span style="font-family: terminal, monaco, monospace">Il PM dott. Di Matteo a “1/2 ora in più” su Rai3, trasmissione condotta da Lucia Annunziata, alla domanda «Cosa mi ha fatto male ? Il silenzio»
«Adesso ci vorrebbe un pentito di Stato, un qualcuno che faccia chiarezza rispetto a quanto avvenuto». Lo ha detto il pm della Direzione Nazionale Antimafia (Dna) Nino Di Matteo, in merito alla sentenza sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, rispondendo alle domande di Lucia Annunziata a 1/2 ora in più, in onda su Raitre. «I carabinieri non hanno agito da soli. Noi riteniamo che siano stati incoraggiati a fare una trattativa. Ho sempre sperato che quei carabinieri avrebbero dato un contributo ulteriore di conoscenza. Il fatto che siano stati condannati solo i carabinieri non significa che il livello politica non fosse a conoscenza o fosse il mandante».
“Quello che mi ha fatto più male è che rispetto alle accuse di usare strumentalmente il lavoro abbiamo avvertito un silenzio assordante e chi speravamo ci dovesse difendere è stato zitto. A partire dall’ Anm e il Csm“. Lo ha detto il pm della Dna Nino Di Matteo, dopo la sentenza sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, intervenendo alla trasmissione “1/2 ora in più” di Lucia Annunziata, in onda sui Rai tre a proposito delle critiche subite, negli anni, dal pool che ha coordinato l’inchiesta.
Della sentenza, di cui ci sono ampi articoli su noti quotidiani nazionali, si sta attendendo le motivazioni che saranno depositate entro 90 giorni e certamente seguirà la legittima impugnazione.
Nel frattempo sono state quelle parole del PM dott. Di Matteo a colpirmi particolarmente “abbiamo avvertito un silenzio assordante”.
Bisogna averlo provato quel “silenzio”, quel senso di isolamento. E quando a provarlo è una persona comune, patisce anche una totale percezione di forzosa impotenza innanzi a “qualcosa” che non si comprende e che, come d’altronde è lampante dall’intervista di cui sopra, neppure il PM dott. Di Matteo sa esplicitare (o forse non può dirlo espressamente) che genere di “potere occulto” è questo in Italia che di tutta evidenza è persino al di sopra della mafia stessa o quanto meno parallelo.
Ma quando si parla di questi argomenti, in proporzione e in una certa misura, so di cosa si tratta, avendo vissuto una vicenda che ha segnato molti anni della mia vita, facendomi anche ammalare.
Racconto solo brevemente che nel 1991 e 1992, mentre amministravo un’azienda privata nel settore del trasporto pubblico, subì quattro attentati definiti dalle Autorità di “matrice mafiosa” che causarono conseguentemente dopo alcuni anni il fallimento della società che amministravo, tanto che rimasi senza più lavoro. I dipendenti (solo maschi) furono assorbiti alle dipendenze della Regione siciliana. Sul fallimento un giudice scrisse: <<Appare doveroso trasmettere alla Procura della Repubblica, copia degli atti processuali, con particolare riferimento all’esame dell’odierno … nel quale lo stesso ha pubblicamente denunciato le innumerevoli attività politico-mafiose che hanno decretato il fallimento della società e la successiva “riesumazione dell’azienda” in capo ad altri soggetti>>.
Dopo circa dieci anni in cui praticamente conducevo le indagini da solo, al punto, ritengo, di essermi avvicinato più volte a scoprire un sistema politico-istituzionale-burocratico-assoggettante, persino con una intercettazione ambientale fatta a mio rischio (registrazione che però, guarda caso, fece stranamente inalberare un PM che non ne volle saperne di approfondirla chiedendone l’archiviazione) mi ritrovai, a seguito di una relazione di un avvocato e di un giudice, con un dispositivo di un Gip e presidente della sezione ANM, con uno stravolgimento di ogni mio precedente sforzo (e gravoso impegno finanziario) per cercare la verità: “… dalle indagini esperite è emerso … che la situazione economica della società, già in difficoltà fin dal 1995, si è sensibilmente aggravata a seguito di una serie di attentati e di incendi di presunta matrice mafiosa …”.
Sono passati quasi vent’anni e non ho mai smesso di occuparmi di questioni varie, anche spinose, soprattutto siciliane e locali, scrivendo per vari siti non ultimo adesso Vivicentro. Ed avendomi nel mio piccolo fatto un’idea di massima degli oscuri intrecci del sistema politico-istituzionale italiano (e siciliano) concordo seppure da profano ma con annosa esperienza in trincea, con il dott. Di Matteo che fino a quando non ci saranno dei pentiti all’interno del traviato “sistema” Stato che raccontino come funziona, sarà come brancolare nella caligine, analogamente a come accadeva per la mafia negli anni prima del Magistrato dott. Falcone che attraverso il suo notevole lavoro e i pentiti, squarciò la cappa che l’aveva fino allora celata.
Certo, anche un Governo rinnovato dalle fondamenta e intellettualmente onesto e soprattutto indipendente dalle rafferme precedenti nomenclature e istituzioni, potrebbe aiutare in tutto ciò, specialmente se il Ministro della Giustizia fosse un esperto giurista, veterano di processi, a cui è riconosciuta una integrità etica e autonoma.
Adduso Sebastiano
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