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Castellammare di Stabia

Editoriale Monterosi T. – Juve Stabia: Chi ben comincia è a metà dell’opera

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el nostro editoriale sulla Juve Stabia esprimiamo il nostro pensiero sull’inizio di stagione per le Vespe contro il Monterosi Tuscia.

Una gara che ha fornito tanti elementi di riflessione e paragone con il recente passato.

Una partita che segna ed insegna tante cose.

Segna il cuore dei tifosi, soprattutto di quella parte di piazza che continuava ad essere scettica sulla nuova rosa stabiese vista la numerosa presenza di tanti under.

Insegna che parlare prima di dare il giusto tempo ai protagonisti, è spesso un atto di presunzione!

Domenica sera è stato un grande inizio per la Juve Stabia di Mister Pagliuca. Un debutto stagionale davvero grandioso che ha permesso alla tifoseria di ricordare i bei tempi, quelli in cui la maglia si sudava al di là del risultato. Perché la cosa davvero importante sul rettangolo verde è la prestazione, l’impegno e il morso, come l’allenatore stabiese ha ricordato durante la conferenza stampa pre match.

Le Vespe conquistano tre punti meritati alla prima nel nuovo campionato di Serie C.

Un tris gialloblè contro il Monterosi che non solo ha entusiasmato, ma che ha fatto trapelare quel senso di gruppo come da tempo non emergeva.

Buono il primo tempo, ancora meglio il secondo.

I calciatori entrati nei cambi non hanno deluso le aspettative date dagli undici titolari. Insomma la filosofia di Pagliuca è ben entrata nelle menti dei suoi atleti: l’essenza del calcio è una spinta motivazionale che va cercata nell’animo ed accompagnata costantemente dal lavoro quotidiano in campo.

Di certo spiccano i goal realizzati da Candellone, Baldi e Leone, ma è tutto il gruppo ad aver conquistato la vittoria.

Il valore del gioco di squadra incoraggia gli appartenenti al gruppo a raggiungere gli obiettivi prefissati, annullando la competizione tra i singoli individui.

Tutto è rivolto alla meta da raggiungere e questo porta a successi davvero grandiosi!

Editoriale post Monterosi Tuscia – Juve Stabia: c’è bisogno di credere

Per quanto Castellammare sia una piazza dal culto indefinito per il mondo calcistico, ultimamente molti stabiesi avevano riposto un pò di fede nella squadra gialloblù.

Incomprensioni, valutazioni e una serie di avvenimenti non avevano dato i risultati sperati nelle scorse stagioni.

C’è da dire, però, che la Società aveva sempre dichiarato di giocare per una salvezza tranquilla, obiettivo in essere anche per questo campionato.

Eppure… c’è bisogno di credere, come canta Fabrizio Moro:

“Ho fede nei silenzi colti a un passo dal coraggio

Quando cerco di capire il senso del mio viaggio

Ho fede nelle cose che mi aspettano domani

Nelle scarpe che porto, ho fede in queste mani

Ho fede mentre sento la mia fede che fluisce

Energia imbarazzata che costruisce

Uno spazio illuminante che dà scopo a questa vita

La fede è come un’arma per combattere ogni sfida”.

Anche nel calcio, non c’è soltanto la necessità di credere in se stessi, ma anche in un senso di unione che possa essere usato “come un’arma per combattere ogni sfida”. Quell’unione è proprio il senso di appartenenza.

D’altronde anche Tom Landry, giocatore e allenatore statunitense di football americano, affermava che : “Un allenatore è qualcuno che ti dice quello che non vuoi sentire, ti fa vedere quello che non vuoi vedere, in modo che tu possa essere quello che hai sempre saputo di poter diventare.”

Che sia Mister Pagliuca l’allenatore in assoluto!


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