Spesi 91 milioni di euro per un censimento del patrimonio immobiliare

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La Regione Siciliana li aveva già spesi ma non avendo la pw per accedere al server stava riappaltando il censimento. A renderlo noto sono stati i 5stelle.

Quando si è letta la notizia sulla pagina Facebook del deputato regionale Antonio de Luca dei 5stelle, si stentava a credere alla cifra spesa dalla Regione Siciliana per mappare i propri immobili. E si rimaneva ulteriormente allibiti nell’apprendere che avendo quest’Ultima perso la password di accesso al server dove sarebbero contenuti questi (mega) dati (forse intergalattici vista l’enorme spesa) si stava procedendo ad un nuovo appalto, ritirato per adesso a seguito di contestazioni in Assemblea Regionale.

Il censimento risale al 2007, durante il governo di Totò Cuffaro (centrodestra). Ma i dati sono conservati in un server di un privato, la Spi, Società Patrimonio Immobiliare, una partecipata mista tra la Regione e i privati, con cui la Regione Siciliana ha un contenzioso (in pratica, guarda caso, un casuale contenzioso con se stessa per la goduria economica di avvocati, professionisti, consulenti, esperti, ctu, ecc. tanto pagano i buoi contribuenti come sempre e come al solito) e pertanto non dispone della password di accesso.

Sicché l’attuale Governo regionale siciliano di centrodestra guidato da Nello Musumeci ha ritenuto di affidare al Dipartimento tecnico regionale e al Genio Civile la «ricognizione straordinaria della situazione patrimoniale della Regione». Lavoro comunque a pagamento.

Le vibranti proteste in Assemblea Regionale Siciliana (ARS) in particolare dei 5stelle su questa ripetitiva spesa hanno fatto rinviare la discussione.

Sul punto è intervenuto in Aula l’Assessore all’Economia Gaetano Armao e vicepresidente della Regione Siciliana “Questa situazione l’ho ereditata, sto solo cercando una soluzione per non lasciare tutto in stallo. Si tratta di un lavoro importante e necessario, un obbligo di legge. Oltretutto i dati contenuti in quel server risalgono ad alcuni anni fa, se anche fossero a nostra disposizione andrebbero comunque aggiornati. In ogni caso, mi impegno personalmente per fare in modo di averla, quella password”.

L’opinione.

Come si dice da sempre in gergo tra i siciliani (ormai ridotti quasi ad un “bue” poiché assoggettati con il bisogno, la disoccupazione, il sottosviluppo, il clientelismo, il voto di scambio, il mercimonio, l’arroganza del sistema, l’estorsione fiscale e la prevaricazione della delinquenza e criminalità organizzata): “manca dill’acqua nfinu u sali” (manca dall’acqua fino al sale). Di contro, il decennale forzoso “mostro” politico-istituzionale-giuridico-burocratico, chiamato Regione Siciliana e rispettive trasversali pletore di codazzi, continua a divorarsi ogni risorsa piangendo anche lacrime ipocrite. Non ci sono controlli, non ci sono pesi e contrappesi, non c’è nulla, poiché da decenni, come ancora si dice in modo popolare “sunnu tutt na cosa” (sono tutti una cosa). La mafia ha vinto poiché ha fatto cultura in Sicilia ma come pure in Italia. Come se ne esce ?

Adduso Sebastiano

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