Di Majo: niente impeachment per il Presidente Mattarella

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Chiuso il sipario del primo atto, intanto che il governo Cottarelli prenda forma, assistiamo ad un intermezzo della tragicommedia lega-stellata: impeachment per il Presidente Mattarella, anzi no.
Tanto tuonò che piovve e la montagna partorì…un topolino.
Dopo la sofferta ma ferma decisione del Presidente Mattarella, Lega e Movimento 5 stelle protestarono energicamente. Nella concitazione del momento vengono lanciati strali, a base di invettive e minacce. Si soffia sul fuoco del disorientamento popolare – specie dei non addentro ai delicati meccanismi istituzionali – si aizza la piazza ( a Fiumicino la sera di sabato 26 maggio) e poi… in un’altra piazza (a Napoli martedì 29 maggio) si afferma che l’ impeachment per il Presidente Mattarella “non è più sul tavolo”.
E chi se lo è portato via dal tavolo?
La perplessità verso un’azione ritenuta troppo lacerante per le Istituzioni? Non pare.
La considerazione che, riflettendo poi, non era proprio il caso di sbraitare tanto? Non pare neanche.
E allora chi ha fatto scomparire da sopra il tavolo pentastellato cotanta minaccia verso la più alta carica dello Stato? La solitudine nella quale il Gigino nazionale è stato lasciato.
Infatti il più scafato Salvini, seppure arrabbiato dal suo punto di vista, è rimasto più composto e si è preso il tempo per riflettere. Come un vero leader deve saper fare. E non ha seguito il pentastellato nelle sue scomposte esternazioni. Probabilmente i due Diòscuri sono andati a darsi una ripassatina su qualche bigino di diritto
costituzionale il capitoletto concernente il reato di “alto tradimento” (lasciamo agli sguaiati americani yankee il termine “impeachment”), e si saranno accorti che tale reato deve essere motivato, argomentato, e dimostrato prima in Parlamento a sedute congiunte, e poi deve essere approvato a maggioranza assoluta. Indi va poi presentato alla Corte Costituzionale, come disciplinato dalla legge costituzionale n. 1 dell’11 marzo 1953. Non è procedura facile né
semplice, si saranno detti. E quindi, quatti quatti, tornano sui loro passi.
Qualche organo di stampa addirittura riferisce di diplomazia partitica, che discretamente tenta di riallacciare i fili di comunicazione con il Quirinale, facendo notare che in Parlamento una maggioranza esiste ancora. E che forse il ricorso alle urne si potrebbe anche evitare.
Magari tornando a più miti consigli, su programmi e su personaggi da sottoporre al Capo dello Stato…
Di Maio si protesta anche pronto a collaborare con il Colle?
È una via di Damasco o un semplice calcolo per non rischiare qualche magra figura dal responso delle urne estive?
Vedremo alla fine di questo intermezzo.
Aspettando con ansia l’inizio del secondo atto, intanto ci auguriamo che Dio salvi l’Italia.
Alla prossima!

Carmelo Toscano

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