E’ così che chi come Santarpia e Pappalardo insegue l’arte bianca (pizza n.d.a.) subisce un cambio di vita che te la stravolge, facendoti vedere un mondo da un’angolazione diversa, ti dà quell’opportunità e quel futuro che probabilmente, nata come una passione, diventa la tua ragione di vita.
Potrebbe iniziare cosi il racconto di vita vissuta di Giovanni Santarpia e Antonio Pappalardo, due stabiesi Doc che nel pieno della loro maturazione inseguono un sogno che seppur li porta lontano dalla loro terra natia, si spingono oltre la loro immaginazione, oltre il sognare, oltre il loro essere fieri di una terra come quella di Stabia e conquistano a suon di sacrifici e lavoro il meritato successo portando in alto il nome di Castellammare di Stabia.
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unti Chiave Articolo
- 1 Come e quando è nata la passione per l’arte bianca?
- 2 Quando hai aperto il tuo primo locale?
- 3 Se non avresti fatto il pizzaiolo cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?
- 4 Santarpia e Pappalardo ci descrivete che sensazioni vi dona la pizza?
- 5 Ci descrivete il menù che offri ai tuoi clienti?
- 6 Vi sedete per ordinare una pizza, quale scelgono Santarpia e Pappalardo?
- 7 Riconoscimenti e premi per la vostra pizza: a quale Santarpia e Pappalardo sono più legati e orgogliosi di aver vinto?
- 8 Se vi dico Castellammare di Stabia, cosa rispondete?
- 9 Come immaginate il prossimo futuro e cosa avete in programma?
- 10 Santarpia e Pappalardo quale consiglio dareste ad un giovane che culla il sogno di fare della pizza il proprio mestiere?
Li abbiamo voluti sentire in una intervista doppia, e capire dalla loro viva voce la storia della loro passione e di quello che ad oggi è la loro vita lavorativa, fatta di tanta passione e dedizione per questa nobile arte bianca, la pizza.
Come e quando è nata la passione per l’arte bianca?
Santarpia: Inizialmente era solamente per un’esigenza lavorativa, avendo lasciato scuola a soli 14 anni per via anche di una dislessia che mi portava ad una fatica nello studiare e seppur mi impegnavo i risultati non erano mai dei migliori. E per questo motivo mi sono avvicinato poi ad una mia passione che era la pizza, fin da piccolo sono stato attratto da quest’arte tanto da iniziare dalla pizzeria sotto casa e per dare una risposta a mio padre che ovviamente lasciando la scuola si aspettava da me di imparare un mestiere. Tante anche le esperienze sul campo per approfondire sempre di più la conoscenza, ricordo di aver lavorato a Capri, in Calabria, Pescara, Bologna, fin poi in Toscana dove mi sono radicato.
Pappalardo: Non ho un periodo esatto dell’inizio della mia passione per l’arte bianca, diciamo che è maturata man mano perché avevamo di famiglia un’attività di ristorazione-pizzeria. A diciotto anni appena diplomato iniziai a dedicarmi totalmente all’attività di famiglia era il 2007, da quel momento entrai in sintonia con quello che poi in seguito diventerà il mio lavoro attuale che in ogni caso è diversissimo da quello che facevo prima nell’attività di famiglia.
Quando hai aperto il tuo primo locale?
Santarpia: L’apertura , nel 2006, e la scelta del mio primo locale è stata anche grazie all’interessamento di un mio fraterno amico, cha a San Donato in Poggio aveva individuato, e a me consigliato, un locale in affitto presso un antico palazzo della zona. E in quel posto è nato il mio primo locale, Palazzo Pretorio, locato in zona strategica verso Firenze e di conseguenza riuscii ad avere un buon movimento di clienti.
Pappalardo: La Cascina dei Sapori, era il 2007 quando nasce questo mio locale e in pratica dove io abitavo e abito tutt’ora a Rezzato in provincia di Brescia, e per questo che ho sempre definito abitazione luogo di lavoro. Dando un po’ la continuità alla tradizione di famiglia che anche all’epoca abitazione e luogo di lavoro in partica era la stessa cosa.
Se non avresti fatto il pizzaiolo cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?
Santarpia: Ma di sicuro tutt’altro, pensa che avevo tentato anche nella Polizia di Stato, per un senso sempre di stare in mezzo alla gente e per strada. Insomma questa mia voglia di vivere a contatto con la gente ha sempre caratterizzato la mia indole fin da piccolo.
Pappalardo: Ah in realtà non saprei risponderti, non so, sono sempre stato attratto dalla ristorazione perché lavorandoci da piccolo ne sono stato invaso psicologicamente. Anche se a dirla tutta, avrei voluto inizialmente fare il pasticciere, infatti anche in quel campo ho qualche esperienza.
Santarpia e Pappalardo ci descrivete che sensazioni vi dona la pizza?
Santarpia: Sicuramente una sensazione di amore verso questo prodotto, ed è un crescendo in tal senso dalla scelta della farina, all’impasto vero e proprio, fino ad arrivare alla cottura e la degustazione e leggere negli occhi dei clienti la soddisfazione di mangiare un prodotto buono. Ovviamente tutto questo arriva anche ad un lavoro di gruppo e io fortunatamente sono circondato da ottimi collaboratori.
Pappalardo: Io ti dico sensazione di gioia, dal punto di vista estetico, perché una bella pizza ti viene voglia di mangiarla già con gli occhi e soprattutto sensazioni di golosità, unitamente a sensazioni di convivialità che solo la pizza può dare e può unire tante esigenze. Insomma la pizza crea aggregazione e spesso usata anche come scusa per ripianare e discutere situazioni. Per la serie….parliamone davanti ad una buona pizza.
Ci descrivete il menù che offri ai tuoi clienti?
Santarpia: Il mio lo definisco un menù semplice, allegro e colorato. Non è di certo di quattro o cinque pagine, io sono per l’essenziale perché poi tutto diventa veloce e istantaneo da preparare velocemente cambiando pure tranquillamente il piatto del giorno. Ovviamente poi non possono mancare tutto quello che è a contorno della pizza e mi riferisco a mozzarella in carrozza, crocchettoni ecc, quello che in ogni caso mi piace in assoluto creare in cucina anche con abbinamenti di prodotti sia Campani che Toscani, abbinando tradizione e sapori.
Pappalardo: Un menù dinamico quello che proponiamo, che cambia stagionalmente e che dà molta importanza all’aspetto del vegetale. Quindi tante verdure fresche di stagione, abbinati a prodotti bufalini che arrivano direttamente dalla Campania, olii extravergine e tutto quello che è di fresco e di prima qualità.
Vi sedete per ordinare una pizza, quale scelgono Santarpia e Pappalardo?
Santarpia: Sceglierei ad occhi chiusi quella con salsiccia e friarielli, non oso immaginare diversamente è obbligatoria la scelta. Forse perché è una pizza che mi ricorda l’infanzia ma in ogni caso la reputo la prima scelta, anche se ti dico che probabilmente nel giudicare la qualità del prodotto in una pizzeria prenderei la classica margherita, è da questo tipo di pizza che a volte scopri che qualità di prodotto usano.
Pappalardo: In assoluto senza temi di smentita ti dico Margherita, sarà ai più forse una risposta scontata, ma la reputo la più gustosa con fior di latte, basilico e olio extravergine.
Riconoscimenti e premi per la vostra pizza: a quale Santarpia e Pappalardo sono più legati e orgogliosi di aver vinto?
Santarpia: Di sicuro alle prime recensioni o articoli più che altro, più precisamente quelle di Sabino Berardino e Elena Farinelli, che diedero il via al successo dopo le loro recensioni e per questo sono molto legato. Poi via via altri riconoscimenti, ai 50 Top Pizza, i Tre spicchi Gambero Rosso, le dimostrazioni in tv, concorsi vinti fino alle affermazioni più importanti concorrendo con autorevoli colleghi di fama internazionale.
Pappalardo: In realtà non ne ho uno in particolare , ma di sicuro sono molto legato a chi ha scritto di me in tempi non sospetti, perché in un certo modo ha creduto in quello che facevo, di conseguenza non posso altro che ricordare quelli come riconoscimenti più importanti.
Se vi dico Castellammare di Stabia, cosa rispondete?
Santarpia: Beh, Castellammare di Stabia è la mia vita, mi ricorda l’infanzia, la famiglia, i miei divertimenti e i miei sbagli e ovviamente il mio inizio della vita lavorativa. E’ un pezzo della mia vita cresciuto in quella via Paride del Pozzo, in una città bella è unica per il mare e le montagne. Il mio sogno è rivederla come merita e cioè come una città turistica.
Pappalardo: Il primo ricordo alla zona di Villa Gabola dove abitava mia nonna e al Lungomare Garibaldi dove ho mia zia, vicino al mare praticamente in Villa Comunale, i ricordi più belli nel vedere il mare e sentire quel vento che ti avvolgeva. Un’altra cosa che mi lega al ricordo della mia città è quando andavo a consumare la spiga cotta a vapore che compravo lato Acqua della Madonna e le pizzette di pasta cresciuta, una bontà.
Come immaginate il prossimo futuro e cosa avete in programma?
Santarpia: Io spero sempre in un futuro ricco di semplicità e allegro, l’importanza di circondarsi di belle persone e amici, come i miei collaboratori Simone, Emanuele, Riccardo un po’ tutti. Ho trovato i loro una seconda famiglia e perché no il sogno è quello di andare sempre migliorando semmai anche con nuove aperture.
Pappalardo: Ma un futuro di sicuramente in continua evoluzione, tieni presente che in questo campo quello che facciamo oggi probabilmente tra due o tre anni non è quello che facciamo oggi. Nel senso che la costante evoluzione dei prodotti da proporre saranno sempre figli del tempo e noi dobbiamo farci trovare pronti per soddisfare tutte le esigenze dei nostri clienti, ovviamente con l’aiuto di tutti i miei indispensabili collaboratori.
Santarpia e Pappalardo quale consiglio dareste ad un giovane che culla il sogno di fare della pizza il proprio mestiere?
Santarpia: La risposta è semplice, fallo con passione e impara bene il tuo mestiere. Devi capire bene quello che stai offrendo ai tuoi clienti, trasmettendo anche passione e amore per i prodotti che realizzi. Ovviamente bisogna essere determinati, impegnarsi in un progetto di crescita professionale con il chiaro obiettivo di cogliere nel tuo cliente quella soddisfazione nel sentirlo dire seduto ad un tuo tavolo, caspita che pizza ….complimenti.
Pappalardo: Il consiglio che mi sento di dare è quello di fare con cura il tuo mestiere, la figura del pizzaiolo negli anni è cambiata tantissimo, prima era un semplice stendere un impasto ed infornare, oggi c’è bisogno di conoscenza, approfondimento di tecniche e preparazione.
Fondamentale è anche e soprattutto, l’organizzazione di un servizio, tutte cose che comunque si basano sull’essere disponibili e predisposti a voler imparare.
Poi alla fine potrà anche non essere il lavoro definitivo, ma in ogni caso rimane una bella esperienza.
Ringraziamo Giovanni e Antonio per il tempo a noi dedicato e di averci raccontato le loro storie intrise di passione e stabiesità.
Auguriamo loro di avere sempre più successi nella vita e noi saremo sempre pronti a raccontarne le loro gesta fieri di avere due concittadini che portano in alto il nome di Castellammare di Stabia nel Mondo.