Sin dalle prime ore di questa mattina si sono susseguite voci che dichiaravano: Renzi si dimette!
L
a prima a lanciare l’ennesima telenovela del: Renzi si dimette, è stata, questa mattina presto, l’Ansa.
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Ma, immediatamente dopo, è giunta la smentita che innescava la cantilena del: Anzi No. Sì ma. E per la Segreteria, idem.
E si è continuato così con una serie di ma:
dopo l’insediamento del Parlamento e dopo la formazione del governo.
e se:
non ci saranno traghettatori.
Niente “caminetti“, ripete più volte, ma direttamente il congresso, queste le condizioni e la tattica di Renzi.
Tattica che ormai lo identifica visto che è stata da lui già usata in tutte le occasioni nelle quali aveva sventolato le sue dimissioni.
Dimissioni poi puntualmente mai formalizzate e pertanto, anche questa volta come per dopo il referendum perso, non giungono.
E questo provoca la reazione dei suoi che, per bocca del capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda, franceschiniano, dicono:
“La decisione di Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo”
“Le dimissioni di un leader sono una cosa seria: o si danno o non si danno. E quando si decide, si danno senza manovre”
“In un momento in cui al Pd servirebbe il massimo di quella collegialità che è l’esatto opposto dei cosiddetti caminetti.
Annunciare le dimissioni e insieme rinviarne l’operatività è impossibile da spiegare.
Quando Veltroni e Bersani si sono dimessi lo hanno fatto e basta. Un minuto dopo non erano più segretari“.
E alle dichiarazioni di Zanda seguono quelle di Andrea Orlando, sconfitto alle primarie del 2017, che afferma:
“Di fronte alla sconfitta più grave della storia della sinistra italiana del dopoguerra mi sarei aspettato una piena assunzione di responsabilità da parte di un segretario che, eletto con il 70% al congresso, ha potuto definire, in modo pressoché solitario, la linea politica, gli organigrammi e le candidature.
Invece siamo alla ormai consueta elencazione di alibi e all’individuazione di responsabilità esterne.
Da questo atteggiamento deriva la soluzione ambigua individuata, di dimissioni non dimissioni.
Renzi, infatti, le annuncia ma le postdata e si riserva di renderle effettive soltanto dopo la conclusione della trattativa per la definizione degli assetti istituzionali e del nuovo governo”,
Dello stesso parere è Anna Finocchiaro. che si allinea ai colleghi e, anche lei, afferma:
“Penso che annunciare le dimissioni, e non darle, dopo avere subito una sconfitta di queste dimensioni sia vistosamente in contrasto con il senso di responsabilità di lealtà e di chiarezza dovuti al partito ai suoi militanti ai suoi elettori”.
Unica voce dissonante e a difesa di Renzi è quella di Lorenzo Guerini che, con una iperbole, prova a far passare un concetto molto arzigolato:
le dimissioni di Renzi sono verissime ma sono ancora in bianco. Almeno per quanto riguarda la data.
“Nessuna dilazione, – afferma Guerini -, le dimissioni di Renzi sono verissime.
Lo ha detto chiaramente in conferenza stampa, alla luce dei risultati elettorali di ieri.
Il tema centrale è un punto politico:
il Pd è all’opposizione, in coerenza con quanto detto in campagna elettorale da tutto il Pd.
E nessuna gestione solitaria dei prossimi passaggi:
lunedì prossimo faremo Direzione nazionale e quello sarà il luogo e il momento per aprire una riflessione seria e responsabile sui risultati”
vivicentro.it/CRONACA
Renzi si dimette – Renzi si dimette
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