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La Decima Flottiglia MAS è e resta un patrimonio d’Italia

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Proseguendo nei miei innesti culturali sul filo dei ricordi e della Storia per la rubrica ”PILLOLE DI STORIA”, invio oggi questo mio contributo che ho titolato: La Decima Flottiglia MAS è e resta un patrimonio d’Italia.
IL MINISTRO LA RUSSA E LA DECIMA FLOTTIGLIA MAS – Gaffe? No! Ignoranza di chi accusava. La Decima Flottiglia MAS è e resta un patrimonio d’Italia.
Memorie del nostro  passato, la ”DECIMA FLOTTIGLIA MAS”.
La notizia è del dicembre 2010 ed io ne scrissi, su “Noi Polizia”, nel febbraio. Lo spunto mi venne da una polemica sorta per dichiarazioni fatte dall’allora Ministro della Difesa La Russa in occasione di una visita al reparto incursori della Marina Militare.
Dato l’orientamento nostalgico del Ministro, l’elogio fatto alla Decima MAS fu interpretato come rivolto alla Decima che continuò a combattere con i tedeschi dopo l’armistizio del settembre 1943 per cui, ancora oggi, credo che valga la pena far memoria di quel nostro  passato per cui, COME SU DETTO, inizio con questo ricordo la mia collabrazione con vivicentro.it e, a questa mia, farò seguito con altre.
Per ora c’è questa e riparto proprio dalla “nostalgica gaffe”  (come fu definita) dell’allora  Ministro della Difesa Ignazio La Russa che, in occasione di una visita alla caserma “Vannucci” di Livorno, nella sede del COMSUBIN (reparto incursori della Marina Militare per operazioni speciali) ebbe ad elogiare i Corpi militari speciali ricordando “la gloriosa Decima Flottiglia Mas, madre di tutte le specialità, orgoglio della nostra Marina e dell’intera Nazione”.
L’occasione fu colta al volo da alcuni politici appartenenti all’opposizione parlamentare che rivolsero al Ministro accuse di rigurgito di nostalgia.

Nella polemica sorta si distinsero, manco a dirlo, Antonio Di Pietro, che non volle perdere l’occasione per intervenire a sproposito e che, riferendosi al Ministro, affermò che “il suo cuore resta nero”.

Gli fecero da corona noti esponenti della Sinistra parlamentare di allora quali Filippo Penati, esponente della segreteria politica del P. D. (“Davvero un elogio di cui non si sentiva il bisogno soprattutto da parte di un ministro della Difesa”) e l’on. Roberta Pinotti, ex presidente della Commissione Difesa della Camera che, forte del suo ex prestigioso incarico, consigliò al Ministro

“di lasciare da parte le emozioni per un passato che l´Italia repubblicana ha combattuto e di concentrarsi sui messaggi da dare alle nostre Forze armate che rispondono alla Costituzione nata dalla lotta di Liberazione”.  

Né poteva mancare il comunista Diliberto che annualmente si preoccupava di andare a Mosca per rievocare il “passato glorioso” della sua Unione Sovietica dimenticando che fu l’accordo Molotov-Ribbentrop, nell’agosto 1939, ad innescare la seconda guerra mondiale e rendersi poi responsabile dello spaventoso eccidio dei prigionieri di guerra polacchi a Katyn.

Infine l’intervento, a sproposito, di un altro esponente del P.D., Ettore Rosato, che dichiarò:

“È l’unico ministro della Difesa che negli ultimi trent’anni abbia ricordato la Decima Mas ed è una cosa che non fa onore neppure agli uomini del Comsubin … Non era necessaria questa lode in quel contesto, in nessun contesto”.

S

in qui la “rievocazione” del momento politico di quel Dicembre 2010 ricordato e, dalle dichiarazioni su riportate, è evidente che i sullodati esponenti politici non sapevano che pensare in negativo, per cui si riferirono erroneamente a quel Reparto che, conservando arbitrariamente la denominazione di “Decima Flottiglia Mas”, dopo l’armistizio del settembre 1943, adducendo un preteso senso dell’onore, operò, alle dipendenze del Terzo Reich, una guerra di supporto per il trionfo di quel male assoluto che è stato il nazismo.

Doveroso quindi, per corretto ricordo, evidenziare oggi – ancora una volta – che quel Reparto aveva snaturato la sua impostazione marinara divenendo, di fatto, un’Unità di c.d. Fanteria leggera, che i Tedeschi utilizzarono, salvo l’intervento di un battaglione ad Anzio, pressoché esclusivamente in funzione antiguerriglia. E, soprattutto, durante la sua breve, infelice esistenza, non fece nulla di eroico per cui non avrebbe potuto essere un riferimento del Ministro. Infatti, oltre ai rastrellamenti nelle aree di maggiore impatto partigiano, solo agli inizi del 1945 fu impiegata, con alcuni reparti, sulla frontiera orientale, finalmente per la tutela di interessi italiani, di quel confine orientale a rischio per le pretese slave realizzatesi poi col Trattato di Parigi.

Purtroppo si rese anche responsabile di azioni di rappresaglia, emulando i tristemente noti comportamenti sterminatori delle “SS naziste” dalle quali, di fatto, dipendeva. In proposito è il caso di ricordare ciò che il prof. Giuliano Vassalli (Padre costituente, Ministro della Giustizia e Presidente della Corte Costituzionale) pronunciò nelle udienze del gennaio 1949 nella requisitoria di parte civile presso la Corte di Assise di Roma a carico delle gerarchie militari di quella Decima Mas (quella illegittima):

“Coloro che sono caduti per mano degli attuali imputati, hanno combattuto e sono caduti per dare a costoro la possibilità di difendersi, per creare anche a vantaggio di costoro, quell’ambiente e costume democratico, nel quale trovano fondamento tutte le norme di equità, di giustizia e di clemenza, in virtù delle quali, per tacere d’altro, la pena di morte è stata abolita e ad ognuno di essi è concessa la speranza, per non dire l’assoluta certezza, di rivedere, e non tanto tardi, le mura della propria casa”.

Quindi, c’è da chiedersi, quegli esponenti politici sopra citati, che dimostrarono una crassa ignoranza sulla recente storia del nostro Paese, conoscevano la vita e le gesta della legittima ed autentica Decima Flottiglia Mas, reparto speciale della Regia Marina che si coprì di gloria, orgoglio della Marina militare italiana e dell’intero Paese?

Ancora oggi non mi pare conveniente l’aver ricordato, in quel contesto, le gesta eroiche di quegli ardimentosi (la storia di quel Reparto merita un capitolo a parte) perché i denigratori di oggi non sono degni di avere un posto, se pur in negativo, nell’illustrane le loro magnifiche gesta. Sarebbe come inquinare il mare lindo della gloria, dell’amor patrio e della dedizione al dovere.  Ritengo però opportuno che, se pur per sommi capi, vada chiarito il senso di quella che, inopportunamente, fu definita una gaffe.

Il Comando dei mezzi d’assalto della Regia Marina, inquadrato nella 1^ Flottiglia MAS, si costituisce nel 1938 e, dopo un’accurata selezione, inizia, in un canneto del fiume Serchio, l’addestramento sull’arma creata dalle intuizioni di due giovani Ufficiali del Genio Navale, Teseo Tesei ed Elios Toschi. Nel marzo 1941 sarà il cap. f. Vittorio Moccagatta (Medaglia d’oro al V.M. alla memoria) che riorganizza il Reparto creando la X Flottiglia MAS. Nel suo ambito viene anche costituita la Scuola Sommozzatori, con sede presso il porticciolo di San Leopoldo dell'Accademia Navale di Livorno.

Tra le azioni più eclatanti vanno ricordati i forzamenti delle basi navali di Suda (Creta), Alessandria d’Egitto e Gibilterra. Nel 1942 si costituisce il “Gruppo Gamma”, i cui appartenenti, con temerarie azioni individuali, applicano valigette esplosive sotto la chiglia di navi nemiche, operando finanche in porti neutrali.

Ecco perché fu offensivo, al limite del vilipendio, che un quotidiano nazionale di grande tiratura abbia avuto a corredare la notizia dell’intervento del Ministro con un manifesto raffigurante un militare della c.d. “Marina da guerra repubblicana” e la scritta “X flottiglia Mas”. Quel manifesto non ha nulla a che vedere con la Decima Flottiglia Mas che opera negli anni dal 1940 al settembre 1943 e, con la denominazione Mariassalt, fino alla fine della guerra.

Pertanto, quei politici (in particolare quell’Ettore Rosato) che si preocuparono di criticare il Ministro La Russa per aver ricordato, nella sede adeguata, l’eroismo della Decima Flottiglia Mas, è bene sappiano che il Raggruppamento Subacquei ed incursori, punta di diamante dell’attuale Marina Militare, è il diretto erede delle tradizioni della X Flottiglia MAS della Regia Marina, e porta, opportunamente, il nome di quel Teseo Tesi, ispiratore delle operazioni subacquee, che, per non far fallire la complessa azione portata contro la base navale di Malta, non esitò, la notte sul 26 luglio 1941, a lanciarsi, col suo mezzo imbottito di esplosivo, contro il ponte di Sant’Elmo a La Valletta per aprire un varco agli altri incursori. Il suo corpo non sarà mai ritrovato. Per la sfortunata operazione (15 Caduti, 18 prigionieri e solo 11 superstiti) al personale furono conferite complessivamente 9 medaglie d’oro al Valor Militare (una sola a vivente), 13 d’argento, 8 di bronzo ed una Croce di guerra.

In definitiva, nel ricordare l’eroismo della X Flottiglia MAS il Ministro non commise alcuna gaffe.

Piuttosto va rimarcato che solo dopo troppo tempo un Ministro della Difesa ebbe a ricordarsi di elogiarne le gesta compendiate, fra il 10 giugno 1940 e l’8 settembre 1943, in ben 22 azioni di guerra affondando o danneggiando naviglio da guerra per 72.190 tonnellate e naviglio mercantile per 130.572.

Al personale vengono assegnate complessivamente 29 medaglie d’oro, 104 d’argento e 33 di bronzo al Valor Militare oltre a due medaglie d’oro al V.M. allo Stendardo del Reparto ed al sommergibile “avvicinatore” Scirè.

Credo quindi che bastino questi cenni per caratterizzare le squalificate dichiarazioni di quei politici che hanno mosso critiche al Ministro della Difesa per aver giustamente definito la Decima Flottiglia MAS un corpo di eroi.

Oppure, cosa pensano di fare quei personaggi? Togliere il nome di dedica al COMSUBIN e revocare la Medaglia d’oro alla memoria a Teseo Tesei sol perché, secondo l’on. Pinotti, “l’Italia repubblicana deve… abiurare ciò che è stato il passato”? Vogliono cancellare gli eroismi dei vari Tesei, Moccagatta, Durand de La Penne, Birindelli, Todaro, Visintini e tanti altri sol perché dopo l’armistizio il comandante di quell’Unità (lo era da solo 4 mesi) non accettò l’armistizio e, novello soldato di ventura, decise di costituire un suo esercito preferendo continuare la guerra a fianco dei Tedeschi? Cioè di coloro che avevano fucilato i suoi commilitoni a Cefalonia e rinchiuso nei lager oltre 600.000 militari italiani per il rifiuto opposto alla collaborazione col nazismo?

Io ritengo che, piuttosto che cancellare la memoria della Decima Flottiglia Mas della Regia Marina, sarebbe più salutare ed igienico cancellare, idealmente, i protagonisti delle critiche inopportune e denigratorie. L’on. Pinotti dovrà farsi una ragione del mantenimento delle tradizioni della Decima Flottiglia MAS della Regia Marina anche se si tratta di gloria pre-repubblicana non ancora nobilitata dalla Costituzione nata dalla Resistenza.

La vera gaffe, quindi, è stata sovrapporre alla gloria del Reparto originale quella del reparto filonazista stabilendo un pericoloso principio: il male oscura il bene.

Concludo riportando, per gli ignoranti e i denigratori, la motivazione della Medaglia d’oro al Valor militare concessa il 10 giugno 1943 allo stendardo della X Flottiglia Mas della Regia Marina:

“Erede diretta delle glorie dei violatori di porti che stupirono il mondo con le loro gesta nella prima guerra mondiale e dettero alla Marina Italiana un primato finora ineguagliato, la X Flottiglia M.A.S. ha dimostrato che il seme gettato dagli eroi nel passato ha fruttato buona messe. In numerose audacissime imprese, sprezzante di ogni pericolo, fra difficoltà di ogni genere create, così, dalle difficili condizioni naturali, come nei perfetti apprestamenti difensivi dei porti, gli arditi dei reparti di assalto della Regia Marina, plasmati e guidati dalla X Flottiglia M.A.S., hanno saputo raggiungere il nemico nei più sicuri recessi dei muniti porti, affondando due navi da battaglia, due incrociatori, un cacciatorpediniere e numerosi piroscafi per oltre 100.000 tonnellate. Fascio eletto di spiriti eroici, la X Flottiglia M.A.S. è rimasta fedele al suo motto: “Per il Re e la Bandiera”. Mediterraneo orientale 1940/1943”.

La X Flottiglia MAS, decorata con Medaglia d’oro al V.M. e con le sue 33 Medaglie d’oro individuali, resta, quindi, un patrimonio della Marina Militare italiana e dell’intera Nazione anche a dispetto di chi, con molto pressapochismo, ha dimostrato di non volerla ricordare.

Giuseppe Vollono

(da mia pubblicazione su “Noi Polizia” del febbraio 2010)

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