Aristotele e Cavour, cosa serve a costruire uno Stato (EUGENIO SCALFARI)

“Per fare un passo avanti seguiamo il Manifesto di Spinelli, la politica economica di Mario...

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“Per fare un passo avanti seguiamo il Manifesto di Spinelli, la politica economica di Mario Draghi e quella valoriale di Veltroni”

PARLERÒ in questa mia nota domenicale del tema della corruzione, connesso alla questione che sta investendo Matteo Renzi, la sua famiglia, i suoi amici e una parte del suo partito e per conseguenza anche la pubblica opinione. Non stupitevi se comincio con Aristotele, allievo polemico di Platone e a sua volta educatore di Alessandro il Grande alla corte di Filippo il macedone.

Aristotele scrisse molto e molti di quegli scritti andarono perduti, ma altri ne sono rimasti. In uno di essi parla dell’uomo di natura sociale che in quanto tale si distingue dagli animali e così dice: “L’uomo è politico ed è quella la sua caratteristica dominante. Il suo intelletto è di costruire lo Stato che è l’ente più perfetto. Una volta che lo Stato sia stato costruito, entra in gioco la potenza degli individui e delle loro famiglie “.

Questa è la dottrina aristotelica: la politica e lo Stato sono i requisiti positivi dell’uomo che Aristotele distingue dall’individuo e dalla sua famiglia. La distinzione probabilmente allude ad una classe politica che opera per la collettività ma che poi, quando ragiona da individuo si mette all’opera per impadronirsi di alcuni settori dello Stato e utilizzarli a vantaggio proprio e della sua famiglia. I partiti nascono così e comincia la corruzione. Così pensava Aristotele, che nacque e morì nel III secolo a.C.; probabilmente già a quell’epoca erano nati i partiti ed anche la corruzione che consiste soprattutto nell’uso del potere a proprio personale vantaggio.

Lo statista invece, usa la sua potenza a vantaggio del popolo, cioè di tutti e dello Stato che tutti ci rappresenta. Nella storia dell’Italia moderna l’esempio più positivo fu quello di Cavour ed è proprio quell’esempio che ho più volte suggerito a Renzi di studiare a fondo per farne il fondamento della sua vita politica. Naturalmente ce ne sono stati molti altri oltre Cavour ma sono comunque personaggi eccezionali. Senza di loro la corruzione non avrebbe alcun limite.

In realtà la corruzione c’è dovunque, in tutto il mondo. E dovunque ci sono associazioni che campano sulla corruzione propria e altrui, le mafie e le clientele paramafiose. Non credo che l’Italia sia il Paese più corrotto. Ci sono le Americhe, c’è la Russia pre e post comunista, c’è il Medio Oriente, la Cina, l’India, i Balcani, la Turchia, l’Africa e l’Australia.

Ma l’Italia non è seconda a nessuno anche perché lo Stato nel nostro Paese è nato molto tardi e dunque il potere si è sempre identificato con quello degli individui e delle loro anime italiane o straniere. Siamo arrivati al punto che settori dello Stato sono corrotti e questo è il punto massimo della corruzione. C’è un poeta italiano di metà Ottocento, Giuseppe Giusti, che è diventato tra i più validi sul tema della corruzione, come lo fu pochi anni prima Gioachino Belli. Questi scriveva in romanesco, ma si equivalgono. Leggeremo qualche verso del Giusti, ci servirà a capire meglio ciò che oggi sta sempre più avvenendo.

Dal Brindisi di Girella: ” Viva Arlecchini E burattini, E birichini; Briganti e maschere D’ogni paese, Chi processò, chi prese e chi non rese. Viva Arlecchini E burattini, E teste fini; Viva le maschere D’ogni paese, Viva chi sa tener l’orecchie tese. Quante cadute Si son vedute! Chi perse il credito, Chi perse il fiato, Chi la collottola E chi lo Stato. Ma capofitti Cascaron gli asini; Noi valentuomini Siam sempre ritti, Mangiando i frutti Del mal di tutti ” .
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Oggi ci si domanda se è attendibile chi espone i fatti. Il padre di Matteo Renzi? Il suo amico e segretario Lotti, ministro dello Sport nel governo Gentiloni, che avrebbe avvertito l’amministratore delegato della Consip delle “cimici” elettroniche? Il padre dell’attuale sottosegretaria Boschi ex vicepresidente di Banca Etruria?

Non sto a fare l’elenco, l’ha già scritto ieri compiutamente con le drammatiche conseguenze Ezio Mauro e oggi non c’è niente di nuovo salvo una comparsata di Renzi nella trasmissione della Gruber. Rispondendo alle domande di Tommaso Cerno, direttore dell’Espresso, Matteo Renzi ha detto che non ne sa nulla degli affari di suo padre, che lo ritiene innocente di ogni reato di corruttela attiva o passiva, ma se la magistratura lo ritenesse colpevole lui chiederebbe una doppia punizione, una come risarcimento dello Stato e l’altra come suo risarcimento personale. La medesima doppia punizione a carico eventuale del suo amico Lotti, che a lui è sempre stato fedele e di sicura onestà.

Per queste risposte i grillini stanno studiando l’ipotesi di un voto di sfiducia nei confronti di Lotti, che tuttavia, qualora la sfiducia passasse, forse metterebbe in crisi anche il governo favorendo in tal modo il desiderio di elezioni immediate che i 5 Stelle chiedono ogni giorno. Su questa questione vale la pena di spendere qualche parola. Il presidente della Repubblica, qualora i 5 Stelle decidessero di votare la sfiducia a Lotti e con loro anche la Lega di Salvini, i “Fratelli d’Italia” della Meloni e probabilmente anche una parte dei senatori berlusconiani, dovrebbe accettare non soltanto le dimissioni di Lotti ma anche quelle dello stesso Gentiloni. È possibile una soluzione del genere? Credo di no. Anzitutto in Senato il voto di sfiducia dei 5 Stelle e alleati non raggiunge la maggioranza. Ma qualora la raggiungesse sarebbe Lotti a doversi dimettere ma non il governo Gentiloni. Se lo facesse appagherebbe il desiderio di elezioni immediate dei grillini e questo è un ottimo motivo per non farlo.

Per quanto riguarda il governo Gentiloni comunque, vale la pena di esaminare più da vicino il modo come fu composto. Il presidente Mattarella aveva invitato Renzi a proseguire nell’incarico governativo, ma Renzi rifiutò: preferiva occuparsi soltanto del partito e semmai chiedere dopo qualche mese un voto anticipato. Quanto a Gentiloni, fu Renzi a suggerire al Capo dello Stato di dare al suo ministro degli Esteri l’incarico di governare e Mattarella accettò. I ministri furono designati da Gentiloni d’accordo con Mattarella e furono naturalmente quasi tutti provenienti dal Pd del quale Gentiloni è attualmente l’esponente principale. Alcuni di essi gli furono suggeriti da Renzi: sicuramente Lotti e probabilmente anche Elena Boschi. Naturalmente Gentiloni accettò ma conferì a Lotti il ministero dello Sport; quanto alla Boschi in un certo senso la declassò da ministro delle Riforme quale era ai tempi di Renzi a sottosegretario della Presidenza, senza portafoglio.

Ricordo questi particolari perché è interesse dello Stato e di tutti i cittadini consapevoli che il governo Gentiloni arrivi fino al 2018, quando la legislatura scade e le Camere si sciolgono automaticamente. In questo periodo l’attuale governo può far molto, direi che deve far molto con più energia ed efficacia di quanto di buono ha già fatto. Gli resta uno spazio di oltre un anno che richiede una politica sociale ed economica del genere di quella che Mario Draghi incoraggia; un rafforzamento dell’Europa come continente federato e non confederato e una politica dell’accoglienza che nei modi più adatti limiti l’immigrazione accogliendo però in modi idonei l’arrivo di rifugiati e di stranieri che chiedono diritto d’asilo.

Voglio dire a questo punto che quando Renzi si presenterà come un capopartito alle elezioni del 2018 (sempre che sia lui a vincere le primarie e il congresso) io seguirò con molto interesse la sua politica. Gentiloni speriamo che abbia già fatto tutto quel che poteva per migliorare la situazione interna e la posizione internazionale del suo governo, ma a Renzi resteranno comunque compiti estremamente importanti. Per quanto riguarda la politica interna economica e sociale dovrà modificare gli errori a suo tempo commessi, sempre che non li abbia corretti Gentiloni. Per quanto riguarda la politica europea il contributo italiano sarà estremamente necessario poiché non basta certo un anno a risolvere una situazione confusa e tutt’altro che rafforzata. Su quella materia il governo Renzi si è già comportato – a mio giudizio – con molta decisione e con alcuni risultati positivi, ma c’è ancora moltissimo da fare. Per quanto riguarda i temi in gioco posso indicarli con una sola parola: Ventotene.

Naturalmente il problema di Renzi e di tutti gli italiani è se vincerà alle elezioni sempre che sia lui a guidare il partito. Sul nostro giornale di ieri ci sono i risultati di un sondaggio molto accurato di Ilvo Diamanti. Da esso risulta che i 5 Stelle sono due punti sopra al Pd. È tuttavia molto probabile, anzi quasi certo, che gli ex dissidenti interni del Pd che sono ormai usciti dal partito e ne hanno fatto un altro, riscuotono in questi primi giorni della loro esistenza il 4 per cento. Se come è molto probabile si alleeranno al Pd l’alleanza si troverebbe due punti sopra ai 5 Stelle, ma la cosa potrebbe crescere molto di più se la nuova legge elettorale prevedesse coalizioni e nel caso specifico la coalizione comprendesse non soltanto i Dp ma anche tutti gli altri gruppi della sinistra che arrivano a circa il 10 per cento. Sarebbe quello che Walter Veltroni si è augurato nell’intervista pubblicata qualche giorno fa dal nostro giornale e ha già manifestato nel suo intervento all’Assemblea del Pd: l’alleanza dell’intera sinistra democratica. Questo porterebbe la sinistra molto vicina al 40 per cento. Sarebbe una vittoria clamorosa che assicura la governabilità soprattutto se nella riforma delle legge elettorale il premio previsto attualmente del 40 per cento fosse ridotto intorno al 35. Governabilità e al tempo stesso rafforzamento della democrazia parlamentare visto che la legge elettorale ha come fondamento il principio proporzionale che accresce la rappresentatività del Parlamento.

Guardo con molto interesse a questa possibile soluzione e riassumo i risultati che, se raggiunti, rappresentano un notevole passo avanti della nostra Patria italiana ed europea. Europa unita, sinistra unita e forte in un Continente diventato Stato. Seguiamo dunque il Manifesto di Spinelli, la politica economica di Mario Draghi e quella valoriale di Veltroni. E l’insegnamento di Aristotele: lo Stato europeo da costruire, il potere delle clientele paramafiose da distruggere. Questo è il risultato che mi piace sognare.

/repubblica

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