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Castellammare di Stabia

In Sicilia il record di disoccupati

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346mila i disoccupati. Il doppio della media nazionale del 9,8%. Ma a Palermo “Le imprese hanno un fabbisogno di personale pari a 1300 figure professionali”.

Un esercito di disoccupati, 346mila persone, con un tasso del 20 per cento ben sopra la media nazionale pari al 9,8 per cento, e tutti i settori tradizionali, ad eccezione dell’agricoltura, in forte sofferenza.

Sono questi i dati allarmanti registrati dall’Istat al 30 giugno di quest’anno e rilanciati nei giorni scorsi durante il convegno ‘Legge di Bilancio 2020: prospettive giuslavoristiche e fiscali’, al Loggiato San Bartolomeo di Palermo, dall’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo “Le imprese palermitane nostre clienti – dice Antonino Alessi, neo presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro del capoluogo siciliano – ci hanno comunicato un fabbisogno di personale per i prossimi mesi di circa 1.300 figure professionali, soprattutto nei settori terziario, ristorazione e startup”.

“Da gennaio un’impresa siciliana che vorrà assumere ricorrendo a incentivi avrà a disposizione, per i giovani under 35, una sovrapposizione di quattro incentivi (Garanzia Giovani, bando per le donne, Bonus assunzione Giovani e Bonus Sud), col rischio di disperdere risorse in più rivoli e di non riuscire a utilizzarle tutte; mentre per gli over 36 non ci sono misure. Solo il Reddito di cittadinanza, misura sociale che non riesce ancora a trasformarsi in misura di politica per il lavoro” ha commentato Vincenzo Silvestri, presidente della Fondazione consulenti per il lavoro.

Non va meglio tra i giovani. Nel 2018 in Sicilia il tasso di disoccupazione tra i 24 e i 35 anni è pari al 33.4% più del doppio rispetto alla media nazionale del 15.9%, tra le donne addirittura è del 37.3%. Alto anche il dato dei laureati: in Sicilia il 12,4% rispetto al 5,9% della media nazionale. La disoccupazione è una, forse la principale, delle motivazioni che spingono a lasciare la Sicilia per “cercare fortuna” nel Nord Italia o all’estero, circa 27 mila siciliani hanno lasciato l’Isola solo nel 2017.

Tanto che nel Rapporto 2019 lo Svimez prevede che la Sicilia nel 2065, fra meno di 50 anni perderà più di 1 milione di cittadini a causa del concomitante calo delle nascite, l’aumento della mortalità e il flusso migratorio verso l’estero e le altre regioni italiane. A inizio 2019 la popolazione era già scesa sotto i 5 milioni. Questa sembra la sorte della Sicilia se non si cambia rotta e se non si prova a fermare l’emorragia che, mese dopo mese, svuota la nostra terra di giovani e meno giovani che si trovano costretti a lasciare la propria casa, famiglia, amici, radici.

In particolare la perdita delle giovani generazioni è una vera emergenza. Il Meridione d’Italia ha perso nel solo 2017 132mila persone che hanno raggiunto una regione del Nord Italia, il 50% aveva tra i 15 e i 34 anni, il 33% di questi era laureato. Una perdita enorme di energie, idee, progetti ma anche un danno per l’economia regionale. E soprattutto si va via dai piccoli centri urbani. I piccoli Comuni, soprattutto delle aree interne, si stanno spopolando, desertificando, nonostante le potenzialità intrinseche e la ricchezza storico culturale delle piccole realtà, aree in cui la bassissima natalità e l’emigrazione dei giovani rappresentano un mix micidiale.

Secondo ancora l’ultima elaborazione dell’Osservatorio economico di Unioncamere regionale aggiornata allo scorso 30 settembre, sull’Isola sono attive 467.447 imprese che occupano 1 milione e 92mila addetti, e nel terzo trimestre il saldo tra imprese nate e cessate è positivo per 1.017 unità. Se si esclude l’agricoltura che impiega in Sicilia 130mila siciliani con un saldo positivo di 446 aziende, tutte le attività tradizionali registrano sofferenze con una riduzione importante del numero di imprese e di conseguenza di lavoratori. In controtendenza, soprattutto nelle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, è il comparto delle imprese innovative e tecnologiche. Un settore che dà lavoro a 43.035 persone, soprattutto giovani laureati e diplomati, e che ha chiuso il terzo trimestre 2019 con un saldo attivo di 2.186 nuove realtà imprenditoriali. Lo scenario della provincia di Palermo conferma il trend: su 98.201 imprese attive con 238.496 dipendenti, solo l’agricoltura (10.926 braccianti) cresce di 28 aziende e gli altri comparti sono in negativo, a fronte di 560 nuove imprese dei settori innovativi che danno lavoro a 9.224 persone, pari al 5 per cento del totale della provincia.

L’opinione.

Non si può tuttavia non ravvisare un singolare paradosso in questa situazione. Da un lato infatti, secondo quanto dichiarato dall’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo “Le imprese palermitane hanno comunicato un fabbisogno di personale per i prossimi mesi di circa 1.300 figure professionali, soprattutto nei settori terziario, ristorazione e startup”, ma poi, per un altro verso, la disoccupazione è una, forse la principale, delle motivazioni che spingono a lasciare la Sicilia per “cercare fortuna” nel Nord Italia o all’estero per circa 27 mila siciliani solo nel 2017, specialmente giovani e laureati. Ora, escludendo il comparto pubblico, si devono immaginare al riguardo due aspetti deleteri: il primo che evidentemente c’è una sorta di sottopaga e insicurezza nel privato, non in tutto ovviamente, ma si presume e da siciliano, nella maggior parte; Il secondo che lo Stato italiano come anche di seguito la Regione Siciliana, DA DECENNI HANNO FALLITO, nella scuola, nella formazione, nel gestire il territorio, nello sviluppo, ecc. insomma nell’amministrare questa Nazione e soprattutto il Sud Italia e la Sicilia. Un incancrenito ammasso di trasversali e anacronistici rancidi, ingordi, misantropi e ipocriti matusalemme nonché giovani già vecchi nel cervello, che nella politica, istituzioni, giustizia, burocrazia, ordini professionali, cosiddetta società civile, hanno quasi distrutto socio-economicamente nei decenni questa Italia e specialmente il Sud. Troppa corruzione soprattutto legalizzata con norme ingannevoli all’origine, troppa interpretazione giurisprudenziale, troppa “truffaldineria italiota”, troppa mistificazione, troppa retorica, troppo edonismo, troppo narcisismo, troppo esibizionismo, troppo mercimonio politico, troppo clientelismo, troppo voto di scambio sociale, troppa boria, troppa dissimulazione, troppa insipienza di diritto ed economia tra gli studenti, troppa arroganza e sprezzo nel sistema pubblico-politico specialmente nei piani alti, troppa impunità generalizzata e anche, guarda caso, troppa criminalità organizzata. La disoccupazione, l’emigrazione, il sottosviluppo, l’abbandono scolastico, la sfiducia dei cittadini, sono il sintomo finale di una Nazione, un Sud Italia e una Sicilia, che stanno da anni lentamente scivolando nel baratro. Come se ne esce ?   

a href="https://vivicentro.it/author/sebaddu/">Adduso Sebastiano

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