Bolzano-Campania: divario di un anno tra gli studenti?

Stando a quanto scrivono Valentina Iorio e Roberto Russo sul Corriere del mezzogiorno, sembra che «Il...

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Stando a quanto scrivono Valentina Iorio e Roberto Russo sul Corriere del mezzogiorno, sembra che «Il divario di valutazione tra gli studenti della provincia di Bolzano e quelli della Campania equivalga a più di un anno scolastico» Questo è quanto sembra emergere dall’ulltimo studio dell’OCSE e questo è anche quanto emerge dal rapporto Invalsi 2017 dal quale si evince che questo divario comincia in terza media, per poi aumentare ulteriormente in seconda superiore. Eppure però, ad esempio, nove delle prime 10 scuole con più elevato «valore aggiunto» in italia sono meridionali. E questo al netto della preparazione «in ingresso» degli studenti e del livello socio-economico familiare e territoriale. Come si spiega la cosa? E’ solo questione di valutazione OCSE e/o INVALSI? Ma se così è, come sembra, allora basterà ottenere punteggi più alti al prossimo appuntamento Invalsi per cancellare l’anno? Si vedrà, intanto sembra che ci troviamo di fronte a un’Italia a due velocità anche sul piano scolastico. Un divario che puntualmente viene rappresentato, anno dopo anno, sotto varie forme e con vari “appoggi”: OCSE, Invalsi, “Cerebralità” e via di seguito eppure, epperò, un mistero offusca la mia mente e una domanda mi sorge spontanea: ma se gli studenti meridionali sono “più scarsi” e, se è vero come è vero, che i Prof sono “quasi” tutti meridionali, come è possibile che dei “somari” riescano poi (invece) ad istruire masse nordiche così bene da farle brillare e surclassare gli altri? Boh!  A me sembra che sia come dire che, ad esempio, i fiammiferi non sono buoni per accendere un incendio, ma poi li si appicca con i fiammiferi, e che incendi, anche da Nobel se ce ne fosse uno per essi.

Ma leggiamo ora l’articolo di Valentina Iorio e Roberto Russo sul Corriere del mezzogiorno dal quale abbiamo tratto spunto di riflessione.

L’Ocse: il livello di studio dei giovani napoletani è come quello di Cile e Bulgaria

I due Paesi sono ritenuti fanalino di coda al mondo nell’istruzione. La Campania agli ultimi posti in Italia, il divario con gli studenti di Bolzano equivale a un anno scolastico

«Il divario di valutazione tra gli studenti della provincia di Bolzano e quelli della Campania equivale a più di un anno scolastico». Una conclusione che somiglia a una condanna senz’appello quella dell’ultimo studio sulla «strategia delle competenze» dell’Ocse, l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico. Dati negativi sulla preparazione degli studenti campani e meridionali, in generale, sono già emersi a più riprese dai risultati delle contestate prove Invalsi. Inutile ricordare che molti professori mettono in discussione l’attendibilità di questo tipo di valutazioni, tuttavia il rapporto è impietoso e paragona la preparazione media degli studenti campani «a quelli di Cile o Bulgaria che in genere ottengono risultati più bassi nelle classifiche internazionali», al contrario dei loro coetanei bolzanini, paragonati ai coreani che invece riescono meglio nei test sulla preparazione.

Confrontare la realtà campana, notoriamente più complessa, con quella altoatesina, molto più piccola, può sembrare quasi ridicolo. Tuttavia anche in un contesto più articolato, come la Lombardia, i risultati sono nettamente superiori a quelli del Sud. E anche i programmi sembrano molto più aggiornati. «Da noi con la storia si arriva fino agli anni ‘70», racconta Domenico Guglielmo, preside del liceo Berchet di Milano, che aggiunge: « I nostri allievi sono orientati a rafforzare le competenze linguistiche e informatiche, che oggi sono indispensabili. Abbiamo anche creato da tempo un cloud d’istituto dove insegnanti e allievi possono scambiarsi materiale didattico e di approfondimento». Nel liceo milanese infatti si organizziamo i corsi per l’Ecdl (la patente europea del computer, ndr) e per la certificazione linguistica Cambridge English. «Questo tipo di prove consente ai ragazzi di misurare il proprio livello di preparazione», spiega Guglielmo, precisando: «Pur essendo un liceo classico, diamo grande importanza all’approfondimento delle materie scientifiche. Molti nostri studenti partecipano alle Olimpiadi della matematica e della fisica, alcuni di loro con ottimi risultati».

Proprio nell’ambito scientifico si registra la differenza più significativa tra Nord e Sud. Nella interpretazione di dati e fenomeni complessi infatti i ragazzi delle scuole del Mezzogiorno mostrano di avere difficoltà superiori a quelle dei loro coetanei settentrionali. A quanto emerge dal rapporto Invalsi 2017, questo divario comincia in terza media, per poi aumentare ulteriormente in seconda superiore. Unica eccezione, la scuola primaria, dove i risultati sono abbastanza uniformi in tutto il territorio nazionale. Nel Sud però non tutto va male. Ad esempio nove delle prime 10 scuole con più elevato «valore aggiunto» in italiano sono meridionali. E questo al netto della preparazione «in ingresso» degli studenti e del livello socio-economico familiare e territoriale. Insomma, a volte le difficolta spingono a fare di più e meglio. La strada però è ancora lunga. E così ci troviamo di fronte a un’italia a due velocità anche sul piano scolastico.

Secondo l’Ocse per accorciare questa distanza sono necessari interventi sulle politiche per le competenze che siano coordinati, ma al contempo differenziati sul territorio. Un passo avanti in questa direzione è stato fatto con la Buona scuola che, secondo il rapporto ha «conferito maggiore autonomia alle scuole, introdotto un bonus volto a valorizzare il merito degli insegnanti, rafforzato la responsabilità dei dirigenti scolastici e reso lo sviluppo professionale degli insegnanti obbligatorio, strutturale e permanente». Basterà a ottenere punteggi più alti al prossimo appuntamento Invalsi?

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