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Renzi ha ritirato il suo tris, ma anche NO: serio è solo il caos creato

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Renzi ha ritirato il suo tris, (ma anche no), ed il governo italiano cade nel caos, complicando ulteriormente la risposta covid.

Renzi ha ritirato il suo tris, ma anche NO: serio è solo il caos creato

Una tregua traballante nella coalizione di governo del paese, scrive anche il Washington Post a riprova di come ci vedono all’estero, è andata in pezzi mercoledì quando l’ex primo ministro Matteo Renzi ha ritirato il sostegno del suo piccolo partito al governo, facendo precipitare il paese nel caos politico.

Renzi, cercando di rilanciare la propria carriera e il proprio peso, ha però subito dopo ripreso a fare il “Renzi” per cui ha persino lasciato la porta socchiusa a una sorta di compromesso lasciando trapelare che sì, ha ritirato il suo “Tris” (– di fatto un suo Cavallo di Troia nel governo -), ma anche no.

I

l punto è che l’Italia si prepara a spendere un flusso senza precedenti di soldi per il recupero dell’Unione Europea, e la discussione su come usarli ha contribuito ad approfondire l’inimicizia personale tra Renzi e Conte, centristi che competono per gli stessi elettori.

Inoltre la somma ha fatto crescere a dismisura le bramosie, il narcisismo e l’IO di Renzi che, ad ogni costo voleva, ed ancora vorrebbe, mostrare che è solo lui a poterla gestire in modo corretto per cui si è spinto fin troppo oltre, incurante di quanto poteva accadere come anche del fatto di poter mettersi, da solo, fuori gioco visto che, conoscendosi, ben sapeva già che con la sua faccia di bronzo ed i suo incommensurabile narcisismo,  avrebbe potuto ripetere uno dei suoi salti mortali affermando, appunto, che sì li ha ritirati, ma anche no.

Epperò, questa volta, la mossa di Renzi è stata accolta con un giusto misto di rabbia e confusione da gran parte del paese, come testimonia un sondaggio d’opinione riportato anche dal Washington Post, dal quale appare che quasi i tre quarti degli italiani lo sentono principalmente attento ai propri interessi politici.

Ma torniamo al Renzi nazionale ed alla sua improntitudine.

In una conferenza stampa, mercoledì, rispondendo a varie contestazioni che facevano riferimento anche al particolare momento attraversato dall’Italia, e non solo, ha subito sostenuto che affrontare la pandemia significava anche «risolvere i problemi, non nasconderli», e ha continuato quindi a contestare la strategia di Conte per ricostruire l’economia a brandelli dell’Italia.

Il vero, ed unico, scopo di Renzi è emerso, senza ombra di dubbio, nelle ultime settimane quando ha spinto il governo a riscrivere il piano per utilizzare circa 200 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti europei a basso costo, dicendo che il progetto iniziale era pieno di sussidi e a corto di investimenti sanitari. Quando poi quel piano è stato migliorato, Renzi ha detto che Conte doveva fare di più e che, as esempio, avrebbe dovuto chiedere anche il MES (ben sapendo la posizione dei 5 Stelle su questo punto) per rafforzare l’assistenza sanitaria.

Insomma, è stato, e resta il solito Renzi anguilla che, preso per la testa sfugge per la coda, e viceversa, sempre pronto a dire, come nella barzelletta: Non sono io ad essere razzista, è lui che è negro.

Questa appare essere l’ottica ed il Renzi pensiero per cui ora, subito dopo le dimissioni, in conferenza stampa è stato pronto a dichiarare di essere ancora aperto a qualche trattativa, anche se Conte è rimasto presidente del Consiglio.

A commento di questo suo sgusciare, Carlo Calenda, ministro dell’economia durante l’amministrazione Renzi e ora membro del Parlamento europeo, ha dichiarato su Twitter che è difficile far quadrare le continue critiche di Renzi a Conte con un’apparente disponibilità a lavorare con lui e Renzi, pronto, ha subito risposto: «O sei molto confuso o squilibrato» e, nel suo sproloquiare, ha anche detto che non ci saranno elezioni fino al 2023, quando per legge devono tenersi.

E questo è Renzi!

Un tempo ragazzo d’oro politico italiano, eletto primo ministro all’età di 39 anni nel 2014, ora in campo unicamente a combattere «per la propria sopravvivenza», come ha detto anche Federico Santi, analista senior per l’Europa presso l’Eurasia Group, aggiungendo anche che ormai Renzi pensa solo che «Liberarsi di Conte potrebbe essere una buona mossa a lungo termine».

Intanto, nonostante tutto, continua a dire, all’unisono con i suoi ritirati che si sentono anch’essi con un piede dentro ed uno fuori, che torneranno perché, ripetono: “siamo indispensabili”, per cui ora c’è da sperare solo che gli altri, TUTTI gli altri ormai putativi ex compagni di viaggio, si mostrino più seri di lui – ma basterebbe anche che si mostrassero intelligenti -, non ricaschino nel giochino del perdono e che, per una volta, sappiano ricordare che chi ha tradito una volta è sempre pronto a tradire ancora come anche che chi serio non è tale resta.

Insomma: chi nasce quadro, mai potrà morire tondo.

Parimenti, vista la caccia aperta ad altri salvatori della Patria, del Governo, costruttori o comunque si voglia ora chiamarli, si spera che quelli al Governo abbiano tratto lezione dall’esperienza Renzi e che facciano bene attenzione a chi, al caso, si tireranno in casa ed evitino di fare entrare altri “Cavalli di Troia” nel lor corral perché i cavalli di quella razza, anche se di mamma diversa, sempre figli di Cavalla Troia sono per cui magari cambia il manto, cambia l’altezza, cambia il galoppo, ma tali restano.

Intanto, i due partiti di destra, la Lega e Fratelli d’Italia, continuano a restare stabili e a mantener circa il 40 per cento del sostegno al voto per cui, se l’Italia fosse spinta a nuove elezioni, il governo probabilmente diventerebbe il più fermamente antieuropeo dell’Europa occidentale.

E questo grazie a Renzi: Povera Patria

Stanislao Barretta

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