Sentenze assurde: se questo dice la legge, allora abbiamo un grosso problema

Sentenze assurde. E' da tempo che continuo a chiedermi come funziona la Giustizia in Italia e a provare a capire come la si utilizza.

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Sentenze assurde. E’ da tempo che continuo a chiedermi come funziona la Giustizia in Italia e a provare a capire come la si utilizza.

Sentenze assurde: se questo dice la legge, allora abbiamo un grosso problema

Sentenze assurde. E’ da tempo che continuo a chiedermi come funziona la Giustizia in Italia e, ancor più, a provare a capire come utilizzano ed applicano la legge alcuni giudici e, – certamente per mia ignoranza giuridica e da comune cittadino onesto (o che tale si ritiene) -, non riesco a non inorridire e a chiedermi:

ma come cavolo fanno ad arzigogolare così tanto, senza vergogna, e nemmeno rimorso stando almeno al loro dichiarato nel dopo sentenza quando, candidamente e con convinzione, affermano che hanno semplicemente “applicato la legge”?

Secondo me, una risposta del genere è come versare aceto su una ferita e, se corrisponde esattamente a verità, allora non si può che dedurre che, se accanto al problema della criminalità e ad azioni abominevoli che vanno dalla pedofilia allo stupro, al femminicidio (ma anche ominicidio, tanto per par condicio), abbiamo anche quello di leggi che  a quanto sembra, visti certi crimini e certe sentenze che li lasciano del tutto o quasi impuniti, queste non vanno per niente bene per come sono scritte o, quantomeno, per la troppa ampia discrezionalità e libertà di interpretazione che si lascia ai giudici (come anche, ed ancor prima e in parallelo, a certi avvocati difensori). Tutte “persone” che, alla fin fine, sono uomini (o donne, ovviamente) come tutti gli altri cittadini del mondo e quindi, come tali, a dir poco, sono fallibili; altri anche corruttibili (e anche questa non è fantasia).

Ciò detto forse sarà il caso che dia corpo almeno ad alcuni casi che sono terminati con sentenze, diciamo, incomprensibili (se non discutibili).

Parto dagli ultimi casi venuti alla ribalta proprio nell’ultima settimana:

Ancona: contagiò 2 donne con il virus Hiv, pena di 16 anni
Gup Ancona, omicidio volontario moglie e contagio ex fidanzata

Condannato ad Ancona a 16 anni e 8 mesi di carcere Claudio Pinti, 35enne ex autotrasportatore di Montecarotto (Ancona), accusato di lesioni gravissime e omicidio volontario perché avrebbe consapevolmente contagiato l’allora compagna, poi morta nel giugno 2017, e trasmesso l’Hiv a una 40enne con cui aveva una relazione. La sentenza è stata emessa con rito abbreviato dal gup Paola Moscaroli. La difesa dell’imputato, detenuto ricoverato in ospedale e scortato in aula dalla penitenziaria, valuterà il ricorso in appello.

Genova: uccise compagna, condanna con l’attenuante della “delusione”
Pm aveva chiesto 30 anni, giudice lo condanna a 16. Era disperato

Il pm aveva chiesto una pena di 30 anni per un uomo che aveva ucciso la compagna: la colpì con diverse coltellate al petto dopo aver scoperto che non aveva mantenuto la promessa di lasciare l’amante. Il giudice, per questo, ha concesso le attenuanti generiche e lo ha condannato a 16 anni. Accade a Genova. Nella motivazione della sentenza si legge che l’uomo ha colpito perché mosso “da un misto di rabbia e di disperazione, profonda delusione e risentimento”.

Bologna: uccise una donna in preda ad una ‘tempesta emotiva’, pena dimezzata
Sentenza di appello. Olga Matei fu strangolata il 5 ottobre 2016

E’ di soli pochi giorni fa la sentenza, redatta da tre giudici donna, che dimezza la pena su un altro caso di femminicidio. In uno dei passaggi chiave del provvedimento della Corte di assise di appello di Bologna, pur confermando la sussistenza dell’aggravante dell’aver agito per motivi abietti e futili, si concedono le attenuanti generiche, ritenute equivalenti con le aggravanti ed è stato così che la condanna (ergastolo, ridotto a 30 anni per il rito abbreviato) è stata riformata in 16 anni (24 anni, ridotti di un terzo sempre per il rito) per omicidio brutale, come riconoscono gli stessi giudici.

A questo punto, tanto per….., ritengo opportuno aggiungere anche un parzialissimo e brevissimo elenco di altre “perle” di altri giudici per altri casi e sentenze che hanno fatto (fanno e faranno) discutere:
  • Stupro, se non c’è orgasmo non è reato
  • Non sei vergine? Lo stupro non è così grave (Questo secondo la famosa Terza Sezione Penale della Cassazione che, con sentenza numero 6329 del 20 gennaio 2006, sentenziò che lo stupro subito dalla ragazzina da parte del patrigno di 40 anni era stato un atto meno grave di altri dato che le giovane non era più vergine).
  • Impossibile essere stuprate se si indossano i jeans (La sentenza numero 1636 della Cassazione, del 1999, negò l’esistenza di uno stupro perché la vittima “indossava i jeans”).
  • Per lo stupro di gruppo niente carcere (Lo dice Consulta, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 275 comma 3 del codice di procedura penale, come modificato dal decreto legge 11/2009. “Ciò che vulnera i parametri costituzionali – troviamo scritto nella sentenza n.232 – non è la presunzione in sé, ma il suo carattere assoluto, che implica una indiscriminata e totale negazione di rilevanza al principio del ‘minore sacrificio necessario’“).
  • ANCORA su Stupro di gruppo: riduzione di pena ai violentatori (sentenza 40565 del 16 ottobre 2012 con la quale la Corte di Cassazione ha deciso che durante una violenza di gruppo, uno sconto di pena deve essere concesso a chi “non abbia partecipato a indurre la vittima a soggiacere alle richieste sessuali del gruppo, ma si sia semplicemente limitato a consumare l’atto”. Insomma, tutto bene se si stupra, l’importante è trovare la vittima già in stato confusionale o immobilizzata da altri).

Poi c’è anche lo “stupro attenuato” (sic) che non prevede nemmeno la detenzione; ecc, ecc, ecc ….. con la new-entry del 8 Luglio 2023 che introduce “Il palpeggiamento a tempo”: se il palpaggiamento non dura più di 10″, non è molestia (sic!)

Poi ci sono i femminicidi che, ormai, sono quasi quotidiani (ultima statistica porta ad una vittima a giorni alterni), e a tante altre violenze e soprusi che non sto nemmeno ad elencare dato che sono di pubblica conoscenza, solo che li si voglia vedere e ….. ricordare; come accade a me.

Ed è così che, di caso in caso, la lista si allunga con sempre ulteriori ed incomprensibili sentenze emesse, dicono, in nome della legge ed in adempimento alla stessa.

Sarà! Ma se effettivamente così è, allora, ripeto, penso che abbiamo un problema molto ma molto grave nella nostra giurisprudenza che appare sempre più pro reo (o almeno così usata) per cui ora mi pongo in attesa della sentenza per l’ultimo caso venuto alla luce:

Donna ridotta in schiavitù per 20 anni, due arresti
Nel Reggino, la vittima costretta anche ad abortire

Una donna di 40 anni, per oltre un ventennio, sarebbe stata in balia di due aguzzini che l’hanno tormentata, usandole violenze, fisiche, sessuali e morali, d’ogni genere. Due persone R.R. di 70 anni, di Cittanova, e F.R.D., di 55, di Polistena, sono stati arrestati dagli agenti del Commissariato di Ps di Gioia Tauro con l’accusa per il settantenne di riduzione in schiavitù e per l’altro di atti persecutori. Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip di Reggio su richiesta della Procura.

A fare scattare le indagini, inizialmente avviate dalla Procura di Palmi e poi passate per competenza a Reggio, è stata la denuncia della donna. Sono emersi così gli abusi perpetrati soprattutto da R.R. che, dal 1998, spacciandosi per sociologo avrebbe, approfittato della condizione di fragilità psicologica della donna, creando una situazione di soggezione psichica. La donna sarebbe stata costretta in modo clandestino anche ad un’interruzione di gravidanza.

QUESTO IL CASO. La sentenza? Ad ora ancora non si sa ma, se tanto mi da tanto, non resta che sperare che non finisca con una reprimenda del tipo:

sono cose che non si fanno ma non era in se ne in grado di ragionare. Era solo, in indigenza, ed aveva bisogno di compagnia e di chi accudisse lui e la casa, per cui va compreso e ci penserà l’INPS a richiedergli il pagamento dei contributi per i vent’anni di lavoro prestati dalla donna.

Sentenze assurde: se questo dice la legge, allora abbiamo un grosso problema / Redazione / Stanislao Barretta

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