Dall’antimafia ad associazione a delinquere e corruzione con rappresentanti dello Stato

Associazione a delinquere e corruzione. Ai domiciliari l’ex presidente di Sicindustria e delegato legalità di...

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Associazione a delinquere e corruzione. Ai domiciliari l’ex presidente di Sicindustria e delegato legalità di Confindustria. Ai domiciliari anche alti rappresentanti dello Stato: colonnello dei Carabinieri; ex capocentro della DIA tornato all’Arma dopo un periodo nei servizi segreti; ex sostituto commissario della Squadra Mobile; sostituto commissario Questura e poi Prefettura; Comandante Polizia Tributaria Guardia di Finanza, Direttore e Caporeparto Servizio Segreto Civile. Indagati: dirigente della Prima Divisione del Servizio Centrale Operativo della Polizia; comandante provinciale della Guardia di Finanza, capocentro della DIA, ufficiale della Polizia Tributaria, comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri poi capo della DIA e altro personaggio che avrebbe cercato di contattare persone che dovevano essere ascoltate dalla Procura.

Quando alcuni-e (non ho ancora compreso se parrocchetti, oppure kapò, gregari, prezzolati, lucciole o anche solo lacchè oppure imbecilli) del sistema, scrivono che è tutta un’invenzione la corruzione e soprattutto la questione Stato-mafia, o ancora lo sono pure gli intrecci tra politica, imprenditoria, sindacati, cosiddetta società civile e rappresentanti delle Istituzioni, insomma che non è vero che l’ipocrisia, il mercimonio, la corruzione e l’arroganza regnino sovrani nello Stato e nella società, proprio con il sottoscritto trovano pane per i loro denti e in calce aggiungerò in merito, come in precedenza, un altro tassello di diretta esperienza in trincea. Qui intanto seguitiamo a riportare questa vicenda molto italiana, siciliana e decennale, con stralci di giornali online nazionali e messinesi.

Ai domiciliari l’ex presidente di Sicindustria e delegato legalità di Confindustria. E’ accusato di associazione a delinquere e corruzione. Blitz della squadra mobile di Caltanissetta, ai domiciliari altre cinque persone: un ex capocentro della Dia e il titolare della catena della grande distribuzione Mizzica – Carrefour Sicilia. Indagati l’ex presidente del Senato Schifani e l’ex capo dell’Aisi Esposito, anche loro avrebbe rivelato notizie riservate.

L’ex presidente di Sicindustria ai domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di esponenti delle forze dell’ordine. Per gli inquirenti ha messo in piedi una “rete illegale” per spiare l’indagine che lo riguardava. La procura di Caltanissetta, infatti, aveva chiesto per lui la custodia cautelare in carcere negata dal gip, secondo il quale l’imprenditore ha comunque “intrattenuto qualificati rapporti con esponenti di spicco di Cosa nostra”. In casa aveva un archivio segreto con dossier di politici e giornalisti.

Sicilia, arrestato Antonello Montante: l’ex leader industriali «spiava le indagini di magistratura e polizia». Ai domiciliari l’ex presidente di Sicindustria. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Fermati 5 ufficiali e dirigenti di carabinieri, polizia e finanza. Indagato anche l’ex presidente del Senato Schifani che dice: «Non ne so nulla».

Caso Montante: fra i 22 indagati i due messinesi. Sono complessivamente 22 gli indagati nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta che ha scoperchiato il verminaio di corruzione e spionaggio messo su dall’ex presidente di Sicindustria Antonello Montante, arrestato questa mattina con altre cinque persone, tutte ai domiciliari: : il COLONNELLO DEI CARABINIERI Giuseppe D’Agata, ex capocentro della DIA di Palermo tornato all’Arma dopo un periodo nei servizi segreti; Diego Di Simone, ex sostituto COMMISSARIO DELLA SQUADRA MOBILE di Palermo; Marco De Angelis, sostituto COMMISSARIO PRIMA ALLA QUESTURA DI PALERMO POI ALLA PREFETTURA DI MILANO; Ettore Orfanello, EX COMANDANTE DEL NUCLEO DI POLIZIA TRIBUTARIA DELLA GUARDIA DI FINANZA a Palermo, e l’imprenditore Massimo Romano, re dei supermercati in Sicilia. Un altro provvedimento cautelare riguarda Giuseppe Graceffa, vice SOVRINTENDENTE DELLA POLIZIA in servizio a Palermo, sospeso dal servizio per un anno. Sono accusati, a vario titolo, di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico, nonché più delitti di corruzione. Nell’inchiesta vi sarebbero anche altri 15 indagati, non raggiunti da alcun provvedimento, accusati di aver avuto in qualche modo un ruolo nella catena delle fughe di notizie. Tra di loro l’ex presidente del Senato Renato Schifani; l’ex generale Arturo Esposito, ex DIRETTORE DEL SERVIZIO SEGRETO CIVILE (Aisi); Andrea Cavacece, CAPO REPARTO DELL’AISI; Andrea Grassi, EX DIRIGENTE DELLA PRIMA DIVISIONE DEL SERVIZIO CENTRALE OPERATIVO DELLA POLIZIA; Gianfranco Ardizzone, EX COMANDANTE PROVINCIALE DELLA GUARDIA DI FINANZA di Caltanissetta e POI CAPOCENTRO DELLA DIA nissena; Mario Sanfilippo, EX UFFICIALE DELLA POLIZIA TRIBUTARIA di Caltanissetta. Indagati anche il professore Angelo Cuva, Maurizio Bernava, Andrea e Salvatore Calì, Alessandro Ferrara, Carlo La Rotonda, Salvatore Mauro, Vincenzo Mistretta e Letterio Romeo. Il professore Angelo Cuva è docente di diritto tributario all’università di Palermo; Maurizio Bernava, messinese ex segretario confederale della Cisl e attuale dirigente di Fondimpresa, è stato in passato segretario regionale dello stesso sindacato in Sicilia; gli imprenditori Andrea e Salvatore Calì sono titolari di un’azienda che avrebbe effettuato bonifiche negli uffici di Montante: Alessandro Ferrara è responsabile del reparto analisi dell’Aisi; Carlo La Rotonda è direttore di Reti d’imprese di Confindustria; Letterio Romeo, messinese è l’EX COMANDANTE DEL REPARTO OPERATIVO DEI CARABINIERI DI CALTANISSETTA E POI CAPO DIA A Messina, indagato per vicende della sezione Fallimentare ( a Reggio Calabria) ; Salvatore Mauro è un tecnico; Vincenzo Mistretta viene indicata come persona vicina a Montante che avrebbe cercato di contattare persone che dovevano essere ascoltate dalla Procura. (Gianfranco Pensavalli).

 

Non mi stupisce più apprendere di responsabili tra quegli Organi dello Stato che dovrebbero essere a tutela del cittadino. Nella nostra Italia e Sicilia, nonché Messina e Provincia, a noi comuni cittadini viene spesso da chiederci perché gli Organi dello Stato preposti sembra non vedano, non capiscano e non indaghino. Di contro poi, specialmente in certi media risaputamente allineati alla trasversale politica di sempre, si stupiscono e addirittura s’indignano che i cittadini hanno sempre meno fiducia nello Stato e nelle sue Istituzioni finendo anche per aggregarsi all’annosa politica corrotta e smaniando in cerca di voto di scambio. E quindi non mi stupisco neanche che l’arrogante e ipocrita politica dei nostri Comuni e Regioni faccia da anni quello che vuole in spregio all’etica e alle regole, tra l’altro favoriti tutti da leggi assurde, come più recentemente il D.L. 28/2015 del precedente governo di centrosinistra “disposizioni in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto” (ovverosia niente più pena per i reati minori, ovvero quelli con un massimo stabilito di 5 anni) che definirlo la norma per l’incremento della corruzione, violenza e delinquenza, è quasi un eufemismo (sarà oggetto di un prossimo articolo).

E come sopra detto vorrei aggiungere un’esperienza più diretta. Avevo già scritto in un mio articolo (A Roma da qualche anno, guarda caso, prendono fuoco gli autobus di linea) che nel 1991-92 avevo subito quattro attentati definiti dalle allora Autorità di “matrice mafiosa” per poi, circa dieci anni dopo, dalle “indagini esperite” vedermi decretare essere avvenuti nel 1995, sicché tutto il lavoro d’indagine (del sottoscritto) e i tanti soldi spesi in avvocati, periti ecc. divenne tutto vano. Non potevo ricominciare sia per motivi di salute e in quanto non avevo ormai più soldi (e ne occorrono tanti in questi casi tra neo perizie,  revocazione, ricorsi, giudizi ecc.).

Sempre come ho scritto avevo persino effettuato personalmente, con tutti i rischi conseguenti, un’intercettazione cosiddetta ambientale di cui riporto alcuni significativi passaggi assonanti con il sistema sopra riportato.

Giugno 1995:

Ufficiali e sottoufficiali ? A voglia! A voglia! Ce n’erano qualche dieci, dodici. Della zona, di tutti quanti i dintorni. No, no, gente di fuori che non erano proprio della zona, qualcuno che si vedeva che veniva da fuori. Io ho visto gente che non ho mai visto sulla strada, veramente, perché di solito si conoscono tutti quanti i marescialli e cose che ci sono no ? Ce n’erano due, tre che erano in borghese, e non so chi siano, chi non erano … A me una cosa mi dissero … Ad un vigliacco si risponde con la vigliaccheria. Gli ho detto io: ad un vigliacco non rispondo con la vigliaccheria se non sono sicuro che quella persona sia un vigliacco. Per tutto quanto l’insieme che lei aveva fatto, denunce, controdenunce

A volte penso a i tanti Uomini che hanno combattuto contro la criminalità organizzata, pensando di farlo solo contro la mafia e forse per questo rimettendoci anche la vita. Con questo non voglio tuttavia generalizzare, altrimenti non ci sarebbero tutt’ora le indagini portate avanti da altri seri e incorrotti servitori dello Stato. Mi auguro solo che il neo Governo, se ci sarà, indichi nelle figure del Ministro degli Interni e soprattutto del Ministro della Giustizia, persone, certo preparate, ma anche intellettualmente oneste e indipendenti da apparati, logge, confraternite, associazioni e vari compromessi politici e istituzionali. L’Italia (e la Sicilia) infatti, non sono solo indebitati, sono soprattutto scivolate nella più diffusa corruzione etica. Si cominci pertanto a fare pulizia etica, dagli scranni più alti e poi a scendere fino a l’ultimo sgabello, ma si abroghino anche tutte quelle leggi che favoriscono la corruzione e la criminalità e si inizi subito con un programma nella scuola dell’obbligo sui “diritti e doveri” quale materia fondamentale e insegnata almeno da un laureato in legge, per finire ad una campagna martellante e continua quanto meno nelle televisioni pubbliche, su internet e sui social, per rieducare alla civiltà, etica e legalità, sia noi cittadini adulti che per formare in modo sano i nostri ragazzi. Il resto mi appare come inconcludente decennale retorica politica e dei rispettivi mantenuti codazzi.

Adduso Sebastiano

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