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Fiducia al Governo Conte: 156 favorevoli, 140 contrari e 16 astensioni

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Con 156 voti favorevoli, 140 contrari e 16 astensioni l’Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo, approvando la proposta di risoluzione n. 1, presentata dai sen. Marcucci (PD), Licheri (M5S), De Petris (Misto-LeU) e Unterberger (Aut) che approva le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla situazione politica in atto. VIDEO

Fiducia al Governo Conte: 156 favorevoli, 140 contrari e 16 astensioni

Il Presidente del Consiglio Conte, nel rendere comunicazioni, ha ripercorso l’azione di governo, ricordando in particolare la formazione di un’alleanza basata sui valori costituzionali e sull’ancoraggio europeo; la definizione di un programma riformatore orientato verso una società equa, inclusiva, sostenibile, prospera; lo scoppio della pandemia all’inizio del 2020 e la scelta politica di tutelare la salute come bene primario, anche per salvaguardare il tessuto produttivo; i ripetuti scostamenti di bilancio per ammortizzatori sociali e sostegno alle imprese; la svolta espansiva impressa alla politica economica europea con il Next generation EU; la decisione di affiancare le misure emergenziali con interventi strutturali volti a porre le basi del rilancio (taglio del cuneo fiscale, interventi di sostenibilità ambientale e rigenerazione urbana), i contenuti della legge di bilancio (taglio dei contributi previdenziali, decontribuzione totale per l’assunzione di donne, potenziamento dei servizi sanitari, ecobonus, impresa 4.0, fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, fondo per le piccole imprese e sostegno di Cassa depositi e prestiti, ridefinizione della responsabilità amministrativa, semplificazione, digitalizzazione, rilancio delle opere pubbliche). Il Governo ha impegnato tutte le proprie energie per offrire la maggior protezione possibile alla comunità nazionale e le forze di maggioranza e opposizione, in un momento molto difficile per il Paese, hanno dato prova di responsabilità e collaborazione. Italia Viva, dopo una serie di attacchi mediatici, pretese e rilanci su temi divisivi, si è smarcata dall’azione di Governo: i Ministri di IV non hanno votato il Recovery plan per il mancato riferimento al Mes, che non ha però alcuna attinenza con lo strumento del Recovery, e si sono dimessi. Italia Viva ha aperto una crisi incomprensibile, che ha prodotto sgomento e incrinato la fiducia: il Presidente del Consiglio ha chiesto di voltare pagina, assicurando che il Recovery plan, alla cui definizione stanno contribuendo le parti sociali, sarà sottoposto al vaglio parlamentare; ha preannunciato un nuovo scostamento per ammortizzatori sociali e ristori e una riforma fiscale; ha elencato temi economici e istituzionali su cui è possibile una convergenza parlamentare, ha evocato una legge elettorale condivisa di impianto proporzionale, possibili correttivi della forma di governo (razionalizzazione dell’iter di approvazione delle leggi), la revisione del Titolo V della Costituzione (riparto di competenze tra Stato e Regioni). Sul piano internazionale, il Presidente Conte ha richiamato l’azione di impulso e mediazione nell’Unione europea, l’agenda del G20, la convergenza di obiettivi con l’attuale amministrazione statunitense. Rivendicando il valore politico delle scelte compiute, il Presidente ha rivolto un appello per la formazione di un’alleanza europeista, a partire dalle forze già presenti (M5S, PD, LeU), orientata allo sviluppo sostenibile. Insistendo sulla qualità del progetto politico, ha chiesto un appoggio limpido e trasparente per sanare la ferita inferta dalla crisi al patto di fiducia con i cittadini. Disponibile al rafforzamento della squadra di Governo, considerati gli impegni internazionali che lo attendono, il Presidente ha annunciato, infine, che delegherà i Servizi di sicurezza ad una specifica autorità.

Durante la discussione hanno preannunciato la fiducia i sen. Nencini (IV-PSI), Monti (Misto), Fantetti, Buccarella, De Bonis (Misto-Maie Italia 23), Alessandrina Lonardo (Misto). I sen. Ferrara, Alessandra Maiorino, Di Nicola, Barbara Floridia, Lomuti, Santillo, Perilli, Santangelo, Cioffi (M5S) hanno ribadito un pieno sostegno al Presidente del Consiglio, ritenendo che la crisi politica sia stata scatenata dal narcisismo e da appetiti inconfessabili su nomine e fondi. Il sen. Crucioli (M5S), pur rinnovando la fiducia, ha chiesto al Governo di mantenere fermi gli obiettivi di revisione del Patto europeo di stabilità. I sen. Pittella, Roberta Pinotti, Caterina Bini, Mirabelli (PD) hanno giudicato immotivata e inaccettabile la decisione del sen. Renzi di provocare la crisi e hanno valutato positivamente i risultati di Governo. Il sen. Casini (Aut) ha auspicato la ricucitura fra il Presidente del Consiglio e Italia Viva, il sen. Marilotti (Aut) ha auspicato un patto di legislatura incentrato su riforme strutturali. Il sen. Quagliariello (Misto-IeC), pur considerando sbagliata nei tempi e nei modi la crisi di Governo, ha giudicato troppo generico l’appello del Presidente del Consiglio alle forze liberali ed europeiste e ha evocato un Governo di salvezza nazionale. Il sen. Laniece (Aut) ha condizionato la fiducia all’accoglimento di richieste relative alla tutela della montagna e delle autonomie speciali. Le sen. Bonino (Misto-Più Europa) e Drago (Misto) hanno negato la fiducia. L’opposizione ha ricordato alcuni primati negativi: il tasso di mortalità rispetto alla pandemia, la caduta del Pil, la didattica a distanza, l’inadeguatezza dei ristori: i sen. Maria Alessandra Gallone, Fulvia Caligiuri, Cangini, Mangialavori, Gasparri, Dal Mas, Licia Ronzulli (FI) ritengono che un Governo debole, sostenuto da una maggioranza risicata e lontano dal Paese reale, non sia all’altezza della gravità della situazione; il sen. Saccone (FI-UDC) ha però annunciato un’opposizione non pregiudiziale. Secondo i sen. Balboni, Urso, Daniela Garnero Santanché, Isabella Rauti, La Russa (FdI) soltanto il ritorno alle urne può consentire la formazione di un Governo forte, autorevole, capace di superare la crisi sanitaria ed economica. Ritenendo che un Esecutivo indebolito non potrà realizzare le riforme necessarie a utilizzare il Recovery fund, i sen. Pepe, Romeo, Erika Stefani, Centinaio, Bagnai (L-SP) hanno chiesto al Presidente del Consiglio di dimettersi per esplorare la possibilità di un Governo alternativo. Il sen. Renzi (IV) ha spiegato che il suo Gruppo chiede da mesi una svolta, lamentando il mancato ricorso al Mes e lo scarso investimento sulla ripresa; ha rivendicato la rinuncia all’incarico dei suoi Ministri; ha accusato il Presidente del Consiglio di utilizzare canali istituzionali per attaccare gli avversari politici, di essersi arroccato, di aver cambiato tre maggioranze e di aver messo al centro della discussione lo scambio di incarichi anziché le proposte politiche. Il sen. Errani (Misto-LeU) ha apprezzato la scelta del Presidente di chiarire in Parlamento una crisi, grave e irresponsabile, aperta in un momento in cui c’erano le condizioni per un salto di qualità della coalizione.

In replica il Presidente del Consiglio ha richiamato il tema del calo demografico, annunciando che dal prossimo luglio entrerà in vigore la riforma dell’assegno unico mensile per i figli. Sulla scuola, ha ricordato che il Governo ha archiviato la stagione dei tagli, ha stanziato dieci miliardi, ha realizzato 40.000 aule in più, ha provveduto a nuove assunzioni di docenti. Nessun Governo ha affrontato una crisi pandemica così grave e il Covid sta mettendo in ginocchio anche Paesi più strutturati e più organizzati sul piano sanitario; in ogni caso i dati smentiscono l’esistenza di un primato negativo dell’Italia nella caduta del Pil e nell’erogazione di ristori, sebben vada riconosciuto che le misure di sostegno non sono sufficienti e che, rispetto alla cassa integrazione, si sono verificate lentezze dovute alla farraginosità della macchina amministrativa. Anche i dati sulla mortalità in Italia sono in linea con quelli della Germania. Sul tema della riforma della giustizia, il Presidente ha posto l’accento sullo smaltimento dell’arretrato facendo riferimento al Recovery plan e ai disegni di legge delega depositati al Senato. Replicando al sen. Renzi, il Presidente Conte ha ricordato che il Recovery plan è stato elaborato nell’ambito di incontri bilaterali con i Ministri e vi è sempre stata disponibilità a discuterlo collegialmente e a sottoporlo al Parlamento. Anche la proposta della cabina di regia poteva essere discussa, ma a un certo momento Italia Viva ha deciso di imboccare un’altra strada, preferendo al dialogo interno l’attacco esterno. Il tema divisivo del Mes viene agitato in modo strumentale: il Governo ha stanziato ingenti risorse sulla sanità con la legge di bilancio e ne sono previste altre con il Recovery, in ogni caso si tratterebbe sempre di risorse a debito.

In dichiarazione di voto hanno annunciato la fiducia la sen. Unterberger (Aut), la quale ha ricordato che anche il suo Gruppo ha mosso talvolta alcune critiche all’azione di Governo ma una crisi incomprensibile getta ombre sul Recovery plan e rilancia l’antipolitica; la sen. De Petris (Misto-LeU) ha posto l’accento sulla parlamentarizzazione della crisi e sulla necessità di chiuderla rapidamente, ricordando che il Recovery plan e il mutamento della politica europea sono stati ottenuti dal Governo e dalla sua maggioranza; il sen. Marcucci (PD) ha dichiarato orgoglio per i risultati dell’azione di Governo, senza negare la difficoltà del confronto tra forze politiche diverse, e ha definito sbagliata e pericolosa l’apertura della crisi. Il sen. Licheri (M5S) ha affermato che il sen. Salvini mostra scarso senso della realtà ragionando come se la pandemia non esistesse e il Paese volesse elezioni per uscire dalla crisi; ha poi manifestato sconcerto per le accuse avanzate dal sen. Renzi, distinguendo tra coloro che vogliono scrivere il Recovery plan e coloro che se ne vogliono appropriare.

La sen. Bellanova (IV) ha annunciato l’astensione, rivendicando l’azione volta a sottrarre la governance del Recovery plan a una task forse tecnicista, affermando che l’emergenza non può essere l’unica ragione di esistenza del Governo, accusando il Presidente del Consiglio di incapacità di mediazione e non ravvisando un cambio di passo nelle comunicazioni. Hanno negato la fiducia il sen. Ciriani (FdI), che ha accusato la maggioranza di vuoto politico e ha denunciato la trasformazione del Senato in un mercato: il Governo in carica è nato per evitare il ritorno alle urne, la crisi di potere in atto era inevitabile e deriva dagli insuccessi accumulati. La sen. Bernini (FI) ha affermato che il Governo è immobile da mesi, procede sulla base di forzature e rinvii, è palesemente distante dal Paese reale. Il sen. Salvini (L-SP) ha sottolineato che il Recovery, su cui si accapiglia la maggioranza, è costituito da prestiti che andranno restituiti; ha poi ricordato le divergenze sul concetto di europeismo, sul funzionamento del fisco e delle banche, su commercio, agricoltura, grandi opere e industria dell’acciaio. Il sen. Romani, a nome della componente Cambiamo del Gruppo Misto, ha negato la fiducia ritenendo che il Governo attuale non abbia capacità progettuale. Anche il sen. Paragone (Misto), a nome di Italexit, ha negato la fiducia. Il sen. Richetti, a nome di Più Europa, ha negato la fiducia, ritenendo che il premier Conte non possa garantire un programma europeista e liberale.

La Conferenza dei Capigruppo ha approvato il calendario fino al 26 gennaio: domani sono previste la votazione della pregiudiziale sul decreto-legge recante ulteriori misure anticovid, la votazione della relazione sullo scostamento dall’obiettivo di medio termine, le commemorazioni dei sen. Misserville e Macaluso. La Conferenza è nuovamente convocata il 26 gennaio alle ore 15, alle ore 16.30 il Presidente renderà comunicazioni all’Assemblea.

In apertura di seduta il sen. Marcucci (PD) ha comunicato la scomparsa del sen. Emanuele Macaluso, l’Assemblea ha osservato un minuto di silenzio e il Presidente del Senato ha preannunciato una commemorazione.

(La seduta è terminata alle ore 22:35 )

Redazione

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