Da Grazie dei Fiori ad Occidentali’s Karma, l’Italia che guarda Sanremo

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L’Italia è cambiata: ce lo dice Gabbani a Sanremo.

Quest’anno la vittoria di Francesco Gabbani al Festival di Sanremo ha destato non poco scalpore: ha vinto un pezzo fuori dal normale, che ancora oggi è oggetto di molte riflessioni e spunti per analisi sociologiche interessanti: se nel 1951 vinceva una canzone come Grazie dei Fiori ed oggi nel 2017 vince Francesco Gabbani con un pezzo intitolato “Occidentali’s karma” cos’è cambiato? Da sempre, la pittura e le arti visive in genere, sono il prodotto della società nella quale sono inserite; ne consegue una domanda lecita: è cambiato il Festival o la società che guarda Sanremo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare una serie di riflessioni importanti e considerare quella fetta d’Italia che si appresta ogni anno a guardare la kermesse artistica nazionale più patinata e ambita nel nostro paese: Sanremo. L’età media che attende nella prima decade di febbraio che si accendano le luci dell’Ariston è circoscritta in un intorno anagrafico dai 15-60 anni . Qual è la musica che ascolta questa fetta d’Italia? Qui scatta un’altra importante riflessione: la produzione dell’industria discografica e il rapporto tra il prodotto musicale ed il fruitore. Oggi, a differenza degli anni 60 dove la qualità sopperiva – almeno in parte l’indice della quantità e quindi delle vendite- ciò che viene lanciato sul mercato è quello che io definisco il “contenitore del commerciale“, riferendomi alla canzone basata su testi dai versi banali o no-sense e musiche orecchiabili. La canzone che vende è quella che fa divertire. Oggi un brano come “Dolcenera” annoierebbe un 16enne, ma commuoverebbe un 50enne che ricorderebbe con nostalgia il maestro Fabrizio De André. Questo perché? Molo semplice: è cambiato il goût, perché sono cambiati i giornali, la storia, la politica ed i costumi e come succedeva subito dopo la Rivoluzione in Francia, un fitto senso d’inquietudine e malinconia ci ha inghiottiti. Oggi ciò che più porta all’evasione è ciò che più vende! Da questa riflessione, operata da me medesima è nato lo spunto per una considerazione evoluzionistica della musica sanremese: gli anni 50 sono quelli del boom economico e sociale e la spensieratezza regna da sovrana, non a caso a Sanremo le canzoni con “papaveri e papere, ma anche casette, amore e sole” fanno successo e vincono! Gli anni 60 sono quelli delle tensioni sociopolitiche, degli scioperi e dello spostamento dell’interesse dalla campagna al settore industriale dMoella città: arriva non a caso all’Ariston Celentano con pezzi del calibro di Chi non lavora non fa l’amore o Il ragazzo della Via Gluck , sconvolgendo la platea sanremese con un look ed un sound totalmente diverso. Sempre non a caso Luigi Tenco viene trovato morto nella stanza d’albergo dell’Hotel Savoy di Sanremo, proprio giustificando il gesto come atto di PROTESTA. Gli anni 70 si tingono di fiori, colori, passioni e canzoni di spensieratezza: quelli della rivoluzione hippies, che investe sull’immagine ma anche su nuove filosofie esistenzialistiche che giustificano anche l’uso di sostanze stupefacenti, alla maniera dei poeti maledetti: la controriforma musicale italiana è legittimata al Piper da personaggi del calibro di Patty Pravo e a Sanremo da personaggi come Nada, più sentenziosa, ma dai toni musicali spregiudicati rispetto alla canonica tradizione melodica. E cosa dire degli anni d’oro? così definiti da Pezzali gli anni 80! Sono gli anni delle rivoluzioni tecnologiche, dei nuovi miti come la già pop- star Madonna e le Spice Girls. Proprio parlando di rivoluzioni, ecco approdare a Sanremo la voglia di cambiamento e di rinnovamento: fuori l’Ariston erano gli anni di Drive in, dei quiz di Mike Bongiorno, dei giochi a premi per tutte le fasce di età. Ecco poi i programmi sportivi, quelli per ragazzi, i grandi sceneggiati e i programmi di attualità, ma anche Goldrake i super robot ed i cartoni sportivi. Queste novità influenzano anche la musica, volta al cambiamento: è l’esordio di nuovi volti come Eros Ramazzotti. Negli anni 90 invece sembrerà calare un velo di nostalgia, saranno “gli anni della Restaurazione“, quella che va dai Pooh , passando per la Oxa e Leali approdando anche a Ron. Pochi saranno i nuovi volti: meteore della notte, come i Jalisse vincitori nel 1997. Questo breve viaggio nella storia di Sanremo ci ha dato modo di dimostrare che ogni epoca ha avuto le sue rispondenze: ad ogni voglia di cambiamento corrisponde una revolution e ad ogni voglia di ritorno al passato corrisponde una canzone “della rimembranza“. Ne consegue che Gabbani non è stato altro che il prodotto di un’Italia che ha voglia, oggi nei 2000, com’è accaduto molte volte nel corso dei tempi, di rinnovare il proprio repertorio, direttamente proporzionale all’esigenza di rinnovarsi dalle strutture socio-politiche ed ideologiche. La grandezza di Occidentali’s karma sta nel far confluire all’interno di una musica orecchiabile un testo importante, antropologicamente pesante che si diffonde tra la massa, quella dell’Italia che guarda Sanremo!

a cura di Annalibera Di Martino

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