La Lega Nord al Senato ha presentato una proposta di legge sottoscritta da tutto il gruppo, per la legalizzazione e la regolamentazione della prostituzione.
“Non ha più alcun senso – dice il capogruppo leghista a Palazzo Madama Massimo Bitonci – nascondersi dietro ipocrisie e tabù. La prostituzione è un fenomeno che esiste da sempre e il 75% degli italiani è favorevole alla sua regolamentazione anche per fermare ogni sfruttamento e violenza. Anche per queste ragioni, chiederemo l’immediata calendarizzazione del testo in commissione giustizia“.
“Da anni presentiamo questa proposta in Parlamento – aggiunge – senza mai arrivare nemmeno alla discussione del testo. Mi auguro che ormai i tempi siano maturi anche alla luce della profonda crisi economica che stiamo vivendo. Far emergere questo giro d’affari enorme significa per lo Stato e gli enti locali incassare abbastanza risorse per evitare non solo ulteriori aumenti delle tasse ma anche per abbassare una serie di imposte. Penso anche al prossimo rincaro dell’Iva, all’Imu o alla Tares“.
“E’ tempo di abbandonare la demagogia e un certo bieco moralismo – prosegue Bitonci – non serve nascondere la testa sotto la sabbia. La nostra proposta è molto semplice e di buon senso: legalizzare la prostituzione vuol dire eliminare lo sfruttamento che ora dilaga, togliere le donne dalla strada, proteggere le minori, salvaguardare la salute e combattere la criminalità organizzata che oggi prospera attorno allo sfruttamento“.
Il senatore Leghista Gianfranco Rufa aggiunge che “E’ un gesto di civiltà nei confronti delle prostitute che si trovano per strada, per il decoro e l’immagine delle stesse strade” e pone l’accento anche sugli “introiti” derivanti dalla “tassazione” delle prostitute regolarizzate. “E’ l’ennesima volta che presentiamo questa legge: questo significa che ci crediamo“. Il testo del disegno di legge, spiega ancora Rufa, “ricalca” quello a prima firma Bitonci presentato alla Camera il 5 aprile dell’anno scorso.
La proposta di legge in questione abroga i primi due articoli della legge Merlin e prevede il via libera all’esercizio della prostituzione nelle abitazioni private (vietandolo “in luoghi pubblici o aperti al pubblico“) con l’istituzione presso la questura di un registro a cui sono tenute a iscriversi tutte le persone interessate a esercitare il mestiere. Viene prevista, poi, l’istituzione di un vero e proprio registro, che nella ratio della legge serve a garantire tanto i clienti quanto coloro che, a questo punto, si troverebbero a svolgere un lavoro perfettamente a norma. Serve a “riaprire le case chiuse“, in sintesi. “Chiunque esercita la prostituzione – si apprende – è tenuto a sottoporsi ad accertamenti sanitari ogni sei mesi e a esibire, a richiesta dell’autorità sanitaria o di polizia, l’ultima certificazione sanitaria ottenuta“: il testo non lascia nulla al caso e dispone, come era ovvio che fosse, anche le norme inerenti alle tasse e alle questioni sanitarie.
La Lega quindi ci riprova. Il Movimento 5stelle nel frattempo, con il suo senatore Matteo Mantero, ha presentato un ddl per la legalizzazione della cannabis.
In atto la prostituzione è vietata dalla legge n. 75 del 20 febbraio 1958, nota come legge Merlin, dal nome della allora promotrice nonché prima firmataria della norma, la senatrice Lina Merlin. Abolì la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le case di tolleranza e introducendo i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. La norma prevede la multa da mille a diecimila euro verso chiunque esercita la prostituzione in luogo pubblico e chiunque ricorre alle prestazioni sessuali delle prostitute che esercitano in strada. Sono inasprite le sanzioni per chi compie atti sessuali con un minore in cambio di denaro e per chi si macchia del reato di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. La proposta di legge leghista prevede anche interventi “di carattere preventivo e sanitario”. “Chiunque esercita la prostituzione – si legge nella pdl – è tenuto a sottoporsi ad accertamenti sanitari ogni sei mesi e a esibire, a richiesta dell’autorità sanitaria o di polizia, l’ultima certificazione sanitaria ottenuta“. Inoltre “chiunque esercita la prostituzione è tenuto a interromperne l’esercizio nell’ipotesi di accertamento positivo di patologie a trasmissione sessuale“.
L’opinione.
Ci si era indirettamente occupati dell’argomento in un articolo precedente. Non si può che ribadire quelle conclusioni, ovverosia in una Nazione cosiddetta occidentale, civile, repubblicana e democratica, come l’Italia, si dovrebbe avere l’attenzione intellettuale di scrutare anche le nostre opache realtà e pertanto nella fattispecie regolarizzare la prostituzione (femminile e maschile) specialmente d’importazione, togliendola dal mondo grigio se non anche oscuro, specialmente dal profitto della criminalità organizzata, da delinquenti e usurai locali senza scrupoli, da maitresse sfruttatrici, da politici papponi, ma senza perseguitarla come vorrebbero i facili moralisti e integralisti, oppure voltandosi altrove o eludendo con retoriche e sermoni, bensì regolarizzandola con leggi moderne, civili, chiare, serie, severe , sanitarie, fiscali, tutelando chi vuole svolgere il mestiere come pure chi non lo vuole sotto casa o prossimo alle scuole, lungo le strade cittadine, ecc.
A
dduso Sebastiano
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