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’Assessore Regionale alla Famiglia ha annunciato la stabilizzazione degli Asu e il prepensionamento di chi non passerà al posto fisso
Stabilizzazione dei circa 4700 precari Asu della Regione Siciliana
L’Assessore alla Famiglia Antonio Scavone ha annunciato, con una intervista al Giornale di Sicilia, che nella Finanziaria regionale è prevista una parte dedicata alle assunzioni tra cui la stabilizzazione dei circa 4700 precari Asu della Regione Siciliana. Ci sarà anche il prepensionamento per chi non passerà al posto fisso.
Oggi, ha spiegato l’Assessore Regionale Scavone, i lavoratori ASU guadagnano circa 600 euro al mese e la stabilizzazione è possibile utilizzando una norma statale che ne consentirebbe l’assunzione mediante gli stessi fondi che attualmente ricevono dalla Regione.
L’Assessore Scavone ha previsto anche il prepensionamento di chi non avrà il posto fisso, perlopiù chi, over65, con l’impegno che la Regione verserà fino al compimento dei 70 anni una integrazione all’assegno dell’Inps.
Una soluzione per agevolare le uscite dal lavoro. Molti di questi precari, infatti, avrebbero come pensione minima 515 euro al mese (meno dello stipendio), per cui la maggior parte sceglie di restare in servizio. In questo modo, la Regione garantirebbe per loro di arrivare al tetto di 600 euro.
Chi sono gli ASU: si definiscono Lavori Socialmente Utili (LSU) le attività che hanno per oggetto la realizzazione di opere e la fornitura di servizi di utilità collettiva mediante l’utilizzo di particolari categorie di soggetti. Il sussidio corrisposto ai lavoratori è denominato assegno di sussidio per Attività Socialmente Utili (ASU).
I lavoratori socialmente utili a carico della Regione sono circa 4700 e percepiscono un sussidio di disoccupazione di poco più di €. 500,00. La maggior parte di questi lavorano si trova nel territorio della provincia di Messina.
La Corte Costituzionale, con la sentenza 279/2020 depositata lo scorso 23 dicembre, ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 3, comma 3, della legge regionale del 6 agosto 2019, n.15 (collegato alla legge di stabilità regionale per l’anno 2019 in materia di autonomie locali), promosse dal Presidente del Consiglio dei ministri.
La sentenza pertanto ha cassato il blocco delle stabilizzazioni scattato all’indomani della decisione del Cdm di impugnare la norma regionale. La Regione, dunque può procedere con le stabilizzazioni.
Appare singolare che nella citata sentenza i Giudici della Consulta abbiano dovuto più volte stigmatizzare la carenza di un’adeguata “motivazione” (parola ripetuta sette volte) da parte del ricorrente (la Presidenza del Consiglio dei Ministri).