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Castellammare di Stabia

Francisco Ribeiro ospite al Senna Day 2025 di Carlo Ametrano

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’uomo accanto alla statua di Ayrton è Francisco Antônio Marques Ribeiro, portoghese, ma residente in Belgio dal 1988, nato un anno, un mese e un giorno prima di lui. Il primo Gran Premio che ha guardato è stato quello del Portogallo nel 1985, il primo vinto, in modo magistrale sotto la pioggia battente, e da quel giorno ha iniziato a seguirlo e ad ammirarlo sempre di più. E da quando ha subito un infarto, nel 2014, e ha trascorso la convalescenza leggendo libri, articoli e notizie che lo riguardavano e guardando video delle sue imprese lo ha sentito ancora più vicino, tanto da arrivare a considerarlo una specie di angelo custode. “Nel 2017 i medici mi hanno comunicato che dovevo essere operato al cuore, e con mia sorpresa mi hanno lasciato scegliere il giorno dell’intervento. Non ho avuto esitazioni e ho scelto la data del compleanno di Ayrton, il 21 marzo perché volevo star bene e festeggiare con tutti i suoi tifosi. La sera della vigilia dell’intervento, e anche subito prima che mi portassero in sala operatoria, gli ho parlato a lungo: sentivo che era al mio fianco per sostenermi e così gli l’ho pregato di chiedere di lasciarmi ancora un po’ su questa terra perché avrei tanto voluto andare a Imola a pregare per lui. E infatti, a poco più di un mese dall’operazione, il 28 di aprile sono partito ho percorso 2.500 km, attraversando cinque nazioni (Belgio, Lussemburgo, Francia, Svizzera e Italia) per pregare davanti al suo monumento, vicino alla curva del Tamburello. Gli ho messo accanto un mazzo di fiori e un biglietto con i nomi di alcuni amici, suo tifosi come me. Ho lasciato sulla rete anche una targa belga con scritto ‘A-senna’ con la promessa che sarebbe stata uguale a quella che avrei usato per il mio camper, insieme a quella di tornare nel 2019, per il 25° anniversario della sua morte.” Così ha fatto, stavolta lasciandogli un cuore di rose rosse con scritto ’25 anni di nostalgia’.

 

Adesso la promessa è quella di tornare, come ospite al Senna Day, per omaggiare di nuovo colui che ritiene essere il suo angelo custode: “Ne ho avuto la prova quando ho visitato la mostra ‘Ayrton Magico’ al museo Checco Costa: volevo mettere una bandiera portoghese sopra la replica della Lotus che guidava nel 1986, ma sono stato fermato dalla sicurezza. L’indomani, primo maggio, era previsto che la sua Lotus del 1985, guidata dal proprietario, facesse tre giri di pista per omaggiarlo. Io ero lì, in messo a migliaia di fan, e volevo scattarle una foto quando mi passava davanti. E proprio in quel preciso instante tra me e la macchina passa una colomba bianca, immortalata anch’essa nella mia fotografia. Poco tempo dopo, quando aveva appena finito i suoi tre giri ho richiamato l’attenzione del proprietario perché volevo ringraziarlo per l’emozione che mi aveva dato. Indossavo la tuta della McLaren del 1993: quando ho visto che mi stava guardando, senza parlare, mi sono battuto col pugno il lato sinistro del petto. A quel punto lui mi ha fatto cenno di avvicinarsi, ha allontanato la sicurezza e mi ha concesso di sedermi nell’abitacolo al suo posto. Il giorno prima ero rimasto deluso per non essere riuscito a mettere la bandiera, e ora ero addirittura seduto dietro al volante: in quel momento ho capito il significato della colomba bianca…” E non è tutto: “La dimostrazione più grande della presenza benefica dello spirito di Ayrton nella mia vita l’ho avuta in Portogallo, durante una vacanza con la mia famiglia. Eravamo in spiaggia e all’improvviso non mi sono sentito bene. Per non litigare con mia moglie le ho detto che sarei tornato a casa in auto, ma in realtà non l’ho fatto. Anche se il per mio problema al cuore non potevo affaticarmi sotto il sole, ero troppo arrabbiato per pensare e così mi sono messo a camminare. Avevo già percorso qualche chilometro ed ero sempre più stanco quando ad un certo punto vengo affiancato da una macchina. La persona al volante ha abbassato il finestrino e mi ha detto: ‘Non so perché, ma qualcosa mi dice che hai bisogno di aiuto: lo sento…’ Poi guardando il berretto che avevo in testa ha chiesto: ‘Non è quello di Ayrton Senna?’ Gli ho risposto di sì, che ero un suo grande tifoso. E lui: ‘Ah sì, ora capisco!’, e mi ha accompagnato fino a casa. In altre parole, avevo davvero bisogno di aiuto e grazie a lui l’ho avuto.”

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