Migranti, il Ministro degli Esteri Moavero: “L’UE rischia la fine”

“La stragrande maggioranza dei migranti non hanno titolo all’asilo” In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino,...

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“La stragrande maggioranza dei migranti non hanno titolo all’asilo”

In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino, il Ministro degli Esteri Moavero si è pronunciato sulla questione migranti che tanto ha fatto discutere (vedi il botta e risposta tra il Presidente del Consiglio Conte e il presidente francese Macron) e fa discutere.

Ecco le sue dichiarazioni:
Ministro Moavero, tra poche ore a Bruxelles si apre un vertice decisivo sui migranti mentre nel Mediterraneo la situazione precipita. Salvini ha chiuso i porti italiani e respinge le navi delle Ong.
Condivide questa linea?
“Ciò che accade dipende dalla mancanza negli ultimi anni di un’efficace gestione, a livello di Unione europea, dell’epocale fenomeno migratorio in atto. L’Europa, e non l’Italia, è la meta di tutte queste persone che fuggono a guerre, regimi autoritari o cercano un futuro migliore. Dunque, poiché la questione è europea, le soluzioni devono essere europee. Ma l’Ue è stata decisamente latitante, prevalgono i vari egoismi nazionali. L’attuale posizione italiana intende richiamare i partner ai valori comuni della responsabilità e della solidarietà”.

Respingere le navi è una sorta di provocazione?
“Provocazione è una parola sbagliata. C’è, piuttosto, la volontà di scuotere le coscienze degli Stati europei e delle istituzioni Ue: stiamo parlando di esseri umani in mano a trafficanti, di persone che vivono tragici esodi e rischiano la vita. Dal 2016, nel Mediterraneo ci sono stati oltre novemila morti. Tutti lo hanno ammesso: l’Italia è stata lasciata sola ad affrontare l’emergenza. Così non si può andare avanti”.

Con quali proposte oggi il premier Conte si siederà al tavolo della trattativa?
“Oggi c’è un incontro informale, per preparare il Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi. E’ una tappa di riflessione. L’Italia ci va chiedendo il superamento, non la semplice revisione, della logica del regolamento di Dublino. Le sue norme stabiliscono che il Paese di primo arrivo debba accogliere i migranti, assisterli, e soprattutto verificarne i requisiti per ottenere il diritto d’asilo. Nel caso non li abbiano, dovrebbe rimpatriarli o tenerli sul suo territorio. Un sistema di questo tipo è inadeguato, sottovaluta i numeri: la stragrande maggioranza dei migranti, non hanno titolo all’asilo, migrano per motivi economici e sono il 93% del totale degli arrivi in Italia. Di loro, le regole di Dublino si occupano per difetto, non offrono soluzioni e lasciano tutti gli oneri a carico del Paese di primo arrivo. Per ragioni geografiche, l’Italia si trova proprio in quest’ultima situazione. Ma c’è di più, se gli altri Stati Ue ritengono che i controlli per concedere l’asilo non sono rigorosi, possono sospendere la libera circolazione delle persone, prevista dagli assetti di Schengen, chiudendo le loro frontiere come accade a Ventimiglia. Insomma, un ben triste paradosso: la normativa europea di Dublino, nei fatti, frammenta l’Unione”.

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