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Muore fratello dell’ex boss e un centinaio vanno al funerale in piena Covid-19

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A Messina muore fratello dell’ex boss e un centinai vanno al funerale nonostante l’epidemia da Sars-Cov-2 e la forzosa quarantena.

Il Dpcm (decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) dell’8 marzo e successive integrazioni e modificazioni, ha tra l’altro vietato i cortei funebri. Ma a Messina muore fratello dell’ex boss e un centinai vanno al funerale nonostante l’epidemia da Sars-Cov.2 e la forzosa quarantena.

Ma come riferisce la Gazzetta del Sud, sabato pomeriggio, tra le 15 e le 16, molte persone hanno accompagnato il feretro di Rosario Sparacio, 70 anni, da tempo malato, fratello di Luigi – storico personaggio di spicco del clan del quartiere Giostra, 70 anni, poi pentito.

Il corteo composto da un centinaio di persone e tanti giovani in sella a ciclomotori e molte macchine, è partito dalla chiesa in cui sono stati celebrati i funerali al Gran camposanto di via Catania.

Non sono mancate le polemiche, considerando che i funerali sono vietati in questo momento e che tanti concittadini hanno dovuto rinunciare all’estremo saluto per il proprio caro a causa del divieto imposto dal diffondersi dell’epidemia.

Nell’immagine di copertina il cimitero monumentale di Messina, detto anche Gran camposanto, è uno dei più importanti cimiteri monumentali d’Europa ed è assieme a quello di Staglieno il cimitero monumentale più artistico d’Italia. Al suo interno è presente la gran parte della statuaria e dell’architettura del neoclassicismo messinese.

L’opinione.

Uccel di bosco le cosiddette varie Autorità per fermare il funerale che ha contravvenuto a delle precise disposizioni di legge in periodo di emergenza sanitaria, nazionale e globale. Ma siamo a Messina, in Sicilia e in Italia, ove ognuno fa quello che vuole, salvo non essere nelle dissimulate (e a volte neanche tanto) compiacenze di consorterie della cosiddetta società civile, giustizia, istituzioni burocrazia e trasversale politica.

Così, la maggior parte delle persone civili e ossequiosi delle norme, stanno a casa, mentre chi può e vuole, agisce come divaga. Questa è ormai  da decenni la Penisola. Un eloquente esempio mentale di “Torre di babele” anche per le nuove generazioni.

Almeno, dagli scranni più alti fino all’ultimo sgabello del sistema pubblico-politico-giuridico, risparmiateci i retorici messaggi social, audio e televisivi, in quanto, seppure per quieto vivere, opportunità o bisogno, annuiamo (like) assecondandovi e tanto più se per appartenenza, dentro di noi, nel profondo, “capiamo”.

Come se ne potrà mai uscire da questa generalizzata collettrice culturale, se neanche un’epidemia contagiosa e mortale cambia sostanzialmente nulla ?

Sebastiano Adduso

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