratori (per bloccare la legge ne serviranno oltre cento). La speranza della maggioranza è che il numero non cresca man mano che si avvicina il momento del voto. Lo sprint verso il via libera finale alle nuove regole per il voto è accompagnato in queste ore da un intenso sforzo diplomatico per per evitare che i malpancisti sia dentro il Pd sia dentro Fi si sommino nel voto segreto: per il governo Gentiloni saranno comunque minuti al cardiopalma.

Le forze in campo sul voto finale
Sulla carta le forze favorevoli al Rosattellum bis possono contare su 423 voti: Pd, Ap, Lega, Civici ed innovatori, Forza Italia, Minoranze Linguistiche e Psi. In particolare, il Pd conta 283 deputati, Ap ne ha 22, 19 la Lega, 14 Civici ed Innovatori, 50 Forza Italia, 6 le Minoranze linguistiche, 17 Scelta Civica-Ala e 4 il Psi. Il “Fronte del No” conta invece su 181 voti: 43 sono di Mdp, 11 di Fdi, 88 di M5s, 17 di Si, 5 di Alternativa libera, 11 di Direzione Italia e 6 dell’Udc. Si dividerà al voto Centro Democratico-Democrazia solidale (in tutto sono 12 deputati), mentre non è ancora chiaro come si esprimeranno i tre deputati di Fare-Pri. E Massimo D’Alema annuncia: «Presenteremo i nostri candidati in tutti i collegi in contrapposizione con i candidati del Pd e delle destre».

L’emendamento sulla candidatura degli italiani all’estero
Un tema caldo in queste ore è l’emendamento, presentato da Lupi (Ap) e approvato in commissione, che consente ai residenti in Italia di candidarsi nella circoscrizione estero: una norma che per qualcuno sembra fatta apposta per ricandidare Denis Verdini. I cinque stelle la definiscono «una vergogna», per il capogruppo Pd Rosato Verdini non c’entra niente. Stando all’emendamento, poi, gli italiani che vivono all’estero non potranno presentarsi alle elezioni se negli ultimi cinque anni hanno ricoperto cariche politiche fuori dall’Italia.

I ‘peones’ incontrollabili

Nella Lega si nega che siano pronti all’azione franchi tiratori ma soprattutto in FI, Pd e Ap si fa la conta di chi tra giovedì sera (al massimo venerdì mattina qualora i tempi si dovessero allungare a causa dell’alto numero degli ordini del giorno da parte di M5S e Mdp) possa decidare di affossare il sistema di voto. Difficile fare calcoli, i mal di pancia vanno per aree geografiche trasversali più che per schieramenti politici.

Tra i dem alla Camera si pensa che una quota di trenta contrari sia fisiologica, ma i ‘peones’ vengono considerati non ‘controllabili’, delle vere e proprie ‘mine vaganti’. “Di fronte ai propri interessi non c’è leader che tenga – argomenta un esponente dem -. Ci definiscono sconosciuti ma semplicemente noi facciamo affidamento sui nostri voti, non sulle coperture di qualche capo corrente”, tra quelli intenzionati a votare contro. 

redazione / ilsole24ore / agi

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