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Il Procuratore Capo Gratteri: la Santelli non è mai stata coinvolta nei fatti citati da Morra

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Il Procuratore Capo di Catanzaro è stato specifico in una intervista televisiva “Morra non avrebbe dovuto dire quella frase.

Morra non avrebbe dovuto dire quella frase“.

span style="font-size: 14pt;">Lo ha dichiarato il Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri – ospite a ‘DiMartedì’ su La7 il 24 di questa settimana – commentando le frasi di Nicola Morra (Presidente della Commissione Nazionale Antimafia ed esponente del Movimento Cinque Stelle) su Jole Santelli, la presidente della Regione Calabria di Forza Italia morta improvvisamente la notte del 14 ottobre scorso (15 Ottobre 2020 Morta Jole Santelli, la presidente della Regione Calabria)

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“Io ho conosciuto l’onorevole Santelli nel 1994, quando era sottosegretario alla Giustizia – dice il Procuratore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri – In questi anni di magistratura ho chiesto e ottenuto migliaia di intercettazioni telefoniche e ambientali. Nelle intercettazioni che ho fatto ce ne sono centinaia che riguardano politici calabresi. La Santelli non è mai uscita in una intercettazione, mai due faccendieri hanno detto ‘andiamo da Jole, andiamo da Santelli’ o altri politici hanno detto ‘la facciamo come intermediaria’. Quindi io l’ho conosciuta come una persona perbene e onesta”.

Il Procuratore Gratteri ha aggiunto “Uno può anche non condividere le idee politiche, può essere di sinistra di destra o di centro, però io l’ho conosciuta come persona onesta. Detto questo, Morra non avrebbe dovuto dire quella frase, però io ho conosciuto Morra da pochi anni, posso dire che anche lui è impegnato, crede nella lotta alla mafia, nella lotta al malaffare, Morra non è uomo di mediazione” ma “non condivido quello che lui ha detto”.

Ma cosa aveva detto una settimana addietro, in un video, il Presidente della Commissione Nazionale Antimafia Nicola Morra.

“Era noto a tutti che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso” dichiarava Nicola Morra.

Il Presidente Morra della bicamerale Antimafia aveva pure additato i calabresi rilevando che “Tallini è stato il più votato nel collegio di Catanzaro, se non il più votato in Calabria. È la dimostrazione che ogni popolo ha la classe politica che si merita”. Inoltre aveva aggiunto “La Calabria è irrecuperabile lo è fin quando lo Stato non affronterà la situazione con piena consapevolezza”.

Domenico Tallini, esponente di Forza Italia e presidente del Consiglio regionale calabrese era stato arrestato ai domiciliari qualche giorno prima nell’operazione “Farmabusiness” della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal Procuratore Capo Nicola Gratteri. L’accusa era di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. Secondo la tesi della procura, avallata dal gip, avrebbe contribuito a rafforzare i Grande Aracri, famiglia ’ndranghetista di Cutro, in provincia di Crotone. In cambio, sostengono i Pm, per lui ci sarebbero stati dei voti.

Parole quelle di Morra che avevano indignato innanzitutto i malati di tumore, anche quelli già guariti, poiché grazie alla medicina moderna si possono avere oggi sempre più speranze senza dovere essere considerati delle persone ormai da marginalizzare.

Frasi che avevano irritato anche tanti calabresi ma in generale i cittadini del Meridione i quali, notoriamente (tranne per chi non può o non vuole vedere) per annoso e veicolato bisogno, sottosviluppo generale, disoccupazione e ricatto elettorale, si vedono costretti molto spesso, anche se non solo per se stessi ma pure per i figli e la famiglia, a dovere sottostare alla decennale devianza costituzionalizzata dello Stato, Istituzioni, Regioni, Enti e Comuni, nonché a quella elettorale del clientelismo, favoritismo, voto di scambio sociale-occupazionale, ecc.

Il Presidente della Commissione Nazionale Antimafia Nicola Morra, a cui va riconosciuto un convinto impegno nel suo ruolo, deve combattere le mafie, soprattutto legalizzate e parallele a quelle criminali, ma non additare i concittadini e delegittimare i malati di tumore.

Altrimenti si travisa e si svia l’opinione pubblica dall’atavico nocciolo del problema, ovverosia l’incarnata corruzione e connivenza tra pezzi, parecchi, del sistema pubblico-politico-professionale-sindacale-imprenditoriale-associativo-mediatico e la criminalità, locale e organizzata.

Due rilievi al riguardo, avendo conosciuto in trincea certe situazioni dal oltre trent’anni.

La prima personale: venti anni addietro mi avevano dato sei mesi di vita. Comunque fui operato, mi feci un anno di chemio e tre di monoclonale. Ci vollero altri anni per riprendermi. Ma gradualmente sono tornato alla vita quasi normale, seppure per un altro verso in quegli anni conobbi maggiormente certa viltà delle Istituzioni italiane. Dunque la medicina moderna, in una certa crescente percentuale, permette di riprendersi, magari spesso non di guarire del tutto, però almeno di tornare a vivere quasi regolarmente.

La seconda è rivolta a tutti, di destra, sinistra, centro e cinque stelle: si combattono senza tregua e a suon di leggi ferree e giurisprudenza aspra, la corruzione, connivenza, consorterie e mafie, nello Stato, Regioni, Enti e Comuni – dando anche un forzoso strumento ai cittadini affinché possano attivamente partecipare e controllare la “Cosa pubblica” quanto meno nei propri territori – e non al contrario, confondendo e additano i concittadini. Infine, nessuna pietà normativa e giurisprudenziale per corruzione e criminalità.

Adduso Sebastiano

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