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Mattarella e Conte all’inaugurazione del nuovo Ponte San Giorgio VIDEO

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio Conte si sono recati a Genova per l’inaugurazione del nuovo Ponte Morandi, “Genova San Giorgio”.

Mattarella e Conte all’inaugurazione del nuovo Ponte San Giorgio (GE)

Prima della cerimonia il Capo dello Stato ha incontrato in Prefettura i familiari delle 43 vittime del crollo del 14 agosto 2018.

La trascrizione del suo discorso:

Ringrazio il Prefetto per aver organizzato questo incontro che tenevo molto ad avere con voi, prima della cerimonia del ponte, per sottolineare pubblicamente e in maniera evidente alla pubblica opinione che la ferita non si rimargina, che il dolore non si dimentica e che la solidarietà non viene meno in alcun modo.

Condivido la vostra scelta di vederci qui in Prefettura e non sul ponte. Lo preferisco anch’io, non perché sul ponte quello che avverrà tra poco non sia importante; lo è per la città naturalmente avere il nuovo ponte.

Ma questo incontro è un’occasione di raccolta, non un’occasione di frastuono. La cerimonia è seriamente sobria e si limita a quello che è essenziale, cioè aprire il nuovo ponte per la città. E questo ponte non è una cancellazione di quel che è avvenuto. Anzi, io lo vedo in buona parte come una lapide che ricorda le vittime di quanto è avvenuto due anni addietro. Come lo è questo incontro qui in prefettura, raccolto, per ascoltarvi, per ribadirvi l’impegno per le cose non ancora definite, che so che sono consistenti e ancora aperte. Serve anche per dire a tutti voi quanto la vicinanza della Repubblica non viene meno nei vostri confronti.

Il ricordo delle vittime segna la vita nostra, la vita collettiva della Repubblica. E il sostegno per i familiari e per le loro esigenze e sensibilità è un sostegno sincero.

Lei, Presidente Possetti, ha raccontato alcuni aspetti, come quello della concessione, e comprendo bene come sia un elemento particolarmente sensibile per tutti voi. Lo è in realtà per tutti. Non è competenza mia naturalmente definire la questione, ma del governo e del Parlamento, ma queste sono cose che vengono tenute in grande considerazione.

Un altro aspetto è quello della responsabilità. Le responsabilità non sono generiche, hanno sempre un nome e un cognome. Sono sempre frutto di azioni che dovevano essere fatte o di omissioni che non dovevano essere compiute.

E quindi è importante che vi sia un’azione severa, precisa, rigorosa di accertamento delle responsabilità.

Ed è importante anche il terzo punto che lei ha indicato: quello di una condizione che regoli – sperando che mai più avvenga – l’eventualità di una tragedia come questa per quanto riguarda i familiari.

Naturalmente tutti avete avuto problemi di carattere affettivo, di emozione, di sentimenti, di condizioni di vita cambiata, turbata e sconvolta. Ma alcuni hanno avuto problemi, anche particolarmente intensi, di carattere concreto, economico. E questo non è giusto che avvenga.

Ed è bene pensare ad una condizione che regoli quel che si deve fare in circostanze tragiche come quella che è avvenuta.

Io continuo a seguire perché si arrivi a un punto positivo, concreto. Se le norme – come sembra – non consentono ad oggi interventi adeguati, occorre provvedere perché la lo spazio della normativa consenta di intervenire in queste condizioni.

Io vi ringrazio molto per le cose che mi avete consegnato e che vi assicuro seguirò con grande attenzione, passo, passo, tutte quante.

Adesso mi recherò al ponte, e sarà bello vedere questi quarantatré lampioni che ricordano le vittime. Saranno letti anche i nomi delle vittime per sottolineare come questo ponte non sia una chiusura di quanto è avvenuto ma la conseguenza di quanto è avvenuto. Ed è un modo anche di ricordare la tragedia.

Chiunque vedrà il ponte a Genova – e anche molti dei non genovesi che passeranno – avranno sempre bene in mente che quel ponte è lì perché ce n’è un altro che è crollato, con le vite che ha troncato.

Questa è una cosa che non andrà dimenticata.

Certamente la ricorda la Repubblica.

Vi ringrazio per questo incontro e ringrazio ancora il Prefetto per averlo promosso e organizzato.

Il Presidente Mattarella ha, quindi, partecipato alla cerimonia inaugurale del nuovo viadotto che si è aperta con l’Inno nazionale e la lettura dei nomi delle vittime del crollo del Ponte Morandi.

Dopo l’esecuzione del “Silenzio”, hanno preso la parola:
  • il Sindaco di Genova e Commissario Straordinario Marco Bucci,
  • il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti,
  • il Senatore a vita e architetto Renzo Piano,
  • il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte del quale vi riportiamo Video e testo del suo intervento:

Signor Presidente della Repubblica, autorità civili, militari e religiose e gentili ospiti,

a due anni di distanza dalla tragedia del Ponte Morandi siamo ancora qui, ancora in agosto, per assistere questa volta tutti insieme all’inaugurazione del nuovo Ponte di Genova San Giorgio.

Permettetemi di dire che non siamo qui semplicemente per tagliare un nastro e forse non è neppure facile abbandonarsi ad intenti celebrativi.

Come è stato ricordato è ancora troppo acuto e tangibile il dolore della tragedia che si è consumata in questo luogo.

Il nostro commosso pensiero è rivolto, quindi, alle 43 vittime e ai loro familiari che con coraggio e con tenacia, e sono ormai due anni, continuano a mantenere vivo e fecondo anche il ricordo dei loro cari nella memoria collettiva della nostra comunità nazionale. 

Questo è un ponte ci restituisce, almeno per come lo vedo io, insieme un’immagine di forza e anche di leggerezza: 18 piloni ben radicati nel suolo, 43 lampioni, uno per ogni vittima del crollo, che si elevano sino a dominare il mare.

43 steli altissimi che si accenderanno ogni notte per non dimenticare chi ha ingiustamente perso la vita mentre correva per andare al lavoro o anche in vacanza.

Questo è il ponte frutto della forza del lavoro e dell’energia creativa che del genio italiano: l’architetto Renzo Piano ce lo ha ricordato, dalla sua idea progettuale alla realizzazione è passato poco più di anno e oltre mille persone, circa 1.200 lavoratrici e lavoratori, hanno lavorato indefessamente per realizzare quest’opera mirabile.

Il merito quindi va alla squadra italiana che ha lavorato con competenza, tenacia, fiducia, mossa dalla necessità di reagire alla tragedia e di ricostruire un’opera che potesse assumere anche il valore di un riscatto. 

Il ponte che oggi inauguriamo è figlio di questa forza d’animo, della volontà di ricomporre ciò che è stato spezzato ma anche delle competenze e dei talenti. Genova deve ripartire. E lo fa da qui.

È anche frutto, questo ponte, di una virtuosa collaborazione tra politica, amministrazione, impresa e lavoro.

Lo Stato infatti ci insegna con questa realizzazione che riesce a mostrare il suo volto migliore quando i suoi diversi livelli di governo, le sue articolazioni istituzionali, le risorse agiscono tutte in sinergia, con spirito collaborativo, nel perseguire dell’interesse comune. Per questo ringrazio, in particolare, il sindaco e commissario straordinario per la ricostruzione, Marco Bucci, il presidente della regione e commissario straordinario per l’emergenza, Giovanni Toti; ringrazio e non dobbiamo dimenticare anche il già ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, l’attuale ministra Paola De Micheli; ringrazio tutte le ditte e tutti gli operai che hanno lavorato a queste ponte – ci sono anche delle eccellenze, sono state richiamate tutte dal sindaco Marco Bucci: ricordo in particolare il Gruppo Fincantieri e il Gruppo Salini Impregilo adesso WeBuild.

Ma ringrazio tutte le maestranze, tutte gli operai che con competenza, con passione e con rispetto anche delle regole (poiché nel frattempo è intervenuta anche la pandemia) sono riusciti a creare un modello operativo efficace.

Non esiste qualcosa che possa estinguere il dolore della perdita di una vita, tanto più quando la causa di questa perdita è l’incuria e la cattiva gestione di un bene che essendo anche pubblico dovrebbe essere custodito, gestito, con particolare cura e con particolare attenzione. 

È anche muovendo da questa consapevolezza che il Governo ha ritenuto doveroso condurre il complesso procedimento di contestazione degli inadempimenti che hanno causato il crollo del ponte.

E proprio di recente questo procedimento si è concluso con l’accordo di ridefinire i termini della convenzione, di riportare in equilibrio giuridico ed economico l’originario rapporto concessorio, con la possibilità quindi di garantire in modo più efficace gli investimenti in manutenzione ordinaria e straordinaria, garantire maggiore sicurezza a tutti i cittadini.

Stiamo anche lavorando, come sapete, per ridefinire la governance e il controllo della società concessoria.  

Il nostro obiettivo fondamentale è stato sempre e sarà di tutelare l’interesse pubblico, che – dobbiamo riconoscerlo – non è stato adeguatamente garantito dalla struttura regolativa della precedente concessione.

Purtroppo, Genova e l’Italia hanno dovuto affrontare e stanno ancora affrontando un’altra durissima prova – la pandemia da Covid-19 – con tutte le ripercussioni economiche e sociali che conosciamo.

Per far fronte a questa crisi che ha investito il nostro Paese, non abbiamo esitato a porre in essere misure economiche di sostegno a beneficio dei lavoratori, delle imprese e delle famiglie per contrastare la recessione economica. 

La portata della crisi in atto è europea e globale. Ma proprio l’Europa, per la prima volta nella sua storia, ha offerto la possibilità di uno strumento di indebitamento comune associato a un piano di rilancio, in grado di finanziare investimenti nelle priorità del futuro, come la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale.

Lavoreremo senza sosta, da qui a ottobre, per definire questo ambizioso programma di riforme e investimenti.

Oggi Genova riparte, forte della sua fiera operosità, così come ha fatto in tanti momenti della sua gloriosa storia, confidando soprattutto nella forza del lavoro. Genova è la dimostrazione che il nostro Paese – al contrario di tanti stereotipi – sa rialzarsi, sa affrontare e superare le difficoltà, sa tornare a correre.

Concludo, soffermandomi di nuovo sulla straordinarietà di questa opera che oggi siamo qui a inaugurare, così densa di significati così foriera di tanti buoni auspici.

Nel 1945 Piero Calamandrei, fondò una rivista a cui diede un titolo molto significativo, evocativo: “Il Ponte”. L’intento di questo grande giurista, grande protagonista dell’opera di ricostruzione morale e materiale del nostro Paese dopo il secondo conflitto mondiale, era di offrire un contributo culturale, un impulso progettuale per gettare un ponte tra un passato di distruzione e un futuro di rinascita, che si ergesse sulle macerie della guerra.

E nel numero inaugurale della rivista scriveva Piero Calamandrei: «Il nostro programma è già tutto nel titolo e nell’emblema della copertina: un ponte crollato, e tra i due tronconi delle pile rimaste in piedi una trave lanciata attraverso, per permettere agli uomini che vanno al lavoro di ricominciare a passare». L’ uomo che torna ad attraversare il ponte è l’immagine della vita che riprende il suo corso, per ritornare alle parole del Calamandrei, della «ritrovata unità morale dopo un periodo di profonda crisi». 

Anche questo ponte “Genova San Giorgio” ha questa funzione: di creare questa nuova unità dopo la profonda frattura determinata dal tragico crollo del 14 agosto 2018, di generare nuova fiducia per riavvicinare – e lo spero fortemente – i cittadini di Genova, della Liguria, dell’Italia intera alle istituzioni e allo Stato.

Grazie.

Al termine, l’Arcivescovo metropolita di Genova, Mons. Marco Tasca ha benedetto il nuovo viadotto.

La cerimonia si è conclusa con il taglio del nastro e il sorvolo delle Frecce Tricolori.

Frecce Tricolori nel cielo del Ponte Morandi

Cristina Adriana Botis

 

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