Il boia di Srebrenica è stato condannato all’ergastolo. Il Tribunale dell’Aia lo ha riconosciuto colpevole per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati durante la guerra in Bosnia tra il 1992 e il 1995. Tre anni in cui vennero massacrate più di ottomila persone. «La condanna di Mladic risuona ben al di là dei Balcani – scrive Stefano Stefanini nel suo editoriale . In un momento di fragilità politica e di ansie illiberali, l’Europa scopre la tenuta dei valori e delle idee su cui è fondata».
Ex Jugoslavia, Mladic all’ergastolo per genocidio
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’Aia condanna l’ex generale per Sarajevo e Srebrenica. Espulso dall’aula per insulti ai giudici durante la sentenza
Il Tribunale penale internazionale dell’Aia però ha confermato i reati di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, condannando l’ex capo delle milizie serbe all’ergastolo. La sentenza giunge al termine di una giornata convulsa, contraddistinta da interruzioni e attacchi verbali dell’imputato nei confronti dei giudici, che hanno letto il verdetto in sua assenza dopo essere stati costretti a espellerlo dall’Aula.
Mladic affronta il Tribunale senza alcun timore, e addirittura lo sfida. Entra in Aula sorridendo e mostrando ai presenti e alle telecamere il pollice alzato, gesto usato sin dall’antichità per indicare la concessione della grazia. Un modo per ribadire di non riconoscere la validità del processo, sostenere la sua innocenza e l’estraneità ai fatti di cui è stato accusato. Sono undici i capi di accusa a suo carico (due di genocidio, cinque di crimini contro l’umanità, e quattro per crimini di guerra). Tanti, e tutti troppo «importanti» per potersi attendere un’assoluzione. La Corte dell’Aia non la concede. Decide invece per il massimo della pena.
Bisogna attendere un’ora e mezza in più del previsto per la sentenza. I legali di Mladic chiedono l’interruzione dei lavori per permettere all’ex generale di andare in bagno. Al ritorno propongono di sospendere la seduta per via della pressione troppo alta dell’imputato, oggi 74enne.
Richiesta respinta, il processo va avanti e Mladic attacca. Si alza in piedi, il braccio sinistro prima sull’orecchio per ascoltare la traduzione, poi teso verso il presidente dell’Aula in gesto di accusa. Per un attimo le parti si ribaltano. «È tutto falso», urla più volte. Seguono ripetuti richiami all’ordine, che rimangono inascoltati. Mladic prosegue con le invettive e viene espulso dall’Aula. È fatto accomodare in una stanza attigua ed è lì, sul divanetto della sala in cui è confinato, che segue in diretta la lettura della sentenza che lo condanna al carcere a vita.
È un pronunciamento che arriva a sei anni dalla cattura del «macellaio di Bosnia». È nel 2011 che Mladic viene arrestato dopo anni di latitanza in patria, protetto da familiari ed ex commilitoni. Con la sentenza del Tribunale penale internazionale segue il destino di Radovan Karadzic, ex generale serbo condannato lo scorso anno a 40 anni di carcere per le stesse ragioni, genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità.
Anch’egli, come Mladic, soprannominato «il macellaio di Bosnia», e anch’egli, come prima di Mladic, perseguito per il massacro di Srebrenica del 1995. Una ferita impossibile da rimarginare, ma che all’Aia hanno deciso non lasciare impunita.
vivicentro.it/cronaca
vivicentro/L’ergastolo a Mladic, il boia di Srebrenica
lastampa/Ex Jugoslavia, Mladic all’ergastolo per genocidio EMANUELE BONINI
#Ergastolo a #Mladic, per le cose che sono accadute (things that happened) durante la guerra in Bosnia tra il 1992 e il 1995. Tre anni in cui vennero massacrate più di ottomila persone e che gli fecero meritare l’appellativo di #boia di #Srebrenica
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