La diffusione della sigaretta elettronica in Europa: i numeri di questo fenomeno

Nei maggiori Paesi europei il business della sigaretta elettronica sta crescendo rapidamente. Ma il merito non è sempre delle autorità.

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Nei maggiori Paesi europei il business della sigaretta elettronica sta crescendo rapidamente. Ma il merito non è sempre delle autorità.

L’Europa possiede la seconda quota di mercato nel settore dello svapo e, con un giro d’affari di ben 5 miliardi di euro, si trova dietro solo agli USA.

I dati di crescita sul presente e sul futuro sono più che confortanti e ci si aspetta che questa tendenza continui a proseguire, immutata, ancora per lungo tempo.

Insomma, probabilmente anche nei prossimi anni assisteremo all’aumento del numero di vaper e delle attività di rivendita di prodotti per lo svapo, che si aggiungeranno a quelle esistenti incrementando ulteriormente l’offerta di questi articoli.

Un’offerta che, peraltro, è già piuttosto ampia e articolata, come si può osservare dalla vasta scelta di prodotti nella categoria sigaretta elettronica proposta da Terpy, eCommerce italiano recentemente alla ribalta per i suoi e-liquid di marchio proprio.

Nel seguente articolo analizzeremo i numeri di questo trend, illustrando i dati sul numero dei vaper nei maggiori Paesi europei e spiegando in che modo le autorità stanno contribuendo, o meno, allo sviluppo di questa tendenza.

Italia

Sigaretta Elettronica Depositphotos_177276114_LIn Italia il numero dei vaper continua a salire e, recentemente, ha superato quota un milione.

Si tratta di numeri che non impressionano particolarmente, in rapporto a quelli di altre grandi nazioni europee, ma sono comunque da considerare positivamente visto che nel nostro Paese si fatica ad accettare il fatto che lo svapo è un’alternativa al fumo che può aiutare a ridurre i danni causati dalle sigarette tradizionali.

Certo, l’obiettivo finale di un vaper deve essere quello di smettere del tutto di inalare qualsiasi cosa che non sia aria pura, ma si sa quanto possa essere difficile liberarsi della dipendenza da nicotina. La sigaretta elettronica può essere un valido alleato per superarla gradualmente e smettere per sempre di fumare.

Tuttavia, i governi che si sono succeduti negli ultimi anni non sembrano essere dello stesso avviso come facilmente dimostrabile prendendo in considerazione il costante aumento delle imposte sui cosiddetti PLI, ovvero i prodotti liquidi da inalazione, detto in maniera semplice, gli e-liquid.

L’importo di questa tassa è arrivato ormai a oltre un euro ogni 10 ml di liquido senza nicotina e oltre un euro e 50 ogni 10 ml di liquido con nicotina. Tutto questo fa pensare che la politica italiana metta di fatto sullo stesso piano il tabacco e lo svapo, ignorando le evidenze scientifiche degli ultimi anni.

Regno Unito

Sigaretta Elettronica Depositphotos_48129437_LIl Regno Unito è il Paese europeo con il più alto numero di persone che utilizzano regolarmente la sigaretta elettronica.

In effetti, ci sono 2,6 milioni di vapers in Gran Bretagna e, in seguito alla pubblicazione del rapporto dell’agenzia governativa Public Health England, secondo il quale la sigaretta elettronica è fino al 95% meno dannosa delle bionde ed è perfino il dispositivo più efficace per smettere di fumare, le autorità inglesi hanno invitato i medici a incoraggiare i loro pazienti tabagisti ad adottare la sigaretta elettronica.

Grazie a questa condotta politica, il numero di fumatori del Regno Unito sta diminuendo in maniera netta e i risultati raggiunti nella lotta contro il fumo sono tra i migliori in Europa.

Germania

Sigaretta Elettronica Depositphotos_65454693_LLa Germania conta ben 2,5 milioni di vapers e non pone nessuna restrizione particolare, soprattutto per quanto riguarda i livelli di nicotina.

Tuttavia, il governo di questo Paese sembra aver intenzione di intraprendere una strada simile a quella dell’Italia. Nonostante l’assenza delle restrizioni, infatti, è stata recentemente presentata una bozza di legge che mira ad aumentare consistentemente le tasse sulle sigarette tradizionali e anche su quelle elettroniche, una proposta che disincentiverebbe il passaggio dalle bionde allo svapo.

Insomma, sembra che anche in Germania ci sia la volontà di evidenziare l’equivalenza ‘sigaretta elettronica dannosa quanto il tabacco’, quanto mai lontana dalla realtà evidenziata dai dati di numerose ricerche scientifiche.

Francia

Secondo alcuni report recenti, in Francia ci sono circa 1,5 milioni di vaper abituali e ben 12 milioni di persone hanno dichiarato di aver provato almeno una volta la sigaretta elettronica, alimentando un mercato interno che ha raggiunto il miliardo di euro.

Questi dati pongono il Paese transalpino tra i primi posti in Europa nel settore dello svapo: e anche in questo caso il motivo è legato alla linea politica seguita dal governo francese.

Le autorità, infatti, stanno in parte seguendo il modello inglese e, da qualche anno, il Ministero della Salute sta indicando lo svapo come una delle possibili alternative che i consumatori di sigarette tradizionali dovrebbero tenere presente per aumentare le chance di smettere di fumare definitivamente.

In conclusione

Sigaretta Elettronica Depositphotos_177277296_LIn questo articolo abbiamo illustrato i dati che dimostrano la diffusione della sigaretta elettronica nei più grandi Paesi europei, Italia compresa, spiegando anche in che modo le autorità stanno influendo su questo fenomeno.

Come abbiamo visto, il Regno Unito è l’esempio più virtuoso in relazione all’attenzione che il governo ha avuto nei riguardi degli studi scientifici sulla sigaretta elettronica, in particolar modo quelli condotti da Public Health England che hanno evidenziato l’efficacia della e-cig come ausilio nella lotta contro il fumo. E anche la Francia sembra intenzionata a seguire l’esempio inglese.

L’Italia e la Germania, invece, sembrano ancora influenzate dai soliti sospetti nei confronti dello svapo, da alcuni ancora considerato (a torto) come un pericolo pari alle sigarette tradizionali, e proseguono con una linea di ‘non premialità’ nei confronti dei vaper, colpendo i PLI con imposte piuttosto gravose.

Per quanto ancora andranno avanti queste politiche?

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